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Autore: Alley    15/08/2013    10 recensioni
Quinta legge fondamentale della Starkologia: dissuadere Tony Stark richiede in media dodici ore, ottantacinque joule e dieci litri d’aria.
[pre Bruce/Darcy; Bruce&Tony]
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Darcy Lewis, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Tony, ti ho detto di no."
"Sì, ma non mi hai detto perché."
"Invece te l’ho detto: sei tu che non mi ascolti."
"Ripetimelo un’ultima volta."
Bruce comincia a sospettare che Tony stia provando a tirar fuori l’Altro - di nuovo. Se fosse un’altra persona ad ospitarlo non nutrirebbe un simile dubbio - chi desidererebbe un Hulk che si aggira per casa? – ma, dal momento che si tratta di Tony Stark - abbastanza masochista da correre il rischio di vedere la propria torre rasa al suolo e abbastanza ricco da poterla ricostruire in tempi nemmeno troppo lunghi - l’eventualità è tutt’altro che remota.
"Perché non ho bisogno di un assistente" ripete per l’ennesima volta e, per l’ennesima volta, Tony risponde con una scettica alzata di sopracciglia "Me la cavo benissimo da solo."
"Ed è perché te la cavi benissimo da solo che è la terza mattina consecutiva che ti trovo a russare in laboratorio?"
"Tony, Pepper ti trova a russare in laboratorio tutti i giorni."
"Tu hai un fabbisogno di sonno più alto del mio."
"Ah sì? E come fai a saperlo?"
Tony sfodera l’espressione da professore sconfortato costretto a dare delucidazioni elementari a studenti caproni - quella che tira fuori tutte le volte che parla di tecnologia con Steve - e allunga un braccio per afferrare la caffettiera al centro del tavolo.
"Hai presente le donne incinte?" gli chiede, riempiendosi la tazzina appena svuotata. Bruce è universalmente riconosciuto come il secondo miglior perito di Starkologia del pianeta - la prima, naturalmente, è Pepper - ma, stavolta, non riesce a capire dove il discorso di Tony voglia andare a parare.
"Non vedo il nesso."
"Le donne incinte" riprende Tony, ingurgitando un biscotto "Hanno bisogno di ingerire una quantità doppia di cibo, per assecondare le esigenze proprie e del bambino che portano in grembo."
"Tony" sbuffa Bruce, sfilandosi gli occhiali e massaggiandosi l’attaccatura del naso "Dimmi che non stai paragonando Hulk a un feto."
"No, sto paragonando te a una donna in gravidanza."
"Qual è la differenza?"
Tony rotea gli occhi al soffitto e beve il primo sorso della sesta tazza di caffè della mattinata. È una quantità esigua per i suoi standard - soli pochi giorni prima Bruce ne ha contate sedici - ma il fatto che sia in piedi solo da un quarto d’ora lo trasforma in un dato estremamente preoccupante.
"Non tergiversare, doc."
"Tony."
Questa volta Bruce utilizza il tono mite e conciliante a cui fa ricorso quando deve convincerlo che le sue idee non sono poi così geniali come paiono a lui - Tony gli dà ragione di rado, i fatti puntualmente.
"Il lavoro mi sta prendendo molto ultimamente, lo ammetto. Quella maledetta equazione mi sta dando più grattacapi del previsto e ho assolutamente bisogno di risolverla, per proseguire le ricerche. Preferisco perdere qualche ora di sonno piuttosto che arenarmi."
Tony divora altri due biscotti e si versa dell’altro caffè. Bruce è solito rimproverarlo per l’uso smodato che fa della bevanda, ma adesso una ramanzina non sarebbe la carta giusta per ingraziarselo.
"Ti prometto che, appena avrò superato questo scoglio, tornerò ai miei ritmi abituali."
Quinta legge fondamentale della Starkologia: dissuadere Tony Stark richiede in media dodici ore, ottantacinque joule e dieci litri d’aria. Dal momento che lui ha impiegato all’incirca trenta secondi, 0,6 joule e due millilitri d’aria, l’opera di convincimento è destinata a proseguire ancora per molto. Conscio di ciò, Bruce agguanta un'altra manciata di biscotti e attende le recriminazioni dell’amico, intento a sorseggiare il caffè appena versatosi.
"Come vuoi."
La mano di Bruce si blocca a pochi centimetri dal vassoio su cui sono stipati i pasticcini.
"Come hai detto?"
"Ho detto 'come vuoi'. Se ti piace sfiancarti, non sarò di certo io ad impedirtelo."
Terza legge fondamentale della Starkologia: l’unica cosa più temibile della petulanza di Tony Stark è la sua accondiscendenza.
"Bene" commenta Bruce, sforzandosi di ignorare il campanello d’allarme che suona nella sua testa "Allora torno in laboratorio."
"Almeno portati dietro un po’di caffè."
"Ehm…No, grazie" risponde Bruce in tono cordiale "Preferisco il latte."

