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Autore: francar2225    16/08/2013    1 recensioni
....Siamo vampiri. Non possiamo procreare. Questo è un dato di fatto.
E in tutti questi anni di matrimonio, l’idea di non poter costruire una vera famiglia è stata un’ombra che ha veleggiato imponente tra di noi offuscando la nostra immensa felicità.
Ma ci siamo adattati. O almeno così credevo.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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UNA FAMIGLIA VERA

 

1.     DAMON

“No, no, no!”
I miei occhi fiammeggiano, ma Elena sostiene il mio sguardo senza la minima esitazione. Chiunque con un po’ di sale in zucca sarebbe terrorizzato dalla  mia espressione. Ma lei non ha sale in zucca.
Altrimenti non si sarebbe innamorata di me.
Altrimenti non mi sarei innamorato di lei.
“Per favore, Damon. Almeno pensaci.”
“Elena... NO.”
“Damon…”
Sospiro.  Da quando ha visto quella bambina piccolissima, in ospedale, senza più nessun parente in vita, qualcosa è scattato dentro di lei.
 Istinto materno?
Forse.
Consapevolezza che non potrà mai avere figli, né io potrò mai dargliene?
Forse.
Siamo vampiri. Non possiamo procreare. Questo è un dato di fatto.
E in tutti questi anni di matrimonio, l’idea di non poter costruire una vera famiglia è stata un’ombra che ha veleggiato imponente tra di noi offuscando la nostra immensa felicità.
Ma ci siamo adattati. O almeno così credevo.
Avrei dovuto saperlo che prima o poi la situazione ci sarebbe sfuggita di mano.
Elena mi guarda supplichevole: “Almeno vieni con me in ospedale. Solo una volta.”
“Non insistere. La mia risposta è no.”
Vederla così determinata mi fa infuriare. Cosa crede di fare?
Crede che in questo modo potremo dimenticare quello che siamo?
Sono un vampiro da un tempo infinito. So che non c’è modo di dimenticare. Saremo costretti a fare i conti con la nostra natura per l’eternità.
“Possibile che non senti il bisogno di allargare la famiglia?”
“Elena, sei tu la mia famiglia. Non ho bisogno d’altro.”
Non è vero. Sto mentendo. Vorrei essere umano per poter concepire un figlio con lei. Vorrei che fosse la madre di un bambino mio, vorrei poterla coccolare durante la gravidanza, mentre il pancione cresce e il suo umore peggiora. Vorrei accompagnarla alle visite e sentire il cuoricino di mio figlio che batte dentro di lei….
Non voglio un surrogato del bimbo che ho sempre sognato e non potrò mai avere.
Ed eccoli di nuovo: Il dolore, il senso di impotenza, La sensazione di non riuscire a rendere felice la donna che amo.
E soffro. Soffro per la vita che non ho mai potuto avere.
E per la vita che non potrò mai darle
Non conto nemmeno più le volte che ho scacciato con stizza questi sentimenti da quando io ed Elena siamo insieme.
Il problema è che non la merito. Come posso meritare una persona così fantastica, io che sono stato una bestia della peggior specie?
So di avere una personalità complicata.
Dopo che mio fratello mi ha trasformato contro la mia volontà, ho vissuto nell’odio per più di un secolo diventando uno dei vampiri più spietati che si possano ricordare.
Poi ho conosciuto Elena, e qualcosa in me è cambiato.
Col passare del tempo, e con il suo aiuto, sono riuscito a smussare alcune delle sfaccettature più violente e crudeli della mia personalità, ma non sempre riesco ad essere lucido. La mia anima è devastata, gli anni trascorsi ad uccidere, ora pesano come macigni, e spesso il fardello risulta veramente troppo difficile da sopportare. Soprattutto se la morte non può venirti in aiuto.
Ho un bisogno costante di essere rassicurato, di sapere che sono amato nonostante quello che sono stato e che sono.
E in questi anni mi sono affidato a Elena come non avevo mai fatto con nessuno.
