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Autore: lilyhachi    13/08/2013    3 recensioni
Apro lentamente la porta di ingresso e nel farlo, una leggera brezza mi colpisce dritto in viso.
Mi accorgo che la porta sul retro è aperta, e sul pavimento ci sono soltanto foglie secche.
Non sembra più casa, ma un rudere vecchio e abbandonato, senza uno spiraglio di luce, senza vita.
Cammino piano, cogliendo ogni rumore e fruscio, mentre l'infrangersi delle foglie contro le mie scarpe mi arriva alle orecchie. Mi guardo intorno e cerco da ricordarla per come era un tempo: calda e luminosa, con il camino acceso che scaldava tutta la stanza ed anche il mio animo.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Isaac Lahey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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Every teardrop is a waterfall
 
E’ strano quando si torna a casa.
Sembra tutto lo stesso, con gli stessi odori, le stesse sensazioni.
Ti rendi conto che il solo a essere cambiato sei tu."
- Il Curioso Caso di Benjamin Button
 
Apro lentamente la porta di ingresso e nel farlo, una leggera brezza mi colpisce dritto in viso.
Mi accorgo che la porta sul retro è aperta, e sul pavimento ci sono soltanto foglie secche.
Non sembra più casa, ma un rudere abbandonato, senza uno spiraglio di luce, senza vita.
Cammino piano, cogliendo ogni rumore e fruscio, mentre l'infrangersi delle foglie contro le mie scarpe mi arriva alle orecchie. Mi guardo intorno e cerco da ricordarla per come era un tempo: calda e luminosa, con il camino acceso che scaldava tutta la stanza ed anche il mio animo.
Tutto il mondo adesso è chiuso fuori. Ogni cosa è svanita mentre mi perdo in quel ricordo lontano.
Sento il mio cuore che inizia a battere, ma non per paura o per agitazione.
Passo davanti al soggiorno e rivederlo per come era allora è stranamente semplice.
Un bambino dai capelli riccioluti è seduto davanti al caminetto e scarta i suoi regali con impazienza, mentre alle sue spalle c'è l'unico albero di Natale che io abbia mai visto in vita mia.
E' avvolto da luci colorate e addobbi rossi: un arcobaleno di luci e colori che ricordo perfettamente come se fosse davanti a me.
Il bambino si alza di scatto. Gli occhi azzurri sono meravigliati ed eccitati, si precipita verso la cucina, avvolto nel suo maglione. Mentre corre, quasi mi attraversa...per poi svanire.
E' strano come io non riesca a riconoscermi in lui, forse perchè ho perso quell'innocenza e quella genuinità che mi permetteva di guardare lontano, di sorridere, di non perdere mai la speranza. La speranza se ne è andata insieme alla mamma...ogni cosa se ne è andata insieme a lei e a mio fratello, Camden.
Da allora la casa non è stata altro che un guscio vuoto. Eppure, è tutto lì davanti ai miei occhi: l'odore di brioches appena sfornate e di cappuccino; l'odore dei bastoncini di zucchero la sera della vigilia; l'odore dei soldatini con cui giocava Camden; il profumo della mamma.
Il termine “casa” mi ha sempre fatto pensare ad un posto in cui ci si sente al sicuro; un posto in cui rifugiarsi dopo una brutta giornata; un posto in cui rannicchiarsi per stare bene.
Rido. La mia è una risata amara.
Forse la mia casa lo è stata, un tempo. Forse mi ci sentivo al sicuro, una volta.
Attraverso la cucina e mi soffermo sui cocci rotti, ancora intatti ai piedi del muro contro cui mi ero rannicchiato l'ultima volta. Un luogo in cui ti vengono lanciati contro piatti e bicchieri non può certo definirsi sicuro, né tanto meno “casa”.
Chiudo la porta sul retro con un tonfo, prima di percorrere di nuovo lo stesso percorso fino alla porta di ingresso. Mi guardo indietro un'ultima volta. Vedo di nuovo la casa per come è davvero, per un attimo mi ricorda quella di Derek, solo che non è andata a fuoco.
Chiudo la porta alle mie spalle in un modo così lento, che prima mi avrebbe spaventato.
Già...visto che l'ultima volta che ho chiuso quella porta non avevo pensato a prendermi tutto il tempo del mondo. L'avevo chiusa velocemente, perchè stavo correndo terrorizzato verso la bici, perchè stavo scappando dal mostro...non il mostro che credevo ci fosse nell'armadio.
Ora non ho più paura, non sento più quel dolore che mi attanagliava le viscere, perchè in qualche modo sono riuscito a rialzarmi...anche se poco.
Il dolore è lontano e ovattato. Sorrido, mentre una lacrima mi solca il viso, e percorro il vialetto di quella che un tempo era la mia casa.
 
 

Angolo dell'autrice
 
Non so da dove sia uscita, sono seria. Sarà che la puntata mi ha sconvolto; sarà che adoro troppo questo ragazzo; sarà semplicemente che sono pazza e il mio cervello è andato a farsi friggere nell'esatto momento in cui ho deciso di scrivere nel fandom di Teen Wolf.; sarà che quelle due tentatrici di Pikky e di xXx Veleno Ipnotico xXx usano dei trucchi mentali jedi per spingermi a scrivere ( e ovviamente, le ringrazio <3). Comunque, il mio cervello ha iniziato praticamente ad ordinarmi di scrivere qualcosa su questo ragazzo che ormai ha catturato buona parte di noi...come non amare Isaac? E mentre gironzolavo alla ricerca di una parola o di una frase che mi ispirasse, sono incappata nella frase all'inizio della shot, che come ho scritto viene da Il curioso caso di Benjamin Button, così ho semplicemente iniziato a scrivere, cercando di farmi guidare. Ho provato ad immaginare come potrebbe sentirsi Isaac, entrando a casa sua dopo tutto questo tempo. Il titolo è tratto dalla canzone dei Coldplay.
Spero che ne sia uscito qualcosa di accettabile xD.
Se ci sono errori, fatemelo presente visto che è scritta di getto e, se vi va, lasciatemi un parere, anche piccino piccino :3.
Alla prossima, un abbraccio :)
   
 
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