***

Il mattino dopo, Bruce si premura di impostare la sveglia alle sei, in modo che non Tony non lo trovi di nuovo assopito in laboratorio e non riprenda le sue paternali. Purtroppo, non è un accorgimento sufficiente. La stanchezza accumulata in quei giorni di lavoro ininterrotto è tale che, quando il cellulare prende a trillare, Bruce non lo sente e continua a dormire. Stranamente, quando si reca in cucina - dopo esser stato ridestato dalle vigorose scrollate di Tony e dal suo ormai consueto "Alzati o ti verrà una scoliosi” - lui non gli muove alcuna obiezione, il che incrementa i sospetti che Bruce ha cominciato a nutrire il giorno precedente davanti all’arrendevolezza con cui le sue condizioni sono state accettate. I suddetti dubbi si trasformano in terribili certezze nel momento in cui Tony, qualche ora più tardi, lo ferma mentre s’accinge a tornare in laboratorio dopo pranzo.
"Ehm, Bruce."
Bruce s'arresta di botto e comincia a pregare che Tony abbia combinato qualcosa di almeno parzialmente riparabile.
"Sì, Tony?"
"In laboratorio troverai una piccola sorpresa."
Ottava legge fondamentale della Starkologia: le possibilità di gradire le sorprese di Tony Stark sono pari a quelle di convincere l’Altro a fare joya.
"E non si tratta dell’analizzatore di particelle che mi hai chiesto la settimana scorsa."

