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Autore: Vic 394    17/08/2013    11 recensioni
-Hiccup e Sdentato avevano volato, corso, giocato e volato ancora, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Poi, un giorno come tanti, all’ormai uomo cominciarono a spuntare le prime rughe. E un altro giorno cominciò a sentire dei dolori alle articolazioni. E poi ancora venne sostituito dal maggiore dei suoi tre figli nel ruolo di capo villaggio.-
Piccola shot che avevo in mente da settimane, spero vi piaccia!
Genere: Fantasy, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Astrid, potresti far venire qui Sdentato?” chiese Hiccup tranquillo, con la voce leggermente roca.
La donna si alzò dalla sua sediolina e aprì la porta di casa. Fuori, a camminare avanti e indietro, c’era una Furia buia piuttosto abbattuta dagli ultimi eventi. Appena vide la porta aprirsi Sdentato si lanciò dentro, raggiungendo Hiccup, comodamente seduto sulla sua poltrona. Il drago iniziò a leccare il viso del vichingo con gioia, sperando così di invogliarlo a giocare.
“Hey bello, lo sai che non posso” disse il vichingo capita l’antifona, indicando le sue gambe e allontanando dolcemente Sdentato.
“Lo sai, speravo davvero che tu fossi qui e non in giro a volare” continuò pacato accarezzandogli il muso.

Hiccup e Sdentato avevano volato, corso, giocato e volato ancora, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Poi, un giorno come tanti, all’ormai uomo cominciarono a spuntare le prime rughe. E un altro giorno cominciò a sentire dei dolori alle articolazioni. E poi ancora venne sostituito dal maggiore dei suoi tre figli nel ruolo di capo villaggio. Fino al giorno in cui la sua vecchia protesi non riuscì più a funzionare correttamente, impedendogli di volare con il suo drago. Così ritirò fuori i vecchi progetti della coda di Sdentato, quella che avrebbe potuto usare senza bisogno di un cavaliere.
La Furia buia, oh, se era arrabbiata: non poteva accettare di non poter volare con il suo amato padrone. Distrusse la coda nuova. E quella fabbricata dopo, quella dopo e quella dopo ancora. Accettò di portarla solo il giorno in cui Hiccup scoprì che la sua gamba, per quanto attrezzata e ben tenuta, non era più sufficiente per sostenere il suo peso anche a terra.
Così ora Sdentato era libero di andare e venire e Hiccup trascorreva le sue giornate nella comoda prigione della sua poltrona.

Il drago osservò il suo cavaliere. Scrutò con occhi attenti la sua pelle più grinzosa, i capelli del colore della neve, proprio come la lunga barba che aveva lasciato crescere. Poi lo sguardo di Sdentato si posò in quello del vichingo.
Erano gli stessi occhi verdi, grandi, intelligenti e pulsanti di vita. Guardando quelle iridi brillanti Sdentato vi vedeva riflesse tutte le loro avventure, da quando si erano conosciuti fino a quel momento. Tutta la loro vita insieme. Inseparabili, uniti fino alla fine. Erano gli stessi occhi verdi. L’unica cosa diversa era quel piccolo barlume in più che li rendeva più saggi, più consapevoli.
“Che hai bello? Sembri turbato” sorrise Hiccup con dolcezza “ah, Sdentato, Sdentato, sempre un nuovo mistero” il drago sorrise a sua volta, nella sua solita maniera impacciata che il vichingo aveva da subito adorato.

