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Autore: bikergirl    18/08/2013    2 recensioni
-Jane!- continuo a chiamare il suo nome, invano.
È buio, sto camminando in un bosco dannatamente umido, con in mano una torcia che illumina ben poco, davanti a me.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 4: Indizi

 

Arriviamo sulla strada a doppia corsia, dove sono già evidenti i segni di pneumatico;

due poliziotti muniti di cappellino ci fermano, avvicinandosi per chiedere l'identificazione. Patrick, sceso dall'automobile, abbandona la giacca sui sedili posteriori della sua Citroen,chiudendola per poi raggiungermi: lo guardo fugacemente e mi rendo conto che senza la giacca ma con la camicia leggermente sbottonata è decisamente attraente. Mi sento arrossire: da quando noto così tanto i particolari del suo abbiagliamento?Inoltre non mi pare si sia vestito diversamente dal solito, quindi le mie attenzioni non sono giustificate.

-Sono l'agente Lisbon del CBI, e lui è Patrick Jane.- dico ai due agenti, fingendo di scordare il vero motivo del mio interesse nei confronti del mio collaboratore.

-Va bene, passate pure.- affermano, alzando la striscia gialla.

 

Vedo Jane che si guarda attorno un po' pensieroso, scrutando di tanto in tanto l'asfalto.

Arriviamo vicino al punto in cui il Bus ha perso il controllo: il guardrail evidentemente non ha retto, ed il mezzo è finito giù dalla strada, costeggiata da un piano scosceso.

I detriti sono sparsi un po' ovunque, e sotto di noi gli agenti della scientifica stanno compiendo il proprio lavoro.

-Capo!- la voce di Rigby mi sorprende.-Come stai?- domanda, apprensivo, raggiungendomi a passo sostenuto.

-Bene...Cosa hai scoperto?- chiedo, con le mani in tasca, mentre scruto Jane che si china vicino alla protezione di ferro piegata.

-L'incidente è avvenuto circa tre ore fa, e come vedi sembra che l'autista abbia perso il controllo. L'autobus è andato a sbattere contro il guardrail per poi uscire di strada, in quel punto.- mi dice, indicandomi la parte di protezione mancante.

-Due persone sono morte, l'autista ed una guida, mentre gli altri sono feriti. Sto raggiungendo Cho e Van Pelt.-

-Va bene, vai... Ci vediamo in ufficio.- Rigsby annuisce, allontanandosi.

-Lisbon?- mi chiama Jane.

-Jane, ma che fai?!- gli chiedo preoccupata, vedendolo con la testa al di là del guardrail, sbilanciato.

-Stai tranquilla, non voglio provare l'ebrezza del vuoto. Credo di avere trovato qualcosa!- esclama, entusiasta. Mi fa segno di avvicinarmi, e tenendomi per un braccio mi aiuta ad inclinarmi come ha fatto lui.

Noto i bulloni che tengono assieme le parti del guardrail allentati quasi del tutto: due addirittura sono a terra.

-Non credo che questo sia causato dalla scarsa manutenzione...- mi dice, quando lo guardo.

-Non è stato un incidente, ne abbiamo la conferma!- affermo, sollevata di sapere che c'è un colpevole.

Il mio telefono squilla, ed io rispondo, mentre Jane, dopo avermi osservato con volto enigmatico, vaga sull'asfalto, chinandosi a terra ed annusando il suolo.

-Lisbon.-

-Sono Bertram, vorrei vederla nel mio ufficio.- guardo Jane, che ricambia e smette la sua attenta osservazione a quattro zampe per avvicinarsi.

-Si, sarò lì il prima possibile, signore.- riattacco, stupita.

-Bertram?- mi chiede Jane, con le mani in tasca, mentre ci avviamo verso la sua auto.

-Già, non capisco che cosa voglia! Siamo stati da La Roche!- esclamo, infastidita. Probabilmente avrà qualcosa da ridire sul caso, dato che mi coinvolge direttamente: non posso sopportare di non essere ritenuta in grado di distaccare lavoro e vita personale.

-Magari ha voglia di vederti!- mi dice,sorridendo.

-Si, come no...- gli rispondo, sedendomi al posto del passeggero.

 

-Come mai sei sollevata?- chiede il mio collaboratore, obbligandomi a spostare lo sguardo dal paesaggio arido al di fuori dal finestrino ai suoi occhi cristallini.

-S...Sollevata?- domando, non capendo a cosa si riferisca; stende le labbra in un sorriso lieve, intento ad osservare la strada.

-Quando hai notato che il guardrail era stato manomesso, eri sollevata... Perchè?-

Faccio spallucce, non sapendo che cosa dirgli: è incredibile come sappia leggermi.

-So di poter colmare la rabbia di Tommy...O almeno credo.- dichiaro, seccata.