La paura di non meritare l’amore delle persone mi ha spinto per troppi anni a vivere nella più completa solitudine. E ancora oggi non riesco proprio a comprendere perché Elena si è innamorata di me. Le mie qualità, se è vero che ci sono, sono annidate in un punto così nascosto del mio cuore martoriato che non riesco più a vederle.
Eppure Elena è fermamente convinta che le tirerà fuori.
E in parte c’è anche riuscita.
Ma la vita da umano mi manca ancora.
Ho imparato ad accettare la mia condizione perché ho Elena che ha rinunciato a tornare umana per me; ma so che la vita da umana manca anche a lei.
E questo suo desiderio di maternità ne è la prova.
Nonostante tutto questo ci amiamo follemente. Certo, il nostro rapporto è fatto di alti e bassi come quello di tutte le coppie, ma posso dire che quando non sono impegnato a reprimere i miei istinti omicidi posso considerarmi l’uomo più felice del mondo.
Sospiro. Questo è uno di quei momenti in cui sto decisamente reprimendo tali istinti. Se non l’ amassi tanto sarebbe già morta.
Sbuffo rassegnato, ripensando a tutte le volte che avrei voluto ucciderla da quando ci conosciamo. Non mi va di peggiorate la situazione.
“Damon…”  Il mio nome assume, tra le sue labbra, un tono terribilmente sexy… L’impeto di stringerla tra le mie braccia sembra volermi sovrastare. Ma devo essere forte. Non voglio quella bambina tra i piedi.
“Elena.” I miei occhi si stringono diventando due fessure. Segno che non ho intenzione di discutere oltre.
Mi guarda con occhi tristi.“Devo andare.”
 “Dove?” il panico mi coglie facendomi ghiacciare il cuore.
“Vado all’ospedale”
“Non otterrai nulla così. Soffrirai e basta.”
Possibile che non riesca a capire che quella bambina non potrà mai essere come un figlio vero? Un figlio nostro?
Elena mi fissa freddamente. Ed io mi sento mancare.
L’unica volta che mi ha guardato così avevo appena ucciso suo fratello.
“E allora? Sono abituata a soffrire a causa delle tue azioni sconsiderate…”
“Quindi è colpa mia?”Le chiedo scovolto.
Non riesco a capire perché  è così arrabbiata con me. Come può non rendersi conto di quello che mi sta chiedendo?
“Sai qual è il problema Damon?  E’ che tu stesso sei un bambino. Un bambino egoista e geloso. Chiedendoti di adottare questa creatura sto facendo franare la terra sotto i tuoi piedi. Hai paura di perdere il mio amore. Ma non è così. Cresci una volta per tutte. E’ arrivato il momento di crescere.”
Le sue parole hanno l’effetto di una bomba. E’ davvero questo quello che pensa di me?
La guardo con gli occhi sbarrati, sopraffatto dal dolore.
Soprattutto perché so che ha ragione. Terribilmente ragione.
Negandole la bambina ho fatto l’ennesima scelta sbagliata, e nei suoi occhi leggo che stavolta non è disposta a passarci sopra.
La guardo annientato, poi chino la testa, distrutto.
Doveva rimanere con Stefan.
Con il cuore pesante, e la certezza che nonostante tutto l’amore che provo per lei, sono il fratello sbagliato, esco dalla stanza sbattendo la porta così violentemente da far tremare la casa.
La depressione si impadronisce di me. Non ce la faccio a vedere Elena che soffre.
E io?
Incontro Jeremy sul vialetto.
“Jeremy fammi un favore, chiama Stefan. Digli che Elena è libera e che una bambina è alla disperata ricerca di due genitori che la amino come se fosse la loro figlia.”
Jeremy mi guarda. “Cosa stai vaneggiando Damon?”
“Non sono quello giusto per lei. Me ne vado.”
“Ma che dici? Elena ti ama, ama te. Non scappare.”
Fisso Jeremy. Maledetti Gilbert ed il loro potere di guardare dentro di me come nessun altro!
 Il dolore mi toglie il fiato. Sembra dolore fisico.
“Elena vuole quella bambina. E l’avrà. Io non sono in grado di essere padre. Ma Stefan si. Chiamalo. Per favore.”
“E tu?”
Sospiro. “Io spegnerò di nuovo i sentimenti, e ricomincerò a vivere nella maniera che più mi è congeniale. Uccidendo, bevendo sangue e facendo sesso.”
Lasciandomi dietro la mia scia di dolore, in un attimo mi inoltro nella foresta di Mistyc Falls.
 

