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Autore: Lavi Bookman    15/08/2013    1 recensioni
"Ecco. Quando, nonostante tutto questo, lui è ancora nella tua testa, allora non puoi fare altro che inchinarti davanti a te stesso per non essere impazzito."-
[...] “E' solo spaventato, Haru. Prima o poi tornerà da te, ma un amore così fa paura. Perché è uno di quelli che se non si blocca sul nascere dura per sempre. Perché è ossessione e possessione. E' il male e il bene insieme. A te, questo, non spaventerebbe, se ne avessi chiaro ogni singolo meccanismo?”"-
Una cosa a "Il triangolo no, non l'avevo considerato".
No threesome (damn).
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Rin Matsuoka, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Gli occhi di Haruka erano la cosa più pura. Per Rin, erano il male. Erano un qualcosa da negare, da cancellare, straziare, rendere offuscati, stanchi, affaticati.
A lui bastava che smettessero di essere così terribilmente suoi. Di Makoto.
Eppure anche lì, anche in quel momento, anche quando lo stringeva a sè con tutte le sue forze -certo di non potergli fare tanto più male di quanto meritasse-, guardare Haruka negli occhi significava vedere riflesso lo sguardo dolce di Makoto. Perché lo sapeva, ne era certo, il ragazzo che amava ormai non apparteneva più alle sue braccia.
E per questo ne odiava gli occhi, per questo avrebbe voluto rovinarne lo sguardo.
“Smettila, cazzo!”, sbottò Rin sganciandosi dalla stretta e prendendolo per le spalle, squotendolo. “Smettila di fissarmi così, come se avessi paura!”
“... Guarda che stai facendo tutto tu.”
Haruka non era mai stato un ragazzo con cui si poteva parlare. Non era in grado di aprirsi liberamente, di lasciarsi andare. Lui amava il silenzio, la tranquillità, l'acqua.
E Rin e Makoto sembrava si divertissero a distruggere quell'armonia che tentava di stabilire dentro di sè.
Posò lo sguardo su quello del rosso, senza mutare espressione e mostrare qualcosa che potesse rassicurarlo.
“Con lui...”, e si soffermò, “con Makoto, tu sei felice?” e abbassò il capo, sforzandosi di non serrare la presa sulle sue spalle o gliele avrebbe sgretolate.
Era felice? Non lo sapeva. Non se lo era neanche mai chiesto seriamente.
Forse.
Non era una possibilità da scartare, in fondo. E lui, che diritto aveva, dopo tutti quegli anni, di chiedergli una cosa simile? Che diritto aveva di rendere il tutto così tormentato?
Lo aveva lasciato. Lo aveva abbandonato. Era andato in Australia, dannazione!
E lui era rimasto così: solo, ferito, disorientato. Per un periodo, seppure breve, aveva odiato l'acqua. Per lei se ne era andato. Per diventare un fottuto nuotatore olimpico.
Sentiva il suo dolore passato risalirgli lungo l'esofago, scavargli nel cervello per uscire nuovamente dal luogo sicuro e inattaccabile in cui Haruka era riuscito a nasconderlo.
Strinse le mani a pugno, conficcandosi le unghie nei palmi, ma continuando a combattere contro sè stesso per non sputargli addosso tutto il suo risentimento.
“Sono felice. Molto”, puntualizzò assottigliando leggermente le palpebre nel pronunciare l'ultima parola, quasi a volerlo pugnalare. E si chiese come fosse possibile riuscire a concentrare così tanta frustrazione in una semplice frase.
Rin accusò il colpo, facendo scivolare le mani lungo le braccia di Haruka, con la sensazione che ogni tocco avesse una corrispondente scottatura sulle sue dita.
“Ti farei più felice di lui. Lo sai anche tu, sai cosa eravamo.”, sentenziò il rosso. E lui, sapeva cosa erano stati? Se ne era andato, pur di dimenticare. Pur di andare avanti, di smettere di avere così tanta paura. Poteva solo sperare che l'altro non gli rigirasse la domanda, perché no, non lo sapeva.
“Quando potevamo essere qualcosa, tu sei andato via. Non eravamo proprio nulla, io e te.”, e degluttì, “non abbiamo fatto in tempo”, concluse rivolgendo lo sguardò in un punto più lontano della schiena di Rin.
Lo detestava, con tutto sè stesso. Avrebbe voluto spingerlo via e andarsene, camminando velocemente e senza voltarsi. Voleva che vedendo la sua schiena allontanarsi il ragazzo che ora sembrava disperato e gli faceva domande sciocche, potesse realizzare quanto male gli avesse fatto. Avrebbe voluto. E invece stava lì.
“Lo ami?”
“Sì.”
“Mi ami?”
Haruka aveva provato a non amarlo. Con ogni forza che aveva in corpo. Aveva ordinato ad ogni cellula di smetterla, di lasciar andare quella sensazione di mancanza. Lo aveva fatto, Dio solo sapeva quanto voleva andare avanti. Ma poi, proprio quando era sicuro di esserci riuscito, succedeva qualcosa. Che fosse un ricordo improvviso e non desiderato, un sogno dove Rin tornava dall'Australia e se lo trovava davanti a casa sua, o più semplicemente che sentisse una canzone che all'epoca trasmettevano per radio e avevano canticchiato insieme.
Lo amava sopra ad ogni sua possibile supposizione -e quando ami qualcuno così, beh, sei fottuto. Quando parte all'improvviso, e nonostante le urla e i pianti fatti di nascosto e l'ormai indifferenza per ogni cosa, non ti arrendi a pensare “tornerà”. Quando non chiama per anni. Quando non sai se è vivo, se sta bene, se si ricorda ancora il tuo nome. Ecco. Quando, nonostante tutto questo, lui è ancora nella tua testa, allora non puoi fare altro che inchinarti davanti a te stesso per non essere impazzito.
Poi, le strade sono due: si può andare avanti e cercare in ogni modo un amore comparabile almeno alla lontana, o si aspetta.
Haruka, all'epoca, non aveva realmente deciso di aspettare, ma non aveva neanche cercato mai nulla. Eppure, con lui, c'era sempre Makoto. Era lui a consolarlo, anche quando si fingeva risoluto e imperturbabile. Era lui a fargli forza, a non lasciarlo scivolare sempre più giù, impedendogli di odiare l'acqua e facendogli capire che non era colpa di nessuno. Era solo stata una storia sbagliata, un amore sbagliato, un tempismo imperfetto.
Era lui, che lo aveva aiutato a comprendere che odiare Rin non sarebbe servito (“E' solo spaventato, Haru. Prima o poi tornerà da te, ma un amore così fa paura. Perché è uno di quelli che se non si blocca sul nascere dura per sempre. Perché è ossessione e possessione. E' il male e il bene insieme. A te, questo, non spaventerebbe, se ne avessi chiaro ogni singolo meccanismo?”).
Piano piano, si era sempre più avvicinato a quel ragazzo che gli sorrideva sempre, anche quando leggeva nel suo sguardo il riflesso di Rin. E aveva trovato il suo amore comparabile.
“Ti trovo insopportabile, quindi lasciami stare”
“Rispondimi. Mi ami?”, insistette il rosso avvicinandosi leggermente al volto di Haruka e avvertendo il sapore di menta che veniva dal suo alito.
“Devo vedermi con Makoto.”, disse spingendo con la mano sinistra sull'addome dell'altro, che di tutta risposta non si mosse. Diede più forza alla spinta. Nulla. Strinse istintivamente la stoffa della maglia fra le dita, tirando leggermente verso di sè. Aveva un bisogno fisico di accorciare le distanze e allo stesso tempo di correre via.
Sentì le braccia di Rin cingergli nuovamente le spalle, ma più dolcemente, invitandolo a lasciare che i loro corpi aderissero. E non si sottrasse -come avrebbe potuto?
“Makoto mi aspetta...”, ritentò senza convinzione.
“Andrai da lui, dopo.”, e affondò il volto tra i capelli corvini di Haruka.

