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Autore: Achernar    14/08/2013    0 recensioni
Dieci prompt fra oggetti,luoghi,stati d'animo e citazioni per dieci OS rigorosamente introspettive e soprattutto Angst.
(da Challenge:ThinkAngst,efp forum)
[vento] Aveva promesso che non lo avrebbe lasciato mai. Perchè ora con lui era rimasto solo il vento?
[cit. 1] "Paura, stupore, invidia. Ecco cosa gli suscitava la vista dell’altro sé stesso"
[quod vides perisse perditum ducas] "Era un’illusione, il sé stesso del passato e le speranze...tutte chimere"
[war] " Soli. Adesso erano davvero soli davanti a quel mondo crudele e spietato che continuava a giocare con le loro vite"
[tu saresti in grado di rappresentare il sole per qualcuno?]"Non erano gli occhi di un sovrano quelli riflessi nello specchio. Erano gli occhi di un bambino spaurito"
[buio] "Aveva sempre avuto paura del buio"
[my shadow is the only one that walks beside me] "Io so quello che stai pensando, quello che provi adesso"
[malinconia] Il passato non ritorna. Mai più.
[vicolo] "Non voglio più continuare. Sento ancora le urla nella mia testa, mi fa male, rimbombano."
[angoscia] "Aprì gli occhi. Non ricordava nulla. Intorno a lui non c'era niente"

(under revision, tempo permettendo)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atemu, Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Achernar
Fandom:  Yu Gi Oh (manga)
Personaggio/Pairing:   Yami no Yuugi
Set  mix:  prompt  vicolo

Sorta di diario interiore di Atem durante la sua prigionia nel puzzle, l’ultimo ricordo è un riferimento a Kuru Elna

 

Sono qui. Perché io sono, vero? Non saprei dirlo, mi piace pensare che esisto davvero, ma non so niente né di me né di questo posto: da quando sono qui, perché, né cosa sia realmente questo luogo. Però so come è: è freddo, buio, inospitale, mi odia almeno quanto io odi lui. Ovunque mi giri vedo solo vicoli, corridoi interminabili, scale, porte, l’opera d’arte di un folle architetto che si è divertito a rendere questa mia prigione un labirinto dove orientarsi è impossibile, e questo mi fa rabbia. Mi fa rabbia perché in tutto questo tempo non ho fatto che vagare di stanza in stanza, scendere e salire milioni di gradini e aprire migliaia di porte e ogni volta che pensavo di trovare qualcosa dietro di esse, c’erano solo tenebre, ombre, solitudine. Le ombre ridono di me, le sento, le mie uniche compagne, è divertente vedermi vagare senza meta, perché io dopotutto non ho una meta: vago e basta, per i meandri di questo orribile posto, disperato e alla ricerca di qualcosa che non so neanche io. L’ho detto, è una ricerca senza speranza, come farò a riconoscerlo quando l’avrò trovato, se non so cos’è che sto cercando? Però continuo.

~∙∞∙ ж ∙∞∙Ж∙∞∙ ж ∙∞∙~

Ora ho qualche idea su cosa sto cercando, non ne posso più di sentire le tenebre che ridono di me, mi seguono ovunque, si prendono gioco di me perché non sono nessuno. È vero, non so cosa sono, chi sono, perché sono qui, da quanto... sembrano millenni... e allora ho deciso, voglio aprire tutte le porte perché spero di trovare le risposte alle mie infinite domande dietro una di esse. Non so quanto ci metterò, ma devo tentare.

~∙∞∙ ж ∙∞∙Ж∙∞∙ ж ∙∞∙~

Ho perso il conto delle porte che ho aperto da allora, tante, tantissime, eppure ce ne sono sempre di più, sembrano moltiplicarsi, non ce la farò mai... Non ho trovato nessuna risposta dietro di esse, solo dolore. Dolore, freddo, buio, a volte grida, minacce... mi sento soffocare, non so se siano le ombre che si divertono ancora con me o altri spiriti, ho paura, ogni volta che avvicino la mano a una maniglia sento un brivido dentro di me, mi manca il respiro, cosa troverò là dietro? mi domando, e forse preferirei non darmi una risposta se ripenso alla sofferenza che ho già incontrato, ma devo continuare.

