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Autore: Aishia    17/08/2013    0 recensioni
Che cosa succederebbe ad una ragazza se a causa di qualcosa di superiore o di un destino ignoto fosse catapultata in un'altra epoca? riuscirà ad essere artefice del suo destino ed ad avere ciò che brama?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eclissi





Io e Jack avevamo litigato di brutto,probabilmente senza una vera e propria ragione ma solo per questioni d’orgoglio e impulsività. Mi riteneva difatti impulsiva,folle e anche una maniaca pazza suicida pronta ad annientare se stessa, per gli altri e probabilmente lo ero davvero ma l’unica cosa che Jack non riusciva a capacitarsi era il vero motivo per cui ero pronta a sacrificare la mia vita.
Non riusciva a comprendere il perché sarei stata pronta a mettermi in gioco per salvaguardare gli altri e ovviamente non lo avrebbe mai capito solo perché il Capitan Jack Sparrow non avrebbe indugiato a salvarsi le ossa e a mandare tutti al patibolo. Lui era così e non sarebbe cambiato per niente e per nessuno,nemmeno per me.
Ero stata solo un illusa a crederci davvero, a credere che forse con me poteva essere diverso ma come aveva enunciato lui non ero altro che unpeso.
Non capiva a cosa stavamo andando in contro,continuando a crogiolarsi e inebriandosi con la sua amata bottiglia di rhum. Non riusciva a capire gli altri,non riusciva a capirmi come non ci riuscivo più nemmeno io. Non capiva che stavo cercando di difendere coloro che amavo ma che nemmeno io sapevo come fare. Mi sentivo colpevole io stesso,mi sentivo responsabile della mia stessa incapacità e tutto ciò che facevo mi sembrava incredibilmente sbagliato e fallimentare. Non riuscivo a trovare un senso per me stessa.
Quelle sue parole mi ferirono come una lama tagliente e dopo aver discusso mi rinchiusi nella mia cabina,cominciando a piangere come una bambina senza difese e protezioni. Mi sentì morire,mi sentivo inutile e quelle parole mi fecero molto male.
Gli avevo dato tutto: il mio amore,la mia purezza ma a quanto pare non era abbastanza. Ero un peso per lui e non immaginava nemmeno il male che mi aveva provocato. In quel periodo mi sentivo troppo fragile e mi aspettavo di tutto tranne una sua stilettata.
Quella notte mi addormentai di proposito,pregando che le ombre si facessero vive e che mettessero fine a quell’inferno atroce che era la mia vita. Desiderai di farla finita,di non essere più un peso per nessuno ma quando mi svegliai ero ancora qui,con il ventre che bruciava e il cuore sanguinante.

**



Mi trovavo ancora nella mia camera,adagiata sul letto e con un braccio a penzoloni,mentre con l’altro mi accarezzavo dolcemente il ventre pieno zeppo di sangue,cercando di riprendermi dal forte dolore che le mie ombre mi avevano nuovamente provocato. Questa volta era stata una mia scelta. Il dolore mi aveva portato a provocarmene altro ma solo adesso mi rendevo conto dell’enorme idiozia che avevo fatto.
Lo avevo notato: il dolore stava divenendo sempre più reale e sentivo sempre di più la lama tagliente della spada penetrarmi l’addome e squarciarmi ogni singola cellula. Non ci sarebbe stato scampo per me se avessi continuato così ma probabilmente doveva andare così. Forse la mia morte sarebbe stata l’unica soluzione per mettere fine a questo massacro.
Tutto ciò che realmente desideravo era quello di trovare una via di uscita,un modo per mettere fine a tutto questo. Desideravo con tutta me stessa di chiudere gli occhi e ritrovarmi a casa,tra le braccia di mamma e il bambino che ormai era già venuto al mondo,di sentire le dolci e confortanti parole di papà , sapere che stava bene e che era guarito dalla sua malattia,di sedere sulle sue gambe come quando ero piccola e sentire le sue mani sui miei capelli e le sue parole di protezioni. Di riabbracciare la mia adorata nonna che adoravo e veneravo come se fosse un angelo,il mio. Perché invece era toccato a me il compito di difendere l’umanità? Questo era un compito troppo grande per aggravare sulla mia schiena.
