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Autore: SiSi    23/02/2008    5 recensioni
[..]Poi al ritorno, aveva aperto la cassetta della posta. Una lettera. La aprì, era di suo fratello.[..]
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora.. Credo che questa FF sia un pò diversa e comunque è un giallo. Ho preso spunto da un brano che ho letto.
I Tokio Hotel, mio malgrado, non mi appartengono e questa storia non è veritiera.
Se volete lasciare un commento fate pure!!^^
Buona.. lettura!

 

La vendetta

E se questa non si chiama vendetta..

Una folla si era riunita giù in fondo, sul marciapiede. Come un mare brulicante e in alta marea, si muoveva senza sosta.

Da lì sopra non si vedevano bene i volti, ma sicuramente dovevano essere preoccupati. Dal ventiseiesimo piano ogni cosa appariva minuta e silenziosa.

Poco badava ai volti spaventati e ansimanti che sporgevano ogni tanto dalla finestra a guardare a supplicare così inutilmente. Prima era sbucato il cameriere e poi un ragazzo, che con voce incerta gli aveva chiesto cosa stesse accadendo e che intenzioni aveva.

-E secondo te cosa diavolo sta succedendo?- gli chiese calmo.

- Vuoi.. Saltare?- chiese il ragazzo, interrogativo.

- Sparisci!- disse l’uomo sul cornicione, rabbioso. Quel ragazzo lo infastidiva molto.

Poco dopo comparve la testa del direttore.

-Mi scusi.. Ma ritengo che quello che sta per fare è una grossa sciocchezza!- disse.

Ma quello convinto del suo gesto, gli fece cenno di andarsene.

-Ma.. Lei chi è? Quale è il suo nome?- chiese ancora incerto il direttore.

- Adams Gorinter. E il motivo per cui ho preso questa decisione non le riguarda. Non capirebbe comunque. Non gliene importerebbe, menefreghista come è lei..-, quello non si adirò, non voleva far agitare il suicida.

- Pensi a quello che fa, amico..- .

-Già ci ho pensato. Ora se ne vada e mi lasci solo.- anche se solo negli ultimi anni c’era rimasto già abbastanza.

Continuava a tenere la schiena al muro, e il sole quasi lo accecava. Altre facce sconosciute continuavano a comparire, una dietro l’altra, e gli parlavano tranquilli.

Avevano detto pure chi erano: un sacerdote, un cliente dell’albergo, un psicologo.

Ad un certo punto si affacciò una ragazza, era la figlia del direttore.

-Ciao.- disse, quasi in tono confidenziale.

- Che cosa vuole?- chiese.

- Mi hanno chiamata da sotto. Hanno detto che lei vuole.. Saltare …-

- Si, e con questo?-

- Ma perché vuole fare una sciocchezza simile?-

- Mah.. E’ nel mio carattere.. Adoro fare cose clamorose.-

- Uh! Veramente ce le hai il senso del comico.- disse la donna dandogli del “tu”.

Ella si mise a sedere sul davanzale della finestra, le gambe in fuori.

-Ehi Bello, vuoi una sigaretta?-

- No- rispose il ragazzo secco.

- Veramente.. Una bella giornata oggi-

-Ottima giornata per morire, non crede?-

- Sei piuttosto tetro amico. Hai una famiglia?-

-No. Io non ho nessuno.- rispose quello sul cornicione, levandosi la giacca e buttandola giù. La gente iniziò brulicare sempre di più, probabilmente stavano pensando che ormai l’uomo aveva deciso di buttarsi giù.

-Male.. Molto male.- disse la donna.

- Si- disse il ragazzo. Non è passato molto tempo da quando ne avevo una, pensò.

Anzi, a dire il vero è stato ieri. Al mattino era uscito per andare a lavorare. Poi al ritorno, aveva aperto la cassetta della posta. Una lettera. La aprì, era di suo fratello. Non lo vedeva da almeno 12 anni. Quella lettera, scritta chiaramente, spiegava perché aveva deciso di uccidersi. Diceva che si era pentito di stare con quella donna, che gli aveva ormai tolto l’anima. Karen per lui era come il diavolo, bella da morire, ma così si era dimenticato di lui,il suo fartello gemello 

Tom, il fratello-mittente, in quella lettera lo stava supplicando affinchè lo perdonasse per tutti quegli anni, in cui si era sbattuto di lui e aveva dato conto a la ragazza, che fin dall’inizio lo aveva ingannato.

