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Autore: Soqquadro04    13/08/2013    3 recensioni
[Defan | Child!Damon&Stefan | Fluff]
Una visita che Damon avrebbe voluto fare da solo, ingenuamente sabotata da un piccolo Stefan.
Nonostante abbia solo dieci anni e non conosca molte delle sfumature di emozioni come il dolore e l'amarezza, ha l'impressione che, se Damon capisse che gli si è accodato, sarebbe ancor meno felice del normale.
Ha una sensazione strana, che non riesce a comprendere – probabilmente dettata dalla postura contratta dell'altro, dalle dita nervose che giocherellano con qualcosa nelle tasche, dalla testa rivolta verso il basso come piegata da un peso troppo grande.
Sensazione che gli dice che Damon
non sta bene e che forse non ha fatto male a seguirlo, perché sembra triste e non è una bella cosa che una persona triste stia da sola.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Untitled


Il vero amore fraterno è fatto di luci e di ombre: le prime illuminano e confortano, le seconde ne coprono benignamente i difetti.
Rodolfo Ferrari

Un fratello è una delle cose migliori che ti possano capitare nella vita.
“Mio fratello”: non esiste definizione più bella,
più dolce per descrivere un’altra persona.

Marco Ligabue
 

 

Stefan sa che non dovrebbe infilarsi in situazioni scomode che riguardano suo fratello e quello che è, evidentemente, un segreto.

Soprattutto perché quando Damon scopre – e ci riesce sempre – che ha tentato di “farsi gli affari suoi”, si arrabbia con lui e diventa indisponente. E Stefan odia i momenti in cui il maggiore è particolarmente scontroso e seccato, soprattutto poiché spesso coincidono con l'ennesimo, acceso e spaventosamente violento litigio fra lui e il padre.

Però, quando l'ha visto avventurarsi fuori dal cancello, lanciando intorno occhiate di sottecchi, quel pomeriggio di inizio Maggio, l'ha seguito lo stesso. Da lontano, attento a non farsi vedere quando lo notava sbirciare furtivamente al di sopra della spalla.

Nonostante abbia solo dieci anni e non conosca molte delle sfumature di emozioni come il dolore e l'amarezza, ha l'impressione che, se Damon capisse che gli si è accodato, sarebbe veramente poco felice.

Ha una sensazione strana, che non riesce a comprendere – probabilmente dettata dalla postura contratta dell'altro, dalle dita nervose che giocherellano con qualcosa nelle tasche, dalla testa rivolta verso il basso come piegata da un peso troppo grande.

Sensazione che gli dice che Damon non sta bene e che forse non ha fatto male a seguirlo, perché sembra triste e non è una bella cosa che una persona triste stia da sola.
Stefan sussulta, sorpreso – e anche un po' spaventato, anche se non lo ammetterà – quando vede che si stanno dirigendo verso l'entrata del cimitero.

Damon si ferma per un attimo, proprio prima di oltrepassare la cancellata dalle sbarre elaborate, esitante. Stringe i denti, spingendo indietro le spalle e assumendo un'aria orgogliosa che non stona sul viso da sedicenne, ormai quasi del tutto privo di rotondità infantili.

Stefan accelera il passo, tentando di non perderlo di vista mentre, dopo lo stesso secondo di indecisione che ha bloccato il maggiore, lo raggiunge all'interno.

Non sa dove Damon stia andando, o comunque perché debba girovagare in un cimitero quando il sole è sempre più basso all'orizzonte e pare scrutarli, maligno, con un unico occhio infuocato e vermiglio, ma è ben attento a studiare i suoi movimenti mentre si muove fra le tombe e i mausolei.

Camminano a lungo, tanto da fargli inclinare leggermente la testa di lato con espressione perplessa.
Poi, senza preavviso, Damon si ferma di fronte a una lapide di marmo candido, un poco incrostata di licheni. Osserva l'iscrizione con sguardo vacuo, le iridi brillanti di lacrime trattenute.

