16/08/2013
9 recensioni
“Khloe! Sbrigati! Dove ti sei cacciata? Qui c'è un sacco di lavoro da fare! Khloe!”
“Arrivo, arrivo!” urlo di rimando al mio capo, una persona molto impaziente.
“Eccoti, finalmente! Cosa stai facendo?” mentre stavo per aprire bocca per spiegarle che, ogni tanto, la gente normale ha bisogno di andare in bagno.. “anzi, lascia perdere, stiamo perdendo tempo. Senti, allora, io tra dieci minuti esatti ho una riunione, tu sistemami i fascicoli che mi hanno appena spedito in ordine alfabetico, come ben sai, ma te lo ripeto, non si puo' mai sapere. Bene, io vado, buon lavoro Khloe” finito il suo discorso tutto d'un fiato non aspettò nemmeno il mio saluto che corse letteralmente verso la sala riunioni.
Mi sedetti sulla sua comodissima poltrona nera di pelle affianco alla scrivania, probabilmente non mi era neanche concesso, ma poco importava. Ero esausta. Erano le sei del pomeriggio e ancora ero a lavoro, e ne avevo ancora per un'ora intera. Quel lavoro mi stressava, mi succhiava via ogni energia. Ero una semplice segretaria, ma il mio capo era un'avvocatessa, oltre che impaziente, molto rinomata e stimata a New York e c'era davvero tanto lavoro da fare, anche per una semplice e ordinaria segretaria ventenne come me. Abitavo in una delle città più belle del mondo ed ironia della sorte, non vivevo davvero la città. Tutto quello che facevo era alzarmi, lavorare, dormire, mangiare. Come un automa. L'unico giorno in cui uscivo con la mia migliore amica Brenda era il sabato. Lei era tutto ciò che rimaneva della mia vita sociale. Non so neanche io come mi sia ridotta così, mia mamma dice che è colpa del lavoro che faccio, io so solo che la routine uccide. Ma ora basta, è il mio turno di uccidere la routine. E' per questo che sto cercando un nuovo lavoro, sotto consiglio di mia madre... qualcosa disturba il filo dei miei pensieri: la suoneria del mio Blackberry.
Mi sedetti sulla sua comodissima poltrona nera di pelle affianco alla scrivania, probabilmente non mi era neanche concesso, ma poco importava. Ero esausta. Erano le sei del pomeriggio e ancora ero a lavoro, e ne avevo ancora per un'ora intera. Quel lavoro mi stressava, mi succhiava via ogni energia. Ero una semplice segretaria, ma il mio capo era un'avvocatessa, oltre che impaziente, molto rinomata e stimata a New York e c'era davvero tanto lavoro da fare, anche per una semplice e ordinaria segretaria ventenne come me. Abitavo in una delle città più belle del mondo ed ironia della sorte, non vivevo davvero la città. Tutto quello che facevo era alzarmi, lavorare, dormire, mangiare. Come un automa. L'unico giorno in cui uscivo con la mia migliore amica Brenda era il sabato. Lei era tutto ciò che rimaneva della mia vita sociale. Non so neanche io come mi sia ridotta così, mia mamma dice che è colpa del lavoro che faccio, io so solo che la routine uccide. Ma ora basta, è il mio turno di uccidere la routine. E' per questo che sto cercando un nuovo lavoro, sotto consiglio di mia madre... qualcosa disturba il filo dei miei pensieri: la suoneria del mio Blackberry.
“Pronto” rispondo.
“Khloe Morgan?” chiede una voce maschile.
“sì, sono io, chi parla?”
“un membro dello staff degli emblem3. Lei ha inviato una mail per far parte del nostro staff, vero?”
“Oh, sì...”
“Bene, abbiamo bisogno di nuovo personale, puo' presentarsi per il colloquio che terremo a New York tra una settimana”
“Oh, fantasico” dissi sorridendo.
“Bene, a presto allora. Le mando l'indirizzo via mail. Buona giornata”
“grazie, anche a lei” risposi cordialmente.
Wow, avevo mandato la mail solo il giorno prima, quanta velocità! Sembrava un lavoro interessante, sull'annuncio c'era scritto che si trattava di seguire questa band, gli Emblem3, nel loro tour e “prendersi cura di loro”. Decisi che come minimo dovevo documentarmi su questi Emblem3 prima del colloquio. Dovevano essere anche famosi, ma io non ero aggiornata su nulla, era già molto il fatto che io ricordassi il loro nome. Ero fuori dal mondo e immersa nel lavoro.
Ma dopo quella telefonata, ebbi un presentimento. Un presentimento del tutto positivo. Sentivo che qualcosa nella mia vita stava per cambiare, o forse era soltanto l'ottimismo di una povera ventenne illusa, i cui sogni si erano frantumati anni prima.
Spazio autrice:
Caro lettore, spero che il prologo della mia storia non ti abbia annoiato troppo e
che ti abbia suscitato almeno un po' di curiosità su quello che sarà poi la mia fanfiction.
Grazie di aver letto le mie parole.
Per qualsiasi cosa, su twitter sono @withuwes
A presto, spero!
ps. se anche voi siete fan degli emblem3, sapete bene che il loro singolo si chiama "Chloe".
No, non è una caso che la protagonista si chiami Chloe però con la K...
ma non voglio anticiparvi nulla, era solo per farvi capire che non ho sbagliato a scrivere il nome.