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Autore: Judy Kill Em All    17/08/2013    1 recensioni
Non credevo vero di essere ancora viva
avevo aperto la porta del corridoio
e c’era odore di estate,
quello bellissimo che ti fa sorridere.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Liquid
 
Trovavo soddisfacente guardarti
mentre ti scioglievi
urlando di essere densa come il mercurio
quando in realtà eri acqua.
 
Io invece
avevo il sogno di tingermi i capelli
di tutti i colori.
Sarebbe stato più facile visitare
il paese delle meraviglie,
e il Cappellaio Matto mi avrebbe fatto
un sacco di complimenti.
 
E pensavo, sinceramente,
che la filosofia fosse il modo più semplice
per guardare la vita,
io ero solida
e non piangevo alluvioni.
 
Tu invece cadevi per terra
E ti infrangevi
Bagnando tutti i passanti
di acqua tinta
di fango e paure.
 
Tutte le superfici sporche
Iniziavano a disegnare sogni:
c’era un serpente blu
con le palpebre fucsia,
{il responsabile della scomparsa delle borse:
se le era mangiate tutte}
c’era una persona
che conoscevo da un sacco di tempo,
ma quel giorno aveva fumato tantissimo
e di fumo ne avevo pieno il cervello,
tanto che ero diventata un drago
che sbuffava grigiori dal naso.
 
Avevo sogni stipati
in fondo alla gola
con infinita voglia di uscire,
ma non gridavo,
non gridavo mai,
perché nessuno mi ascoltava:
quindi parlavo da sola
e ripetevo ogni volta
le stesse
malate
costruzioni del mio cerebro.
 
Mi sporgevo
da un precipizio
e non vedevo quanto fosse alto.
“Mi butto?” mi chiedevo
dondolando sui talloni,
andando avanti e ritraendomi
all’improvviso.
Inizialmente c’era sempre qualcuno
che mi acchiappava,
mi conficcava le unghie nel braccio
e mi riportava alla realtà.
 
Avevo capito di essere sola
quando, alla fine, ero caduta.
Volavo e intanto vorticavo
non sapevo quanto velocemente
né per quanto tempo sarei andata avanti,
l’avevo domandato
a tutte le sporgente rocciose.
“Stai diventando pazza!”
mi rispondevano ridacchiando
distorcendo un ghigno
che non possedevano.
 
E io non avevo più gli organi interni
avevano deciso di fare compagnia
al raziocinio
mi guardavano dall’alto
e si prendevano gioco di me,
li vedevo,
non so se loro lo sapessero,
ma lo sapevano tutti,
non c’era motivo di tenerlo nascosto.
 
L’unica a non saperlo eri tu,
fingevi ancora candida innocenza
e ingenuità.
Continuavi a ripetere
che non ti saresti liquefatta;
chissà come mai, però,
intanto venivi assorbita dal terreno
e precipitavi più in fretta di me.
 
Dicevi anche che non ti saresti salvata,
piangevi fortissimo.
Alla fine però avevi trovato un albero
E ti eri ancorata saldamente alle sue radici,
non curandoti di me,
io disperatamente
cercavo un appiglio tra le tue ciglia
{uno dei pochi ricordi}.
E continuavo a dire
“Se questo è il paese delle meraviglie
non voglio viverci”
mi pregavi per finta di restare,
all’improvviso eri tu la vittima.
 
Ti avevo sempre accolto a braccia aperte,
Ma non tornare,
non farlo mai più.
 
Non eri tu quella in torto,
o io
o chiunque altro.
Non eri quella giusta.
Non lo saresti mai stata.
  
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