Siamo io e te, Hewie
Vieni qui,
Hewie.
Dolce cane dal pelo bianco e
soffice, caldo.
Qui bello, avvicinati a me.
Sono sola in un luogo
opprimente, spaventoso e talmente strano… Tutti vogliono farmi del male, tutti
mi danno la caccia come se io fossi il loro unico passatempo preferito. Gente fosca,
misteriosa.
C’è il gigante con gli occhi
grandi da bambino, che mi crede la sua graziosa bambolina.
C’è la donna perfetta,
Danielle, bella ma incompleta, che odia me e il mio
essere fatta di “carne e sangue”, e che accecata dall’invidia e dalla pazzia,
vuole trafiggere il mio ventre e privarmi dell’unica cosa che lei non potrà mai
concepire: la vita.
C’è il maggiordomo
incappucciato, Riccardo lo sbruffone, che sadico e troppo baldanzoso, non fa
altro che puntarmi contro la sua pistola e chiamarmi baby,
“piccola”.
Ed infine, ci sei tu. Un grande
cagnone dalle orecchie ritte e gli occhietti vispi.
Oh, Hewie! Fortuna che ci
sei tu qui con me.
Cosa mi sarebbe successo se tu non fossi stato al mio
fianco?
La risposta è che, prima o poi, sarei impazzita. O per
mano di Danielle, o per mano di Riccardo, mi sarei arresa alla loro supremazia,
e non avrei più riaperto gli occhi.
Però… tu mi sei fedele, molto più di un uomo. Sempre alla
destra, pronto a scattare in avanti, a ringhiare contro quelli
che vogliono farmi male, a cacciarli via o a trattenerli lontano da me,
prendendoli a morsi.
Quella dentatura, quelle
zanne affilate e tanto pericolose per gli altri, quando le
ostenti verso di me con uno dei tuoi calorosi abbai, mi fanno sentire
protetta.
Sei come un cavaliere dal
bianco mantello che interviene per salvare la propria principessa in pericolo, prigioniera
di un castello che neppure io conosco, benché, oramai, ci dimoro e lo perlustro
da diverso tempo.
Stanza dopo stanza, mattonella dopo mattonella, porta dopo porta… E
quelle chiavi che non si trovano mai? Se non ci fossi
stato tu con il tuo impareggiabile fiuto, chissà quante porte non avrebbero
trovato la propria chiave!
Ma non è questo, mio caro e dolce compagno.
Vieni qui,
dai. Fatti accarezzare il capo. Sei così morbido, sei caldo, sei… vivo!
Qualcuno che si muove vicino a me, e che mi vuole bene.
Non sei
come le cose o le persone ambigue che circolano qui dentro e lì fuori. Tu mi sei amico!
Con la tua compagnia, fai in
modo che la piccola e flebile fiammella di luce che dimora dentro me stessa, non sia spenta e offuscata dalla disperazione e
dalla paura che ad ogni passo, fa morire ogni cosa.
Mi guardo attorno. La
magione è grandissima, pericolosa ma anche protettiva se si esplora a fondo e
si cerca un riparo dentro il quale nascondersi per sfuggire all’inseguitore di
turno che cerca in tutti i modi di scovarti, di prenderti l’anima.
Che cosa ci faccio io qui?
E’ da un po’ che me lo
chiedo senza trovare una risposta che spieghi tutto ciò.
Poi vedo te, il tuo tenero
musino. Mi specchio nei tuoi occhi grandi grandi,
scuri, lucidi ed irresistibilmente dolci, e forse la via mi appare più chiara.
Sono qui perché dovevo imparare
un’anima pura come la tua. Varrebbe la pena, credimi,
morire ma averti conosciuto.
Sono tanto felice, sai Hewie?
Il mio bel cucciolone mi
guarda dubbioso.
Inclini la testa come a
volermi dire “Felice? Dolce Fiona, ma cosa dici?”.
Sorrido e ti chiamo a me porgendoti una mano poco sotto il mento.
“Sono felice perché la mia felicità sei tu!” ti sussurro all’orecchio.
Pare che tu mi abbia capito.
