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Autore: Lady Joanne    15/08/2013    2 recensioni
Gin è una ragazza insicura, timida, eterna sognatrice.
Passa le sue giornate tra una biblioteca e l’altra e serate intere davanti a film strappalacrime con popcorn e nutella a farle compagnia, non desidera altro forse questo è il suo problema.
Ha poche amiche ma sincere che sono stufe di vederla in queste condizioni perché deve prendere in mano la sua vita e rendere i suoi sogni realtà.
Tutto questo fino a quando un giorno rinchiusa nella sua amata biblioteca trova una lettera, la prima di tante, che non ha nessun destinatario e nessun mittente.
Ogni giorno alla stessa ora troverà una nuova lettera di quel ragazzo misterioso che, a poco a poco, le aprirà gli occhi e il cuore.
Chi è il ragazzo misterioso? Cosa accadrà quando la coraggiosa Gin deciderà di rispondergli?
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Dietro le mura

 

Ginevra aveva il cuore che batteva così forte da avere paura che potesse uscirle fuori dal petto, la mano che l’aveva trattenuta le impediva ancora di parlare, solo quando la pregò di non urlare quando l’avesse liberata capì chi fosse e per poco non si afflosciò a terra.

-Ma sei per caso impazzita, volevi farmi venire un infarto?-

-Ti ho chiesto di non urlare, lo so scusa- disse la ragazza bionda

-Scusa? Si può sapere perché ti nascondi? Che ci fai qui?-

Era così arrabbiata con lei da volerla prendere a sberle solo per lo spavento che aveva preso.

-Quante domande. Ora non posso parlare, ti spiegherò un’altra volta-

-Eh no, signorinella dei miei stivali o parli ora o urlerò così forte che si sveglieranno anche le pietre-

Quella, di rimando, sbuffò, sapeva che quando Gin si metteva in testa una cosa nessuno la fermava.

-E va bene, ma non qui vieni con me!-

Salirono due rampe di scale e voltarono a destra entrando in una stanza, a differenza di tutte le altre del campus quella aveva un letto circolare al centro, di fronte c’era una scrivania abbastanza grande da occupare molto spazio situata proprio sotto la finestra, a sinistra un armadio in cui potevi perderci perché poteva essere un’altra stanza, e a destra c’era il bagno con la vasca idromassaggio incorporata. Nemmeno Lexie che era l’unica a non uscire se aveva anche un capello fuori posto era arrivata a tanto, ma Kate non la pensava così lei doveva distinguersi dalla massa.

-Kate mi spieghi cosa sta succedendo?-

La ragazza si distese comodamente sul letto mentre Gin attendeva in piedi battendo furiosamente il piede a terra, e quello era un segno di quanto stesse per esplodere.

-Stavo seguendo un ragazzo- rispose tranquillamente come se avesse appena annunciato che stava andando a comprare un gelato.

L’altra alzò il sopracciglio incredula.

-Non sapevo fossi diventata una stalker, sua grazia può illuminarmi chi era lo sfortunato?-

La bionda la incenerì con lo sguardo, ma non perse affatto il suo charme.

-E’ un ragazzo che mi piace, si chiama Andrew. E’ così carino, dovresti vederlo davvero e poi dovresti sentirlo, ogni parola che dice sembra una poesia-

Gin stava per scoppiare a ridere ma sapeva che la sua amica si sarebbe offesa e non avrebbe più parlato, non capiva come mai però lo stesse seguendo proprio lei che non si faceva mai nessuno scrupolo a dire in faccia cosa pensava.

Stava per chiederglielo quando la anticipò, il suo tono sognante si trasformò in un lamento.

-E non mi fila nemmeno di striscio- piagnucolò affranta gettandosi tra i cuscini.

Quello si che era un affronto per Kate che non aveva mai ricevuto un rifiuto in vita sua, ma come si diceva c’era sempre la prima volta.

-E quindi hai pensato bene di diventare una stalker-

-Cos’avrei dovuto fare? Devo capire se c’è un’altra, perché non c’è altra spiegazione- disse lei come se fosse ovvio.

Gin alzò gli occhi al cielo pensando ad un modo carino per dirle la verità.

-Kate ascoltami, sappiamo entrambe che sei una bella ragazza, intelligente e divertente ma se ti poni in questo modo nei confronti dei ragazzi, come se esistessi solo tu al mondo, non combinerai mai niente. Smettila di fare l’altezzosa e cambia atteggiamento, non stargli troppo addosso e fatti vedere per quella che sei veramente-

-Grazie Ginny- si buttò a peso morto su di lei facendola crollare e scoppiare a ridere.

Kate era sicuramente la più testarda ma bastava niente per farla cedere e lei ci riusciva sempre, era in quei momenti che capiva l’importanza della loro amicizia, perché se c’era una cosa che non avrebbe mai cambiato nella sua vita erano le quattro ragazze così diverse ma così unite.

 

Quando arrivò a cena trovò le altre ragazze già sedute al tavolo erano così impegnate a parlare di qualcosa da non accorgersi della sua presenza.