~∙∞∙ ж ∙∞∙Ж∙∞∙ ж ∙∞∙~

Ho una strana sensazione da un po’ di tempo, la percezione di me, qualcosa dentro che mi dice che io sono un’anima. Ma allora è qui che si radunano le anime dopo la morte? perché io ho dei ricordi di cosa sia la morte anche se non so perché. Devo essere stato un’anima davvero scellerata per meritare tutto questo, nessuno è vicino a me a condividere la mia pena, solo le ombre, ma loro non sono anime, ne sono certo, quindi solo io ho fatto qualcosa di tanto spaventoso da dover soffrire questo supplizio, nessun altra anima è qui con me dunque nessuno ha peccato quanto ho peccato io. Sono un essere orribile. Devo aprire le porte, nascondono minacce e dolore, ma dietro di esse ci deve essere il ricordo della mia colpa, devo sapere cos’è.

~∙∞∙ ж ∙∞∙Ж∙∞∙ ж ∙∞∙~

Non voglio più continuare. Non voglio più. Sono accucciato in un vicolo della mia prigione, sento ancora le urla nella mia testa, mi fa male, rimbombano. Ho le mani sugli occhi ma vedo ancora sangue, sangue dappertutto. Sto tremando. Perché, perché? Stavo camminando di nuovo per i cunicoli di questo carcere, a ogni passo aprivo una porta, ormai sono abituato a trovarvi dietro immagini dolorose e sentimenti terribili, quindi non ho più paura. Almeno credevo. C’erano dei gradini davanti a me, li salgo, conducono a una porta, me lo aspettavo. Sento delle voci, mi volto ma non c’è nulla dietro di me, solo buio, eppure sapevo che non erano le ombre. La mia mano trema mentre si avvicina all’uscio, ma devo aprire. Non avrei mai creduto di trovare una cosa simile lì dietro. Fiamme, un incendio, un terribile odore di carne bruciata, corpi, decine, centinaia di corpi, si contorcevano dal dolore, dilaniati, scorticati, in fiamme, urlavano in modo straziante, grida così acute da far tappare le orecchie e correvano in ogni direzione, alcuni non potevano correre, erano senza gambe, sanguinavano, e si trascinavano per terra lottando per non venire avvolti dalle fiamme. Tanti bambini, che piangevano disperati attaccati alle loro madri o a quello che restava dei loro corpi martoriati. E poi c’erano soldati, brandivano spade che luccicavano alla luce delle fiamme, e strappavano via i bambini dalle braccia dei genitori con ferocia, gettando urla disumane mentre si avventavano su quei corpicini inermi e li facevano a pezzi. E poi sangue, sangue ovunque, schizzi di liquido rosso e caldo che zampillava dalle ferite di quella povera gente, che colava dalle armi di quegli uomini senza cuore, che si inebriavano alla sua vista e si accanivano con ancora maggiore crudeltà e violenza contro di loro. E io non riuscivo a muovermi, non ho potuto aiutare nessuno, quella gente che urlava disperata lanciandomi occhiate imploranti e grida di soccorso, io ero immobile, incapace di muovere un muscolo e di aprire bocca, pietrificato anche quando un vecchio mi ha afferrato la gamba cercando aiuto e riparo dall’uomo che subito dopo lo strappò da me e lo sgozzò davanti hai miei occhi.  Non ho fatto niente per fermarlo, ho assistito e basta senza battere ciglio, finché anche l’ultimo bambino non ha subito la sorte del vecchio e la sete di sangue e morte dei soldati si è saziata. Poi è svanito tutto, lasciandomi solo fra il ribrezzo e la nausea per quanto avevo appena visto.

Forse è questa la mia colpa, sono un assassino, un’anima senza cuore, senza pietà, e la cosa più terribile è che mentre sono qui a tremare per il freddo e la paura, c’è una voce dentro di me che mi dice che quello che ho appena visto è solo un ricordo di un evento vero, tutt’altro che irreale.

 

 

 

  
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