2.     STEFAN

 
“PERCHE’….PERCHE’ …. PERCHE’ NON VOLETE SPEGNERVI?”
L’urlo straziato di Damon mi colpisce in pieno nel petto.
“Stefan, fa qualcosa, ti prego…” Jeremy è sinceramente preoccupato per lui.
Quando mi ha telefonato, questa mattina, mi ha lasciato letteralmente di stucco.
Non vedo Damon ed Elena da tanto tempo. Troppo tempo.
Non ricordo molto di questi anni. L’ho vissuti praticamente come un automa.
Ora so sotanto che non sarei dovuto venire, ma sono l’unico parente in vita di Damon, ovviamente, e poi volevo rivedere Elena.
Non dimenticherò mai i loro sguardi. Ma, soprattutto, non dimenticherò mai il giorno in cui mi Elena ha detto che era stata a letto con lui perchè l'amava.
E’ stato il ricordo di quel giorno a farmi rifiutare l’offerta di mio fratello di tornare da lei.
Inoltre Elena non mi ha mai guardato come guarda lui. Mai.
Elena non mi amerà mai come ama Damon, né io amerò mai Elena come la ama lui.
Non da Vampira.
Non se continua a nutrirsi di sangue umano.
Tuttavia, questa decisione, non mi ha impedito di tornare a Mistyc Falls.
Devo aiutare mio fratello.
Damon ha sofferto molto per causa mia.  Gli ho tolto la vita che desiderava solo per il desiderio egoistico di non perderlo, e non mi sono mai perdonato per questo.
Guardo Jeremy tranquillo. “Cosa vuoi che faccia?”
Scuote la testa. “Non lo so.”
Continuo a guardare Damon che, in preda alla furia più incontrollabile, sta facendo a pezzi l’intera foresta di Mystic Falls. Almeno, sembra non abbia ancora ucciso nessuno.
“Cosa succederà  se riesce a spegnere i sentimenti?”
Sorrido. “Non lo farà. Non finchè sarà innamorato di lei. ”
Jeremy mi  guarda con aria interrogativa.
Continuo a sorridere. “L’amore per Elena è un sentimento troppo forte per essere spento.”
“Quindi come lo aiutiamo?”
Scuoto la testa“Non lo so.”
Jeremy torna a guardare Damon: “Credo che stavolta Elena gli stia chiedendo troppo.”
“Non sono d’accordo. Damon è diventato una persona migliore proprio perché Elena gli ha sempre fatto delle richieste che pensavamo non avrebbe mai accettato. Nessuno lo aveva mai sfidato come lei. Mi fido di Elena. Lei riesce a vedere dentro Damon come nessun’altro. Se crede che potrebbe essere un buon padre, probabilmente è così.”
Annuisce, per niente convinto.
Torno anche io a guardare mio fratello proprio nel momento in cui il mio udito da vampiro lo sente sussurrare. “Vi prego, spegnetevi. Datemi la forza di lasciarla.”
Di colpo mi viene un idea.
“Vai tu Jeremy.”
“Cosa?” mi guarda stupito.
“Vai tu. Convincilo che può farcela.”
“Stai scherzando?”
“Niente affatto. Tu sei per lui quello che si avvicina di più ad un figlio.”
Sorride ironico. “Non credo di essere la persona adatta. Ricordati che mi ha anche ucciso. Se non fosse stato per l’anello…”
Alzo le spalle “Si.. beh… Questo è Damon….”
Lo guardo. “Però non puoi dimenticare tutte le volte che ti ha tolto dai guai.”
Mi fissa in silenzio. Sa che ho ragione.
“E se non lo convinco?”
“Allora piano B. Intervengo io. Anche se non ho idea di come.”
Jeremy torna a guardare mio fratello: “Perché dovrebbe ascoltare proprio me? Mi sopporta solo perché ama mia sorella.”
Gli sorrido. “Credo che ti voglia bene più di quanto pensiate entrambi.”
Fa un profondo sospiro. “Bene. Sono l’unica risorsa disponibile per tranquillizzare un vampiro pazzo, impulsivo e maniaco omicida. Non solo. Devo anche convincerlo che potrebbe essere un buon padre. Un vampiro maniaco omicida e un buon padre. Possibile che solo io mi accorga dell’assurdità di quello che mi stai chiedendo?”
Scoppio a ridere, ma lo sguardo di Jeremy mi fa tornare subito serio. E’ tentato di fuggire, e, sinceramente non ha tutti i torti. Damon è steso a terra, con la bottiglia di Bourbon ancora in mano e la foresta intorno a lui praticamente ridotta in legna da ardere.
Ha bevuto ed è furioso e disperato. Chiunque scapperebbe, conoscendolo.
“Sai Jeremy, non credo che Elena riuscirebbe a vivere senza Damon. Quindi, anche se non è proprio nella tua Top Ten delle persone che vorresti frequentare. Conta di più la felicità di tua sorella.”
“Vale anche per te?”
 “Si, decisamente.”
Jeremy annuisce poi si allontana ed io, furtivo, lo seguo. Devo tenerlo d’occhio. Non conosco le reazioni che potrebbe avere Damon.
Mi siedo dietro un albero, in silenzio, ad ascoltare la conversazione, pronto ad intervenire.
 
