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Autore: The Lame Oedipus    13/08/2013    1 recensioni
Questa fic, così come le introduzioni del resto, non può che essere considerata uno dei miei innumerevoli talloni d'Achille - ma non certo da Killer, giusto per buttala sul ridere - perché, nonostante il titolo in questa fanfiction non ci saranno colpi di pistola, né macchie di sangue sul pavimento, ma solo, forse, un po' troppo alcol. La storia è ambientata più o meno nella seconda metà della seconda stagione.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Mercedes/Sam, Quinn/Rachel
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Blame It On The Tequila

 

 

 

 

 

 

Mike si chinò per raccogliere due lattine di birra abbandonate sul pavimento, borbottando biechi insulti contro Puck, che, dopo molte insistenze, era riuscito a convincerlo ad organizzare un festa a casa propria, approfittando dell’assenza dei suoi genitori per un intero week-end. Certo, pensò gettando le lattine nel cestino, non poteva negare che all’inizio gli fosse parsa un’idea grandiosa, con tutto quell’alcol e la prospettiva delle ragazze seminude; ma con il senno di poi si appuntò mentalmente di non ascoltare mai più Puck, perché all’alba delle – controllò l’orologio – undici e mezza, la festa era ufficialmente giunta al capolinea.

Lauren Zizes era letteralmente sdraiata in mezzo alla stanza, circondata da un numero indefinito di lattine di birra vuote, e da Puck, che dormiva beatamente borbottando frasi senza senso nel sonno. Poco distante da loro Kurt, con le guance arrossate a causa dell’alcol, civettava apertamente con Blaine decantando in modo spropositato la sua prestanza fisica, mente il ragazzo, visibilmente imbarazzato, cercava di desistere con gentilezza dalle avances di Kurt, buttando inoltre l’occhio, di tanto in tanto, a Rachel, adagiata in un angolo con la testa appoggiata alla parete e gli occhi socchiusi, ed inconscia, pertanto, di essere oggetto del desiderio di più di una persona all’interno della stanza.

Poco distante da lei, infatti, accoccolato con Quinn, sospesa in uno stato di semi incoscienza esattamente a metà tra il sonno e la veglia, Finn, solo leggermente brillo, lanciava occhiate provocatorie in direzione di Rachel.

Mike sbuffò spazientito, scavalcando Puck per raccogliere alcuni tovaglioli sporchi dal pavimento.

« Dove le butto queste? » chiese Tina tenendo tra le mani due bottiglie vuote di vino.

« Tranquilla, appoggiale pure sul tavolo. » rispose lui con noncuranza. « Ehi, ma… aspetta un attimo… » aggiunse poi dando una rapida occhiata alla stanza « Dove diavolo sono gli altri? Santana, Sam…? »

La ragazza si strinse nelle spalle: « Non saprei…Mancano anche Mercedes e… Brittany. »

« Be’, Brittany sarà con Artie, no? » ipotizzò lui gettando nel cestino i tovaglioli.

« No, lui è in bagno – mi ha chiesto prima se gli potevo indicare dov’è – perciò non so… » si mordicchiò il labbro « No, aspetta! » aggiunse poi « Poco fa ho visto Santana e Brittany che salivano… Magari cercavano anche loro il bagno. »

Mike ridacchiò scuotendo la testa: « Non ne dubito… Senti, io vado a dire loro di scendere, tu invece da’ un’occhiata in giro e vedi se riesci a trovare Sam e Mercedes… »

« Che intenzioni hai? » chiese lei mentre il ragazzo si allontanava. Lui si voltò e le sorrise: « Non è neanche mezzanotte, Tina, dobbiamo dare una scossa a questa festa! »

Circa dieci minuti dopo tutti i dispersi erano strati ritrovati: Mike era comparso qualche istante prima con uno strano ghigno dipinto in volto, seguito da Brittany, che sembrava non essersi accorta di avere indossato la maglia scura al contrario, e Santana, che cercava con irrequietezza di sistemarsi i capelli arruffati; e poco dopo, mentre il ragazzo alzava la musica per svegliare i compagni, era sopraggiunta Tina con Mercedes e Sam, entrambi paonazzi e visibilmente imbarazzati.