D’un tratto Hic si drizzò a sedere composto, assumendo un tono più solenne.
“Sdentato, devi andare via di qui. Io presto non ci sarò più, lo capisci questo, vero? La mia vita non è lunga come la tua o quella di un qualsiasi drago, il tempo per noi umani scorre in maniera diversa. E il mio, caro il mio draghetto, sta finendo. Ormai è giunto il momento che tu riprenda il volo” a queste ultime parole la Furia buia si riscosse con un leggero verso di protesta, che Hiccup accolse ridendo.
“Credi che Astrid non me l’abbia detto? Non stai volando quasi più per stare qui vicino a me” lo rimproverò bonariamente. Sdentato abbassò gli occhi colpevole.
“Dai, non fare così, bello” disse Hiccup divertito, subito prima di essere scosso da dei forti colpi di tosse.
“Questi spifferi” scherzò. Ma purtroppo il suo migliore amico aveva capito che c’era qualcosa che non andava, qualcosa di più forte degli spifferi.
“Sdentato, io sto andando via, in un posto che si chiama Valhalla… ma tu non puoi seguirmi, non adesso. Mi raggiungerai quando anche il tuo tempo sarà scaduto. Fino ad allora vivi, vola, sii libero. Ma non dimenticarti di me. Io non mi dimenticherò di te: sei il mio migliore amico, no?” disse accennando un sorriso mentre il drago lo guardava fisso, con un’espressione indecifrabile.
“Astrid, avrà capito qualcosa di quello che gli ho detto?” chiese il vichingo alla moglie, che era rimasta lì tutto il tempo ad ascoltare.
“Sono sicura che lo abbia capito. Forse un po’ a modo suo, ma lo ha capito” rispose lei con gli occhi lucidi.

Hiccup tossì di nuovo in modo secco, per poi prendere la mano della donna nella sua.
“È il momento” annunciò “Non piangere, noi ci vediamo presto. Ti amo Astrid, da sempre” disse guardando intensamente sua moglie negli occhi. Sdentato poggiò la testa sul grembo dell’uomo che con la mano libera cominciò ad accarezzarla lentamente.
“Grazie di tutto, ti voglio bene Sdentato. Ricordatelo” sussurrò. Poi chiuse gli occhi con calma, come se dormisse.

E fu così che Hiccup Horrendous Haddock III si spense, circondato dall’immenso amore della sua compagna per la vita e del suo compagno di avventure. Sua moglie, la donna che più amava al mondo e il suo migliore amico, il suo drago, colui che aveva donato a lui e  al suo intero villaggio un futuro migliore.
Il funerale dell’eroe di Berk fu fastoso, vennero celebrati banchetti, ci furono canti e danze, come se fosse stata una festa. Ed era quello che Hiccup aveva sempre voluto: essere ricordato nella gioia della vita.

Passò una settimana e Sdentato era ancora lì, accucciato accanto alla poltrona del suo padrone, come se attendesse il suo ritorno da un momento all’altro. Astrid era preoccupata, ma non lo dava a vedere mentre gli dava da mangiare e lo accudiva. Era solo più silenziosa e meno sorridente.