Scodinzoli allegramente, guaendo di gioia. Poi, con quelle tue forti zampe, mi
vieni ancora più vicino per leccarmi amorevolmente il viso.
Non posso far altro che
ridere, anche se con attenzione. Qualcuno potrebbe sentirmi. Qualcuno di molto
cattivo pronto a scovarmi.
E’ tardi. Non ho un orologio con me, ma sento ugualmente il
peso della notte che avanza ed incombe.
Ho sonno. E’ una cosa
naturale, d'altronde. Non si può vivere senza dormire neanche se dormendo si pone in pericolo la propria vita. Che atipica ironia!
Comincio a sbadigliare. Gli
occhi si fanno piccoli piccoli, le palpebre calano.
Scuoto il capo, forte forte e mi guardo attorno. Sono
seduta a terra con le spalle accostate ad un gelido muro, su un grosso tappeto
rosso che riveste gran parte del pavimento di questa stanza.
Ho chiuso la porta ma, non avendo la chiave per sigillarla del tutto, ho
spinto fin lì un mobiletto di legno, basso e ricolmo di libri, a fare da fermo.
In questo modo, se anche qualcuno tentasse di entrare, impiegherebbe tempo e
fatica, per farlo. Minuti preziosi che, servirebbero a me… per scappare. Posso
fare solo questo. Non ho armi con me, solo intrugli e pietre esplosive, capaci
di rallentare il nemico, tutto qui. Sono indifesa? Ma
no! Il mio cavaliere dal manto bianco è qui.
Ti avvicini mugolando,
vorresti abbaiare ma sai che non si può. Potrebbe sentirti
uno di loro, e scovarci. Così, mi dimostri tutto il tuo affetto accoccolandoti
vicino a me e strusciando il muso sulle mie mani per indurmi ad accarezzarti
ancora.
Mi lecchi delicatamente
sulla guancia, poi a poca distanza dagli occhi, quasi a dirmi “Dormi pure,
Fiona. Su di te veglio io”.
Mi allento poco per volta.
E’ come se qualcuno mi facesse le coccole per farmi
dormire serena.
Che favola è mai questa? Una ragazza e il suo cane persi
in un castello misterioso. Una ragazza e il suo cane esposti
a pericoli d’immane crudeltà. Una ragazza e il suo cane, soli ma uniti.
Oh, Hewie! Grazie! Non saprò
mai come sdebitarmi! Tutto ciò che adesso ho da offrirti, sono
solo carezze, e poi un dolce abbraccio. Ti stringo a me, ti carezzo il dorso
bianco, e mi sento protetta.
Dopo, osservando il tuo
vispo musetto e quell’espressione impavida ma piena d’amore, chiudo pian pianino gli occhi.
Il buio cala
ancor più fra le quattro pareti della stanza, attorno a me.
Accucciandomi qui, mi lascio
andare definitivamente sul tappeto e coprire dall’oscurità che sì, mi fa paura,
ma… siamo io e te, Hewie. E
fintanto che tu resterai con me, io non dovrò mai temere il buio, perché tu,
sei la mia luce!
Fine
Questa one-shot nasce dalla
voglia di descrivere gli unici due veri protagonisti del gioco, che sono per l’appunto Fiona ed Hewie. Che
altro aggiungere? La dolcezza che ha quel cane dal bianco mantello, è stata la
goccia che mi ha spinto a scrivere questa piccola e breve fanfiction. Ho immaginato una Fiona, chiusa in una delle stanze della magione
sotterranea (quella in cui Riccardo le dà la caccia), che oramai stremata dalla
fatica, si lascia convincere da Hewie a chiudere gli occhi. Il legame che unisce il cane e la ragazza, è un fattore che mi ha
particolarmente colpito. Fiona si fida tanto di Hewie così come lui si
fida e difende lei.
E’ davvero un rapporto
sincero, il loro. Benché appartengano a due razze
diverse, di diverso ci sono solo le fattezze, e nulla più. Se noi esseri umani
imparassimo a volerci bene così come fanno quei due,
anche in un posto buio e pieno di pericoli, ci sentiremmo protetti ed amati da
qualcuno.
Anche se la fic è breve, spero con tutta me stessa di
avervi almeno un pochino emozionato!
Con affetto
Botan