Mike diede uno scossone particolarmente violento a Puck, che aprì gli occhi spaventato.

« Ma che succede? » esclamò preoccupato. « Ah, sei tu... »

Mike gli sorrise, aiutandolo a rialzarsi. « Tutto bene, Pukzilla? » domandò.

Puck si massaggiò la testa sbadigliando vistosamente. « Sì, io… » iniziò « Ma che ore sono? » chiese poi.

« Non è nemmeno mezzanotte, Puck. » rispose Mike.

« Vuoi scherzare? Sembra un mortorio! » osservò Puck « Amico mio, qui è il caso di intervenire! »

« E’ per quello che ti ho svegliato, Noah » puntualizzò Mike « Speravo che tu potessi avere qualche asso nella manica, anche se, sinceramente, non ne sono più tanto convinto… Sarai rimasto lì per terra a dormire indisturbato per quasi un’ora… »

« Ehi, ehi, calmati… » lo interruppe Puck, punto sul vivo « Dammi l’occasione di rimediare… Ho lasciato il pezzo forte della serata in frigorifero… »

Mike lo guardò con un'espressione confusa: « Di che parli? »

«Di tequila, amico » sogghignò Puck « Ci sarà da divertirsi… » aggiunse dando una pacca sulla spalla all'amico e seguendolo in cucina per qualche istante per rifornirsi di alcol. 
 

*


 

Si sedettero tutti quanti in cerchio, attirati dalle due bottiglie che Puck sventolava in aria come un trofeo.
« Ragazzi! »  esclamò entusiasta « Ora si fa sul serio!! »

« Che roba è? » domandò Santana senza smettere di lanciare occhiate furtiva in direzione di Brittany, seduta accanto ad Artie che la teneva per mano.

«Tequila, tesoro » le rispose Puck con fare suadente « Ma te la dovrai guadagnare… »

« Oh, no! » borbottò lei ad alta voce  «Ti prego, dimmi che non facciamo di nuovo il gioco della bottiglia… I dodici anni, qui dentro, li abbiamo passati tutti, anche se vista l’altezza forse qualcuno potrebbe avere dei dubbi sulla Berry… »

« Molto spiritosa, Santana! » ribatté Rachel con sarcasmo.

« Comunque secondo me Santana ha ragione… » intervenne Mercedes « Non se ne può più del gioco della bottiglia… »

« Concordo! » esclamò Sam rivolgendole un’occhiata penetrante.

« Anche io! » l’appoggiò Artie, seguito a ruota dagli altri.

« Va bene, va bene… » concesse Puck, le bottiglie ancora strette in mano, per cercare di riportare l’ordine

« Cosa proponete? » chiese poi.

« Una bottiglia tu, una io, che ne dici? » suggerì Lauren ammiccando al ragazzo.

« No, scusa, ma non mi pare per nulla giusto » intervenne Rachel con aria seccata. « Credo che la parola d’ordine dovrebbe essere equa divisione dei beni, perché… »

« Oh, per favore, Berry » la interruppe l’altra « L’alcol rovina la voce, lo sapevi? »

« COSA?! »

« Andiamo, ragazze, manteniamo la calma. » intervenne Mike  «Allora, qualcuno ha altre proposte? »

« Rovina la voce in che senso? » domandò Rachel, ignorando l’asiatico, gli occhi sbarrati dalla paura, una mano sul cuore.

