- Collisione.
Declino sterile
nella mia elucubrazione
fuori orbita;
il riflesso arcuato
del mio bisbiglio
in appiglio
a disperdere gomiti
sui chiodi orgasmici
di un epitaffio
che corre.
Divarico bulbi in apoteosi,
falangi sulle tempie
che siglano sinapsi
con un accento di caviglie
inespresse;
un coltello sulla clavicola
a modellare corpi
con il fiato rateizzato
di un procedere sordo,
l'apoptosi in biforcazione
a frazionare le viscere
per un taccuino verde
che si disperde.
Un enteroclisma
a disidratare i miei giorni,
l'impronta distante di un cranio
convesso
a lobotomizzare lingue
che leccano semafori
per un prefisso di mutismi
con i fanali deflessi
che cadono dai temporali.
Sulle lame delle forbici
circumnavigo parole
che naufragano altrove:
bavagli ad avanzare
sugli sbagli,
a darci un taglio,
a darci un taglio,
a collidere sull'acciaio
di quel catorcio
che non ha smesso
di tremare.