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Autore: sunonshame    14/08/2013    2 recensioni
Pensavo che l'avrei perso per sempre, che sarei morta con lui, che la mia vita sarebbe stata inutile, ma così non è. Lui è qui con me, dentro il mio cuore, dentro la mia anima ed ancora una volta dentro la mia vita. Mi ha insegnato ad andare avanti anche dopo le difficoltà.
Amore mio, se mi stai ascoltando, sappi che ti amo.
Sempre tua,
Tatiana.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don't make me fly away

*



Come ogni mercoledì ero davanti la sua stanza dalla porta bianca e triste, aperta da chissà quante mani tremolanti, da quante mani ansiose e spaventate.
Come ogni mercoledì mi sedevo su quella poltroncina di un marrone consumano dal peso del troppo dolore, della troppa stanchezza.
Come ogni mercoledì lo guardavo dormire lì, su quel letto morto, un po' come chi vi era sopra.
Quel mercoledì sentivo un'aria strana intorno a me, ma non riuscivo a distinguere se fosse un'aria buona o no. Ed era proprio quello a mettermi ansia ed agitazione. Il non sapere cosa sarebbe successo quel giorno.
Stanca e indebolita posai la mia borsa sul pavimento, di fianco a me, per poi alzarmi leggermente e posare un candido e puro bacio sulla sua fronte gelata, così come il suo corpo, inerme e morente su quel maledetto letto che lo stava consumando giorno dopo giorno.
La mia dolce madre mi ripeteva ogni giorno di tenermi stretta colui che amo, colui che mi offre il suo amore, la sua anima. la sua vita, pronto a condividere tutte le sue emozioni e sensazioni con me. Oh, mamma, ti prego, dimmi cosa devo fare ora che sto perdendo tutto questo. Cosa terrò, ora, stretto a me? Una manciata di ricordi? Troppo poco per me, troppo poco per la mia vita, troppo poco per il cuore rotto.
Il bacio fu lieve e veloce, poi ritornai a sedere sulla poltroncina oramai ben conosciuta dalle forme del mio sedere. 
Tutto in torno a me era così deprimente, capace di farti rimanere nodi in gola per ore ed ore. Il suono di quel posto era basso, ma riuscivo a sentire mormorio dopo mormorio. Famiglie piangenti, ciabatte di gomma che sbattevano sul pavimento per mano di dottori o infermieri occupati a salvare la vita di una persona. 
Ed eccolo, eccolo quel magone che mi saliva ogni giorni su per la gola. Quel magone che avrei voluto vomitare con tutta me stessa, ma era una cosa palesemente impossibile e questo mi faceva salire ancora di più il vomito e l'angoscia.
Guardarlo sdraiato lì non era uno dei migliori spettacoli, ma non potevo farci niente. Preferivo guardare tali scene, che guardarne una ben memorabile per poi vederla chiudere dentro una di quelle scatole di legno lucido, poi seppellite chissà dove.
Presi la mia borsa da terra e ne tirai fuori una crema idratante che usavo spesso per le mani, ma sopratutto che usava spesso lui. Quella crema lo improfumava ancora di più. Aveva il profumo della protezione e della sicurezza o almeno era quella la sensazione che dava addosso alla sua pelle perfetta e candida.
Con due svitate veloci aprii il barattolino ed immersi due dita dentro prendendo un po' di crema che poi piano piano posai sulle sue mani, iniziandole a massaggiare ed accarezzare con delicatezza.
Nel mentre gli sussurravo una delle sue canzoni, una delle tanti canzoni che ci siamo ritrovati a scrivere e suonare assieme, una delle canzoni che rappresentava l'amore, la pace, tutto ciò che volevamo.
Le sue mani erano così secche e trascurate, quasi ingiallite. Facevo di tutto pur di renderle belle come prima. Non era bello vedere quelle mani ridotte in quel modo, dopo aver passato tutta la vita a donare amore e felicità.
Lui mi sentiva canticchiare e potevo percepirlo dal suo lievissimo battere di ciglia. Quanto avrei voluto vedere i suoi occhi aperti. Quegli occhi contornati da quelle ciglia nere e folte, da quel colore nero intenso che ti catturava e trascinava con forza in un'altra dimensione, quasi ipnotici.
Finii di impastargli le mani di crema e mi pulii con un fazzolettino posato accuratamente sul comodino di fianco a lui, come se gli servisse a qualcosa.
Mezz'ora dopo iniziai a sentire la tensione di tutta quella situazione, una tensione insostenibile e straziante. 
Ancora una volta lasciai che il dolore prendesse il sopravvento su di me e così scoppiai in lacrime, distrutta da quel vedere. 
Posai la mia fronte sulla sua pancia e continuai a piangere senza sosta, sfogando tutta la mia frustrazione, tutto il dolore che giaceva da troppo tempo in me.
Nel durante lo strano affare che controllava i suoi battiti iniziò ad impazzire e subito scattai sull'attenti, alzandomi in piedi ed urlando. Neanche pochi secondi e una mandria di dottori entrò nella stanza, mentre un'altro mi trascinò via con forza. 
Feci forza per riuscire a scappare dalla presa salda del dottore. Allungai le braccia per arrivare a colui che amo e che non avrei dovuto farmi scappare. Gridai affinché Dio mi sentisse e mi aiutasse. Nessun aiuto. Nessuna buona riuscita. 
 
 
Pensavo che l'avrei perso per sempre, che sarei morta con lui, che la mia vita sarebbe stata inutile, ma così non è. Lui è qui con me, dentro il mio cuore, dentro la mia anima ed ancora una volta dentro la mia vita. Mi ha insegnato ad andare avanti anche dopo le difficoltà. 
Amore mio, se mi stai ascoltando, sappi che ti amo.
Sempre tua,
Tatiana.
  
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