15/08/2013
6 recensioniUna dedica speciale ad Aika, perché questo (e quello che seguirà) è tutta colpa sua.
Sentitevi liberi di venirmi a rompere le scatole in pagina ♥
Meaningless.
«Scendi da lì.»
In realtà, non sai perché dovrebbe farlo. Hai calcolato con precisione la larghezza del muretto e anche la sua altezza rispetto all’asfalto della strada e sai che Nagisa è perfettamente al sicuro là sopra. Il perché si ostini a camminarci e a fingere di essere in precario equilibrio, rimane un mistero.
«Non credo che lo farò» ribatte infatti e tu sollevi lo sguardo su di lui appena in tempo per scorgere le sue labbra piegarsi morbidamente all’insù. Tecnicamente, Nagisa sorride sempre, quindi adesso sta semplicemente sorridendo un po’ in più del solito. In quel modo che ti fa incastrare il respiro e ti costringe a schiariti la gola per liberarlo. «Non trovi che sia emozionante guardare le cose da un’altra prospettiva?» Domanda dopo qualche attimo di rilassato silenzio.
Non hai davvero idea di che prospettiva parli lui – così come non hai idea della maggior parte delle cose di cui blatera quotidianamente – ma Nagisa non è un grande appassionato delle risposte in generale, così non ha affatto bisogno che tu esponga il tuo punto di vista, per subissarti con il proprio.
Le parole lasciano la sua bocca come un torrente in piena, così tu sorridi esasperato e scuoti lievemente la testa: sai che non è maleducazione la sua, ma solo genuino entusiasmo e costante esaltazione. È talmente il tuo opposto, che la sensazione che in qualche modo vi completiate ti lascia quasi senza fiato, quando la realizzi.
«…e quindi, perché no? Se cammini per strada ti perdi gran parte delle cose che puoi vedere stando in piedi qui sopra. Ad esempio, lo sai che…»
Che senso ha fargli notare che quel muretto è alto poco più di cinquanta centimetri e che è fortemente improbabile che riesca a scorgere più cose di te? La sua testa è appena un palmo sopra la tua, la differenza non è così sostanziale, ma il sorriso solare di Nagisa ti causa le vertigini e per un attimo devi ricordarti che non sei tu quello sollevato da terra.
«Vero?»
Sbatti un paio di volte le palpebre, come risvegliandoti da un bel sogno, e volti il viso verso di lui. I suoi occhi sono luminosi ed espressivi e ti scrutano come alla ricerca di chissà quale verità inequivocabile. Il suo sguardo ti colora le guance, ma lui sembra non essersene accorto e tu sei bravo a dissimularlo, fingendo di sistemarti gli occhiali sul naso .
«Mmh, cosa?»
Lo osservi incrociare le braccia dietro la schiena e far schioccare la lingua, prima di rivolgerti un sorriso furbo di sottecchi. «Ti stavi perdendo in uno dei tuoi calcoli, non è così?»
Sgrani lievemente gli occhi. Come glielo spieghi che lui fa saltare qualsiasi schema la tua mente ti proponga? O che vicino a lui le formule matematiche perdono di consistenza e senso logico? O che quel sorriso che ti rivolge ti svuota la testa e brucia i neuroni?
«Ummh, sì, già. Perdonami se mi sono distratto.»
Non glielo spieghi. Non per ora, almeno.