Ma non dovevo demordere! Non ero mai stata un tipo che si arrende facilmente e non avrei iniziato adesso. Dovevo essere combattiva e avrei vinto la mia battaglia a tutti i costi. Non era una sfida contro James Cleverbot ma contro me stessa.
Mi sollevai,scaricando tutto il mio peso sulle braccia così da non pressare troppo sull’addome e rabbrividì quando toccai il pavimento freddo con la pianta del piede. Restai seduta per svariati minuti guardando un punto fisso senza nemmeno vederlo realmente,sfiorandomi l’addome con una mano e sussultai quando vidi un liquido rossastro ricoprirmi la mano. La ferita era molto profonda e quasi mi sembrava di potermi toccare lo stomaco. Cessai quasi di respirare e sentì la gola farsi arsa e arida da quella visione sovrannaturale. Come poteva essere vero?
Provai ad alzarmi lentamente,imprecando per l’enorme difficoltà che trovai in un così piccolo gesto. Questa volta la lama affilata poteva avermi centrato qualche organo vitale e se non avessi curato la ferita avrei potuto contrarre un emorragia interna o qualche malattia non curabile per mancanza di igiene e medicine. Cercai di riparare alla bella meglio il danno che mi era stato procurato: mi diressi con una lentezza unica verso l’armadio,cercando un appoggio in qualsiasi oggetto che mi potesse offrire il sostegno necessario. Trovai una benda abbastanza larga,una di quelle che aveva usato una volta Gibbs per fasciarmi la ferita e me la rigirai nel ventre,provando a mascherare quell’espressione di dolore dal mio volto.
Mi immobilizzai quando sentì più rumore del solito provenire dal ponte e guizzai le orecchie per capirne il motivo
«L’Oceanya in vista capitano!!!» squittì uno dell’equipaggio che sicuramente stava facendo da vedetta. Non so cosa provai in quel momento ma probabilmente il nodo che avevo in gola si era appena disciolto lasciando spazio a qualcosa di più sereno: Alan era tornato.
Uscì subito dalla cabina ,dirigendomi come perseguitata dal diavolo in persona sul ponte,in attesa di vedere quella nave che mi avrebbe portata dritta alle braccia di mio fratello.
Erano tutti li,nel parapetto,intenti a guardare un punto indefinito nell’orizzonte e a cinguettare felici per l’arrivo dell’altra parte dell’equipaggio. Il cuore mi arrivò in gola e sentì le vene pulsarmi così tanto,da farmi quasi male. Mi avvicinai funesta,cercando di intravedere quella nave dalle vele bianche scarlatte ma mi immobilizzai quando avvertì uno sguardo addosso. Mi voltai verso il timore dove Jack manovrava la sua amata Perla con il solito cappello in testa e una punta di orgoglio sul viso. Mi guardava con uno sguardo serio come a volermi fulminare e incenerire all’istante. Potevo avvertire nell’aria una strana elettricità e contraccambiai lo sguardo omicida. Ci guardammo per un attimo che mi sembrò eterno prima che il suo sguardo cambiasse direzione e che facesse finta di niente,ignorando la mia esistenza. In quel momento sentì l’ira crescermi dentro: lui faceva l’offeso mentre la parte lesa ero io!
«eccola li!» urlò l’uomo di vedetta puntando un dito sull’orizzonte,guadagnandosi la mia attenzione. Cercai di avvicinarmi per vedere qualcosa ma purtroppo il parapetto era troppo affollato e io non riuscì ugualmente ad andare oltre il mio naso. Sulla nave cominciò una specie di festa e tutti gli uomini sembravano fuori giri,mentre io vedevo solo le spalle larghe di un omone che non aveva nessuna intenzione di togliersi di mezzo.
Quando l’Oceanya si schiero al nostro fianco cominciai a guizzare la vista alla ricerca di una piccola testolina bionda e dagli occhioni vispi e da una bella ragazza con un piccolo pancino tondo e tenuto ben nascosto.

La passerella venne calata e le due navi vennero unite,facilitando il passaggio della ciurma da una nave all’altra.
Da li a poco la nave diventò sovraffollata e con ciò la mia opera di visualizzazione venne bocciata e persi le speranze di rivedere mio fratello,almeno non adesso e con quella confusione.
