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Autore: poetzproblem    15/08/2013    1 recensioni
Non è un lieto fine. Non ci si avvicina nemmeno. Ambientato dopo l'episodio 3x16. Un possibile futuro per Rachel Berry.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finn Hudson, Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Finn/Rachel, Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note del traduttore: potete trovare l'originale qui, oppure qui.

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Note dell'autore: dovevo scriverlo. Non fa parte della serie Don't Blink.

Disclaimer: non possiedo Glee, perché se fosse mio…già, Rachel Berry. Credo basti.

 

Just An Ending

by poetzproblem

 

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 Non è un lieto fine.

Non ci si avvicina nemmeno.

Rachel Hudson lavora in un ristorante a New York, servendo ai tavoli, mentre suo marito guida un taxi e di tanto in tanto si presenta ad audizioni per ruoli sul palcoscenico e sul piccolo schermo. Ha recitato in alcuni spot pubblicitari e ha avuto una piccola parte come cadavere in un telefilm poliziesco, ma la maggior parte delle volte viene scartato—gli dicono di perdere qualche chilo, o che è troppo alto, o troppo goffo, o che non esprime bene le proprie emozioni.

Rachel gli dice sempre che quelle persone si sbagliano e che lui è perfetto così com'è—deve solo continuare a tentare di sfondare. Sa che accadrà. Così lei gli stira le camicie e prova le battute con lui, evidenzia sul giornale tutte le audizioni e si assicura che si presenti puntuale. Si assicura che si svegli per tempo, che arrivi al lavoro in tempo, che abbia denaro nel portafoglio, che le sue tasse vengano pagate…

Rachel Hudson non ce la fa a sfondare a Broadway. Siede in dozzine di stanze con centinaia di ragazze—belle e talentuose e disponibili a fare i compromessi giusti per andare avanti—ma stare seduta in queste stanze e cantare ai muri non paga i conti e qualcuno deve pur farlo. Rachel impara ad essere realista—gli è stato insegnato con parole taglienti e disinvolti rifiuti e tanti 'tesoro, non sei quella che stiamo cercando'. Rimpiange di non aver fatto quell'operazione di plastica al naso quando era al liceo, quando i suoi padri l'avrebbero pagata. Ora non può permettersela. Finn era solito dire che era perfetta così com'è. Ora chiede solo che c'è per cena.

Chiede dov'è il suo portafoglio, chiede se il bucato è stato fatto, chiede che gli chiami il dentista perché gli fa male un dente, chiede che gli vada a comprare una birra…

Rachel Hudson smette con le audizioni quando rimane incinta. È felice, così felice—piange in continuazione, ma è solo colpa degli ormoni. Desidera di essere stata più gentile con Quinn Fabray al liceo. La gravidanza è dura. La maternità è difficile—ed è ancora più difficile quando suo marito si prende il ruolo del genitore divertente e lascia lei a la parte della mamma severa—ma ama suo figlio. È un Finn in miniatura. Ama suo marito e la loro perfetta, piccola famiglia, ma certi giorni prendersi cura di loro la lascia così esausta che vuole solo piangere.

I conti si accumulano. Lei prepara la cena e pulisce la cucina, poi si versa un bicchiere di vino e si addormenta su una sedia guardando una copia consumata di Funny Girl. Sogna il suo secondo anno di liceo. Sogna le Provinciali, sogna di tirare giù il teatro cantando, sogna di Don't Rain On My Parade, di promesse e di potenziale…

Rachel Hudson finalmente vede suo marito sullo schermo in un ruolo da protagonista. Sfortunatamente per lei, è un video su YouTube di un rapporto illecito con una donna bionda sui sedili posteriori del suo taxi. La donna le ricorda Quinn Fabray, ma non lo è, perché Quinn è a Los Angeles a vivere il proprio sogno mentre l'ultimo sogno di Rachel – quello per cui ha sacrificato tutti gli altri – esala l'ultimo respiro.

Finn viene licenziato dal lavoro e lui piange, implora e promette che non lo farà mai più. Implora perdono. Implora compassione, comprensione, assoluzione, una seconda possibilità (una terza, una quarta, una quinta…)

Rachel Hudson fa un sorriso falso e si riprende il proprio marito. Ora è tutto quello che ha, e che cos'è lei senza di lui? Prepara la cena, pulisce la cucina e manda suo marito a comprarsi la birra da solo, dà il bacio della buonanotte al suo bambino e preme 'play' per guardare la sua copia consunta di Funny Girl. Si versa un bicchiere di vino, prende un paio di pillole per calmarsi, e si addormenta sulla sedia. È così esausta.

Quinn Fabray non piange durante il funerale di Rachel Hudson.

Non può. Rachel Hudson è un'estranea per lei—un guscio vuoto che assomigliava ad una ragazza che un tempo aveva ammirato, forse perfino amato. Rachel Hudson era schiacciata dalla vita; la sua autostima e la sua felicità erano così distorte e legate a suo marito e ai sogni di lui da costringerla a smettere di seguire i propri.

Quinn Fabray lancia un'occhiata tagliente a Finn Hudson, ma lo lascia a dolersi in pace. È un ragazzino sperduto—lo è sempre stato e sempre lo sarà. Sorride con gentilezza al figlio di Rachel, gli dice quanto è bello, gli sussurra di non rinunciare mai ai suoi sogni e che la sua mamma ora lo sta guardando dal cielo. Non importa che Rachel fosse ebrea.

Quinn ha pianto le proprie lacrime a diciotto anni—quando Rachel Berry ha smesso di esistere in questo mondo. Accarezza con affetto il freddo monumento di granito prima di andarsene per la propria strada. Le stelle sono meno luminose questa notte.

Non è un lieto fine.

È solo una fine.

 

  
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