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Autore: oOJolieOo     23/02/2008    0 recensioni
Un giorno succede che l'amore bussa alla nostra porta, entra e rimane per un tempo inaspettatamente indeterminato. Si può ridere, e piangere per lui. E tutto questo in poco tempo di distacco. Christine si trova alle prese con l'amore, un'amore dolce e scherzoso, simpatico, ma ancora infantile. Solo quando inaspettatamente capirà di non aver mai amato l'uomo che credeva tutto per lei ma il suo migliore amico allora soffre della vera malattia che risulta essere realmente l'amore. C'è da ridere e piangere in un libro in cui KiKi è protagonista. Il suo umorismo autolesionista alla bridget jones i particolari risvolti del suo carattere la rendono un personaggio ricco di novità che sa sempre dare un pizzico di suo ad ogni situazione.
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ttt colpa di quel sorriso Estate. Dolce attesa estate. Quella calda, bagnata,salata estate che ti lascia a letto finchè non ti viene fame e la stessa che ti lascia andare a letto tutte le sere non prima delle 2 del mattino. Non desideravo altro che continuare a dormire. Tanto al mare non ci andavo, il ragazzo non lo avevo e a parte il lavoretto al bar del fine settimana alla sera tardi ero completamente libera. Ingabbiata solo dall'unica me stessa. Finchè non suona il cellulare troppo presto: "No.. Il telefono no. Di mattina cazzo. D' estate. Io d'estate non so nemmeno cos'è la mattina se non quella delle 11 e mezza del mattino, quella che mi sveglia coi suoi raggetti fastidiosi che sbucano dal velux della mia camera. Ma sì, lo lascio squillare. Cosa può esserci di tanto importante. Insomma, saranno le 9, 9.30 al massimo. Chi è quel deficente che mi chiama a quest'ora? Lo sanno tutti che io voglio dormire d'estate. Ho capito, rispondo..tanto ormai.."





Luke, il mio pluri-ex ragazzo. "Pluri" perchè siamo stati insieme tipo 6 o 7 volte e ogni volta lo lasciavo dopo un massimo di due settimane. Perchè? Perchè non lo amavo, logico. Un bravissimo ragazzo sì, dolce, simpatico, sempre pronto a tutto per me. Ma naturalmente io, miss "se non è amore non è niente", mollavo sempre la presa dopo averci messo mesi a convincermi del fatto che poteva essere un ragazzo con cui sarei stata comunque bene, anche senza amore.


Il giorno del tatuaggio. Già. Naturalmente l'idolo degli adolescenti è arrivare al fatidico giorno in cui tuo padre ti dice  "Fatti quello che vuoi, ma se torni a casa con un teschio o roba simile ti caccio fuori a calci in culo." Ebbene quello è il pass, Il via libera.


Povero Luke. Gli ho sempre voluto un gran bene, ma non ha mai ben capito che più di questo non sentivo.


Non ho nemmeno chiuso la chiamata, meno male che ci ha pensato lui. Stavo bestemmiando alla grande tra le lenzuola attorcigliate alla caviglia e lo spavento che mi ero presa guardandomi allo specchio. Era quel fottutissimo giorno. Cavolo, era proprio quel giorno. E io che me n'ero dimenticata. Ma come cavolo ho potuto dimenticarmene non lo so. Comunque l'unica cosa che fui in grado di fare fu quella di infilarmi un paio di jeans, una canottiera,un paio di infradito ai piedi e prendere la borsa e una maglietta. Fuori di corsa. E cavolo se ero in ritardo. Non era così strano però in fondo. Mentre correvo legavo in una coda alta i miei lunghi capelli scuri e spaventosamente mossi. Poi,specchiandomi nella fotocamera del cellulare, mi truccavo gli occhi più neri che marroni, anche se non ho mai capito se neri poi esistono sul serio. Tutti mi hanno sempre detto che i miei occhi sono a mandorla, multietnici e neri. Ma penso che in fondo siano solo molto scuri ma pur sempre marroni. Comunque, truccata, pettinata per modo di dire, dopo essermi tirata su il ciuffo ribelle con due forcine, ero a posto. Giusta, giusta sono arrivata in piazza.









