la schiena
fratello,
con mani grandi da contadino
sempre sporche di terra e oro
mi stringi in abbracci e baci,
sono case pulite in cui mi piace tornare spesso
(mi offri rifugio) lasciarmi chinare la testa.
il tuo stabile pianto tranquillo,
appena appena carezza le labbra
non vedo, in quali distanti pensieri le grida
i tuoi ultimi sforzi,
ti portino altrove.
mi accorgo del vacuo splendore, lo sento
sbiadito dal peso dei giorni
mi accorgo degli occhi sgranati.
la bocca che trema.
il gioco č cullare i miei passi, i tuoi passi
nel ritmo del troppo dolore
dolore che unisce i respiri, gli sguardi. in breve distanza,
il dolore ti sveglia, ti acceca.
se gli occhi mi dicono il vero,
fratello, i tuoi occhi, del dolce veleno
sei morto, sei morto, sei santo (ti prego)
sii attento
quel giorno raccogli, il futuro deciso
ricorda la schiena.