“Sai Jeremy, sono fermamente convinto che noi vampiri dobbiamo prima o poi sopportare la dannazione eterna. Tu sei la mia.”
Ovviamente Damon si è accorto della presenza di Jeremy ancora prima di vederlo arrivare.
Mentre Jeremy si siede accanto a lui mi chiedo cos’altro possa aver distrutto oltre la foresta. Non vedo cadaveri in giro, e questo è un punto a suo favore.
“Allora, sentiamo, perché sei in questo stato?” la voce di Jeremy è bassa, profonda.
Quella di Damon è spezzata da leggeri singhiozzi.
 “Perché non sono l’uomo giusto per lei. L’ho sempre saputo. Ma io l’amo...”
Non ce la faccio a vedere Damon che soffre in questo modo.
Lui non soffre come noi.
I vampiri provano sentimenti amplificati rispetto agli umani.
… E su questa terra ci sono i vampiri, gli umani, e poi c’è Damon, che sembra provare sentimenti ancora più forti, e che ha talmente paura di mostrare la sua fragilità da tendere a spegnerli. Ma cosa succede se non ci riesce?
La voce di Jeremy interrompe i miei pensieri. “E allora falla felice.”
Semplice.
“Io non sono Stefan.”
“Grazie al cielo!” Rimango sorpreso dalle parole di Jeremy. E’ vero. Lui non è me. E’ per questo che Elena lo ama. Lui è stato capace di amarla a prescindere da quello che era e da quello che è diventata. Io non ci sono riuscito.
Vedo mio fratello alzarsi e sedersi. Jeremy  ha pronunciato le parole magiche:  Damon non è me.
“E’ una follia.” Mio fratello si volta a guardare Jeremy ed io inorridisco vedendo la sua faccia: Una maschera di dolore. Fa male.
 “Di cosa hai paura veramente Damon?”
Sospira.  “Noi non possiamo morire. Quella bambina è umana, crescerà, morirà. E poi? Elena sarà in grado di sopportarlo?”
 “E tu?”
Damon si stringe nelle spalle e non risponde.
Rimangono così, in silenzio, per un tempo infinito.
“Era disperata quando le ho detto che te n’eri andato.” Le parole di Jeremy, buttate lì come se fosse per caso, colpiscono Damon.
Abbassa gli occhi. “Se fossimo umani …. Le darei un figlio nostro. E’ questo che mi fa più male. Non poter avere figli.”
Lo guardo sorpreso. Non avrei mai immaginato che mio fratello desiderasse dei figli.
Nemmeno Jeremy, a giudicare dalle sue parole:“Da quando in quà vuoi dei figli?”
“Da quando l’ho conosciuta.”
“Ascolta Damon. Anche lei vuole diventare madre. E questa è la vostra unica occasione. Cosa importa se questa bambina non l’avete concepita? I figli sono di chi li ama. In questo mondo ci sono milioni di coppie che per svariati motivi non possono avere figli. Eppure non ho mai sentito nessuno montare in piedi una tragedia come stai facendo tu ora.”
Sorrido sollevato. Jeremy ci sa fare con Damon. Come Elena. Ecco perchè sono diventati il centro del suo universo.
“Ma che ne sai tu di quello che provo?” La sua voce ora è sarcastica.
Jeremy tace, allora lui continua.
“E poi … Guardami. Sono un mostro. Quali valori potrei mai insegnarle? Che razza di padre potrei mai essere?”
“Un padre che fa del suo meglio.”
Jeremy sorride. Damon torna a sdraiarsi. “Mi dispiace Jeremy. Non posso. Non posso farlo. Ora lasciami solo.”
Sospiro e guardo in direzione dei due. Vedo Jeremy alzarsi.
“Per me lo sei stato.” Lo sento dire.
Damon rimane sdraiato. “Cosa?”
“Un buon padre.”
Lascio che le sue parole vibrino leggere nell’aria, nella speranza che possano aprire un varco nel muro che racchiude il cuore di mio fratello, poi, di colpo scatto. In un attimo sono vicino a Jeremy, lo spingo lontano e mi avvento su Damon bloccandolo a terra giusto un attimo prima che si pianti nel cuore il paletto di legno che tiene in mano.
“Ciao Fratello.”
 
Cerco di ignorare Jeremy che mi sta guardando stupefatto. Non si è accorto di nulla. Quando Damon ha estratto dalla tasca dei jeans il paletto lui si era già incamminato nella mia direzione.
“Quante volte te lo devo ripetere Stefan? Lasciami morire!”
“Oh no! Non morirai! Non ti ho lasciato la donna che amo per doverla poi consolare della tua morte.”
Damon cerca di liberarsi. “Cosa vuoi?”
“Farti ragionare.”
“Sono più forte di te. Lasciami morire o ti ucciderò.”
“Non credo proprio.”
Damon scatta, ma io lo blocco di nuovo. La lotta è dura ed estenuante, ma alla fine ho la meglio. Il paletto arriva tra le mie mani ed io lo lancio a Jeremy che continua guardarci impietrito.
Indebolisco Damon dissanguandolo quel tanto che basta per renderlo inoffensivo. Poi guardo Jeremy.
“Jeremy, vai a casa e stai vicino ad Elena. Penso io a lui. Ve lo riporterò presto.”
Lui annuisce e si allontana nella notte.
 
“Perché Stefan? Perché non mi lasci in pace? Ti sto offrendo Elena su un piatto d’argento…”
La voce di Damon è flebile per le ferite, ma si rimargineranno presto, quindi ho poco tempo per farlo ragionare ed impedirgli di  fare gesti inconsulti. Il suo tentativo di suicidio non lo avevo messo in conto, non credevo che fosse così disperato.
Ho sbagliato. Avrei dovuto capirlo che l’idea di far tornare Elena tra le mie braccia presupponeva un gesto estremo da parte di mio fratello. Soprattutto se non fosse riuscito a spegnere l’interruttore delle emozioni.
“Non voglio Elena. Non in questo modo. Damon. Se lei mi avesse amato sarebbe stato diverso. Ma lei non ama me. Ama te.”
“No, sei tu quello giusto per lei. Avrebbe dovuto scegliere te.”
“Ma come fai a non arrivarci? Se lei mi avesse veramente amato, non avrebbe avuto bisogno di scegliere.”
Mi guarda con aria a metà tra l’ironico ed il sofferente. “Lo sai, vero,  filosofo da strapazzo, che è tutta colpa tua?”
“Colpa mia?”
“Si, colpa tua. Se tu mi avessi lasciato morire allora….”
“…. Non avresti mai conosciuto Elena.”
Si volta lentamente a guardarmi, con gli occhi sbarrati. Sospira. “Allora cosa mi consigli di fare?”
“Vai in ospedale.”
“Non ci penso proprio.”
“Damon, ascolta. Tu ami Elena?”
Mi fissa attonito. “Ma che razza di domante mi fai?”
"E allora perchè non la pianti di fare del male a te stesso e a lei?"
“Perché quello che mi sta chiedendo … Non ci riesco. Tu mi conosci Stefan. Sai cosa sono.”
Annuisco: “Si, so cosa sei e so e cosa sei stato. E lo sa anche Elena. Quando sei tornato quì eri una mina vacante. Eri arrogante, egoista, violento, ed avevi un istinto particolare per cacciarti nei guai infischiandotene di tutto e di tutti. Avevo perso le speranze. Credevo che non ci fosse più niente di umano in te. Che dovessi essere eliminato. Poi è arrivata Elena e guarda cosa è stata capace di fare. Ti ha insegnato ad amare. E all’inizio ci credeva solo lei. Nessuno di noi ha mai pensato veramente che saresti potuto cambiare.  Dovresti fidarti di più dell’istinto della tua compagna.”
Damon mi fissa. Una luce di speranza brilla nei suoi occhi.
Si alza a fatica, ma le ferite sono quasi tutte rimarginate. Presto tornerà come nuovo.
“OK. Solo un tentativo.”
 