«Chanel!!! » gridò una flebile voce in lontananza .Come potevo non riconoscere la voce di mio fratello? Mi voltai di scatto guizzando la vista,in attesa di vedere quella testolina bionda spuntare dal nulla. Fu li che lo vidi …
Non so cosa provai in quel momento,poiché era una cosa troppo difficile da poter enunciare. I miei sentimenti si erano coalizzati diventando un tutt’uno. Gli occhi si fecero pesanti e sul mio viso cominciarono a scorrere enorme goccioloni. Mi inginocchiai con le lacrime agli occhi e con le braccia aperte pronto ad accoglierlo. Era tanto che non lo tenevo stretto a me e finalmente potevo toccarlo e stritolarlo. Sapere che stava bene era la cosa più confortante di questo mondo.
«Alan piccolo mio!!! » sussurrai per mancanza di voce per via dell’emozione. Finalmente potevo stringerlo tra le braccia,potevo sentire la sua voce da piccolo tempista qual’era e accarezzare la sua pelle calda.
« mi sei mancato così tanto!! »sussurrai con un nodo alla gola che non riuscivo a mandare giù. Lui non parlava o forse come me non riusciva a trovare le parole per spiegare ciò che provava. Non era mai stato bravo a esprimere i suoi sentimenti,mi aveva sempre detto che per lui i gesti valevano più di mille parole. Mi sollevai con lui in braccio e ci guardammo così tanto quasi a voler recuperare il tempo che avevamo passato divisi. Si strinse di nuovo stritolandomi l’addome ancora mezzo malandato. Soffocai un urlo di dolore che lo fece sussultare e sobbalzare
«cos’hai? »gli sorrisi dolcemente e gli accarezzai il visino dolce e da bambino. Abbassai la testa continuando a sorridere in modo forzato cercando di mascherare tutto quel dolore che avevo dentro. Aveva solo tredici anni e non potevo condividere con lui il mio dolore. Per quanto mi riguardava,caratterialmente Alan si era dimostrato più maturo di me,non si era mai tirato indietro anche se come me aveva vissuto l’inferno. Quindi non potevo fargli pesare il fatto che sua sorella stava morendo.
Una figura ci si posizionò davanti e a causa del sole non riuscì a vederle in volto. Fui costretta a mettermi una mano davanti al viso e quando la vidi nitidamente sgranai gli occhi e rimasi a bocca aperta e senza parole
«non si usa più salutare? » Elizabeth Swan era a pochi passi da me e io non avevo nemmeno la forza di muovere un muscolo. Troppe emozioni in un solo giorno.
«Elizabeth! Quanto mi sei mancata! » le saltai letteralmente addosso non rendendomi conto nemmeno io della mia felicità. Con loro al mio fianco probabilmente tutto sarebbe andato meglio. Avremmo superato tutto insieme e la vita sulla Perla sarebbe stata più facile. Ci saremmo aiutati a vicenda e probabilmente questo viaggio sarebbe andato in salita,soprattutto ora che avevo le due persone più importanti della mia vita al fianco. Mi distolsi,notando i suoi occhi gonfi e le guancie arrossate «è bello rivederti! »
«emh emh»mi voltai trovando Jack a pochi passi da noi a fissarci corrucciato. Che cosa gli prendeva adesso? Si avvicinò a passo lento,tenendo le mani dietro la schiena,il viso all’insù e lo sguardo reietto .
« a dopo i saluti signori … Se siete tornati deduco che avete trovato ciò per cui siete partiti e se siete tornati senza quello per cui siete partiti era meglio non ritornare affatto! Allora avete lo scettro de vida? »Ci scambiammo occhiate interdette e vidi Liz e Alan sorridere e scambiarsi sguardi complici. Alan prese una piccola sacca di paglia e comincio a frugare al suo interno. Mi avvicinai cercando di scorgere dentro la sacca e spalancai gli occhi quando Alan estrasse uno piccolo scettro e vidi con la coda dell’occhio Jack sgranare gli occhi e sorridere furbastramente. Quello era lo scettro de vida?
« fammi vedere piccoletto» Jack si avvicinò a mio fratello strappandogli l’oggetto dalle mani, cominciando a visualizzarlo attentamente,rigirandoselo tra le mani e smuovendolo come se volesse scacciare una mosca nell’aria «questo coso non funziona! Avanti fa qualcosa!! »
«Jack,lo scettro funziona solo con la prescelta e a quanto pare tu non lo sei. Non funziona con te! »scherzò Liz avvicinandosi a Jack per togliergli l’arma dalle mani. Jack le riservò un occhiata rude e le diede le spalle,continuando la sua opera « zitta Elizabeth mi sto concentrando. Non vedi? » Elizabeth fece spallucce,allontanandosi velocemente,mentre io come il resto della ciurma cercammo di non scoppiare a ridergli in faccia così da non essere buttati nel mare e dati in pancia ai pescecani .Dovevo dire a Jack che stava diventando ridicolo? Mmh,meglio lasciarlo cuocere nel suo brodo.