Poi quella sera Gorinter aveva ordinato una camera in un albergo, la più alta di tutte, aveva specificato. Quel posto lo aveva raggiunto a piedi, poi si era recato nella stanza dell’hotel. “Hotel, aveva riflettuto sulla parola”. E sapeva che quanto sarebbe successo dopo, sarebbe accaduto come una cosa normalissima e naturale, quasi spontanea, perché era spontanea..

Le strade erano nere, la polizia aveva respinto la folla, così da formare uno spiazzo. Alcuni pompieri sotto di lui avevano sistemato un tendone, ma lui sapeva che non serviva a nulla, perché cadeva dal ventiseiesimo piano.

-Mi sembra la cosa più illogica che un uomo possa fare! Sono un medico e sono sicuro di poterla aiutare..- disse un uomo sconosciuto sbucando fuori dalla finestra.

- No, ormai è tardi!- disse il ragazzo.

-Finchè sei in vita non è tardi!-

- Se ne vada dottore ad aiutare chi ha veramente bisogno.-

E quello senza dire una parola in più sparì.

Poco dopo ricomparve la donna. Molto probabilmente perché aveva capito che aveva ottenuto la sua fiducia.

-Lo sai tu che mi stai facendo un favore?- chiese lei.

-In che senso?-

-Ecco io di solito sono giù ad aiutare mio padre, devo stare dietro una scrivania e mi annoio.-

-Davvero?-

-Davvero.-

-Ma è lo stesso che sia qui, tanto ormai la gente che passa si ferma e ti inizia a fissare..- la ragazza si mise a ridere.

-Hai ragione bella!-. Poi lo guardò ditta negli occhi.

-Quella gente laggiù aspetta che ti butti. Già immaginano la scena!- disse lei, tentando di colpirlo nell’animo.

Gorinter la fissò più intensamente di prima. –Immaginano la scena?- chiese interrogativo.

-Ma è ovvio! Sanno tutti che fai sul serio, se scendi di qualche piano sentirai pure che qualcuno incita a buttarti, per loro ormai è tuo dovere! Dopo che li hai fatti attendere con ansia un pomeriggio intero..-

-Son come un branco di lupi affamati.-

-Già! E perché dare soddisfazione a loro, perdendo la tua vita?-

La figlia del direttore guardò il ragazzo dritto in faccia, le parve vi fosse un segno di indecisione. –Dai vieni giù bello! Mandali tutti al diavolo quelli.- disse facendogli segno con la mano di rientrare.

-Forse hai ragione- disse Adams.

Gorinter si mosse, distaccò la schiena dal muro, poi non riuscì a muoversi.

-Che ti succede?- chiese la donna.

- Mi gira un po’ la testa.. Mi daresti una mano?-

-Ok!- e siccome l’uomo era lontano dovette anche lei uscire dalla finestra, poi tese la mano a Adams. Ancora una volta si elevò un ululato proveniente dalla strada, dove ormai anche le macchine si erano fermate.

- Sapevo che saresti venuta- disse. –Ecco perché ho scelto questo posto.-

- Cosa?- chiese la ragazza.

-Io non mi chiamo Adams Gorinter, ma Bill, Bill Kaulitz.Mia piccola, Karen, sapevo che non mi avresti riconosciuto anche se siamo, io e lui, gemelli,o megliolo eravamo, ma tu sei così ottusa sei troppo impegnata per accorgerti cosa succede nel mondo reale. Lo sai che ieri notte mio fratello si è..-

Il terrore si disegnò nel volto della donna, quella cercò di rientrare, ma la sua mano era serrata in quella di Bill, poi ci fu uno strattone deciso e forte, una spinta, e mentre cominciava a precipitare dolcemente nel vuoto, l’unica cosa di cui ebbe la certezza è che stesse facendo la cosa giusta e che la mano della ragazza fosse ancora serrata nella sua.

 In un millesimo di secondo tutta la sua vita attraversò ,come una lancia, il suo corpo.

Finalmente,vendetta …”

  
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