« Non potremmo semplicemente berle, quelle maledette bottiglie? » avanzò Santana, che stava cominciando a spazientirsi « Senza tante cerimonie? »

« Oh, Santa Barbra, sono spacciata. Addio Broadway, addio Funny Girl. È’ finita. » Continuava a blaterare Rachel. « Devo cominciare ad elaborare il mio piano B sin da ora, se non voglio lavorare per tutta la vita come cameriera del bar qui di fronte… »

« Rachel, vuoi darci un taglio? » la interruppe Quinn, che la fissava da quasi dieci minuti « Con tutte queste fesserie ci stai facendo perdere un sacco di tempo… Si sta facendo tardi. »

« Oh cielo, hai ragione, Quinn… » esclamò la mora « E’ davvero troppo tardi per me. Resterò disoccupata e morirò di stenti, oppure di freddo, costretta a vendere fiammiferi da passanti sprezzanti e senza cuore, come la piccola fiammiferaia della storia… »

« Parlavo dell’ora… » sussurrò la bionda, senza smettere di osservarla.

« Lo so. E’ giunta la mia ora! »

« Straparli… » la informò Finn.

« Ok, ragazzi, mi dispiace interrompere questo divertente teatrino, ma possiamo sforzarci un secondo? »

« A me basta che qualcuno zittisca miss Melodramma, alias la piccola fiammiferaia... »

« Aspettate, forse io ho un’idea… » iniziò Finn con titubanza.

« E io che speravo che avessimo raschiato il fondo… » borbottò la latina, ma fu interrotta da Blaine  «Lascialo parlare! »

« Allora, c’è questo gioco, no? » Finn si schiarì la voce « L’assassino, si chiama. In pratica… »

« No, aspetta, ma io lo conosco! » lo interruppe Santana « Non è quello in cui ci si fa l’occhiolino? Con il detective e la prostituta? »

« Cosa, cosa? Hai detto prostituta? » fece Puck, sedendosi più dritto.

« Forse è l’unica possibilità che mi è rimasta: diventare una squillo… » mormorò Rachel.

« Oh, non ci conterei troppo, se fossi in te, Dobby. Nessuno potrebbe essere tanto disperato.» borbottò Santana.

Mike sbuffò, visibilmente infastidito, facendo segno a Finn di continuare. « Sì, allora… prima di tutto ci sono diversi ruoli: l’assassino, l’investigatore, i civili, la puttana e… – « Finn! » lo rimproverò Brittany « Non si dicono le brutte parole! » – il narratore. » concluse il ragazzo.

« Il narratore? Ma che sarebbe? » chiese Santana « Nella mia versione non c’è! »

« Ora vi spiego. » disse Finn, conscio dell'attenzione di tutti – perfino di Rachel – « Allora, all'inizio del gioco viene scelto un narratore, che ha un ruolo molto importante, ma che non partecipa propriamente. »

Quinn annuì. « Il narratore distribuisce ai partecipanti delle carte, una ciascuno, e... »

« Un momento » lo interruppe Kurt « Volendo, io potrei fare vedere la mia carta a... Blaine, per esempio? »

« No, Kurt. La carta è segreta, perché indica il ruolo di ogni personaggio. Per lo più le carte sono casuali, ma ci sono dei ruoli precisi... Per esempio, il re di fiori è l'assassino, o gli assassini, perché in questo caso, visto che siamo in... » li contò rapidamente « Tredici, ce ne saranno due, ok? »

« Tredici?! Siamo in tredici, mi prendete in giro? Cielo, ed è anche venerdì! Posso dire addio alle mie corde vocali! Forse dovrei cantare l’ultima canzone… » disse guardandosi attorno con titubanza, alla ricerca di qualcuno, che non trovò, che la sostenesse.

« Siamo in quattordici, Finnocence. »lo corresse Santana.

« Be', meglio così! » disse Rachel ricomponendosi.

« Oh, non saprei... Mi ero già abituata all’idea di non sentirti parlare mai più. » ironizzò Quinn.