***

"Ma è una cosa fighissima! Come hai detto che si chiamano?"
"Ologrammi, signorina Lewis."
Bruce resta impettito sulla soglia ad osservare la giovane che gioca – non gli sovviene termine più appropriato per definire quello che sta facendo – con la proiezione tridimensionale della pianta di New York e che, contemporaneamente, conversa con Jarvis.
"E come si fa a creali?"
"La tecnica olografica si basa sul fenomeno dell'interferenza ottica. Desidera che gliela illustri?"
"Magari un altro giorno."
Bruce avanza di qualche passo e si schiarisce la voce per attirare la sua attenzione.
"Buongiorno."
La ragazza sobbalza e, quando si volta verso di lui, la sua faccia è quella di una bambina colta con le mani nella marmellata. È talmente buffa che Bruce deve convogliare tutte le proprie forze nel tentativo di non ridere.
"Dottor Banner!" esclama, con espressione colpevole "Buongiorno."
"Mi perdoni se l’ho interrotta…"
"Non mi ha interrotta" lo rassicura lei, le labbra stirate in un sorriso nervoso "Io stavo solo, ecco…"
Torna a dargli le spalle e comincia a schiacciare convulsamente i pulsanti della tastiera che ha davanti, nel disperato tentativo di far sparire gli ologrammi. Bruce si impone di nuovo di non ridere ed avanza fino ad affiancarla. Spinge un bottone e le proiezioni spariscono immediatamente.
"…familiarizzando con l’ambiente."
"Non ce n’è bisogno."
"Le assicuro che non stavo facendo nulla di male" dice in tono accorato "Non sono un hacker, non volevo violare il sistema di sicurezza né uccidere Jarvis…"
"Non volevo insinuare questo."
"...che poi, probabilmente, è la stessa cosa…"
"Sì, più o meno…"
"Stavo soltanto dando un’occhiata in giro. Non ho mai visto una cosa del genere" prosegue, allargando le braccia per indicare gli schermi di cui il laboratorio è colmo "L’oggetto più tecnologico che ho in casa è il mio iPod…O meglio, era il mio iPod, prima che i Men in black lo sequestrassero."
Bruce si domanda per quanto altro tempo la ragazza sarà capace di sproloquiare senza aver bisogno di prendere aria.
"A proposito, non potrebbe intercedere presso Coulson per farmelo restituire? Sa, avevo scaricato trenta canzoni…"
A quanto pare, ancora per molto.
"Signorina Lewis…"
"Jane ha riavuto il suo quaderno, a che scopo tenersi il mio iPod? Non contiene alcun codice criptato, né…Sì?"
Bruce reprime a stento un sospiro di sollievo.
"Lei è la stagista di Jane Foster, giusto?"
"Esatto" conferma la giovane, annuendo "Ma adesso è Jane è impegnata con delle ricerche in Messico e io ho bisogno di altri sei crediti prima della fine del semestre. Ho saputo dal signor Stark che lei cercava un assistente e…"
Bruce vorrebbe precisare che lui non cercava affatto un assistente, ma naturalmente non ne ha il tempo.
"Dottor Banner, la prego. Ho bisogno di quei crediti e non so in che altro modo ottenerli."
"Signorina Lewis" esordisce Bruce cauto, cercando il modo più delicato per liquidarla "Mi dispiace, ma c’è stato un equivoco. Io non ho bisogno di collaboratori."
La ragazza, benché delusa, non si perde d’animo.
"Le sue occhiaie dicono il contrario. E anche la sua scrivania."
Bruce si volta istintivamente verso quello che è stato il suo giaciglio negli ultimi tre giorni e deve ammettere – tra sé e sé, naturalmente – che non versa in ottime condizioni. Le scartoffie e l’attrezzatura da lavoro la sommergono a tal punto da nascondere il computer.
"Saprò rendermi utile, glielo garantisco."
"Sono sicuro che lo farebbe" replica Bruce accomodante "Il problema non è lei. Non le piacerebbe lavorare con me, mi creda."
Darcy assottiglia lo sguardo e sul suo volto appare un’espressione ancor più comica delle precedenti. Bruce deve mordicchiarsi il labbro inferiore per soffocare le risate.
"Per prima cosa, io non lavorerei con lei ma per lei. C’è una bella differenza" argomenta con convinzione "E poi, perché non dovrebbe piacermi?"
"Perché…"
Bruce si ferma a riflettere, alla ricerca di una motivazione persuasiva.
"Perché parlo da solo mentre lavoro."
"Jane parla con il suo pesce rosso" ribatte la ragazza, stringendosi nelle spalle "Prima di partire gli ha esposto il teorema di Gauss e le sue implicazioni."
"Applicazioni."
"E io parlo con il mio pc. E parlavo con il mio iPod, prima che..."
Undicesima legge fondamentale della Starkologia: è impossibile sabotare Tony Stark e le sue idee.
"Va bene."
La signorina Lewis si interrompe e le sue labbra si schiudono in uno quei sorrisi pieni ed entusiasti tipico dei bambini.
È un bel sorriso, uno di quei sorrisi incredibilmente contagiosi che si propagano alla velocità della luce, e Bruce, malgrado fosse occupato a programmare mentalmente l’assassinio di Tony fino ad un secondo prima, non può fare a meno di ricambiarlo.  

***

"L’hai detto!"
"No, non l’ho fatto!"
"E invece sì!"
"Tony, se l’avessi detto me lo sarei ricordato!"
Diciannovesima legge fondamentale della Starkologia: mai ingaggiare un duello verbale con Tony Stark. Pur avendo palesemente torto, riuscirà a battervi inducendovi alla resa per sfinimento.
"Bruce, eri seduto proprio lì quando hai detto 'Tony, sono stanco morto, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti o finirò per collassare'."
"a) ho detto l’esatto contrario e b) tu mi hai assecondato."
"Ti sbagli, doc" replica Tony e trangugia l’ottava tazza di caffé della mattinata "Ho finto di farlo e poi ho agito per il tuo be…Dove sono i pancake?"
"Non era necessario" ribatte Bruce, zuccherando il latte "E comunque, dovrebbero essere sulla seconda mensola della credenza."
Tony si alza e prende a rovistare nel mobile della cucina.
"Certo che era necessario" prorompe, spostando una scatola di cereali "Se non l’avessi fatto, avrei rovinato in un sol colpo la mia reputazione di filantropo e quella di migliore amico."
"Cosa ti fa credere che io ti voglia come migliore amico?"
A giudicare dal sorriso smagliante che Tony gli rivolge dopo aver chiuso le ante della credenza, il suo tentativo di apparire risentito non è andato a buon fine.
"Il fatto che il tuo alter ego verde mi adora."
"E tu come fai a saperlo?"
"Perché ha evitato che mi schiantassi al suolo" risponde Tony, addentando un pancake "E perché è impossibile non adorarmi."
Ventesima legge fondamentale della Starkologia: qualsiasi domanda tu ponga a Tony Stark, lui riuscirà sempre a trasformare la risposta in un pretesto per celebrarsi.