3.     Damon

 
Non ci credo. Non è possibile.
Cosa diavolo ci faccio io qui, davanti all’ospedale deserto a quest’ora di notte?
Sospiro. Lo so cosa ci faccio. Sono qui per  vedere la bambina. Insieme a mio fratello.
Accidenti alla famiglia Gilbert!
Nessuno più di loro mi ha mai costretto a venire a patti con me stesso e con la mia indole.
Io dovrei essere il cattivo, il mostro, il vampiro crudele ….
Invece le parole di Jeremy e Stefan mi hanno mostrato per l’ennesima volta quello che sono in realtà, e che cerco da sempre di reprimere.
Sono capace di amare.
Sarei anche capace di essere in buon padre?
Jeremy  e mio fratello ne sono convinti,  e questa loro convinzione ha aperto uno squarcio di luce nella mia anima nera macchiata di sangue.
Se ne fossi capace ….
Potrei fare felice Elena.
Che poi è ciò che vorrei di più al mondo.
Mi viene il sospetto che Stefan lo sapesse. Altrimenti non sarebbe stato lì a salvarmi per l’ennesima volta la vita.
Cercando di non pensare troppo mi introduco furtivo con lui all’interno dell’ospedale.
Nessuno può vederci, e in un attimo ci ritroviamo nel reparto pediatrico.
Nella stanza ci sono solo quattro lettini. Riconosco subito quello che mi interessa: è l’unico con la copertina rosa.
Mi avvicino piano attento a non svegliare nessuno dei bambini che dormono. Sposto lentamente la copertina rosa e per la prima volta la vedo.
Una minuscola bambina senza capelli e con le guance paffute. Indossa una tutina rosa di cotone con un enorme coniglio stampato sopra. Ha gli occhi chiusi e le manine strette a pugno. Tra le labbra ha un ciuccio di gomma.
Non provo nulla.
Sfioro piano la piccola guancia. Il mio tocco è come un battito d’ali.
Anche questo fa parte del mio essere. Posso essere più forte di uno schiacciasassi, ma posso essere anche delicato come niente altro al mondo.
Nessuna sfumatura. O bianco. O nero.
Mentre l’accarezzo mi rendo conto che è una creatura sola al mondo.
Come me.
No, non come me. Non più. Io ora ho Elena, Stefan, e Jeremy.
Non è giusto.
Io sono la quint’essenza del male ed ho delle persone che mi vogliono bene, Dio solo sa perché. Invece questo esserino minuscolo, che di certo non ha chiesto di venire al mondo, è solo. Completamente e totalmente solo.
Ed io so cosa significa.
“Avanti Damon…. Prendila in braccio. Affronta la paura.”
Non mi volto. “Stefan …”
“Dai Fratello.”
In silenzio Stefan si avvicina a me.
“Prendila Damon.”
“Non ce la faccio.”
Lui appoggia la mano sulla mia spalla.
“Prendila.”
Finalmente mi volto a guardarlo. Mio Fratello. Non dico nulla. Ogni parola mi sembra superflua.
Insieme torniamo a guardare la bambina che continua a dormire.
“Cosa sto facendo Stefan?”
“Stai facendo la cosa giusta. Ora prendila.”
Rimango fermo. No. Non ce la faccio.
 “Damon…”
Annuisco. Soffocando la paura, ed il senso di inadeguatezza che mi opprime, finalmente prendo in braccio il fagottino rosa.
Mi avvicino per guardarla meglio e lei, all’improvviso apre gli occhi. Occhi grigi che sembrano lame di coltello.
Non scoppia a piangere come mi ero aspettato, ma il suo sguardo si immerge nel mio e mi guarda fin dentro l’anima. Tiene incatenati i miei occhi ai suoi, e non riesco più  a quantificare il tempo.
Rimango fermo, immerso nell’acciaio fuso di quelle pupille che mi osservano senza pietà.
Non passerò mai l’esame. Dentro di me so quello che vedrà. Ed un peso grosso come un macigno mi opprime il cuore.
Invece lei mi regala un piccolo sorriso.
Nel sorridermi perde il ciuccio. Lo afferro in un attimo a velocità supersonica mentre noto che la sua espressione è cambiata. Sta per piangere.
“Shhh…… Ecco il tuo ciuccio.” Le sussurro.
Non riconosco la mia voce. Io non sono capace di parlare così dolcemente.
Mentre le metto il ciuccio, lei afferra la mia mano con le sue piccole manine e torna a guardarmi.
Crollo su una sedia provvidenzialmente posta vicino al lettino, annientato da un nuovo sentimento che non riesco a comprendere.
Non è uguale all’amore che provo per Elena. Quello è rimasto intatto. E’ qualcosa di diverso, ma altrettanto forte.
Il mio cuore è diventato più grande. Il muro si è sgretolato.
Per un attimo rimango senza fiato, poi ritorno in me.
Si, posso farcela. Posso sostenere entrambi i sentimenti.
Come era già successo quando ho conosciuto Elena, non riesco più a lasciare questa bambina. Voglio stare con lei, amarla e proteggerla.
Istintivamente, come se non avessi fatto altro nella mia vita, inizio a cullarla e lei si addormenta tra le mie braccia. Non so se riuscirò ad essere un buon padre, ma amarla mi sembra già un buon inizio.
Ora so cosa devo fare.
“Vedo che non hai più bisogno di me.”
Stacco gli occhi a malincuore dal fagottino e guardo mio fratello.
“Grazie.”
Sorride. “Di niente.”
“Stefan…”
“Si?”
“Mi dispiace.”
“Per cosa?”
“Ti avevo promesso un’eternità di sofferenze, ed ora mi sembra stupido ed infantile. Mi dispiace se sono riuscito nel mio intento.”
“Non soffro più ormai. Da tanto tempo.”
“Ti prego. Non uscire di nuovo dalla nostra vita.”
Sorride. “Ci vediamo a presto.”
…. E scompare nella notte….
 

