Anime & Manga > Sailor Moon
Ricorda la storia  |      
Autore: Strega_Mogana    20/02/2008    6 recensioni
Le lacrime scendevano lentamente lungo le guance, silenziosa e calma piangeva mentre aspettava la sera e il suo freddo abbraccio.
Piangeva, e mangiava un cuore di cioccolato.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minako/Marta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa breve one shot senza pretese é dedicata a tutte le persone che, per un motivo o per l’altro, non hanno potuto festeggiare il giorno di San Valentino accanto alla persona che amano.
Spero che il risultato non sia banale e sciocco!
Baci
Elena

Sailor Venus



Cuore di cioccolato

Era il tramonto.
Sedeva sulla panchina del parco.
Il sole spariva lentamente dietro i palazzi della città, il cielo era striato dai colori pastelli del crepuscolo. I rosa e gli arancioni si fondevano in perfetta armonia tra di loro creando un panorama suggestivo e molto romantico.
I suoi occhi blu fissavano il cielo, i lunghi capelli biondi catturavano i raggi del sole morente facendoli brillare come se fossero lunghi fili d’oro.
Assaporava la calma che la circondava; mentalmente contava i minuti che la separavano dalla fine di quella giornata.
Quella lunga, infinita, devastante giornata.
Chiuse gli occhi sospirando.
L’ennesimo sospiro della giornata.
Le lacrime scendevano lentamente lungo le guance, silenziosa e calma piangeva mentre aspettava la sera e il suo freddo abbraccio.
Piangeva, e mangiava un cuore di cioccolato.
Si era svegliata piena di grinta, fiduciosa verso il mondo. Aveva promesso a sé stessa di non crollare miseramente come aveva fatto gli anni precedenti. Si era convinta di passare un allegro pomeriggio con le sue amiche.
Bugiarda perfino con se stessa.
Appena aveva raggiunto la scuola, la sua famosa grinta e il suo buon umore, avevano lasciato il posto alla malinconia e alla rabbia.
Così era andata in bagno, aveva aperto l’acqua fredda e si era sciacquata il viso un paio di volte cercando di non crollare davanti a tutti.
Si era guardata allo specchio, in fondo ai suoi occhi vedeva la fiamma della tristezza. Le ceneri di quella che un tempo era stata la sua felicità.
Così aveva indossato la consueta maschera.
A volte il suo volto non era nascosto da una mascherina rossa, non era un diadema o un vestito alla marinara che la nascondeva al resto del mondo.
A volte era proprio quella maschera di ragazza esuberante che celava la vera se stessa.
Alla fine delle lezioni era corsa in sala giochi dove poteva sfogare la sua rabbia con i videogame.
Aveva giocato fino a farsi venire i crampi alle dita, fino a quando gli occhi non le bruciarono sfiniti per la lunga esposizione alla luce malsana dello schermo.
Makoto, Rei e Ami la guardavano preoccupate.
O forse erano le uniche a capirla meglio di chiunque altro.
Usagi aveva fatto solo un salto veloce e poi era corsa via.
Ma in fondo, Usagi era l’unica che aveva altro da fare il giorno di San Valentino.
Alla fine Ami aveva smesso di dirle di smetterla di giocare, aveva rinunciato ed era andata a casa a preparare qualche esame.
Probabilmente quella era la sua maschera per superare la giornata.
Lei era protetta dalla sua maschera. Quella della ragazza solare, della ragazza che non soffre per amore.
La ragazza superficiale.
La ragazza sempre bambina.
Aveva scaricato la sua rabbia con Sailor V, ad ogni pensiero negativo pigiava con ancora più forza i tasti; Motoki l’aveva fissata un paio di volte. Probabilmente si era chiesto quanto ci avrebbe messo per distruggergli uno dei videogiochi più gettonati del suo locale.
Quando aveva finito tutte le monete del portafoglio aveva raggiunto le due amiche al tavolo. Le mani le dolevano da impazzire.
Ma si sentiva più libera.
Aveva dimenticato il motivo di tanta rabbia.
Quasi…
Aveva ordinato da bere.
Un frullato alla banana.
E lì era successo.
Lei odiava la banana.
Ma lui no.
Qualcosa si era rotto nel momento in cui le sue labbra avevano toccato la densa bevanda dolciastra. La sua maschera era caduta, semplicemente con uno stupido frullato.
La mano aveva tremato nel momento in cui aveva guardato con un misto di disgusto e malinconia l’interno del bicchiere che le aveva portato Motoki.
Si era alzata di fretta. Aveva lasciato le sue amiche mentre malignavano giocosamente sull’ennesima coppia felice che passava abbracciata accanto alla vetrina del bar.
Era uscita nel freddo di quel pomeriggio di Febbraio.
Aveva messo le mani in tasca e aveva iniziato a camminare per le strade con la testa china.
Aveva ceduto.
Di nuovo.
Come ogni anno, come ogni volta che i suoi pensieri andavano a lui.
Le promesse erano crollate, affondate in quella schifosa bevanda che aveva appena toccato.
I ricordi la travolgevano ogni anno. Ogni volta che si rendeva conto che il suo amore era perduto.
Per sempre perduto.
Chiuse gli occhi fermandosi in mezzo al marciapiede.
La risata di una ragazza la fece trasalire.
Una coppia di giovani fidanzati la oltrepassarono senza neppure degnarla di uno sguardo. Lei non aveva occhi per il suo uomo. Vi leggeva infinito amore in quello sguardo.
Uno volta anche lei aveva quello stesso identico sguardo.