***

"Beh, direi che possiamo cominciare."
"No, dottore, non possiamo."
Darcy lo raggiunge davanti alla scrivania e comincia ad ammassare la miriade di fascicoli e fogli volanti in un angolo.
"Mancano due elementi essenziali."
"Ossia?" le domande, mentre lei continua ad accatastare le scartoffie.
"La prima è l’ordine. Il cervello di Jane è mille volte più produttivo quando attorno a lei non c’è il caos."
Darcy crea due pile sul bordo della scrivania, una per i quaderni e una per i manuali.
"I geni hanno bisogno di ordine. C’è già abbastanza confusione nella loro testa."
"E la seconda?"
In un istante, la scrivania è già sgombra e Bruce deve ammettere che riuscire ad individuare la tastiera è molto confortante.
"Il caffé. Senza, Jane non riesce nemmeno ad articolare un buongiorno decente."
"No!" grida, con molto più fiato del necessario, e il modo in cui Darcy sgrana gli occhi è l’ennesima istigazione alla risata.
"Io, ecco…L’ho già preso."
"Ok" risponde la giovane, annuendo, e lo fissa ancora per qualche secondo prima di tornare ad armeggiare con le ultime cianfrusaglie che occupano la scrivania.

***

Bruce passa l’intera giornata a calcolare, razionalizzare, scomporre, ipotizzare, ma niente, non ne viene a capo. Dopo nove ore di lavoro, l’incognita è ancora lì, irrisolta, e il suo cervello minaccia di esplodete da un momento all’altro.
"Dottore?"
Bruce stacca lo sguardo dal foglio e lo sposta su Darcy, intenta a sistemare gli schedari che lui le ha chiesto di ordinare.
"Non crede che sarebbe meglio interrompere?"
"Vada pure, signorina Lewis. Io continuo ancora per un po’."
L’occhiata che Darcy gli rivolge è intrisa di scetticismo.
"Nel linguaggio di Jane, 'ancora un po’' corrisponde ad un arco di tempo che va dalle quattro alle cinque ore. Nel suo?"
"Non più di tre."
Darcy scuote la testa con disappunto e incrocia le braccia.
"Voi scienziati siete tutti uguali. Pensate che un quoziente intellettivo spropositatamente alto possa reprimere i bisogni fisiologici."
Bruce non dispone della forza necessaria per ribattere. Il pizzico di energia che persiste nel suo organismo è troppo impegnato a sostenere le palpebre per formulare una replica. È talmente stanco da non accorgersi che Darcy ha lasciato la sua postazione e, adesso, è in piedi accanto a lui. La sua espressione è terribilmente simile a quella che campeggia sul volto di Pepper quasi tutte le mattine.
"Vada a dormire, dottor Banner. Ho trascinato Jane a letto più di una volta, ma non sono sicura di riuscire a fare lo stesso con lei."

***

"Ce n’è ancora?"
"No, l’ho finito. Ne volevi?"
"No. Semplicemente, monitoro la quantità di caffè che bevi ogni mattina."
"Perché? È un’indagine del tipo 'Quanta caffeina occorre ingerire per diventare un genio?'"
Ventinovesima legge fondamentale della Starkologia: Tony Stark riuscirebbe a vedere un implicito encomio a se stesso persino nelle previsioni del tempo.
"Veramente, è un’indagine del tipo 'Quanta caffeina può ingerire l’organismo prima che il sistema nervoso crolli'."
Per tutta risposta, Tony tira fuori dalla credenza un’altra cialda.
"Che mi dici della Lewis? Come l’hai trovata?"
Bruce si versa del latte e infilza una frittella.
"Efficiente."
"In effetti, il fatto che sia arrivata un’ora fa lo lasciava presumere."
"Cosa?!"
Bruce lascia cadere la forchetta nel piattino e per poco non rovescia il latte sul tavolo.
"È qui da un’ora e tu non mi hai svegliato?"
"Me l’ha proibito" risponde Tony con un’alzata di spalle "Ha detto che avrebbe aspettato in laboratorio."
Bruce molla la colazione e scappa via.