4.     ELENA

Sono sfinita. Damon non è rientrato stanotte, ed io ho trascorso tutto il tempo a piangere.
Non so dove sia, dalle notizie che mi ha portato Jeremy, è con Stefan, ma sono preoccupata lo stesso.
Cerco di tranquillizzarmi pensando che se Damon è con suo fratello non può succedergli nulla di male, ma la cosa non mi consola. Quando Damon è furioso, o disperato, tende a fare cose stupide. E nessuno è in grado di fermarlo.
… E la nostra lite di ieri lo ha reso furioso e disperato.
Andare all’ospedale non mi ha aiutato, ed ora, mentre parcheggio l’auto, l’unica cosa che vorrei fare è dormire.
Dormire per non pensare. Ma perché non riesco mai a stare zitta? Perché non conto mai fino a 100? Eppure conosco Damon….
Entro in casa, getto la borsa sul divano e mi dirigo dritta in camera da letto.
Entro e sobbalzo.
“Ti stavo aspettando….”
Damon è sdraiato sul letto. Indossa solo i pantaloni grigi della tuta da ginnastica.
I suoi occhi azzurro mare scintillano, i suoi capelli scuri ancora bagnati dalla doccia brillano emanando riflessi blu notte. Il suo sorriso è abbagliante.
Come si permette di essere così dannatamente bello?
Io sono uno straccio. Lui sembra non essere stato minimamente colpito dalla discussione di ieri.
“Dove sei stato?” Lo aggredisco furiosa.
Lui si alza e si avvicina.
“Prima con Stefan, poi ho visto una persona.”
Una persona?
Di colpo tutto torna. Una donna. Chiaro, altrimenti non sarebbe rientrato questa mattina, e non sarebbe così rilassato.
Certo….
Non sarebbe le prima volta che cerca di placare il dolore andando a letto con un'altra. Il fatto che abbia trascorso con me ogni singola notte da quando siamo insieme non cambia la sua natura.
“Dovevi vedere una donna?” Gracchio.
Sorride. “In un certo senso.”
Prima che possa rendersene conto lo colpisco con forza in pieno viso. Lui non dice nulla.
Il suo silenzio mi sembra un’ammissione di colpa.
Cerco di colpirlo una seconda volta, ma questa volta lui mi blocca. Non fa il minimo sforzo. So quanto sia forte. Non mi oppongo.
“No, no, no, no Elena. Non ti permetterò di colpirmi ancora. Il primo schiaffo me lo sono meritato, lo ammetto. Non dovevo sparire così. Ma impara a tenere a freno le mani. Almeno fino a quando non avrai ascoltato quello che sto per dirti.”
I suoi occhi lampeggiano. I miei lo sfidano.
Sospira e mi lascia la mano.
“Vieni. Devo mostrarti una cosa.”
Esce dalla stanza ed io lo seguo.
Ci fermiamo nella stanza accanto alla nostra. Damon apre la porta ed io rimango senza fiato.
Le pareti rosa confetto sono decorate con strisce e disegni delle principesse Disney. Al centro di una parete troneggia un armadio bianco in legno e su un’altra, un mobile fasciatoio anch’esso bianco. Al centro della stanza è posizionato un lettino con le sbarre, bianco, ricoperto di una copertina rosa raffigurante anch’essa  le principesse. Mensole piene di pupazzi e giocattoli ricoprono parte dei muri. Dal soffitto pende un lampadario pitturato a mano e, sempre le principesse disney, fanno da padrone sull’enorme tappeto posto sotto al lettino.
Senza parole mi avvicino all’armadio. Lo apro e sfioro con le dita i vestitini appesi in ordine.
E poi biancheria, pannolini, cappellini, scarpine… Tutto rigorosamente rosa…
“Che significa?” Chiedo con le lacrime agli occhi. Ma lo so già. Anche se mi sembra impossibile.
“Che hai vinto tu Elena. Come sempre.”
Non ci credo. “Vuol dire che….”
“…. Che ho passato tutta la notte all’ospedale a fare amicizia con nostra figlia. Poi sono venuto qui e ho chiesto a Jeremy di aiutarmi a creare tutto questo. Spero che ti piaccia. Abbiamo dovuto fare in fretta. Molto in fretta.”
Nostra figlia. Ha detto nostra figlia. Non mi sembra vero. Ma quanto mi ama?
Volo tra le sue braccia.
“Oh Damon, Grazie!”
Ripenso allo schiaffo che gli ho dato in preda alla gelosia e mi sento un verme.
“Scusami. Pensavo…”
“Che ti avessi tradito. Grazie per la fiducia.” Ribatte ironico.
“Scusami.” Non riesco a dire altro.
“Non fa niente. Però voglio essere chiaro su un punto. Non ti ho mai tradito. Ieri ho pensato seriamente di lasciarti, ma ti amo troppo per farlo, e tu sai quanto sono egoista. Ti voglio ancora tutta per me. E se per averti devo fare da padre ad una marmocchia paffutella…” Sospira. “E sia…”
“Ti amo tanto….”
Mi stringe ancora più forte. “Anche io ti amo. Solo una cosa.”
“Cosa?”
“Aiutami.”
Annuisco. Lui mi bacia, ma io ho sete. Ho sete di lui, così smetto di baciarlo e lo mordo con forza sul collo iniziando a bere il suo sangue sbattendolo contro la parete rosa.
“Elena… Così….Non….Vale….” lo sento sussurrare, prima di abbandonarsi al piacere che solo lo scambio di sangue tra vampiri può dare.
 