Stefan si immobilizza a sua volta, confuso, indeciso se avvicinarsi ed esporsi a qualsiasi reazione l'altro ritenga opportuna oppure rimanere lì, qualche metro lontano e abbastanza nascosto da riuscire a non farsi notare.

Non sa di chi sia la tomba sulla quale suo fratello sta appoggiando, delicato e amorevole, una rosa dai petali arruffati.

Non ha idea di dove l'abbia trovata, inoltre: pare un bocciolo appena schiuso, che avrebbe potuto conservare intatto solo se fosse andato dal fioraio quella sera.
Quel giorno, però, Damon è rimasto a casa e non è mai uscito. Gli è sembrato di cattivo umore, insolitamente malinconico e più incline alle sfuriate del normale. Il che, parlando di suo fratello, equivale allo stare seduti su una tagliola per orsi.

All'improvviso, lo vede cadere in ginocchio, scuotendo una sola volta la testa, la schiena che di tanto in tanto vibra di ansiti repressi.
Stefan sobbalza, terrorizzato.
Se l'avesse visto inginocchiarsi, forse avrebbe capito. Ma lui è caduto.
Damon non cade, Damon non cede, Damon è quello che lo consola quando ha paura e che sorride quando un'idea che irriterà a morte metà delle persone che vivono a Villa Veritas gli si affaccia alla mente. E soprattutto, soprattutto, Damon non cade.

Stefan non può capire – no, non ancora – che il dolore sordo di una perdita diviene più pesante, più difficile da portare, quando la consapevolezza si fa strada nell'anima e avvelena il cuore e soffoca l'ingenuità. Succede, quando si cresce, ma Stefan non capisce – non adesso.

Dimentico di qualsiasi reticenza nel mostrarsi, esce dal nascondiglio e corre verso il fratello, mormorando qualcosa che si lascia trasportare dalla brezza, senza importanza.
Quando lo raggiunge, rischiando di travolgerlo e aggrappandosi alle sue spalle con tutta la forza che ha, lui si sbilancia in avanti per il contraccolpo, finendo carponi. Volta di scatto il capo, le guance bagnate di pianto e le labbra dischiuse, rischiando di colpire il minore con la fronte.

Damon corruga le sopracciglia, mettendosi a sedere e asciugandosi il viso il più furtivamente possibile, con una sola mano.
L'altra è impegnata a sostenere la schiena di Stefan, che nel mentre gli è scivolato praticamente in grembo e che ora lo fissa senza giudicare, gli occhi verdi incredibilmente
comprensivi.

La voce incerta, un poco incrinata eppure forte e – proprio come il piccolo immaginava – per nulla entusiasta di quell'improvvisata riempie l'aria intorno a loro.

«Cosa ci fai qui, Stefan?» usa un tono forse troppo duro, sicuramente abbastanza ferito da suscitare un'occhiata piena di dolcezza e un abbraccio tenero e inaspettato.
Stefan gli si accoccola addosso come un gatto, circondandogli la vita con le braccia sottili e incastrando il capo sotto il suo mento.
Damon sospira – un suono a metà fra i singhiozzi e la calma –, ricambiando la stretta e iniziando, lento e metodico, a cullare leggermente il fratellino.

Il bel tramonto primaverile che li ha visti entrare nel cimitero sta svanendo, trascinandosi dietro la sua scia rossa e donando il posto alla sera, fresca e buia. Fra poco sarà notte, ma a nessuno dei due sembra importare, mentre Stefan risponde.
Certo, ha il viso premuto contro la camicia dell'altro e le sue parole giungono stentate e quasi troppo basse per essere capite, ma Damon gli è così appiccicato che non fatica a comprendere.

«Sei triste.» un sussurro timido, la logica così semplicemente ingenua che appartiene solo e soltanto ai bambini.