Finn la ignorò. « Poi, allora... » si interruppe per fare mente locale per un istante « La donna di cuori è la prostituta; il jack di picche è l'investigatore; e ci sono anche dei ruoli aggiuntivi, come gli innamorati, che pescano entrambi l'asso di cuori; e il cacciatore, con l'asso di quadri. Fino ad ora è tutto chiaro? »

I ragazzi annuirono, tranne Brittany: « Ma la prostituta va con l'assassino o con l'investigatore? E il cacciatore è quello di Biancaneve? No, aspettate un momento... Biancaneve non è la prostituta, vero? VERO? »

« No, BrittBritt, tranquilla... » la rassicurò Santana a bassa voce prendendole la mano.

« Ora, il gioco... Il narratore all'inizio dice che è scesa la notte, e tutti i personaggi a quel punto chiudono gli occhi. Poi va avanti a parlare, invitando gli assassini ad aprire gli occhi, tutto questo mentre gli altri dormono. I due si accordano tra di loro, in silenzio, ovviamente, e decidono chi uccidere puntando il dito contro uno dei partecipanti... »

« Uccidete me, vi prego... Non ha più senso vivere » ricominciò Rachel

« Volentieri... Hai qualche preferenza riguardo l’arma?  » iniziò Santana minacciosa sfregandosi le mani.

« ...Poi il narratore interviene di nuovo e dice che è il momento che anche loro tornino a dormire. A questo punto è il turno della prostituta, che apre gli occhi e indica una persona. Chi viene scelto è immune per quel turno all'uccisione dell'assassino... »

« Scusa, ma allora la prostituta è invincibile. » osservò Quinn « Basta che scelga se stessa ogni volta... »

« Che troia! » esclamò Santana

« Be', è proprio il caso di dirlo! » ridacchiò Puck battendo il cinque alla ragazza mentre Brittany ridacchiava.

« No, Quinn » rispose Finn « La prostituta non può mai scegliere di salvare se stessa. Comunque, dov'ero rimasto? Ah, la prostituta, giusto. Allora, dopo aver scelto chi vuole salvare, torna a dormire e si sveglia l'investigatore che, una volta ogni due turni può chiedere al narratore l'identità di una persona, per cercare di scoprire chi sono gli assassini. A questo punto, dopo che tutti si sono riaddormentati, il narratore li sveglia e li informa su quanto è avvenuto di notte, dicendo se è morto qualcuno oppure no. E a questo punto inizia il processo. »

« Ehi, questo gioco mi ispira! » esclamò Kurt.

« Sì, ma è un po' complicato! » asserì Sam dubbioso.

« Allora... Il processo viene fatto per stabilire un eventuale assassino. Ogni persona dice chi crede che sia il colpevole, e alla fine si fa una votazione tra tutti i giocatori, tranne la vittima che è stata uccisa, e il personaggio che ottiene più voti muore. Dopodiché, nel caso in cui l'assassino sia solo uno, il narratore informa tutti i partecipanti se attraverso il voto popolare è stato ucciso un innocente o il vero assassino; e in questo caso, il gioco finisce e i cittadini hanno vinto. »

« No, scusa, ma quindi, visto che nel nostro caso gli assassini sono due, il narratore dice qualcosa dopo la sentenza oppure no? » chiese Mercedes.

« No, no. Parla soltanto nel momento in cui entrambi gli assassini sono morti. »

« Ma quindi può vincere anche uno solo dei due assassini, no? Cioè, nel caso in cui uccida tutti e muoia anche l'altro, o sbaglio? » domandò Quinn.

« Oh, sì, certo, non cambia assolutamente nulla. Comunque, prima di giocare, ricordatevi che durante il processo, anche nel caso in cui l'investigatore abbia scoperto uno dei due assassini, non lo deve dire chiaramente, altrimenti viene ucciso nel turno successivo, perciò è meglio che tutti i personaggi mascherino al meglio la propria identità. Bene, iniziamo? »

« Sì! » esclamarono Blaine e Brittany in coro

« E gli innamorati e il cacciatore? Che fanno? » chiese Sam.