Poi, una notte, Sdentato si ritrovò dalla poltrona di Hiccup a volare nell’immensità del cielo azzurro, facendo acrobazie tra le nuvole. Ma perché avvertiva addosso un piccolo senso di pesantezza che ultimamente non aveva mai sentito? Per qualche secondo fu spaesato, poi iniziò a percepirlo: non poteva più cambiare posizione della coda a suo piacimento. Ebbe paura: si sarebbe schiantato al suolo! Invece sentì un leggero ‘click’ e la sua coda virò automaticamente. Come era mai possibile? Poco a poco iniziò a sentire delle cinghie sotto la sua pancia e qualcosa di caldo appena dietro il collo. Ma era… una sella!
“Avanti bello, stiamo andando alla grande!” urlò qualcuno, un ragazzo.
Sdentato si sentì rinascere, iniziando a fare piroette e acrobazie una dopo l’altra, con un’agilità e una precisione che sembrava dimenticata, raggiungendo un’altezza straordinaria.
“E ora in picchiata, coraggio Sdentato!” urlò il giovane, prima di sganciarsi e tuffarsi nel vuoto, seguito a ruota dal drago. Due proiettili nel cielo.
Sdentato guardò il ragazzo davanti a sé. Era mingherlino e non poteva avere più di quattordici anni, con i capelli castani scompigliati dal vento e gli occhi verdi e brillanti come uno smeraldo. Hiccup gli sorrise con gioia, per poi chiudere gli occhi, lasciandosi cadere libero. Sdentato fece lo stesso, felice come non lo era mai stato. Poco prima di schiantarsi sul mare il castano risalì agilmente in groppa al suo drago, per poi planare e tornare a volare con più tranquillità ma non meno entusiasmo.
Atterrarono nella loro solita radura, dove Hiccup tolse sella e protesi al suo amico. Solo allora Sdentato si accorse che il ragazzo aveva entrambe le gambe integre.
“Bel volo eh? Proprio quello che ci voleva, giusto?” disse sorridendo il vichingo. Sdentato saltò di gioia, facendogli mille feste e coccole.
“Mi era mancato molto” aggiunse Hic “così come è mancato a te. Non negare” lo accusò ridendo a crepapelle.
“Ah, Sdentato, Sdentato. Io sto bene qui, tanto. Ho ritrovato i miei genitori, ho incontrato anche Gambe di Pesce, Moccicoso e i gemelli, pensa tu. Astrid mi raggiungerà presto e avremmo riunito la squadra” raccontò Hiccup seduto sull’erba, appoggiato al suo drago.
“E tu invece? Non vorrai mica restare lì per sempre…  io sognavo di girare il mondo. Forse se non fossi stato il responsabile di un intero villaggio avremmo potuto vederlo insieme. Chissà tutte le cose nuove che avremmo imparato”continuò.
“ Ma sai, alla fine possedevo ciò di cui avevo bisogno: la mia famiglia, i miei amici… e il mio fantastico drago. Non avevo bisogno di cercare da qualche altra parte. Ma tu, Sdentato?” chiese guardandolo con dolcezza, inducendolo a rifletterci.
Un attimo dopo la Furia buia sentì tutto scivolare via e capì che quel momento perfetto stava per finire. Avrebbe voluto dire a Hiccup quanto gli voleva bene, quanto gli mancava averlo con sé e quanto avrebbe voluto restare lì per sempre.
“Lo so bello, ma ora devi andare. È il tuo turno, vai e vivi. Io ti aspetterò qui” lo rassicurò il padrone che come sempre lo aveva capito da uno sguardo. Gli sorrise un’ultima volta, felice e sereno, prima che il drago si svegliasse di colpo, con un grande senso di pace e al tempo stesso di nostalgia.

Astrid scese nella sala e non trovando nessuno si preoccupò. Diede un’occhiata fuori dalla finestra e vide Sdentato scrutare il cielo.
“Ciao piccolo” disse appena gli fu vicino “oggi è la prima volta che esci” constatò. Sdentato annuì. Guardò Astrid e con la testa le indicò il cielo più volte.
“Stai andando via, vero?” indovinò lei “già… bravo Sdentato, sappi che lui sarebbe fiero di te” gli disse dandogli qualche pacca amichevole sulla testa.
La Furia buia si avvicinò ad Astrid e leccò il suo viso per salutarla, per poi mettersi in posizione e spiccare il volo.
Fece qualche giro intorno a Berk, sfrecciando come una saetta nel cielo azzurro e limpido. Lanciò delle palle di fuoco in aria, facendo delle acrobazie tra di esse.

Infine passò un’ultima volta sopra la casa del suo migliore amico e una volta ripreso quota ruggì forte, felice, libero, udendo come risposta, da qualche parte dietro le nuvole, l’urlo di gioia di Hiccup, trasportato dal vento.







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Angolo Vic
Prima di criticare, scrivendo questa storia mi sono fatta piangere da sola, abbiate tatto, povero Sdentato u.u
Niente, spero che vi piaccia e la dedico a Codaviola (che è ancora morta chissà dove) e alla mia nuova amica Symphonia :D
Auguri a chiunque sia arrivato fino a qui e fatemi sapere!!
A presto

Vic
   
 
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