***

"Signorina Lewis."
Darcy è seduta al suo posto, gli occhi puntati sulla miriade di calcoli scarabocchiati da Bruce nei giorni precedenti.
"Buongiorno, dottore" lo saluta, liberando la sua sedia "Ha dormito bene?"
"Mi spiace averla fatta attendere."
"Non si preoccupi. Ha recuperato parte del sonno arretrato, riuscirà a ragionare meglio."
Bruce lancia un’occhiata sconfortata al blocchetto e ingoia un sospiro.
"Me lo auguro."
"Ne sono sicura. Il suo brillante e perfettamente riposato encefalo non avrà alcuna difficoltà a…cos’è che deve fare?"
"Dovrei calcolare l’oscillazione dell’onda stazionaria che consenta al campo elettromagnetico di registrare un incremento tale da permettere all’energia radiale di…"
"Ehm, dottore, si ricordi che sta parlando con una laureanda in scienze politiche."
"Devo scoprire il valore di quest’incognita" sintetizza Bruce, indicando la 'x' cerchiata di rosso al centro del foglio, e Darcy storce le labbra.
"È dai tempi del liceo che mi chiedo perché le incognite non abbiano diritto alla privacy…"
Evidentemente a quest’incognita sta particolarmente a cuore la propria intimità, perché trascorrono altri tre giorni e Bruce non riesce a svelarne il valore.

***

"Basta, ci rinuncio."
Bruce sente le tempie pulsare dolorosamente e gli occhi bruciare. Ha trascorso l’ennesima giornata a riflettere, calcolare, ipotizzare e razionalizzare, ma non è servito a niente.
"Quest’equazione è irrisolvibile."
Darcy distoglie lo sguardo dallo schermo del proprio portatile e lo posa su di lui.
"Dottor Banner, quell’equazione può essere irrisolvibile per me, non per lei."
"Si sbaglia" replica Bruce frustrato "Sono quasi dieci giorni che ci sbatto la testa senza ottenere nulla."
"Beh, ce la sbatta ancora" risponde Darcy risoluta "Ha fatto il culo a un dio psicopatico e megalomane, non può arrendersi davanti a un innocuo mucchietto di numeri e lettere."
"Come ha detto?"
"Ho detto che non può arrendersi davanti a…"
"No, non quello. Prima."
"Ce la sbatta ancora?"
"No, dopo."
Darcy assottiglia lo sguardo, pensosa.
"La parte sul dio psicopatico e megalomane?"
"Esatto" conferma Bruce "Come fa a saperlo?"
"Thor adora raccontare del modo in cui 'il gigante verde perito di scienza ha valorosamente fronteggiato il suo sciagurato fratello, ponendo fine al suo delirio venefico'" risponde Darcy, gonfiando la voce per imitare il tono imperioso e solenne del dio del tuono "Narra le sue gesta a me e a Jane tutte le sere."
"A mò di storia della buonanotte?"
"Più o meno. Si potrebbe considerarla una versione moderna e parecchio rivisitata dello stereotipo fiabesco del principe che ammazza il drago."
"Dice? A me Hulk non sembra affatto un principe…"
"Infatti non lo è. I principi sono noiosi, Hulk spacca."
Bruce ride e si stupisce nel sentirsi improvvisamente più leggero.
"Che ne dice di riprendere?"
"Mi sembra un’ottima idea."

***

Bruce non può fare a meno si sgranare gli occhi quando scopre che mancano pochi minuti alla mezzanotte.
"È tardissimo!" esclama incredulo "Mi perdoni, signorina Lewis, non mi ero reso conto de…"
Quando Bruce si volta verso la postazione di Darcy si interrompe di botto. La giovane ha il capo adagiato sulla tastiera e gli occhi chiusi. Gli occhiali da vista le sono scivolati sulla punta del naso.
Bruce, divorato dai sensi di colpa, si alza senza far rumore e corre in camera sua. Quando torna, adagia sulle spalle della ragazza una coperta e le sfila delicatamente gli occhiali.
Darcy biascica un verso inarticolato e Bruce sente qualcosa di caldo accoccolarsi tra le pareti del suo stomaco.