Quando se ne rese conto anche lui,stufo e ridicolizzato lasciò cadere lo scettro a terra che rotolò fino a giungere ai miei piedi. Gli lanciai un occhiata omicida che lui contraccambiò. Possibile che quell’uomo non ne combinava una giusta?
Mi abbassai e recuperai quell’arma che avrebbe dovuto salvarci da uno dei più potenti stregoni del tempo e lo guardai con più attenzione,esaminandolo come se gli stessi facendo i raggi X. Non era molto lungo e all’apice vi era una piccola pietra che sembrava quasi diamante. Nel manico notai una piccola fessura con una forma al quanto familiare. Avevo già visto quella forma sbilenca e il mio sguardo andò a finire sul mio collo,dove giaceva il medaglione che mi aveva dato mia nonna prima di intraprendere il viaggio . lo strappai dal collo,contrapponendolo con la fessura,notando che la forma combaciava perfettamente. Che cosa voleva significare? Mia nonna mi aveva detto, una volta, che quel medaglione era uno dei cinque e che tutti avevano uno scopo ben preciso. Rimasi a fissare quell’oggetto indecisa sul da farsi.
«cosa intendi fare? » mi chiese Liz avvicinandosi a me per capire le mie intenzioni . A dire il vero nemmeno io sapevo cosa fosse la cosa giusta da fare ma dopo tutto non poteva andare peggio di così no?
Non so cosa accade precisamente ma sentì il mio cuore farsi leggero e mi sentì in pace con me stessa. Fui guidata da un qualcosa,da una luce calda e infilai il medaglione nella fessura. Non sapevo esattamente cosa stessi facendo ma sembrava quasi che non fossi più io. Era come se stessi guardando la mia vita in terza persona. Sapevo che era la cosa giusta da fare solamente che non sapevo il perché lo stessi facendo.
Appena il medaglione si incastrò perfettamente con lo scettro,quest’ultimo cominciò ad emanare una forte luce, splendente,brillando di luce propria paragonabile a quella del sole. Fui costretta a tapparmi gli occhi con una mano e così fece il resto della ciurma,rimasto a guardare ad ogni sgranati e a bocca aperta. Non avevo paura. Qualcosa mi diceva di stare tranquilla e in quel momento non potevo non esserlo.
« è lei» sentì dire da qualcuno della ciurma che non riuscì ad individuare. Ma cosa stavano farfugliando? Mi voltai verso Elizabeth e Alan,entrambi mi guardavano ad occhi sgranati e con un espressione indecifrabile in volto. Anche Jack aveva la stessa espressione poi lo vidi avanzare lentamente e mi indicò con un dito come a volermi accusare
« sei tu! Tu sei la prescelta»Mi voltai verso di lui con uno sguardo scettico e cinico, non mancò molto che gli scoppiai a ridere in faccia. Come potevo essere io la prescelta. Io che non sapevo nemmeno il mio vero ‘’io’’. Non potevo salvare il mondo se non ero in grado di salvare me stessa
«io? Jack mi sa che ti sei preso un abbaglio»
«io credo proprio di no miss Bedrok» una terza figura comparve dal nulla come d’incanto. Aveva un mantello scuro a ricoprirgli il volto e un cappello di paglia sopra la testa. Io quell’uomo lo avevo già visto da qualche parte. Quegli occhi scuri e lucidi li avevo visti da qualche parte ma non ricordavo ancora dove. Lo guardai scettica come il resto della ciurma. Vidi Gibbs estrarre la spada e da li lo seguirono tutti gli altri « chi siete» chiese il mastro cercando di essere più credibile possibile. L’uomo non fece una mossa,rimanendo fermo immobile,sembrava quasi che non respirasse affatto.
« dovete venire con me miss! Per conto di Eva Bens»
« Eva Bens? » cosa voleva da me quella donna? L’ultima volta mi aveva indicato la via per ritrovare lo scettro de vida e la strada per incontrare James Cleverbot e adesso? Qualcosa di oscuro si stava avvicinando … altrimenti sarebbe rimasta al suo posto,cercando di mantenere un ruolo secondario.