Luke con una sberletta sulla schiena soffocò la mia risata e mi spinse avanti verso il famoso Mattew.
Si deve premettere che uscivo da un momento psicologicamente instabile: erano sei mesi che mi piangevo addosso per un dannato bastardo di quelli che ti strappano il cuore dopo averti illusa e cambiata, e così avevo provato a ricominciare daccapo, senza guardarmi attorno, senza cercare vittime per altre dannatosissime storie d'amore senza lieto fine, ma solo strafottendomene alla grande. E questo da circa un mesetto prima di quel nuovo, incredibile primo diverso giorno.

Stavo sorridendo ancora per prima e alzai lo sguardo solo abbastanza vicino da poter notare gli occhi verdi-azzurri del ragazzo che stava di fronte a me. Non dissi niente. Non ne ebbi il tempo. Già, inciampai dritta, dritta nel manubrio di uno zip grigio, un maledetto zip grigio. Avete presente quelle botte che non ti fanno cascare a terra come un sacco di patate ma ti lasciano un senso di trattenimento del respiro, come prendere uno spigolo nello stomaco? E beh, mi sentivo proprio così. Semplicemente io nelle mie solite figure di merda.



Viola. Se non fucsia. Non ho avuto occasione di vedermi in faccia in quell'istante ma penso che il mio colorito sia stato un misto tra il pomodoro e la barbabietola.


Io avevo risollevato lo sguardo e finalmente lo vidi. Mattew. Alto, biondiccio, coi suoi occhioni verdi. Incantata ma senza farmi notare stavo squadrando quel fantastico ragazzo che era poi l'amico d'infanzia del mio ex, o meglio, del ragazzo che ci stava provando per l'ennesima volta con me, l'unico che in fondo, fino a quel momento, avevo avuto di abbastanza serio. Cazzo.


Zoppicava, mi faceva una gran pena. Ma soprattutto avevo una gran voglia di fargli da stampella.

Azzardai. "Scema, scema. C'è Luke qui porca miseria. E' praticamente una sorta di appuntamento per riconquistarti, fa lo scemo con te DI NUOVO, da un mese a questa parte. E tu fai la civetta col suo amichetto qui? complimenti."

Un cenno bastò anche perchè cercavo di zittirmi da sola.
Quando sono in ansia,per evitare gli spazi silenxiosi che si hanno fra due persone che non hanno la più pallida idea di cosa dirsi,allora parlo a manetta. Vizio da togliersi compreso quello di mangiare meno cioccolata, bere meno e soprattutto eliminare completamente le sigarette dai periodi "depressione a palla". Naturalmente tutti questi erano i propositi che mi ero ripromessa per l'anno nuovo, ma dato che eravamo ad agosto ormai, avevo smesso di provare a seguirli dato che non avevano riscosso gran successo fin da subito. Se smettevo di mangiare nutella iniziavo a fumare, se non fumavo bevevo, e se non avevo nemmeno da bere le industrie di cioccolato mi mandavano le lettere di merito per ringraziarmi della loro elevata ricrescita del commercio. Patetico lo so. Ma d'altra parte non siamo altro che macchine noi. Abbiamo bisogno come tutte le macchine di prodotti, lubrificazioni, piccoli aiutini. E beh, anche queste cose servono a lubrificarmi e spingermi a funzionare sempre col sorriso comunque, qualsiasi cosa mi succeda.  A volte il prezzo del sorriso è una bella sbornia oppure basta una visita di qualche amico sfigato che ti fa rendere conto di quanto tu sia fortunata in confronto a lui e si finisce sempre per invertire i ruoli. Alla fine sei tu che lo consoli o molto più comunemente ci si va a sbronzare insieme. Comunque, tornando a quel giorno, avevo completamente, immaturamente perso la testa per quel tipo. Mattew sì, l'amico di Luke. E' da bambini lo so, perdere la testa per un ragazzo che non si è mai visto, mai conosciuto e soprattutto, con cui non ci si è mai parlato. Ma si sa, l'amore è cieco, folle e soprattutto inaspettatamente veloce. C'è chi crede al colpo di fulmine, io non lo so, ma quel giorno ci volevo credere.Ero alla disperata ricerca di un ragazzo, ma senza volerlo cercare. Aspettavo che mi piombasse davanti ebbene, Eccolo lì, davanti a me: zoppo, bello, e nient'altro ancora perchè sapevo a malapena come si chiamava. Io e Luke scendevamo a piedi verso il negozio e Mattew intanto faceva partire il suo motorino.

