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Autore: elisa27_99    19/08/2013    0 recensioni
"E se ci fosse anche per me, il lieto fine? Se ad un bel momento comparisse un punto alla mia storia e tutto potesse filare liscio... per sempre?" pensieri come questi fluivano liberi nella sua mente nascondendo e spesso oscurando quelli tristi e quelli felici, lasciando posto al dubbio del mistero, all'angoscia della paura. Quel «per sempre» a volte riecheggiava tutta la notte nella sua testa, insinuandosi nei sogni e trasformandoli in incubi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Agata!» Una voce stridula si infiltrò nei suoi pensieri. Il parco era vivido di gente e neppure guardandosi intorno riuscì a capire da dove proveniva la vocina.
«Agata sono quiiii» Abbassò gli occhi. Strisciando a terra arrivò Guendaline, sua ex compagna di classe.
«Ciao Guendaline. Tutto bene le vacanze?» non erano molto amiche, anzi, Agata la odiava. Era una tipa un po' stravagante, estroversa. Aveva troppo entusiasmo e voglia di fare per i suoi gusti.
«Scusa non posso parlare ora, i nazisti mi inseguono» bisbigliò sempre strisciando. Passò sotto la panchina di Agata che dovette mettere la testa fra la gambe per sentirla. «Comunque bene, graaaaazie!» gridò ormai lontana. Agata scosse la testa sorridendo. Amava il parco. Le sarebbe piaciuto essere lì con Mike, come ai vecchi tempi. Potevano passare ore intere a chiacchierare insieme. Ridevano continuamente, condividendo stesse idee e pensieri. Si erano persi di vista con le superiori. Gli mancava almeno quanto Jake. Le scomparve il sorriso.
Aguzzò l'udito: voci familiari.
«Berry!» gridò.
«Oh... Ciao Agata.» il suo tono scomparve d'entusiasmo vedendola arrivare. Tra loro c'era un buon rapporto d'amicizia, anche se spesso Agata non gradiva certi suoi patetici comportamenti in cerca d'attenzione. Gli bolliva il sangue quando la vedeva giocherellare con il suo Jake. Berry era molto gentile con lei anche in classe e le lasciava dolci dediche sul diario. Era così bella. La guardava e non poteva che desiderare di avere il suo fisico. Pensava spesso a come sarebbe stato bello essere in lei. Poter guardare un ragazzo e sapere che avrebbe pagato per starci insieme.
Agata notò che qualcosa non andava. «Tutto bene, vero?» disse.
«Si, si... Cioè no. Be' insomma, devo andare. Scusa.» Detto questo corse via verso il cancello principale facendo tristemente dondolare l'altalena penzolante su cui era seduta poco prima. Agata rimase in piedi qualche secondo, scossa. Sapeva già cos'era che non andava. Prese il posto di Berry e cominciò a dondolare sconsolata. Probabilmente aveva appena perso un'amica e non era proprio quello di cui aveva bisogno ora.
Bum bum. Bum bum. Il suo cuore prese a battere vorticosamente, ritmicamente, seguendo la melodia dei passi di Jake quando lo vedette arrivare. Bum bum bum bum. Oddio. Avrebbe tanto voluto corrergli dietro. Chissà dove stava andando così di fretta. Magari la stava cercando. Scoppiò in una risata isterica. Partì. Non riuscì a controllare l'irrefrenabile voglia di saltargli addosso e le sue gambe presero vita. 'È così bello anche spettinato' pensò. Agata faticò a stargli dietro e tenere il ritmo e fu quasi sul punto di chiamarlo, quando Jake rallentò e prese a camminare. Col fiato mozzato per il caldo struggente girò l'ultimo angolo, ansimante. Oddio. Era nella sua via. Che volesse andarla a trovare? L'idea la fece emozionare al punto da ricominciare a correre. Era di fronte al suo portone. Al suo portone! Agata cercò di ricomporsi. Lui non sembrava nemmeno avere il fiatone. 'Prendimi'. Non aveva ancora fatto in tempo a raggiungerlo che suonò il suo campanello. La casa era vuota.
«Serve una mano?» la sorpresa fece sobbalzare Jake, quando Agata gli toccò una spalla, col fiato ancora lungo. Avrebbe tanto voluto stringerselo tra le braccia.
«Agata! Mi hai spaventato.»
Rise. «Scusami» un blocco allo stomaco le impedì di parlare. Cominciò a tirare lunghi sospiri per calmare il fiatone.
«Hai corso?»
«Si, mi ero dimenticata... Il cellulare a casa e sono tornata qui di corsa» mentì. «Anche tu hai l'aria di uno che ha appena attraversato tutta Banham a piedi.» Gli sorrise. Lui ricambiò, mostrando il più bel sorriso che Agata avesse mai visto.
«Si, be'... È abbastanza urgente. Mi vergogno un po' a chiedertelo. Insomma... Siamo amici no?»
«Certo che lo siamo!» Agata stava esplodendo.
«Be'... Ti andrebbe di venire al Café Mezza Giornata?»
«Si. Si, insomma... Mi piacerebbe.» Avrebbe pagato per uscire con lui! Cercò di tenere a freno il suo entusiasmo.
«Bene! Allora... Domani, alle tre e mezza.» disse muovendo le mani in un buffo modo che ad ognuno avrebbe dato un'aria da imbecille. Lui invece aveva un portamento così elegante che sembrò danzare.
«E c'era così bisogno di correre?» improvvisò Agata, ridacchiando. Aveva il cuore a mille, motivo per cui spesso scoppiava in risate isteriche. Lo vide leggermente a disagio. «Coraggio ti offro un bicchiere d'acqua, vieni dentro.» Aprì la porta e fece un gesto con la mano, invitandolo ad entrare.
«Si... In realtà devo chiederti un grande favore. Io... Non so neanche perché sono qui...» fece per andarse ma Agata lo prese dolcemente per una manica.
«Aspetta! Avanti dimmi.» 'Prendigli la mano' diceva una vocina dentro di lei. 'Prendila e non lasciarla mai più'. Lasciò la presa. Jake la seguì dentro casa ed attraverso il salotto arrivarono in soggiorno.
«Davvero non è così importante.»
Gli fece cenno di sedersi, mentre lei entrò nel cucinotto. «Avanti sputa il rospo!» non l'aveva mai detto in vita sua prima d'ora ed anche adesso la trovava una dicitura stupida. Si ricoprì di vergogna. Ma lui sembrò non darci importanza.
«È che vedi... Mia madre è una gran rompipalle e visto che sono stato rimandato in latino mi ha chiesto se c'era qualcuno con una voglia e una pazienza disponibili a recuperare un caso perso come il mio.» Agata arrivò, con due bicchieri d'acqua frizzante. Ne porse uno a Jake che ne bevve un lungo sorso, mentre Agata sorseggiò piano piano. «Saresti così gentile da assumerti questa responsabilità?» concluse Jake.
«Mi farebbe molto piacere aiutarti ma non credo di essere proprio un genio del latino... No, in effetti so dire solo ave.» Risero insieme. Agata era molto brava in latino ma amava vederlo ridere.
«Quindi è un...»
«Certo che sì.» Sorrise cercando di assumere uno sguardo sexy. Chissà cosa ne saltò fuori. Si alzarono.
«È un certo che sì. Grazie Agata sapevo di poter contare su di te!» schioccò un rumoroso bacio verso di lei correndo via. «A domani!» Gridò ormai lontano.
«Ciao!» salutò lei, sull'orlo della porta. Era al settimo cielo.
  
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