-Pensi che tuo fratello sarà contento di sapere che qualcuno ha causato il coma di sua figlia?- mi domanda, curioso ma serio.

-So solo che è più facile imputare il motivo dell'incidente ad un individuo, più che ad una casualità.- lo guardo, fingendo di non essere titubante come in realtà mi sento.

Il silenzio, interrotto solo dal continuo rombo della Citroen, cala tra di noi; guardo Jane con la coda dell'occhio, e noto che è assorto nei suoi pensieri.

Non deve condividere il mio punto di vista e me lo sta facendo capire senza proferire parola.

Se la morte di sua figlia e sua moglie fosse stata una casualità, sarebbe forse stata per Jane più “semplice” da accettare, per quanto si sia disposti ad accogliere la scomparsa delle persone care.

Invece era stato lui, in un talkshow, a sminuire e beffeggiare John il Rosso, un killer seriale, che lo ha legato a sé con un filo intriso di sangue, capace di tormentarlo di dolore e senso di colpa.

Sospiro, preoccupandomi di avergli fatto torto: so perfettamente che Jane non è uno che si offende facilmente, ma forse l'ho amareggiato con le mie parole.

Voglio che torni a parlare, a farmi domande stressanti, e soprattutto a sorridere: devo cercare un capro espiatorio.

-Jane, dimmi che hai aggiustato la radio di questo rottame!- esclamo, girando la manopola, sicura di poter riportare in vita il dialogo.

-Lisbon, c'è una bella differenza tra questa auto ed un rottame!- esclama, voltandosi.

-Oh, no, c'è una bella differenza tra la MIA macchina ed un rottame! Questa è solo uno strumento di morte riverniciato!- mi volto, notando che il suo splendido sorriso è tornato, mentre il velo che gli offuscava lo sguardo è sparito.

 

 

-Agente Lisbon, Jane, prego sedetevi.- ci dice Bertram, accogliendoci nel suo ufficio.

Io mi accomodo, attendendo il motivo della convocazione; Jane si appoggia alla poltroncina su cui ho preso posto, guardando Bertram curioso.

-Lisbon, ho saputo del coinvolgimento di tuo fratello e di tua nipote nell'incidente avvenuto questa mattina...Stanno bene?- mi chiede. Sento un nodo in gola: ricordarmi della situazione di mia nipote è straziante, soprattutto dato che so che ci sono poche probabilità che si rimetta.

-Bertram, per cosa ci ha convocato, esattamente?- domanda Jane, capendo al volo il mio stato d'animo.

-Non sarebbe meglio se il caso fosse affidato ad altri?- chiede, appoggiandosi allo schienale reclinabile della propria comoda sedia.

-Cosa?!-intervengo, agitata.- No! Io e la mia squadra stiamo facendo un ottimo lavoro, non ci può togliere il caso!- esclamo, temendo che il mio Direttore abbia già deciso.

-Lo chiedevo solamente perché tu e la tua squadra ne sarete coinvolti e...-

-Signore, l'unica ad essere coinvolta sono io.- Confermo.- Le assicuro che non ci saranno interferenze di tipo personale.-

Bertram annuisce, credendomi. -Va bene, allora potete andare. Tenetemi informato.-

Io e il mio consulente ci alziamo, uscendo.

Arriviamo in ufficio, e noto la ragazza mora, alta, con un vestito appariscente addosso,che pochi giorni fa Jane, senza memoria, ha presentato a tutti come la propria donna.

Non appena vede Patrick gli salta addosso emettendo gridolini irritanti, tanto che sono costretta a scansarmi. Forse mi sbaglio: ciò che è irritante è il fatto che abbracci Patrick e lo baci in bocca.

Lo vedo sorridermi imbarazzato, e riesco a leggere dal suo labiale una richiesta di aiuto.

-Ah, no, aggiustati da solo!- gli dico sorridendo, dirigendomi verso il cucinino.

 

Dopo un quarto d'ora lo vedo spuntare sorridente e soddisfatto.

-Hey, avete deciso di sposarvi?- gli chiedo ironica ma temendo la risposta.

-No, ho recuperato la metà dei soldi!- mi dice entusiasta, guardandosi in giro, prima di mostrarmi il bracciale che quella ragazza aveva avuto al polso fino a pochi minuti fa.

-Bene!- esclamo, sollevata dal pensiero di non dovere affrontare una discussione con La Roche per spiegargli come mai parte della refurtiva non è stata riportata.- E come hai...- chiedo, riferendomi a come abbia fatto a prenderglielo.

-Non conosci tutte le mie doti, Lisbon...- mi sorride malizioso, e io lo guardo con faccia schifata.

-Vai a parlare a La Roche, subito!- esclamo, allontanandomi con il caffè tra le mani.

-E dai, Lisbon!- mi dice, con quel tono che vorrebbe significare "So che tu stai pensando la cosa sbagliata".

  
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