Come iniziare un argomento scomodo in maniera piacevole.





Dai, senza volere sapevo pure il secondo nome. Mamma mia Luke quanto sei d'aiuto, anche quando non lo sai.

Mattew stava già appollaiato sul suo SR giallo e nero a fumarsi tranquillo una sigaretta davanti al negozio. La spense pestandola col piede sano e un pò trascinandosi a smorfie riuscì ad arrancare fino all'entrata.
Mi venne d'istinto di sorridergli. Naturalmente non se ne rese nemmeno conto.


Mentre loro due sfogliavano un alboom io ne guardavo un altro, ma più che altro pensavo tra me e me come fare per parlare da sola con Mattew. Era troppo bello per essere vero, dopo tutti quei mesi di depressione e pianti avevo finalmente trovato qualcuno che mi interessasse più di Josh. Non ce la facevo più a evitare la sua stupida canzone, i suoi stupidi messaggi e gli stupidi ricordi che mi riafforavano in mente. FInalmente avevo visto qualcuno che mi interessava davvero, un ragazzo che non mi aveva lasciata indifferente. Era un nuovo inizio, me lo sentivo. Qualcosa di meravigliosamente diverso.


Io e Mattew ci scambiammo un occhiata interrogativa. Naturalmente per entrambi sarebbe stato indifferente entrare prima o dopo.
disse lui
insistetti io

Acconsentì finalmente al mio invito e con un gesto mi porse il casco con il pacchetto di winston blu dentro.


Come rifiutare.
Aspettai che entrassero nella stanza per guardare bene il casco. Ridotto male a dire il vero, pieno di graffi scritte,per non parlare del cinturino completamente distrutto a morsi pareva. Le sigarette dovevano essere nuove, c'era ancora l'involucro trasparente nella parte inferiore ma soprattutto era troppo poco stroppicciato per essere il pacchetto di un ragazzo. Il fatto che fumava non mi dava fastidio come invece molte ragazze danno a notare. Che poi alla fine è tutta una tattica.Fanno tanto le oche a dire che faranno smettere di fumare il loro ragazzo ma è solo un pretesto per rompergli i coglioni in qualche modo e farsi notare dagli altri. Non ci trovo niente di eccitante, ma per alcune sembra indispensabile.


Mattew era uscito di colpo, meno male non avevo più in mano il suo pacchetto di sigarette. Gli porsi il casco e lui sorridendo lo prese sotto braccio ed uscì. "E adesso?" volevo parlarci, dovevo assolutamente. Dovevo dirgli qualcosa, prendergli il numero in qualche modo. Non ha senso perderlo così, dopo tutto sto tempo che lo aspettavo. Mi dispiaceva per Luke sì, ma in fondo era abituato ai miei bidoni e se per sta volta non gli davo nemmeno il tempo di abituarsi a quella solita settimana o due alla fine era pure meglio. Nono, avevo assolutamente bisogno di qualcosa di nuovo, un pò di aria fresca in una vita monotona e abitudinaria, fatta di insoddisfazioni e autolesioni morali e pure fisiche. Basta, altri mesi così e scoppiavo, altre settimane così e scoppiavo!


Odio le persone di poche parole. Mi fanno parlare a vanvera.

Incomincio bene.Certo che fuma, ha appena detto che si va a fumare una sigaretta, ha un pacchetto nel casco..

Già, per un ragazzo fa figo dire che ormai si ha il vizio. E' un problema,ma per loro è come se avessero finalmente raggiunto uno scopo nella vita: la dipendenza dal fumo. Beh ha la sua logica se si considera il fascino che prova un sedicenne a dire: "Ho il vizio" quando ricorda i giorni passati sotto i portici a provare le schifose camel o le diana blu senza nemmeno tenere in bocca il fumo per due secondi che già si sputa fuori dicendo "madonna che forte ragazzi!". Ecco cos'ha di bello il vizio. Si aspira e nessuno può dirti che fumi per farti figo in mezzo agli altri. Eh no, hai il vizio, allora sei ok.

domanda da un milione di dollari.


