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Autore: Ornyl    17/08/2013    1 recensioni
Morire
È un'arte, come qualsiasi altra cosa.
Io lo faccio in un modo eccezionale
Io lo faccio che sembra un inferno
Io lo faccio che sembra reale.
Ammetterete che ho la vocazione.
Sylvia Plath,Lady Lazarus.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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E' settembre?
Ottobre?
O forse marzo? O agosto,quando cade il mio compleanno che non cadrà mai più?
Prima le pareti della mia stanza erano bianche,ma tutt’altro che candide. Erano di un bianco malato e marcio,sporco di brutti disegni fatti a penna blu,nera e rossa,pastelli a cera e colore a tempera di scarsa qualità. Non erano belle,erano strane e basta:sembravano uscite da un ospedale,anzi la mia intera stanza mi ricordava quella di un ospedale,forse più allegra ma di poco. Vi erano due letti e uno lo condividevo con mia sorella,un armadio tra di essi,un lampadario vecchio color verde acqua tappezzato di stelline e le mensole erano pieni di pupazzi impolverati. E poi,a coprire i buchi,c’erano i poster e le foto vecchie dalla mia nascita al Passaggio. Ma no,nulla mi piaceva davvero,se non le foto e la sua forma perfettamente quadrata,stretta e asfissiante,una prigione per contenere una prigione umana e una ragazzina poco più piccola di me,la sorella di sangue prima del Passaggio.
Dopo il Passaggio invece avevo ottenuto una stanza poco più grande,ma adesso le pareti mi piacevano di più:erano tappezzate di carta da parati azzurra decorata da piccole nuvole bianche,era una carta da parati vecchia ma la trovavo adorabile. La carta da parati era unita al pavimento da una cornice bianca che dava il tocco finale ad una stanza già adorabilmente stramba e leggermente inquietante,e poi c’era un vecchio letto in ferro battuto tutto per me,una libreria piena di libri e una scrivania con un’abat-jour rosa pallido risalente agli anni 50.
Era una stanza,una stanza sola. Era solo una stanza dentro,ma fuori era costruita come una piccola casa rosa con il tetto bianco e le finestrelle orlate e piene di vasi con margherite bianche che non seccavano mai,perché non secca mai nulla nel Quartiere,tutto vive al contrario dopo il Passaggio e non muore più.
Ecco,la parte di Quartiere in cui sono andata a finire dopo il Passaggio era il piccolo Villaggio di  Cecilia. Si chiamava in onore appunto a Cecilia,una delle prime abitanti,una ragazza poco più piccola di me che fondò quel piccolo sobborgo insieme alle sue sorelle. Venne chiamato “di Cecilia” perché Cecilia era la più piccola tra le sue sorelle e la prima a mettere piede in quella parte di Quartiere,non di certo per fare un torto alle altre ragazze! Tutte e cinque sono belle e bionde,con grandi occhi azzurri,sensibili come angeli:ma non sono angeli e non hanno più memoria,non ricordano nulla di laggiù,soltanto che il loro cognome iniziava per L.
Ogni tanto,quando non avevo nulla da fare,visitavo il resto del Quartiere,che è diviso in tre distretti:il Quartiere centrale(quello più antico),dei Passaggi improvvisi;il Villaggio di Cecilia(quello dove sto)dei Passaggi voluti;il Villaggio di Samara,quello dei Passaggi violenti. Nel Quartiere centrale son quasi tutti bambini,piccoli per sempre,disciplinati ormai come adulti ma noiosi come i loro coetanei Laggiù;il Villaggio di Cecilia è abitato principalmente da miei coetanei,quindi oscillano tra i 15 e i 22 anni(io ne avrei dovuto compiere 17,ma son rimasta con 16 anni e undici mesi);nel Villaggio di Samara invece c’è gente di tutte le età,dai 3 ai 45 anni addirittura,e quelli grandi badano a quelli più piccoli soltanto per malinconia,perché qui nel Quartiere nessuno è mai affamato o assetato,e se dorme,mangia,beve è perché è malinconico e basta. Nessuno è cattivo davvero nel Quartiere,nemmeno nel Villaggio di Samara,le cui casette oscillano sui toni del lilla e del grigio e i cui abitanti sono spesso malinconici e nervosi tanto da tornare Laggiù. Alla fine ci hanno salvati tutti,e da una parte ce lo meritavamo anche noi del Villaggio di Cecilia:forse l’unico male che ci siamo fatti è stato quello di andarcene senza avvertire,ma io avevo avvertito eccome! Prima del Passaggio avevo litigato con mamma,non ricordo nemmeno perché e come,e bum un’ora dopo ero catapultata davanti all’uscio di casa nuova mentre un abitante,un ragazzo bruno e sorridente,mi mostrava come aprire la porta di essa. “Welcome to the Neighbour,my fair lady! “aveva esclamato, e l’accento della mia stessa Città mi aveva fatto ridere. Lo conoscevo,anche se di vista,abitava a pochi passi da me un tempo e fui sorpresa di trovarlo qui.
-E’ bello qui?-
-E’ bello nella misura in cui godi nel veder piangere la gente di Laggiù e,se non la vedi piangere,è bello perché è tutto finito dopo il Passaggio e forse ricominciato subito dopo. Da qui si vedono gli aerei e la punta della Torre Eiffel e la corona della Statua della Libertà,le cupole di S. Basilio e anche il Colosseo ogni tanto,soprattutto d’estate,e decidi tu quando farla arrivare-
-Allora è bello,grazie del chiarimento-
Nemmeno io ricordo nulla di Laggiù,nemmeno il mio cognome. Nemmeno il mio nome e,se mi guardo allo specchio,ci sono ancora i graffi sulle braccia. E il sapore delle pillole è ancora in bocca,amaro e acidulo,non si maschera nemmeno con lo zucchero filato che i bambini del Quartiere centrale fanno girare tra i vari distretti. Se mi guardo allo specchio ci sono ancora io,volevo sparire e non sono sparita,mi son solo trasferita.
Cercavo un punto e una fine,ho trovato una pagina bianca,anzi rosata e macchiata di sangue. Ci ho scritto sopra prima con l’inchiostro,poi con le lacrime e poi con il sangue stesso e ho disegnato una casetta.
SOTTO TERRA TOCCO IL CIELO CON UN DITO
SOTTO TERRA TOCCO IL CIELO CON UN DITO
SOTTO TERRA TOCCO IL CIELO CON UN DITO

Cecilia mi ha inviato una collana con le perline azzurre,Lux una maglietta dei Nirvana. Sono belle,adesso stanno sull’armadio e li metterò al compleanno di Bonnie. Abbiamo deciso di regalarle un diario.
Ma per registrare quali giorni?
E’ tutto uguale qui.
Non ci importa.
Non ci è mai importato nulla,forse.
E allora perchè stiamo qui?
Perchè?
Mi spetta fare domande?
Mi han salvato dalle fiamme,che mi serve di più?
I Passati soffrono?
Sono anime,e del più tremendo dolore.
Ma non abbiam vissuto lo stesso Laggiù?
Ti han salvato dalle fiamme,che ti serve di più

Sotto terra tocco il cielo con un dito.

   
 
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