Ciao
raga!
Questa non
è la mia prima ff, ne avevo già pubblicate altre sotto
un altro nick che mi hanno cancellato. Quindi rieccomi,
vogliosa come prima a farvi provare delle
emozioni…
Buona
lettura!
“il
destino ha sempre l’ultima parola”
Mi chiamo Veronica, ho trentacinque anni e
sono un’oncologa.
Faccio parte di un gruppo di medici a
Miami: città in cui ho passato metà della mia
vita.
Lavorano con me altri tre ragazzi: Martina,
Donatella e Andrea.
Ci conosciamo dal primo superiore e da
allora seguiamo lo stesso sogno: diventare medici.
Tutti gli altri li abbiamo persi di vista, sono anni che non li vediamo ma di
loro abbiamo sempre un bel ricordo e non li scorderemo
mai.
Assieme ci troviamo bene anche se, tra una
birra ed un’altra, dopo i turni di lavoro ci sentiamo
come insoddisfatti.
<<Che
giornataccia oggi…>> disse Andrea,
<< Lo so! Non è il massimo dire ad
una paziente che ha il cancro>> aggiunsi
<
Fare l’oncologo non è proprio un bel
lavoro, bisogna solo saperlo gestire.
Mai affezionarsi ad un paziente terminale
ma quel che è peggio, ed è
proprio quello che io ho passato, è
innamorarsene.
Si chiamava Simone, la persona più dolce
che io abbia mai conosciuto, e un tumore scoperto
troppo tardi lo ha ucciso.
C’è voluto del tempo per superarlo ma grazie a i miei amici ,che mi hanno dato la
forza per continuare, ce l’ho fatta.
Andrea è molto soddisfatto del suo lavoro:
è un ginecologo!
Marty e Dody sono invece due ottime
neurologhe.
Insieme siamo una
bella squadra e sappiamo superare le difficoltà contando l’uno
sull’altro.
Quella sera al Van Dyke cafè,ci stavamo deprimendo, quando Andrea sciolse il
ghiaccio:
<< oggi ho fatto il record di
malattie veneree!>>
<< Wow! Ed io che pensavo le
visitassi prima di fartele…!!!>>
esclamai.
Tutti scoppiammo
in una risata, anche troppo rumorosa per la battuta.
Ci voleva
proprio.
Poco dopo tornammo a casa. Vivevamo nello
stesso appartamento che puzzava di calzini e sudore: avevamo troppo poco tempo
per fare le pulizie.
era composto da sole tre stanze anche se
abbastanza ampie: salotto-cucina, camera da letto e
bagno.
Dormivamo nella stessa stanza, ci
consideravamo fratelli ormai.
Arrivammo e ci precipitammo in cucina,
l’unica stanza decente che profumava di rose e di
aromi: io e le ragazze l’adoravamo. Alle pareti vi erano delle foto:le foto del viaggio dopo la laurea, una foto di gruppo e il
matrimonio di Giovanna e Giuseppe.
Andrea passò dal bagno, mentre noi ragazze
preparammo il caffé:
<
<< mamma mia, ci mancano, eh?
>> dissi io
<<
già…>>
Preparammo la tavola e ci sedemmo assieme
come una vera famiglia.
Cenammo come si deve. La cena era surgelata ma deliziosa e
il caffé di Dody era ottimo.
Ci sedemmo sul divano a chiacchierare e a
tarda notte (verso le due del mattino) andammo a letto, era tanto che non
facevamo una cosa del genere: come ai vecchi tempi.
Mi stesi sul letto
infreddolita, ma non riuscivo a dormire era più forte di
me.
Pensavo, sudavo,
piangevo.
<< Quante vite ho visto spezzarsi. In quanti occhi ho visto paura di
morire…>>
Dody si alzò ,
sapeva come stavo, mi ha sempre capita, mi ha sempre
aiutata.
Venne a stendersi accanto a me: <<
stai tranquilla Very! Lo so cos’hai, l’ho passato
anch’io>>.
<<è tutta colpa mia…>> dissi io
fissandola negli occhi,disperata.
<< No! non è
colpa tua!>>
<< Quelle persone mi odiano, i loro parenti mi odiano. Porto
solo brutte notizie, proprio come i messaggeri di morte della guerra. La
gente li odia. La gente odia me.>>
Continuavo a piangere, ma in silenzio, non
volevo svegliare Andrea anche se solitamente neanche le
cannonate lo svegliano!
<< Simone non ti
odiava>>.
I miei occhi si spalancarono, il mio cuore si spense e smisi di respirare per un attimo, mi
sentii cadere tutto addosso. Non parlavo di lui da tanto, troppo
tempo.
<< Simone non c’entra!>> urlai
Andrea si rigirò nel
letto.
<< Invece c’entra! Se non era per te che gli consigliavi la risonanza, e che scoprivi
quel tumore sarebbe morto prima e senza sapere perché!
Guardami! Quali furono le ultime parole che ti
disse?>>
<< Non ne voglio
parlare…>>
<< ti ha ringraziata…>>
Diventavo sempre più triste, mi sedetti sul
letto e dody mi seguì.
Abbassai lo sguardo,
aveva ragione.
<< mi disse “grazie amore”..>>
Ci fu un attimo di silenzio, dody
continuava a fissarmi, era stata un po’ brusca, ma se
non avesse fatto così non avrei mai capito e non avrei mai ammesso quanto tutto
ciò che diceva fosse vero e quanto io non c’entrassi con la sua
morte.
Marty si svegliò, aveva avuto una giornata
più dura della nostra ma venne lo stesso ad aiutarmi:
<
Dody fece un lungo sospiro, poi riprese:
<
<< il nostro non è
un brutto lavoro>> continuò Marty <gente ma il destino
ha quasi sempre l’ultima parola. La nostra è una lotta contro il tempo, a volte
troppo poco per raggiungere i nostri
scopi…>>.
Ci fu una pausa, giusto il tempo di capire
e tranquillizzarmi.
<< avete ragione ragazze, grazie.
Dai torniamo a letto adesso!>>
Sorrisi e ci stendemmo assieme sul mio letto, come
sorelle.
Aprii gli occhi un’ultima volta quella
sera, e fissai il cielo fuori dalla
finestra.
Una stella splendeva più di
altre.
Era fantastica proprio come
lui.
<< ti amo…>>
sussurrai.
E
ci addormentammo sotto le coperte al canto delle cicale e Andrea che
russava!
The end!
Spero che la lettura sia
stata di vostro gradimento! A presto!