Ancora di poche parole. Quanto detesto queste situazioni.





Tutto quello che ricevetti fu una smorfietta che poteva quasi chiamarsi sorriso. Ma quasi.



Ridacchiavo sotto i baffi a prendere in giro il mio Luke. Perchè del mio Luke si trattava. Non era di nessun'altra in fondo, perchè anche se gli volevo solo un gran bene era comunque sempre il mio Luke. Qualunque cosa fosse successa fra noi.







Immobile, ferma. L'avevo sentito tante volte, e tutte le volte, quando si arrivava a stare finalmente bene da amici ritornava con la storia che era cotto di me. E allora finiva che ci mettevamo insieme, lo lasciavo e non ci sentivamo per dei mesi. Per poi ricominciare tutto daccapo.



Mi fece l'occhiolino e mi mando un bacio al volo. Lo afferrai con le mani giocando con le dita nell'aria e sorrisi. Lui sorrise. Guardai l'ora. Le 10.30.






E sorrise ancora. Sotto quello sguardo addolcito c'erano delle lacrime pronte a sgorgare. Lo sapevo. E preferivo non esserci quando sarebbe successo il macello.


Gli diedi un bacio sulla guancia e lanciai un saluto dall'entrata. Corsi fuori per salutare Mattew ma sul suo motorino non c'era. Che se ne fosse andato senza salutare? Magari aveva finito le sigarette anche se le aveva appena comprate. Oppure era andato a fare una commissione. Ma di certo non gli interessava di salutare una stupida come me. Ero in panico, allibita, confusa, delusa. Stavo male, pensavo "probabilmente non lo vedrò mai più così da vicino,non ci parlerò più, e proprio lui, proprio il ragazzo per cui finalmente ho perso la testa sparisce così?"
Poi mi voltai verso la stanza d'attesa e sul divano a braccia aperte si muoveva lui, seduto sul divanetto rosso, cercando di farsi notare. Risi con passione e salii gli scalini verso di lui.

rideva quasi. E con gusto. FInalmente uno sguardo sincero.




Non sapevo se avvicinarmi abbastanza da salutarlo con un bacio sulla guancia come tutte le sane di mente oppure non troppo per stringergli la mano e alla fine tra una titubanza e l'altra mi porse la mano, forse perchè mi vide in difficoltà. L'afferrò e me la strinse. Così uscii dalla porta senza un numero, un indirizzo, un indizio su come avrei potuto rivederlo, sentirlo. Niente. Non sapevo assolutamente niente di lui, a parte il suo nome, la sua scuola e il fatto che fumava 5 sigarette al giorno, massimo 6. Ero persa, persa in un mare di emozioni strane, stupide e coinvolgenti. Ero completamente cotta, in modo assurdo attirata da quel ragazzo. DOpo tutto quel tempo tornavo a provare qualcosa per qualcuno che non fosse quel coglione di Josh. Ero felice. Eternamente felice. Ma non avevo modo di rivederlo. Non avevo un numero, un contatto di messenger, niente. Assolutamente nulla. E per di più non potevo chiedere a Luke di invitarmi ad uscire ancora con lui e i suoi amici per conoscere meglio MAttew. Non sarei stata mai così scortese nei suoi confronti. Mai. E allora cosa avrei potuto fare? Aspettare forse. Se sono rose fioriranno. Ebbene, non ho mai odiato di più qualcuno se non in quel momento quel deficente che ha inventato questo proverbio. Come si fa a lasciare sulle spine così una persona? se sono rose fioriranno? ma dio santo, cosa ne posso sapere io di rose? Comunque non c'era storia. Era troppo strano quell'incontro, troppo casuale per durare. Per poter nascere qualcosa. Eppure.Qualcosa mi faceva sperare.Qualcosa mi diceva che non era solo un incipit, una presentazione di un pizzico di novità. Ma era proprio l'inizio di qualcosa di veramente nuovo...e forse sarebbe stato così veramente. 
  
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