Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: Bearossi    14/08/2013    2 recensioni
Questo e' uno di quelli che si puoN definire viaggioni mentali, e dato che amo Josh Hutcherson questo "viaggione mentale" e' proprio con lui. Mi chiamo Beatrice, ma potete chiamarmi Bea, questa e' la storia di un sogno diventato realta'. fatemi sapere cosa ne pensate :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia comincia lentamente a cadere, ho ancora in mano le fotocopie del libro su cui ho lavorato piu' di un anno e che mi hanno bocciato in meno di cinque minuti.
Non mi importa se mi bagno, oggi doveva essere un giorno importante, ma in realtà è stato solamente un giorno di merda. La gente corre sotto le tettoie dei negozi per ripararsi da quello che ormai è diventato un temporale, ma a me cosa interessa? Sento la pioggia fredda che si insinua dentro i vestiti e la maglietta mi si appiccica alla pancia, la messa in piega che mi ero fatta ieri è andata a farsi fottere e forse anche il trucco che avevo preparato con cura. Ancora non capisco, perchè me lo hanno rifiutato?
 L'anno scorso avevo vinto il concorso e il libro ha avuto un grandissimo successo, è arrivato persino in America, allora perchè non hanno nemmeno voluto leggere il mio nuovo lavoro? Trecento pagine buttate al vento! 
Ancora con l'amaro in bocca continuo a vagare sotto la pioggia, trascinandomi dietro i piedi. Questa città in cui studio da ormai tre anni sembra diversa oggi, sarà per la pioggia, o per il mio forte senso di abbattimento. Cammino e cammino, senza sapere dove sto andando. 
Mi fermo un poco piu' avanti del negozio di terranova, sbuffo e guardo il malloppo di carta ormai fradicia che tengo in mano. Il titolo, una volta scritto in bella grafia, ora è tutto colato. Guardo con rabbia quelle pagine che ho scritto con tanta passione e le getto a terra, dentro una pozzanghera. Sospiro di nuovo,  le lacrime cominciano a rigarmi il viso, fortunatamente sono nascoste dalla pioggia e la strada è deserta, se non fosse per un ragazzo che, solitario, sta venendo verso di me. Oddio, sta venendo verso di me veramente!
Lo guardo di sfuggita, non mi sembra di conoscerlo. Abbasso lo sguardo e fingo di essere molto interessata al mio smalto rosso rovinato, magari è solo una mia impressione, non sta veramente venendo verso di me. Sento i suoi passi che si avvicinano, spero sinceramente che non si fermi da me e passi avanti.
-Scusa posso chiederle un'informazione?- come non detto. Il suo accento mi dice chiaramente che non è italiano, probabilmente inglese o americano suppongo. Con malavoglia alzo lo sguardo: -Chieda pure- il mio sorriso è talmente falso che ho paura che lui possa accorgersene.
 Provo a guardarlo in faccia, ma il volto è coperto dal cappuccio e la penombra di quest'ora sommata alla fitta pioggia non aiuta di certo.
-Volevo sapere se lei sa dov'è... Hey ma lei è Beatrice, la scrittrice! Io sono un suo grande fan- lo guardo, sorpresa.
 Sapevo che il mio piccolissimo libro di cinquanta pagine era stato portato anche in altri paesi, ma non immaginavo che io avessi anche dei fan. 
-Oh, mi...mi fa piacere!- la mia voce non nasconde il disagio.
-Io sono Josh, piacere- mi allunga la mano e gliela stringo,timorosa. Scopro una stretta salda e rassicurante.
-Sono venuto dall'America per fare una vacanza, sono venuto qui a Firenze per visitarla, ma mi sono perso. Non è che sapresti consigliarmi un qualche ristorante? Potrei offrirti la cena, mi farebbe molto piacere parlare con te- lo guardo di nuovo, ha il volto ancora nascosto.
-Mi segua- dico, nonostante non sia molto convinta di quello che sto facendo. Mi chiede di portarlo in un ristorante possibilmente isolato, dove non ci siano giovani o vecchi ficcanaso. 
Decido di portarlo a "La trattoria della mucca", ci andavo sempre con i miei quand'ero piu' piccola, e ricordo che amavo la tranquillità che c'era in quel luogo. Durante il tragitto penso se accettare o no l'invito. Non credo che per i miei sarebbe un problema se cenassi fuori e poi mi ci vuole un po' di divertimento dopo una giornata del genere, ma mi posso fidare di questo sconosciuto? Perchè ha chiesto un luogo poco affollato? Ultimamente non e' molto prudente uscire con gli sconosciuti... 
Mentre mi sto facendo viaggioni mentali su stupri e rapimenti arriviamo alla trattoria.
-Allora, accetti il mio invito?- tiene ancora il cappuccio sul volto.
-Senti Josh, è stato molto carino da parte tua invitarmi ma non lo so. Insomma, non ti sei nemmeno fatto vedere in faccia!- la mia voce trema, lui comincia a ridere. Stranamente quella risata mi sembra familiare, anzi, sono sicura di conoscerla, ma mi sfugge la persona a cui apartiene. 
Lo sento sospirare: -Guarda un po' cosa mi tocca fare- con la coda dell'occhio vedo che si cava il cappuccio. Lancio un urlo poi mi porto una mano alla bocca, mi dice di stare calma. Per poco non cado a terra svenuta.
È JOSH HUTCHERSON.
-Oddio, svengo, tu.. tu non puoi essere reale. Insomma tu...tu oddio!- comincia a ridere! Ecco perchè conoscevo la risata! Dopo tutte le sue interviste che mi sono vista avrei dovuto riconoscere la sua voce! No, non è possibile, proprio lui?
-Perchè? Cos'ho che non va?- ora sono io che comincio a ridere, dalla gola mi esce una risatina maliziosa, quelle che noi donne riserviamo agli uomini, che escono solo nei momenti giusti.
-Nulla, tu sei perfetto. È che mi sembra così strano. È una vita che voglio incontrarti e ora vieni da me dicendo che sei un mio fan, mi sembra troppo bello per essere vero... Non è che ti manda mia sorella?- mi guarda male.
-Certo che voi donne siete proprio strane, non credi al caso?- guardo a terra e mi mordo il labbro.
-Il caso non esiste- sorrido -Ma continuo comunque con la mia idea che ti abbia mandato mia sorella o qualcun'altro- gli punto il dito in faccia con fare scherzoso. Scoppiamo a ridere.
-Sarebbe cosi' tanto importante in fondo? Io non credo. Allora, accetti il mio invito a cena? Io e te, nulla piu'- sorride e allarga le braccia. Come si puo' resistere?
-Solo perchè non ho nulla di meglio da fare- quanta falsità in una sola frase. Mi prende a braccetto e, scherzando, entriamo nella trattoria. Lo sapevo che oggi sarebbe stata una giornata speciale.
  
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