Rewind

Silver ricordava perfettamente come era iniziato tutto.
Ricordava lo scontro con quel ragazzino un po’ svampito dagli occhi dorati, la sfida lanciata, la prima battaglia con il suo nuovo pokèmon e la prima, bruciante, sconfitta.
Il modo in cui lui, nonostante tutto, aveva sorriso, tendendogli la mano e la rabbia con cui lo aveva respinto, ringhiandogli contro il suo nome senza una vera motivazione, prima di scappare, perché lo sapeva che il furto di quel Totodile non sarebbe passato inosservato.
Un incontro voluto da un destino maledetto.
Poi, sempre per quella maledizione, aveva finito per incrociare il cammino di quel ragazzo –di quel Gold- talmente tante volte da non ricordarsele nemmeno più
E tutte le volte il copione era quello: lui che lo aggrediva con parole poco carine, la sfida con pokémon sempre più potenti, la sconfitta e, inspiegabilmente, il sorriso dell’altro.
Lo schema era sempre quello.
Talvolta aggiungevano varianti come il combattere in coppia, l’uno di fianco l’altro, ma erano solo rare eccezioni a cui difficilmente permetteva a se stesso di cedervi.
E, tuttavia, ogni giorno che passava, l’odio per quel ragazzino che aveva avuto tutto fin da subito diminuiva, accrescendo quella sensazione di benessere – di accettazione- che non voleva capire.
Poi, un giorno, lo vide correre fuori dal Bosco di Lecci, in lacrime.
Non seppe dire cosa lo spinse a mostrarsi a lui, quando l’ultima cosa che voleva era averci ancora  a che fare, ma le lacrime di Gold lo avevano colpito e, non appena l’altro lo mise a fuoco, vederlo correre verso di lui per poi abbracciarlo era stato così surreale da non avergli dato nemmeno tempo di spostarsi.
Ed era stato terribile.
Era stato terribile perché, per la prima volta, si era sentito compreso, accettato e al sicuro. E gli era piaciuto farsi abbracciare così.
Quindi, naturalmente, aveva fatto la cosa che meglio gli riusciva: scappare.
Aveva insultato l’altro, gli aveva detto che non sapeva niente di lui, che non capiva; lo aveva attaccato e ne era uscito nuovamente sconfitto, ma questa volta il sorriso di Gold era più triste.
Poi l’altro aveva parlato, spiegandogli che, invece, sapeva tutto e che gli dispiaceva, perché nessuno meritava di essere trattato così. Nessuno.
E lì era crollato.
Tutto quel tempo passato ad odiare tutto e tutti, indipendentemente che si trattasse di suo padre o di Gold stesso, si era rivoltato contro di lui, distruggendolo.
In quel momento Silver capì che aveva un disperato bisogno di Gold, della sua stupidità e del suo sorriso allegro. Sì, anche di venire sconfitto costantemente da lui.
Così, da quel momento, era rimasto sempre al suo fianco, facendo passare gli anni
Anche adesso, dopo così tanto tempo da quel fatidico primo scontro, le cose non erano cambiate.
Ogni volta che lui e Gold si incontravano, che fosse per lavoro o per semplice piacere, non c’era possibilità di scampo: uno di fronte all’altro, sorridendo, si sfidavano, Explotaro contro Feraligator, fuoco e acqua, come quando erano bambini.
Ed era come un gioco. Ripetitivo. Persino un po’ noioso dopo più di vent’anni. Ma esistevano giochi peggiori a cui giocare!
E loro, di quello, non si erano ancora stancati.
 
 
°blabla vari°
Oh una Preciousmetal! Oh il mio cuore!
Ok siamo seri.
Partiamo dalla parte del Bosco di Lecci: c’è un codice che permette, oltre ad avere Celebi nel pokédex, di viaggiare col suddetto pokémon nel passato per scoprire, indovinate un po’?, proprio il passato di Silver.
Immagino che tutti lo conoscano, ma non l’ho scritto appositamente per evitare spoiler alle persone che non conoscono questa cosa…
Poi, il finale ha come protagonisti le versioni adulte dei due trottolini amorosi…spero si sia capito…
Bene, non ho altro da aggiungere vostro onore!
Alla prossima, Seki