Damon lo attira un po' di più a sé, appoggiando il mento sul suo capo e vergognandosi un poco delle piccole gocce salate che ricominciano, ancora, a inumidirgli gli occhi e le labbra.
La domanda del più giovane arriva quasi inaspettata, seppur perfettamente legittima, anche se quella punta di tristezza in fondo al tono indica che probabilmente ha già intuito qualcosa.

«Per chi piangi, Damon?» il ragazzo serra le palpebre, mentre un ricordo nebuloso – uno dei pochi che conserva, gelosamente, come il più prezioso dei tesori – si fa strada fra i suoi pensieri.

Una donna dai lineamenti dolci e gli occhi azzurri – proprio come i suoi – che ride, sollevando un se stesso di poco più di quattro anni ed entrando in casa. Si dirigono verso la cucina, e lì sul tavolo li aspetta una crostata alle ciliegie che non chiede altro che essere mangiata.
E poi la bocca sporca di briciole, il naso macchiato di rosso, i sorrisi divertiti e parole rassicuranti che si sono smarrite nei corridoi intricati della sua memoria.

Piange per lei, Damon.
E anche per quegli istanti che sarebbero dovuto durare un po' di più, e invece sono scivolati via.

«La mamma, Stefan. Oggi è il suo compleanno. E non sto piangendo.» quell'ultima puntualizzazione è stupida, dettata da un orgoglio crescente che per quel giorno è già stato umiliato a sufficienza, e Damon sa benissimo che Stefan non ci cascherà, ma si sente comunque un po' meglio mentre tenta di invertire nuovamente i ruoli: lui è chi consola, Stefan è quello da consolare. Non il contrario.

Mentre lo allontana dal suo corpo, sciogliendo l'abbraccio, cala la notte e le ombre si allungano e li inglobano. Non è comunque del tutto buio, e si vede ancora abbastanza bene.

Nessuno dei due ha voglia di alzarsi, e Stefan si limita a rimanere immobile e osservare qualcosa dietro di lui, mentre Damon alza lo sguardo al cielo, notando le prime stelle.

Per un attimo, gli pare di udire la risata tintinnante di sua madre nel vento. È solo un attimo, poi la realtà prende nuovamente il sopravvento.

Non si accorge del sorriso sempre più largo di Stefan mentre una figura femminile ed evanescente, ferma accanto alla lapide di Elizabeth Salvatore, saluta il più piccolo con la mano, sorridendo appena fra le lacrime che le scorrono sugli zigomi.

Poi, semplicemente, sparisce.

Lasciando nell'aria solo l'odore di pioggia imminente e rose coltivate nel giardino di una grande casa, mentre un bambino dalle iridi cristalline le corre intorno e si punge le dita con le spine.

Prima di svanire, ha mormorato un distinto, sofferente “vi voglio bene”.

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N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettrici.
Che dire... oggi avevo voglia di Fluff Defan. Sorvolando sul fatto che il Fluff è talmente dolcioso da far invidia a una tavoletta di cioccolato immersa nel caramello e cosparsa di zucchero.
E' l'effetto che mi fa girovagare come un'anima in pena per la masterlist della scorsa edizione del TVG (
dovete proibirmelo) e trovare un prompt come "child!Damon/child!Stefan - "Il compleanno della mamma" che se ne sta lì, solo soletto, come in attesa di un'autrice volenterosa che si metta ad elaborarci intorno qualcosa. In realtà, questa storia, per essere completamente e incondizionatamente Fluff, avrebbe dovuto prevedere una Mrs. Salvatore viva e vegeta che passava il compleanno insieme ai suoi due bambini. Ma mi è venuto in mente questo, tanto triste.
Comunque, passiamo oltre.
Se vi va, potete passare dalla mia pagina ù.ù
E, soprattutto, spero vi sia piaciuta e che non siate andate in coma iperglicemico, perché oggi mi sento particolarmente in vena di fangirlosità varie ed eventuali e vi amo tutte!

A presto,
la vostra Soqquadro

   
 
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