« lei non andrà da nessuna parte! » continuò Alan avanzando verso l’uomo. Lo fermai prima che si spingesse troppo oltre guadagnandomi una sua occhiataccia in cagnesco. Non potevo permettermi di metterlo in pericolo. Era una faccenda troppo pericolosa per un bambino della sua età. Nessuno dovrebbe mettersi in pericolo per una faccenda che riguardava solo me.
« cosa vuole da me? »
«ha bisogno urgentemente di parlarvi miss! È una questione delicatissima … e ha bisogno di parlare SOLO con voi» era chiaro che qualcosa non andava,soprattutto se una donna come lei voleva parlare con me. Avanzai di botto guadagnandomi le proteste di mio fratello. «tu non andrai da sola! »
« zitto Alan! So quello che faccio … se entro il tramonto non mi vedi ritornare,potrai venire a cercarmi ma fino ad allora stai al tuo posto! »detto ciò avanzai con quell’uomo per presentarmi al cospetto di Eva Bens.

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Pov Jack



La vidi scomparire dal nulla con quello strano tizio dal manto buffo e dalla camminatura da capra in calore. Che cosa voleva Eva Bens da Chanel? Probabilmente io sarei stato molto più d’aiuto ma dal’atro canto meglio rimane in disparse a salvaguardarsi la pelle.
Eravamo rimasti tutti sul ponte con un punto interrogativo in faccia,io più degli altri. Con la coda dell’occhio intravidi mastro Gibbs avvicinarsi fulmineo a me,cercando di non farsi notare da nessuno. Cosa poco probabile visto la sua stazza non troppo loquace.
«Capitano!»sussurrò lentamente scandendo l’appellativo che amavo tanto sentire. Mi misi in ascolto per capire meglio cosa volesse quel babbalucco da quattro soldi «Jack cosa dovremmo fare con miss Bedrok? Meglio seguirla?»
« No»risposi con un tono di voce così profondo e sensuale da far eccitare anche me stesso « se la caverà da se! Faremo come ha detto lei: questa sera se non sarà tornata alla Perla andremo a cercarla»
Mi voltai verso Gibbs trovandolo in uno stato confusionale. Che cosa aveva da guardare ancora?
«su su sciò! Non ha del lavoro da sbrigare mastro Gibbs ? Su forza branco di cani rognosi al lavoro o vi do in pasto al primo pescecane che trovo!»
E con le mie parole tutti i pirati che da prima erano rimasti imbambolati a guardare quella donna scomparire con quel caprone in calore,tornarono alle loro mansioni. Tranne qualcuno che continuava a guardarmi con un aria non troppo loquace
« dobbiamo andare con mia sorella! » sbiascicò il mini Bedrok guardandomi in cagnesco. Era peggio di sua sorella,forse era il gene di quella famiglia a renderli così. Mi abbassai ricambiando lo sguardo,mantenendo come sempre il mio atteggiamento da bel pirata qual’ero
« non sapevo piccolo Alan che eri diventato il capitano si? Questi sono i miei ordini e se non vuoi rivedere la tua bella sorellina dalla pancia di uno yeti vedi di tappare la tua boccuccia e sta al tuo posto »rimase per svariati minuti con quell’aria corrucciata,dopodiché Lizzy gli tese una mano e insieme sparirono sotto coperta,non prima di avermi riservato un occhiataccia. Ma che avevano tutti?
Voltai lo sguardo verso il punto in cui Chanel era scomparsa e … dopotutto non potevo lasciarla nelle sue luride mani …

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Chanel Pov


Per tutto il tragitto quell’uomo non disse una parola. Era alquanto inquietante tutta questa faccenda e ora che probabilmente ero io la prescelta lo era ancora di più. Come potevo esserlo? E tutto ciò era legato con i sogni che torturavano le mie notti? Speravo almeno che Eva Bens mi avrebbe dato le giuste risposte e che questa storia cominciasse ad avere un senso.
Arrivammo in una casa rupestre con le finestre sbarrate e due uomini a salvaguardare l’ingresso dell’edificio,sicuramente abbandonato.