« Giusto... Allora, gli innamorati sono due civili che devono cercare di proteggersi l'un l'altro, perché quando uno dei due viene ucciso, muoiono entrambi; e il cacciatore è un normale cittadino, ma dopo essere stato ucciso, per un turno, può comportarsi come un assassino e uccidere chi vuole; generalmente, nel caso ne abbia scoperto l'identità, ammazza l'assassino stesso. Direi che è davvero tutto, no? »

« No, aspetta un attimo, Perticone » iniziò Santana « Mi spieghi che cosa centra l'alcol con questo gioco? Credevo che lo scopo fosse solo quello di bere tequila! »

« Ehi, Santana ha ragione! » osservò Puck.

« Come sempre. » borbottò lei ignorando gli sbuffi di disappunto di Rachel.

« Be' »iniziò Mike « Potremmo semplicemente stabilire che alla fine di ogni turno tutti i vivi bevono un bicchiere di tequila, no? » propose il ragazzo.

« Sì, io ci sto. » rispose Artie « Mi sembra una bella idea. »

Gli altri annuirono tutti con entusiasmo, tranne Rachel, che osservava la scena a braccia conserte, ancora dubbiosa riguardo questa faccenda dell'alcol, e Kurt che sventolava la mano in aria per chiedere la parola.

« Cosa c'è ancora? » domandò Finn spazientito.

« Be’, io avrei una proposta… Insomma, anche io conoscevo il gioco dell’assassino, ma in una versione un po’ diversa, prima di tutto perché il cacciatore e gli innamorati non esistono, e nemmeno il narratore; infatti… »

« Ah, ecco! » lo interruppe Santana « Ti riferisci al gioco dell’occhiolino, vero? » domandò.

« Ah, giusto… » esclamò Puck « Cos’era questa faccenda dell’occhiolino? » chiese, ma Mike lo zittì.

« Lascia perdere » rispose il ragazzo « Non c’entra nulla. Comunque, volevo solo dire che nella versione che conosco io la putt… – lanciò uno sguardo a Brittany – la, ehm… prostituta, per fare capire alle persone che guarda che non le sta uccidendo, ma al contrario, le vuole salvare, non schiaccia l’occhio, ma muove le labbra come se volesse dare un bacio e quindi… Quindi pensavo che magari potesse essere una bella idea che la prostituta invece di indicare la persona che vuole salvare, sì, insomma, le dia un bacio… » tacque in attesa del responso.

Mike fece spallucce: « Perché no? A me non sembra una brutta idea… »
« Allora è deciso. » stabilì Puck battendo le mani « Che il gioco abbia inizio! Ma prima, un bello shot di tequila per tutti! » dichiarò cominciando a riempire i bicchieri che Mike era andato a prendere.
« Alla salute! » urlò Puck prima di bere il proprio shot in un sol sorso.
« Alla salute! » risposero gli altri in coro, sollevando i bicchierini.

Anche Mike, come l’amico, buttò giù l’alcol senza tante cerimonie in un sorso solo, seguito a ruota da Lauren, che lo bevve con tanta tranquillità che pareva si trattasse d’acqua; e Santana, che strizzò gli occhi per scacciare il sapore pungente della tequila. Poggiò il bicchiere a terra, facendosi aria con la mano. Cavoli, pensò guardando in direzione di Brittany respirando profondamente, le era già venuto caldo. Inspirò stringendo le mani a pugno, e cercando qualcosa che potesse distrarla dal pensiero fisso delle gambe lunghe dell’amica, così vicine che avrebbe potuto sfiorarle fingendo che si fosse trattato di un caso, eppure al tempo stesso irraggiungibili, perché sapeva che avrebbe dovuto controllarsi.

