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Autore: Layla    18/08/2013    4 recensioni
“È Jack, che adesso si sta facendo una doccia. Appena ti ha visto è come impazzito, continuava a urlare “È lei, l’ho ritrovata!”.”
Io lo guardo con la bocca spalancata, sono così scioccata che ho paura che la mascella mi si stacchi da un momento all’altro e se ne vada a fanculo.
Qualche minuto dopo, il signorino che ha tanto richiesto la mia presenza fa la sua comparsa con solo un asciugamano addosso alla vita e mi punta un dito addosso.
“Tu! “Lost in stereo” è stata scritta per te!”
Io mi indico sconvolta.
Lost in stereo per me.

Tratto dal primo capitolo.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prologo: Lost in stereo

20 maggio 2005

 

Musica a volume altissimo, gente scatenata, anche stasera il magazzino non ha deluso.
Il “Magazzino” è il luogo dove si ritrovano tutti i ragazzi e le ragazze di Baltimora, Maryland,  a cui le discoteche non piacciono e a cui la dance causa effetti di diarrea indesiderati.
Io lo frequento abitualmente, mi piace come posto, mi sento casa.
Sarà per via dei miei capelli azzurri, sarà per via dei due piercing che ho al labbro e di quello che ho al naso o forse per il tatuaggio con uno sugar skull, ma non sono molto amata.
A scuola mi evitano tutti e ormai sono talmente poco abituata a presentarmi o a sentirmi chiamare che ho quasi dimenticato il mio nome: Wendy.
Wendy O’Connor di anni diciassette, con una famiglia sfasciata alle spalle. Mio padre se n’è andato con la sua amante, mio fratello maggiore con il suo amante e sono rimasta solo io con mia madre che si è data all’alcolismo e con il mio fratellino che vuole entrare nell’esercito “per non averci più fra i coglioni.”
Parole sue.
Dobbiamo proprio averlo stufato.
Una madre che beve tutto il giorno, che si porta a casa uomini senza farsi il minimo scrupolo.
Una sorella strana che si taglia e fuma erba.
Vivere in una roulotte nella zona dei poveri.          
Queste tre cose possono essere alquanto seccanti per un adolescente ambizioso come lui e così l’anno prossimo si prepara a lasciarci.
Questo è quello che dice nei momenti no, ma nei momenti sì è una bravissima persona.  Si chiama Andrew e ha una testa piena di riccioli neri e due spalle larghe e – anche se non ce lo dimostriamo spesso – siamo molto legati, io l’ho difeso un sacco di volta da mamma quando era piccolo e ora lui sta tentando di ricambiare il favore.
Quando alla nostra vecchia girano le palle o non riesce a trovare i soldi per il suo dannato alcool e le viene voglia di picchiarmi interviene lui e la fa giungere  a più miti consigli.
Così va la vita nello schifo di roulotte in cui vivo. Mamma spende quasi tutti i soldi del sussidio sociale che ci passa lo stato in birra, whisky, gin o quello che trova nei drugstore. Nessuno le dice nulla, nessuno la ferma, nessun parente si interessa a noi e così tocca a me tenere da parte una somma per il cibo e le bollette.
Inutile dire che a sedici anni nessuno mi ha pagato la patente e che quindi non ho né la macchina né la patente, anche se so guidare abbastanza bene la macchina di mia madre
Io mi sono diplomata quest’anno, precisamente due settimane fa, e non ho fatto nessun discorso, ho solo ritirato il diploma da un preside incredulo che una come me ce la facesse a finire il liceo in tempo e non fosse stata rimandata in nulla. Sono stati soprattutto i miei capelli azzurri a turbarlo, visto che quel giorno mi ero tolta i piercing e avevo coperto il tatuaggio.
Ora che il liceo è finito non so che fare della mia vita, per l’estate andrò da mio padre a New York, poi vedrò.
I miei voti non sono mai stati altissimi, quindi l’università è esclusa, ma almeno mi guarderò un po’ intorno per vedere cosa posso fare, mi piacerebbe molto lavorare in un tattoo store ed è per questo che ho preparato un portfolio con i miei disegni. Vedremo come andrà.
Domani parto e nel casino di questo posto sto finendo di ultimare la mia playlist personale da ascoltarmi in aereo, rigorosamente fatta con le vecchie cassette, dato che non abbiamo i soldi per un lettore cd.
Ah, che palle!
Messa l’ultima canzone scendo in pista anche io e mi scateno, stasera è la serata blink e stanno sfoderando tutto il repertorio, adesso è il turno di “Feeling this”.
Io mi scateno e quando mettono “Online Song” pogo come una matta, poi pogo e basta per nessuna ragione o canzone precisa.
Sono solo incazzata per la mia vita di merda e per il mio futuro che non esiste, per non parlare della famiglia!
Mi scateno e sudo come una matta.
Dopo mezz’ora mi siedo accanto a una ragazza vestita di nero che si chiama Holly, è mia cugina nonché la mia unica amica e l’unica sa del mio odio per gli omosessuali e lo appoggia.
Un fratello che sfancula la sua traballante famiglia per fare il frocio al Green village non si perdona, soprattutto se prima di andarsene ha avuto il pessimo gusto di riempirmi di botte come faceva il nostro vecchio.
“Sfogata?”
“No.”
Bevo una sorsata dalla bottiglia di birra di Holly e guardo la pista, la gente si muove come un unico corpo.
“Hai fatto colpo.”
Io seguo il suo sguardo e vedo che punta su un ragazzo dai capelli neri di media lunghezza, impegnato a tracannare una birra.
“Mmmh, hai iniziato a fumare senza di me?
Quello ama solo la birra, in ogni caso io ritorno in pista.
Adesso mettono “I miss you” se gli interesso ci proverà.”
Lei scuote la testa.
“Non lo farà, non perché non gli interessi, ma perché hai un’aura di rabbia che spaventa.”
“Ancora con questa storia?
Io vado.”
Mi addentro nella pista e comincio a muovermi lentamente al ritmo di “I miss you”, intorno a me si formano tante coppie, ma io rimango sola.
Sola come sono sempre stata e come sempre sarò.
Il ragazzo moro ora sta parlando con una biondina che si chiama Stella Dawkins, Holly si è sbagliata e io un po’ ci rimango male. In fondo era carino e non mi sarebbe dispiaciuto se lui ci avesse provato.
Esco dalla pista e mi risiedo di nuovo vicino a lei.
“Ehi, goth tutta d’un pezzo! Quando ti deciderai ad ammettere che i blink ti piacciono?”
“Quando tu ti deciderai ad ammettere l’esistenza della tua aura di odio.”
Io sbuffo e raccolgo la mia borsa militare rimasta per terra per tutto questo tempo.
“Ehi, che ne dici se ce ne andiamo?”
Il che significa: “Andiamocene nella zona del porto a fumare in santa pace.”
Lei annuisce e mi segue.
Finiamo sdraiate a guardare le stelle sulle scale di un vecchio magazzino in disuso.
“Io me ne vado, Holly.”
“Lo so, ma poi torni a settembre!”
“No, me ne vado del tutto. A Los Angeles, lontana da questa merda e tu vieni con me!”
“Ma smettila di delirare!”
Non è un delirio, nonostante le canne sono lucida, me ne andrò e non rimetterò mai più piede in questo angolo di mondo.

 

 

 

   
 
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