«seguimi» ordinò l’uomo dietro di me e non me lo feci ripetere due volte. Mi tremavano le gambe e il cuore sembrava mi stesse uscendo dal petto. Non potevo avere paura adesso,dovevo essere forte e farmi valere in qualunque costo.Ci piazzammo davanti a quei due uomini che ci fecero passare istantaneamente e così entrammo dentro quella catapecchia. Era buio e a giudicare dall’aria pesante quella casa era disabitata da non so quanto tempo,soprattutto si intuiva dalla polvere e dall’odore non proprio di rosa e fiori
«che puzza! » sussurrai coprendomi il naso con le mani,guadagnandomi uno sguardo non proprio loquace di quell’uomo
«tu sai cosa vuole da me Bens? »chiesi cambiando argomento,accorgendomi della mia gaffe.
« lo scoprirete» ci ritrovammo davanti una porta grandissima e per poco non ci finì contro. Quell’uomo spalancò l’apertura dando accesso ad un enorme stanza rettangolare e in pietra,illuminata da fiaccole che illuminavano interamente la stanza,così da permettermi una visuale più completa del luogo in cui ero finita. Nella parte più estrema dell’aula Eva Bens soggiornava seduta su una specie di trono con due omoni al suo fianco,pronti a proteggerla anche a costo della vita
«Benvenuta … vieni avanti prescelta! Ho tante cose da dirti»
Fui restia ad avvicinarmi anche se molte lune prima avevo avuto l’onore di stare al suo cospetto. Mi avvicinai lentamente,guardandomi intorno e stando ben attenta al benché minimo movimento. La donna sorrise e mi guardò teneramente,come se avesse davanti una bambina.
« non temere di ciò che non può farti del male miss Bedrok. Io sono dalla tua parte,non capisci che non sono io il male? »
«perché mi avete chiamata? »chiesi con un tono di voce meno deciso del previsto. Mi tremavano le mani e le gambe come se fossi una foglia scostata da un vento freddo,pronta a cadere in qualunque momento. La donna si sollevò,sorretta da un bastone di legno,contornato da fiori che non avevo mai visto prima d’ora.
«tu sei la prescelta e come tale hai molti compiti e molti poteri. Fra due giorni un disastro sovrannaturale si abbatterà su di noi e solo tu puoi fermarlo! »
« un. Disastro. sovrannaturale? »quelle parole mi morirono in gola nello stesso istante in cui uscirono dalle mie labbra. Che cosa stava farneticando. Mi avvicinai per capire meglio la situazione ma fui fermata da uno dei suoi scagnozzi. Non potevo avvicinarmi eh?
« un eclissi lunare … in tarda sera la luna rossa si unirà a quella originale provocando un eclissi che produrrà un varco temporale» un eclissi lunare? Questa cosa non mi sembrava niente di buono ma la domanda era una: cosa centrava tutto questo con me?
«cosa? E cosa dovrei fare io»
«quando tu e tuo fratello siete entrati a far parte di quest’epoca,l’equilibrio che controllava i nostri mondi si è disfatto e quindi il tempo sta cercando di ripristinare quell’equilibrio e perciò verrà creato un portale che collegherà il tuo mondo con il mio. James Cleverbot potrebbe usufruire del portale ed accedere nel tuo mondo!! In quel caso lo distruggerà e tu devi impedirlo»rimasi sconvolta io stessa da quelle parole che in quel momento mi sembrarono come una spina conficcata nello strato più profondo della pelle. Fra due giorni si sarebbe creato uno spazio temporale con la mia epoca,questo voleva dire che …
« il mio mondo? Questo significa che io e Alan potremo tornare a casa! »Eva Bens smorzò il mio entusiasmo e sul suo volto comparve uno sguardo che non le avevo mai visto prima. Sbattè il suo bastone due o tre volte per richiamare la mia attenzione e riportarmi alla realtà
«potresti ma non posso permettertelo! Una volta che sarai tornata a casa ci lascerai in pasto a Cleverbot che comincerà a spazzerà via il nostro mondo e non posso permetterlo! Tu sei l’unica che lo possa fermare»
« ma questa potrebbe essere la nostra unica possibilità»non capì più nulla,sentivo solo dentro di me un enorme felicità e una voglia matta di ritornare a casa. Questa poteva essere la nostra unica occasione di ritornare a casa. Non potevo farmela sfuggire così! Non potevo …
«Chanel! Come prescelta hai un compito molto importante: tu sei l’unica in grado di impugnare lo scettro che ucciderà James Cleverbot! Devi impedirgli di spargere altro sangue»
« allora lo annienterò e poi potremo tornare a casa! » mi accorsi solo ora che i miei occhi si stavano facendo umidi e che delle lacrime stavano percorrendo i lineamenti del mio viso. Mi sentivo un egoista io stessa ma per troppo tempo non avevo fatto altro che pensare agli altri. Perché per una sola volta non potevo fare ciò che volevo? La luna rossa probabilmente non sarebbe mai scomparsa e questo varco temporale sarebbe stato l’unica via di uscita per ritornare a casa. Perchè … perché non potevo ritornare a casa nello stesso modo in cui ero venuta?