Anche Finn aveva appena svuotato il bicchiere del suo contenuto, e sebbene stringesse la mano di Quinn, continuava a lanciare occhiate penetranti a Rachel, che, a braccia conserte, fissava dritto di fronte a sé, con gli occhi stretti, mentre una feroce battaglia interiore infuriava dentro di lei. Non è che si fidasse molto di Lauren Zizes, a dire il vero, quindi aveva preso in considerazione l’ipotesi che tutta quella faccenda dell’alcol potesse essere una bufala; ma d’altra parte le condizioni delle proprie adorate corde vocali non erano qualcosa su cui fosse disposta a scommettere. Certo, osservò poi, uno o due shots di tequila non sarebbero mai stati in grado di compromettere una sua eventuale carriera musicale, in più bere la faceva sentire così leggera, come se non avesse il controllo del proprio corpo, e doveva ammettere che ogni tanto lasciarsi un po’ andare poteva essere… eccitante.
Senza accorgersene posò lo sguardo su Finn e Quinn, seduti l’uno accanto all’altra. Si tenevano per mano, notò quasi per caso, e per qualche ragione arrossì. Distolse l’attenzione da loro, cercando di mantenere uno sguardo impassibile mentre una strana e fastidiosa sensazione cresceva nel suo stomaco: gelosia.
Al diavolo, pensò facendo spallucce, un po’ di alcol non l’avrebbe uccisa.
Però… « Andiamo, Rachel » sussurrò Quinn avvicinandosi con lentezza a lei « Bevi, dai... Hai bisogno di lasciarti andare… » continuò sorridendole. La bionda aveva appena buttato giù il contenuto del suo bicchiere, senza distogliere lo sguardo da Rachel, come per sfidarla, come per invitarla a giocare con lei, per provocarla, ma in realtà cominciava già a sentirsi un po’ annebbiata. Ed era una sensazione eccitante. 
Rachel la guardò, arrossendo di nuovo. « Io non so… » iniziò con titubanza, ma fu subito interrotta dall’altra « Andiamo, sarà divertente… E comunque » sussurrò 
sollevandosi appena con le mani per farsi più vcina all'orecchio della ragazza « In questo gioco non ti servirà molto parlare, giusto? » mormorò mentre un sorriso malizioso si faceva spazio sul suo volto. Rachel aprì la bocca per rispondere, ma la rischiuse subito, non sapendo bene cosa dire. Quinn le strizzò l’occhio, sollevando lentamente il bicchiere della mora e tendendolo verso di lei. “Dai, prendilo...” ordinò con dolcezza, mentre l’altra allungava la mano per afferrarlo. Le loro dita si sfiorarono per un istante, e Quinn lasciò subito andare il bicchiere, abbassando lo sguardo e tornando a sedersi accanto a Finn.

Rachel osservò il calice per qualche istante, mordendosi il labbro con indecisione. Sollevò appena lo sguardo su Quinn, lanciandole un 'occhiata di sottecchi nella speranza di non essere vista, mentre questa, da lontano, la fissava con intensità, massaggiandosi appena la coscia. Rachel arrossì violentemente e distolse lo sguardo. Deglutì a fatica, mentre la testa prendeva a girarle. Si ravvivò i capelli inspirando profondamente: all'improvviso tutt'intorno faceva un gran caldo. Chiuse gli occhi, e prima d'aver annusato l'odore inebriante del bicchiere di tequila che teneva stretto in mano, bevve.
Kurt, intanto, la fissava furibondo. Se ne stava lì, con la sua frangia perfetta e il drink vuoto ancora tra le mani, senza essersi accorta che Blaine le stava praticamente sbavando dietro. Che cos’aveva di così speciale, avrebbe voluto chiedergli. Bassa, petulante e con un nasone da fare invidia a quello di Owen Wilson. Kurt sospirò, stringendo i denti . Se era una battaglia che voleva, certo lui non si sarebbe sottratto, pensò. Diede un’occhiata al proprio bicchiere, appoggiato accanto a quello già vuoto di Blaine, « Fuoco alle polveri. » disse sollevandolo, e bevve.
  
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