_____

“Haru! Ho provato anche a chiarmarti ma non hai risposto, stai ben-”
“... Vado a fare un bagno.”
Non ricevette risposta, la sua attenzione era completamente rivolta al ragazzo dagli occhi rubino che lo fissavano come se fosse un insetto da schiacciare.
“Perché sei qui, Rin?”, sibillò Makoto.
“Che scortese a non farmi accomodare.”
“Dovrei? Ripeto: perché eri con Haru?”
“Era un'altra la domanda”, lo canzonò Rin. “L'ho solo accompagnato a casa.”
“Non puoi, non ancora, non adesso. Rin, no. Non puoi, dannazione!”
“Riprendo ciò che è mio, Mako-chan, te l'ho lasciato in affidamento anche per troppo tempo.”
Un po', il loro equilibrio si sgretolò.



Spazio autrice:
Cià! Aaallora, ho altre fan-fic da completare, lo so, manonimporta. Avevo un impellente bisogno di scrivere una HaruRin/HaruMako.
Non so mai che dire negli "spazi autrice", e infatti potrei anche non farli, però mi sembra più... Boh, carino?, scrivere qualcosa alla fine. Quindi, sopportate u_u"
Sono gradite recensioni, non serve pagine su pagine, basta anche una riga, ma giusto per sapere se è apprezzata o meno come storia, tutto qui :3
Ringrazio chi è riuscito a leggere fino a qui e mi scuso se ci sono errori che non sono riuscita a notare nonostante l'abbia riletta (e non serve a nulla rileggerla quando si ha sonno, lo so <_<").
Toh, alla fine qualcosa ho anche scritto.
Bene, ora chiudo. A voi la sentenza!

  
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