Quando torniamo a casa con la carrozzina rosa confetto piena di palloncini, Jeremy e Stefan ci stanno aspettando in salotto. Prendo in braccio mia figlia e la porgo a mio fratello. Lui l’accarezza, poi mi guarda. “Avete già scelto il nome?”
“No, in effetti non ancora.” Ribatto.
“Che ne dici di Rose?”
Rose… Non ci avevo pensato. Guardo Damon in attesa. Lui ci pensa un po’, poi annuisce. Rose era sua amica, le voleva bene. Ed ho il sospetto che facesse il tifo per noi.
“Si, Rose mi piace.”
 
 

EPILOGO

“Mamma?”  
Arrivo in sala da pranzo giusto in tempo per vedere Elena alzare gli occhi dallo scatolone pieno di palline natalizie, e Rose, che ha in mano un enorme puntale dorato a forma di stella cometa.
“Rose, tesoro, dimmi.”
“Lassu…”
 Elena si china per prenderla in braccio ed io decido di intervenire. Non voglio perdere l’occasione di far volare mia figlia. Mia figlia…
Non posso ancora credere di essere diventato padre.
 “Lascia, la prendo io.”
Elena si alza e mi sorride. La sua felicità è palpabile.
Come  la mia.
Prendo la bambina in braccio senza difficoltà e la alzo fino a farla arrivare in cima all’enorme abete che stiamo decorando. Lei ride, poi posiziona la stella: storta, in bilico sulla punta.
La faccio scendere fino a terra, e la guardo con quel finto broncio che la fa tanto divertire.
“E il bacio?”
Lei sfodera il suo sorriso malizioso e innocente al tempo stesso.
E’ bellissima. I ricci capelli castani di arrotolano sul suo collo formando dei piccoli boccoli. Gli occhi sorridenti sembrano prendersi  gioco del mondo che li circonda, due fossette birichine la rendono ancora più adorabile.
Incredibile quello che provo per lei.
Jeremy aveva ragione. I figli sono di chi li ama.
“No. Papà niente!”.
Rose scoppia a ridere e comincia a correre.
Scoppio a ridere anche io, poi, dopo averle dato un bel po’ di vantaggio, la inseguo. Al rallentatore naturalmente.
Quando la raggiungo, la sollevo di nuovo in aria. Ridendo Rose si divincola facendomi perdere l’equilibrio e cadere sul tappeto.
Elena accorre preoccupata. Rose è umana,  è normale che voglia accertarsi che sia tutto a posto.
 “Ti sei fatta male?” Sono preoccupato anch’io.
Lei scuote la testa. Sta ancora ridendo.
La stringo forte a me. “No. Non ti farai mai male Tesoro. Papà non permetterà che ti succeda mai niente. Ti proteggerò sempre.”
La mia voce è dolcissima. Solo Elena coglie la velata minaccia che si nasconde dietro le mie parole.
Non sono cambiato.  E’ solo che il lato più violento del mio carattere, e gli istinti omicidi si sono incanalati verso obiettivi diversi. Chiunque proverà a far soffrire la mia bambina dovrà vedersela con me. E sarà meglio che raccomandi la sua anima a Dio.
 “Ti voglio tanto bene papà.”
La sua voce mi scioglie in cuore, e, per essere uno che aveva dimenticato di averlo, non me la cavo tanto male.
“Anch’io Tesoro….. Anch’io.” Le sussurro.
Rose, già stufa di tutte quelle effusioni, si sta divincolando di nuovo, allora la lascio andare e lei ritorna a  giocare con i fili dorati, mettendoseli addosso , poi , incuriosita da una stella che brilla, la prende e corre ad attaccarla sul ramo più basso.
Mi alzo dal pavimento, prendo una pallina rossa dallo scatolone e vado ad attaccarla vicino a quella blu di Elena.
Le mordo leggermente il collo. Ho sete. Di lei.
“Ma quanti secoli hanno queste palline?”
Soffoco una risata. “Almeno due … Credo.”
“Oh.. Bene…. Un albero di Natale decisamente Vintage….”