Si morse un labbro cercando di non scoppiare a piangere in mezzo alla strada, riprese il suo commino senza meta cercando di vedere la strada oltre le lacrime trattenute che le annebbiavano la vista.
Sperava sempre, ogni giorni, ogni istante.
Avrebbe rinunciato a tutto per averlo di nuovo lì, per sentire la sua voce o le sue mani che lentamente le accarezzavano il viso con quel tocco leggero e deciso che aveva cercato inutilmente in altri ragazzi.
Avrebbe dato qualsiasi cosa.
Per tutto l’anno cercava di colmare il vuoto che aveva lasciato con provini, corsi di recitazione, concorsi inutili e appuntamenti disastrosi.
Ci provava, faceva del suo meglio, ma il fantasma del suo amore era sempre in agguato.
E arrivava sempre a tormentarla.
Ogni anno.
Si fermò di nuovo, l’alito caldo, che ancora sapeva di frullato alla banana, si condensava davanti al viso.
Si voltò verso la vetrina di una pasticceria; la proprietaria vi aveva esposto alcune scatole di cioccolatini e torte a forma di cuore su uno sfondo rosso.
Osservò la sua immagine riflessa nel vetro spesso del negozio.
Per un istante si rivide con il suo vestito alla marinara. Lui le era accanto. Sorrideva, la sua mano era sulla sua spalla.
Lo stomaco si contrasse in una morsa dolorosa.
Senza pensarci troppo entrò nel negozio.
Aspettò pazientemente il suo turno e ordinò il cuore di cioccolata più grande che poteva permettersi con i suoi miseri risparmi.
La commessa l’aveva guardata con tenerezza e un sorriso di cortesia sul volto arrossato dalla fatica di quella lunga giornata.
- Se vuoi possiamo scriverci il nome del tuo ragazzo con la glassa.
- Sì, grazie.
Uscì dalla pasticceria con il portafoglio vuoto e un pacchettino rosso con un nastro argentato in tasca.
Non sapeva perché l’aveva preso.
La persona a cui voleva darlo non era più lì con lei e non c’era neppure una tomba dove depositare il suo cuore.
Riprese a camminare.
Le sera stava scendendo lentamente sulla città.
Arrivò nei pressi di un parco giochi. Si sedette sulla prima panchina che trovò libera da coppiette felici e si sedette.
La città a quell’ora era sempre suggestiva.
Strinse il pacchetto nella tasca del cappotto e alzò il viso.
Tornò indietro con la mente.
Un’altra vita.
Un altro parco.
Un altro mondo.
Un’altra Minako.
O forse lei era sempre la stessa. Era il resto del mondo che era cambiato rendendola triste e malinconica.
Anche se gli altri non lo capivano mai.
Strinse con più forza il pacchetto e chiuse gli occhi.
Nel buio il suo viso emerse. I suoi occhi le bloccarono anche il respiro.
Lui così dolce e sensuale. Con i suoi occhi glaciali e la sua calda voce. Così serio ma passionale quando erano soli.
Un proverbio diceva: Il tempo guarisce ogni ferita.
Chiunque aveva coniato quella frase non aveva mai avuto il cuore spezzato.
O non aveva mai visto morire sotto i suoi occhi la persona che amava.
Strinse di più le palpebre mentre la sua mente le proiettava le immagini di quelle battaglie. Mentre si faceva risentire il dolore che aveva provato quando aveva visto l’uomo che amava combattere contro di lei.
Aprì gli occhi, le lacrime brillavano catturando la luce del sole. Da lontano sembravano preziosi topazi che adornavano il suo viso.
Prese il pacchetto della pasticceria e sciolse il nodo del nastrino argentato.
Ruppe la carta e aprì la piccola scatola contenente il suo regalo.
Un regalo che nessuno avrebbe mai ricevuto.
Il suo nome era scritto con la glassa bianca. Le iridi blu seguirono le linee morbide che formavano il suo nome.
Le lacrime iniziarono a scendere. Lentamente una alla volta; non singhiozzava, il dolore era straziante ma tristemente familiare.
Probabilmente non sarebbe mai scomparso.
Prese in mano il dolce, le lacrime cadevano sul cuore sciogliendo un poco il suo nome di glassa bianca.
Portò la cioccolata alle labbra e ne staccò un pezzo.
Il dolce sapore, misto al sale delle sue lacrime, le riempì il cuore ma non il vuoto che lui aveva lasciato con la sua morte.
Continuò a mangiarlo piangendo in silenzio, osservando a tratti il cielo che mutava lasciando il posto alla sera.
Gli arancioni stavano lasciando posto ai rosa e i rosa si tramutavano in violetto mentre il sole continuava inesorabile la sua discesa dietro l’orizzonte.
Minako leccò la cioccolata rimasta sui polpastrelli delle dita.
Gli occhi erano lucidi per le lacrime che aveva versato, le guance erano rosa per il freddo e gli angoli della bocca erano appena sporchi di cioccolato.
Alzò gli occhi verso il cielo.
La luna stava spuntando nel cielo striato, pallida e ancora bianca salutava la terra e, sicuramente, la sua Principessa.
Poco distante c’era un puntino luminoso, un piccolo puntino che smembrava brillare solo per lei.
Venere le ammiccava maliziosa come a volerle infondere un po’ di coraggio; come se volesse sostenerla in quel momento di malinconia.
Minako sorrise verso il suo pianeta:
- Forse un giorno…- mormorò alzandosi dalla panchina – anch’io sarò felice come Usagi. - si asciugò le lacrime e si alzò, prima di tornare a casa lanciò un’ultima occhiata al suo pianeta - Buon San Valentino Kunzite.

Fine





   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Strega_Mogana