«non sei abbastanza forte per annientarlo Chanel! Quello non sarebbe un momento propizio perché Cleverbot percepisce forza dalla luna e tu ti faresti uccidere dopo pochi minuti» caddi in ginocchio non sentendo più forza nelle gambe. Mi sentì terribilmente male con me stessa e non ce l’avrei mai fatta a distruggere l’unica occasione che mi avrebbe riportata a casa. Avrei distrutto i miei sogni e quello di mio fratello.
«ma io? »
«promettimi che richiuderai il passaggio! Promettimi che non ti tirerai indietro e richiuderai quello sbarco temporale Chanel … il mio mondo ha ancora bisogno di te»
« non lo farà mai! »una terza voce a me conosciuta si intromise,facendomi sussultare. Jack era in piedi a pochi passi da me,braccato da due uomini che lo tenevano immobilizzato dalle spalle. Mi guardava con la sua solita aria. Perché poi aveva detto quella frase? Non credeva in me?
«jack»sussurrai con un filo di voce,cercando di sollevarmi e ristabilire il mio autocontrollo
«non lo farai mai! Sei troppo debole e non hai la capacità di rinunciare a l’unico modo per ritornare a casa! » rimasi impietrita dalle sue parole. Aprì la bocca e la richiusi subito indecisa sul da farsi.Mi sentivo ferita e tradita dall’unica persona che amavo veramente. Come poteva farmi questo?
«allora non mi conosci affatto Jack»
« forse!o probabilmente t i conosco troppo bene e so per certo che non sei pronta a rinunciare all’unico modo per ritornare a casa! Non sei pronta e sei troppo debole» feci per ribattere ma Eva Bens mi fermò prima che potessi ucciderlo con le stesse parole con cui aveva fatto con me
« adesso basta! Chanel va e compi il compito che ti è stato affidato dal destino! Io confido in te … come il resto del mondo»con un cenno della testa ci liquidò e in meno di un istante i suoi scagnozzi ci portarono fuori da quel luogo,abbandonandoci al nostro destino. Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia e probabilmente non avrei avuto la forza di guardarlo negli occhi. Mi aveva dato della codarda e questa l’avrebbe pagata cara
« davvero pensi quello che hai detto? Davvero pensi che sia troppo debole? »Jack si fermò,dandomi le spalle e lo vidi sospirare. Si volto dandomi la possibilità di vedere il profilo del suo viso
« io farei lo stesso:io preferirei tornare a casa e salvarmi la pelle piuttosto di rimanere e rischiare la vita!e tu non sei troppo diversa da me»Sospirai fugacemente,costringendolo a voltarsi e guardarmi dritto negli occhi. Cercai con tutta me stessa di frenare quelle lacrime che mi stavano assalendo a poco a poco ma non riuscì a impedirlo. Strinsi i pugni e abbassai lo sguardo
« hai ragione Jack!Siamo uguali.Ci contraddistingue solo una cosa: io non sono una vigliacca»





Chiedo venia e perdono per tutto il tempo che vi ho fatto aspettare. Gli impegni sono stati tanti e il tempo per scrivere è diminuito a vista d’occhio!Comunque ho messo tutta me stessa in questo capitolo e spero comunque che sia stato di vostro gradimento.
Mi è dispiaciuto costatare che siete in molti ad aver letto la storia ma non vi sono state molte recensioni,quindi non so cosa fare,nel senso se continuare fino alla fine o mettere punto. Perché non so se continua a piacervi o è diventata monotona. Quindi fatevi sentire!Ho bisogno del vostro supporto!! >.<
Grazie comunque a tutti quelli che mi sono stati vicino :3
Baci e a presto
Aishia
  
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