-Posso sapere anch’io di cosa state sparlando?-

Si sedette e attese che le spiegassero, quando si voltò vide Becca col viso rivolto verso il suo piatto intatto e capì che forse doveva riguardare lei.

-E’ accaduto il miracolo dell’anno, Paul ha parlato con Becca- annunciò Kate che se la rideva.

La notizia la colse così di sorpresa che le cadde la forchetta di mano facendo un rumore assordante.

-Cosa?- si rivolse verso la diretta interessata che era diventata rossa come un pomodoro.

-Beh si, insomma, mi ha solo chiesto di prestargli un libro però è la prima volta che mi ha rivolto la parola, è già qualcosa no?-

I suoi occhi erano così speranzosi che non se la sentì di far crollare i suoi sogni.

-Ma certo Becca, è un passo avanti- la rassicurò Gin

-Io credo che quel ragazzo abbia qualche rotella fuori posto, insomma ma c’è mai stato con una donna? L’ha mai vista una ...- sbottò Lexie che stava per cadere nel volgare ma la fermarono in tempo per non infierire nella povera Becca.

-Lexie! Un po’ di contegno- la richiamò Lena.

La ragazza alzò le mani in segno di resa e si scusò per la poca delicatezza.

-Ragazze io non ho molta fame, torno in camera-

Le altre la salutarono, non sapevano che altro dirle. Quando si allontanò del tutto si voltarono verso Lexie che con la cotoletta ancora in bocca quasi si strozzava.

-Quando hanno distribuito la delicatezza dove diavolo eri finita?- le urlò Kate.

-Insomma mi dispiace per Lena, e so che sono stata indelicata ma cerco di aprirle gli occhi. Ragazze è inutile che la riempite di bugie, Paul non si accorgerà mai di lei e non perché Becca ha qualcosa che non va ma è lui che non si accorgerà mai di una donna in vita sua. Secondo me lui è ..-

-Lexie!- la richiamò Ginevra, stava davvero esagerando ma cos’aveva quella sera il dente avvelenato?

-Ma che volete? Sono sincera va bene? Secondo me non ha le palle- sbottò esasperata da tutte quelle interruzioni.

-Così disse colei che invece ne ha avute fin troppe- si intromise l’unica persona che poteva permettersi di farlo senza che Lexie lo incenerisse.

-Alex, ma qual buon vento! Forse ti sei sentito chiamato in causa, sai com’è stiamo parlando di qualcosa che tu non hai-

Le altre sghignazzarono, sapevano che in ogni caso Lexie ne sarebbe uscita vittoriosa.

Il ragazzo non era per nulla impressionato o intimorito, anzi rideva perché in fondo adorava quegli scambi di battute.

-Beh puoi sempre accertarti da sola che io non le abbia-

-E’ una proposta indecente?- decise di stare al gioco e le altre non si stupirono perché Lexie l’aveva sempre ammesso che per una notte avrebbe fatto il sacrificio, ma niente storia seria peccato che erano così simili da attirarsi continuamente.

-Prendila come vuoi-

-Ok basta, andate a flirtare da un’altra parte qua c’è gente che vuole mangiare e non vomitare- disse Kate facendoli ridere.

-Scusate ma devo passare un attimo in biblioteca prima che chiuda-

Gin si allontanò lasciandoli ai loro discorsi, quei due sarebbero caduti nella loro trappola ne era certa ma sarebbe stata dura ammetterlo.

Accelerò il passo doveva assolutamente controllare se ci fosse qualche altra lettera.

Salutò Dorea che non si meravigliò di trovarla lì a quell’ora, almeno non avrebbe dovuto dare delle spiegazioni. Ricordava perfettamente dove aveva trovato la prima volta la lettera, tirò un sospiro di sollievo quando ne vide un’altra.

Non poteva crederci che avesse scritto ancora, forse non trovando la prima aveva capito che qualcuno l’avesse letta così da spingerlo a farlo ancora.

Non perse nemmeno un minuto si sedette e aprì il foglio, riconobbe la calligrafia e capì che era ancora lui.

 

Cara Giulietta

Spero che abbia trovato tu questa lettera, perché so per certo che anche l’altra l’abbia letta tu e se ancora non hai detto nulla, vuol dire che di te mi posso fidare.

Mi fa strano parlare ad un foglio ma è l’unico modo che conosco per comunicare, avrai capito che non sono affatto il tipo a cui piacciono le confidenze, non sono abituato a chiedere consiglio ad un amico anche se ne ho alcuni che non aspettano che sia io a chiederglielo e per questo che li posso considerare degli amici veri, fidati.

Non conosco il tuo nome, non so come sei fatta forse ci conosciamo ma dietro queste parole non sapremo mai le nostre identità.

Credo che mi posso fidare di te, ti ho confidato tanto la scorsa volta e l’hai tenuto per te. Come faccio a saperlo? Se avessi detto a qualcuno quelle cose sulla mia vita lo avrebbe saputo tutto il campus nel giro di mezz’ora.