***

"Tony?"
"Sì?"
La quantità di zucchero che Tony versa nella settima tazza di caffé della mattina risulterebbe letale per un diabetico.
"Potrei chiederti un favore?"
"Anche due, doc" risponde Tony, portandosi la tazzina alle labbra "Se si tratta dell’analizzatore di particelle, però, sappi che non è ancora…"
"No, non è quello. Avrei bisogno del numero di Coulson."
"Il numero di Coulson? – ripete Tony, ingollando il caffé in un secondo "Pensi davvero che nella mia rubrica figuri la voce 'Agente'?"
"No, ma penso che in quella di Pepper figuri la voce 'Phil'."
"E da cosa trai questa convinzione, dottore?" domanda Tony, la voce stridula e il volto improvvisamente paonazzo.
Tredicesima legge fondamentale della Starkologia: il modo più veloce ed efficiente per procurare una crisi isterica a Tony Stark è inserire i termini 'Pepper' e 'Phil' nella stessa frase.
"Tony, per favore, ho bisogno di parlargli."
"Sono sicuro che Pepper non abbia il suo numero."
"Chiederglielo non ti costa nulla" insiste Bruce, adocchiando la caffettiera "Ce n’è ancora?"
"Sì. Sono ben lungi dal battere il mio record."
"Non te l’ho chiesto per questo. Devo portarne una tazza alla signorina Lewis."
"È già qui?" domanda Tony stupito "Non l’ho vista entrare."
Ottava legge fondamentale della Starkologia: se una donna dorme nella vostra stessa stanza, l’unico modo per evitare le frecciatine di Tony Stark è nasconderglielo - a meno che la donna in questione non sia vostra madre.
"Eri ancora in camera tua quando è arrivata."

***

Quando Bruce torna in laboratorio, Darcy sta sbadigliando e stiracchiando le braccia verso l’alto.
"Buongiorno" la saluta, poggiando la tazza fumante di fronte a lei. La giovane si strofina gli occhi e sbadiglia di nuovo.
"Buongio…Oddio!" esclama, dopo essersi guardata attorno "Mi sono addormentata!"
"Non importa" la rassicura Bruce, sedendosi al proprio posto "È colpa mia, ho perso la cognizione del tempo. Avrebbe dovuto farmi notare l’ora e chiedermi di andar via."
"Assolutamente no" replica Darcy, la voce ancora impastata di sonno "Avevo una marea di cose da battere al computer, tra i suoi appunti e le pagine del testo che mi ha chiesto di trascrivere. Credo mi manchi ancora qualcosa."
Bruce pensa con ammirazione che a Darcy Lewis non manchino di certo volontà e voglia di fare.
"Continuerà dopo. Adesso beva il suo caffé."
"E lei? Il caffé è più buono se preso in compagnia."
Bruce fa per rifilarle la solita scusa, ma qualcosa lo trattiene.
"Ho smesso di prendere caffé cinque anni fa" confessa e la nota amara nella sua voce fa increspare la fronte di Darcy "Il giorno in cui l’Altro ha raso al suolo l’appartamento in cui soggiornavo dopo che ne avevo bevuto una tazza."
"Beh, è risaputo che il caffé rende nervosi" replica Darcy ed è talmente convinto e genuino il modo in cui lo dice che Bruce non può fare a meno di sorridere "Non fa quest’effetto soltanto su di lei."
"Tutti distruggono la propria casa dopo aver bevuto caffé?"
"Lo scorso Capodanno ho incendiato la mia con un Bengala, e non avevo bevuto caffé. E nemmeno alcolici."
Questa volta, Bruce proprio non riesce a trattenersi e scoppia in una risata piena e fragorosa.  
"Ehi, guardi che la sto ancora ristrutturando!" protesta la giovane, ma non c’è traccia di sdegno nella sua voce.
"Mi perdoni, non volevo canzonarla."
"Si figuri" risponde lei con un sorriso "Mi piace divertire la gente. Divertirla e aiutarla. Sono le uniche cose che so fare, tra l’altro."
"Beh, sa farle incredibilmente bene."
"Grazie" mormora Darcy e a Bruce pare di scorgere un leggero rossore sulle sue guance.
"Potrei dare un’occhiata agli appunti che ha trascritto, mentre beve il suo caffé?"
"Naturalmente."
Bruce si avvicina al portatile ancora acceso e scorre il documento su cui Darcy ha riportato le sue annotazioni.
"Non so come abbia fatto ad interpretare la mia calligrafia."
"Perché non ha mai visto quella di Jane. Decifrare dei geroglifici è una passeggiata, a confronto."
L’attenzione di Bruce viene catturata da una “T” posizionata al termine dell’equazione che, ne è sicuro, non c’era mai stata prima. Ha trascorso talmente tanto tempo a contemplare quella serie di numeri e lettere da impararla a memoria.
"Signorina Lewis?"
"Sì?"
"Può venire un secondo?"
Darcy, la tazza ancora stretta tra le mani, lo affianca e si china sullo schermo.
"È sicura che questa lettera…?"
Un lampo improvviso attraversa la mente di Bruce e stronca le sue parole.
"Dottore, si sente bene?"
"Da dove l’ha presa?"
"Cosa?"
"L’equazione. L’ha copiata dai miei appunti?"
"No" risponde Darcy e Bruce quasi sviene quando gli mostra la pagina del manuale da cui l’ha tratta.
"Non ci posso credere" sussurra e deve compiere uno sforzo enorme per non prendersi a schiaffi "La formula su cui ho lavorato era errata. L’ho copiata male."
"Tipico" commenta Darcy con una scrollata di spalle "Io al liceo sbagliavo sempre a copiare l’intestazione degli esercizi. Sono convinta che sia stato questo il motivo di tutti i miei quattro in matematica."

