- Calcifico.
Calcifico.
Respiro la bradipnea
dei crisantemi
sotto il mio letto,
un balbettio di titani
sepolti
in un abitacolo di sagome
che si librano
per divorare interstizi
scissi:
una clonazione organica
di ingranaggi
che si appostano ubriachi
a collidere il mio crimine
di specchi masticati
da un'unghia che non riflette.
Sfoglio la ruga
di uno sterno
che partorisce mirini;
un cecchino
a sputare altalene
che innestano gli onirismi
di un dialogo asfittico
convogliato senza voglia
in una distanza ostruita.
La vicinanza
di un ascolto sulla lingua
deglutito
dai silenzi illesi
di cadaveri contesi
sulla sponda
di una partenza
che non ti accoglie.
Un pedone sull'asfalto
mi offre il passaggio
per un culo da levigare:
ho le fauci sature
di sterilità concettuale;
la mia saliva cerebrolesa
è occupata in un conato
che non rinuncia,
un loculo che mi sussurra
di deragliare
per trasmigrare altrove,
in un incontro senza martiri.
Un palmo
ad afferrare
inchiostri che rantolano
sui solstizi logorati:
una lapide che cade
quando il giorno
ha smesso di salire.