Sei una persona discreta che sa mantenere un segreto, non sei una pettegola e questo mi piace, sei diversa dalle altre, ti chiederai come lo so ma ti posso dire che so riconoscere una persona.

Non c’è bisogno di un viso, di un corpo, o di una parola per capire com’è si è fatti, bastano anche i silenzi e quelli valgono più di mille parole non credi?

Ho ancora un milione di cose da dirti, ma alcune me le terrò per me, così da potertele dire man mano che passerà il tempo. E giuro che troverò sempre qualcosa da dirti, così almeno non te ne potrai andare finché non avrò finito di parlare.

 

Non la conosceva ma l’aveva capita benissimo, come ci riusciva?

Esisteva davvero un ragazzo nello spazio di quel campus capace di scrivere in quel modo e di farle battere il cuore solo con poche semplici parole?

Forse era pazza, e se l’avesse detto alle sue amiche gliel’avrebbero confermato, ma sentivo di volerlo conoscere, di doverlo conoscere, perché ne valeva la pena ne era sicura.

E se lei era l’unica che riusciva a far uscire qualcosa di buono da lui, l’avrebbe ascoltato ancora.

-Ginny stiamo per chiudere-

Dorea la distolse da quei pensieri, si incuriosì nel trovarla lì a terra ma non le chiese nulla.

Si sentiva davvero felice, non sapeva il motivo ma stava bene ed era molto tempo che non sorrideva.

La salutò e corse via, voleva solo buttarsi sul letto e fantasticare ancora un po’ su quel ragazzo misterioso.

Era così immersa nei suoi pensieri che quasi non si accorse di qualcuno che era uscito dal corridoio, andò a sbattere contro qualcosa e stava per cadere a terra ma una mano la tenne forte per la vita fermandola in tempo.

Aveva chiuso gli occhi sicura che sarebbe caduta ma quando li riaprì si trovo davanti l’ultima persona che credeva di poter incontrare.

Erano faccia a faccia, non si era mai soffermato a guardarlo ma adesso che erano così vicini notò i suoi occhi color ghiaccio che la fissavano intensamente e i suoi capelli neri ricadevano sulla fronte rendendolo ancora più intrigante.

Si riprese da quei pensieri assurdi, si trovava ancora tra le sue braccia con le mani ferme sul suo petto.

-Mark-

Si allontanò di scatto, imbarazzata poi guardò il disastro che aveva combinato e si abbassò per aiutarlo.

-Scusa davvero... io ero distratta...mi dispiace, che disastro ho combinato-

Lo vide sorridere, forse si stava divertendo ma al momento era troppo imbarazzata per risponderlo come doveva.

Si accorse di non averlo mai visto sorridere, era davvero bello senza quell’aria perenne da incazzato.

-Ehi non preoccuparti, sono solo fogli-

Non si erano mai rivolti la parola anche se spesso avevano pranzato insieme, e mai era stato così gentile con lei, però forse non poteva giudicarlo perché non lo conosceva affatto.

Lo aiutò a raccoglierli, quando alzò lo sguardo di nuovo su di lui vide che non era arrabbiato anzi era molto tranquillo.

-Non guardo mai dove metto i piedi, mi dispiace- tentò di giustificarsi.

Il ragazzo si mise a ridere ancora, ma la trovava buffa?

Ora si che l’avrebbe risposto ma lui la stupì ancora

-Lo so-

E quelle parole bastarono per farle capire che anche se lui era taciturno notava sempre tutto, e aveva notato anche lei.

-Stai bene?- le chiese divertito.

-Benissimo grazie, ora devo andare. Ciao Mark-

Se voleva ridere alle sue spalle aveva trovato pane per i suoi denti.

-Ciao Ginevra-

Ginevra.

Nessuno l’aveva mai chiamata così, anche se lei adorava quel nome.

Non gli mostrò quel turbamento ma continuò a camminare fino a quando sicura che non potesse più vederla si accasciò a terra con la mano sul cuore.

 

 

 

_______________________

Non posso dirvi quanto mi dispiace essere sparita per tutto questo tempo, ma ne avevo bisogno e non perché l’ispirazione mi mancava ma perché dovevo allontanarmi un po’ da efp respirare un po’ d’aria e tornare alla realtà, ormai scrivevo solo perché dovevo e non perché volevo.

Ci sono state persone nella mia vita che mi hanno fatto dimenticare cosa volesse dire tutto questo, ma ora sono tornata e una di queste mattine mi sono svegliata e ho capito cosa mi piaceva fare e non cosa volevano gli altri che io facessi.

 

Ginevra è tornata più confusa di prima ma ce ne saranno delle belle, come avete potuto già immaginare, sebbene la protagonista sia lei darò spazio anche alle altre perché le adoro e perché nella mia mente hanno un ruolo ben preciso.

 

Grazie per chi deciderà ancora di seguirmi

Buon ferragosto ragazze ^^

Lady J

 

 

 

   
 
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