***

"Visto? Quante volte ti ho ripetuto di andare dall’oculista?"
Ventottesima legge fondamentale della Starkologia: se c’è un merito che non gli appartiene, Tony Stark se lo attribuirà sicuramente.
"Zero."
Tony ignora la sua risposta e butta giù la tazzina di caffé numero dieci.
"Ho due buone notizie per te."
Terza legge fondamentale della Starkologia: quelle che Tony Stark reputa 'buone notizie' sono, il più delle volte, calamità per la restante parte della popolazione mondiale.
"Dimmi."
"La prima è che ti ho procurato il numero di Coulson."
"E da dove l’hai preso?"
"L’ho trovato sull’elenco telefonico."
Ventisettesima legge fondamentale della Starkologia: Tony Stark sarebbe disposto a qualsiasi cosa, pur di non ammettere d’avere avuto torto.
"La seconda è che l’analizzatore di particelle è pronto."
"Fantastico" commenta Bruce entusiasta "Proprio al momento giusto. Adesso che ho risolto i grattacapi teorici, posso passare alla parte pratica. Quando l’hanno consegnato?"
"Non l’hanno consegnato, doc. L’ho costruito io."
La mano di Bruce, tesa verso il vassoio di pancake a centrotavola, s’arresta a mezz’aria, e il suo sguardo, incredulo, saetta in direzione di Tony.
"L’hai costruito tu?"
"Sì, l’ho costruito io."
"Non avresti dovuto" lo rimprovera Bruce, imbarazzato "Pensavo che l’avresti acquistato o ordinato o…Ci avrai messo un secolo."
"Un mese. Ma solo perché Jarvis ha commesso un errore nella progettazione, altrimenti mi sarebbe bastata una settimana."
Bruce sente di nuovo quel grumo di calore colmargli lo stomaco e se resiste alla tentazione di alzarsi e gettare a Tony le braccia al collo è solo perché sa che la cosa lo metterebbe terribilmente a disagio.
Nona legge fondamentale della Starkologia: niente destabilizza Tony Stark più di una manifestazione d’affetto esplicita.
"Grazie."
"Figurati. Considerando che ho costruito un motore a sei anni e un telescopio a sette, non è stato poi così difficile."
"Non solo per quello."
"Per il numero?"
"Per avermi accolto e accettato e per tutto quello che stai facendo. Per me significa tanto."
Corollario della nona legge fondamentale della Starkologia: non solo lo destabilizzano, ma sono anche l’unica cosa a lasciarlo senza parole.

***

"Buongiorno, agente Coulson, sono il dottor Banner. Mi perdoni se la disturbo, ma dovrei chiederle un favore."  