Elena scoppia  a ridere.
Io invece non rido più. Sono troppo impegnato a soffocare la lacrima di felicità che cerca inesorabile di scendere. Perdo la battaglia.
Mi fissa ironica.“Damon Salvatore, stai piangendo per caso.”
“Piantala…” Cerco di tornare in me, ma ci rinuncio. Sono terribilmente felice. Perché dovrei nasconderlo?
Mi volto e affondo i miei occhi umidi nei suoi. Sorrido. “Grazie.”
“Di cosa?”
“Di avermi costretto a farlo.”
“Di niente. Sapevo che potevi farcela.”
Ho una voglia matta di baciarla.
L’urlo straziato di Rose rompe il momento magico.
In un attimo le siamo accanto entrambi. In allarme.
Con le lacrime agli occhi la bambina indica la stella che è caduta a terra frantumandosi in mille pezzi.
“Non è niente Rose…” Le sussurro mentre la prendo tra le braccia. Sembra inconsolabile per la perdita della stella.
Colto da un improvviso ricordo, la porto allo scatolone e ne estraggo una stupenda stella di cristallo. La mia preferita. Quando ero bambino adoravo guardarla cambiare colore.
Le sorrido. “Guarda tesoro, se la metti controluce puoi vedere tutti i colori dell’arcobaleno.”
Rose sorride tra le lacrime.
“Non è che la stai viziando per caso?”
“Niente sarà mai troppo per lei Elena.” Le rispondo mentre ritorno ad attaccare le decorazioni.
Elena si avvicina e mi sussurra. “Chi sei tu e che cosa ne hai fatto del crudele vampiro Damon Salvatore?”
Scoppio a ridere e prendo una pallina d’argento.
“Credo che si sia frantumato contro una bambina dagli occhi grigi. ”
Guardo Elena con occhi di fuoco. “…E contro il vampiro più sexy che abbia mai conosciuto”. Le sussurro, reprimendo la voglia di fare l’amore con lei subito.
Con Rose che gira per casa anche i nostri rapporti intimi sono cambiati, ma non mi importa.
Tra milioni di scelte sbagliate. Nostra figlia è stata la scelta più giusta.
Nel frattempo Rose sta guardando la sua nuova stella con aria incantata.
Con una mano cerco quella di Elena.
“Sia chiaro che ucciderò senza pietà tutti coloro che oseranno farle del male.”
Le sorrido con perfidia e lei annuisce. Ci crede. Sa che ne sarei capace.
“E non provare a fermarmi.” Ribadisco.
Scoppia a ridere. “Damon, non puoi farlo.”
“Perché no?”
“Perché non puoi creare il vuoto intorno a tua figlia per non farla soffrire. Succederà prima o poi. Qualcuno la ferirà.”
“E morirà.”
Elena scuote la testa, rassegnata, mentre io attacco l’ultima pallina dorata. E’ tardi.
Domani sarà una giornata lunga.
Festeggeremo il Natale tutti insieme. Come una vera famiglia.
Prendo in braccio Rose con la stella ancora in mano, e mi dirigo verso la sua cameretta seguito da Elena.
Quando provo ad adagiarla dolcemente sul suo lettino, lei si stringe con forza a me.
“No!” mi grida.
“Rose, è tardi, devi andare a dormire.”
Per tutta risposta lei indica la nostra stanza. “Mamma e papà.”
“tesoro la tua stanza è questa.”
“No. Mamma e papà.”
“Rose…”
“No….” Rose mette il broncio ed io cedo. Come sempre.
Ha ragione Elena. Dove è finito il vampiro crudele?
Guardo mia moglie che sorride. Ha capito. Niente sesso, nemmeno stanotte.
“Allora Damon?”
Sorrido anche io. “Sai, ho deciso di realizzare il sogno di ogni uomo.”
“E sarebbe?” mi chiede maliziosa.
“Andare a letto con due donne contemporaneamente.”
Le rispondo facendole l’occhiolino, mentre con Rose in braccio mi dirigo verso la nostra camera da letto.
   
 
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