***

Darcy sta raccogliendo le sue cose quando Bruce arriva in laboratorio, un sorriso sfavillante stampato sul viso e le braccia nascoste dietro la schiena.
"Credo d’aver preso tutto" dice, dando un’ultima occhiata alla scrivania. Bruce avanza fino ad affiancarla.
"No" la contraddice e Darcy si volta a guardarlo "Ha dimenticato questo."
Bruce darebbe qualsiasi cosa per fotografare la faccia di Darcy in quel momento. È il ritratto della felicità, è la gioia pura ed incontenibile di una bambina che trova sotto l’albero il regalo tanto agognato. È bellissima e Bruce non vuole che vada via.
È sul punto di chiederle di restare quando Darcy compie un passo in avanti, si sporge verso di lui e lo abbraccia – o meglio lo stritola, con una forza che nemmeno Hulk riuscirebbe ad eguagliare.
"Grazie" gli bisbiglia all’orecchio e Bruce vorrebbe ricambiare la stretta, ma riesce soltanto a poggiarle le mani sulla schiena e a borbottare un 'prego' impacciato.
"Signorina Lewis…È sicura di non aver bisogno di altri crediti? Perché a me servirebbe ancora una collaboratrice."
Quando Darcy si allontana, un sorriso entusiasta le illumina il volto.
"Beh, con i crediti sono a posto, ma le attività extra sono un’ottima credenziale, quindi…"
"…quindi accetta?"
"Ho due condizioni" premettere e, a giudicare dal tono, non pare intenzionata a fare concessioni.
"Vediamo cosa si può fare."
È quello che dice, ma in realtà pensa che sarebbe disposto ad accettare qualsiasi vincolo pur di trattenerla.
"Voglio che beva il caffé con me ogni mattina e…" prosegue, ignorando il suo accenno di protesta "…che mi chiami semplicemente Darcy. 'Signorina Lewis' mi ricorda troppo il mio professore di matematica quando mi chiamava alla lavagna."

***

"Bruce."
"Sì, Tony?"
"Che ci fa qui la Lewis? Ieri non era il suo ultimo giorno?"
"Le ho chiesto di prorogare l’impegno per qualche settimana" risponde Bruce, versando del caffé in due tazzine e riponendole su un piccolo vassoio. Dovrebbe chiedere a Tony se il laboratorio è assicurato…
"In questi giorni, la sua assistenza è stata molto preziosa. Mi duole ammetterlo, ma avevi ragione."
"Naturalmente" replica Tony compiaciuto "Prima legge fondamentale della Starkologia: Tony Stark ha sempre ragione."











Note
In fase di progettazione questa storia era soltanto una Bruce/Darcy, ma poi Tony ci si è infilato di prepotenza (come fa in tutte le mie storie) e io gli ho permesso molto volentieri di farlo, perchè Science Bros are love *fangirlizza* Non sono solita cimentarmi (come autrice) con pairing che non rientrino nelle mie OTP, ma la Bruce/Darcy mi frullava in testa da un po' (ed è stata un'ottimo pretesto per scrivere qualcosa su Darcy, per la quale nutro un amore sempre più smisurato) e ho deciso di provare a raccontarla ma resto dell'idea che Bruce dovrebbe sposare Natasha *sedatela*
Ne è venuta fuori una storia estremamente semplice, forse addirittura banale, ma che spero possiate apprezzare *cuore*
Qualche piccola annotazione:
- Per chi, come me, fosse ignorante in fisica, il joule è l'unità di misura dell'energia. "Ci si può fare un'idea di quanto valga un joule considerando che è circa pari al lavoro richiesto per sollevare una massa di 102 g (una piccola mela) per un metro" (Wikipedia dixit)
- A causa della suddetta ignoranza, non avevo idea di quale difficoltà inventirmi riguardo agli studi di Bruce. Non sapendo che cosa potesse mettere in crisi uno scienziato brillante come lui, sono ricorsa ad un espediente molto classico ispirato ai miei trascorsi di liceale: ho perso il conto delle volte in cui ho sbagliato a copiare l'intestazione degli esercizi e ci ho sbattuto inutilmente la testa per ore (che poi non riuscissi a svolgerli nemmeno quando l'intestazione era corretta, questo è un altro paio di maniche). Le sviste possono capitare a tutti, anche ai geni *annuisce convinta*
- Le speculazioni scientifiche di Bruce sono inventate di sana pianta
*si defila*
  
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