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Autore: Fujiko_Matsui97    19/08/2013    3 recensioni
“John, dovresti proprio dimagrire.”
“Prego?”
Una raccolta di flashfics sulle cose che John odia di Sherlock, ma delle quali non riesce proprio a fare a meno.
Sono nuova nel fandom e questa è un po' come una carta di presentazione per me, vorrei tanti pareri ma per carità, siate clementi!^^'' [Il Rating verrà modificato quando necessario!]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è il mio fottutissimo blog, e parlo male di Sherlock quanto mi pare. JW

 

 

#HISbore.

 

 

-John, dovresti dimagrire.-

-Prego..?-

Il consulente lo aveva detto con nonchalance, con aria annoiata e diretta come era suo solito.

John Watson smise di leggere il giornale, perplesso: dopo anni di convivenza, si stupiva ancora delle sparate che potevano uscire dalla bocca di Sherlock Holmes.

-Dovresti dimagrire, ho detto. Ultimamente non fai che mangiare schifezze, e i risultati si vedono.-

-Bhe, non è colpa mia se qualcuno non va a fare mai la spesa quando ho i turni in ambulatorio!- lo aveva fulminato con lo sguardo tentando di farlo sentire in colpa, ma Sherlock si limitò a scacciar via le sue parole con un gesto rapido della mano:

-La tua banalità nel voler dirottare il discorso a mio sfavore non mi stupisce, caro il mio dottore. Sai che i grassi ingeriti, se non smaltiti a dovere, vanno a finire dritti nel tuo organismo e poi nel sangue, aumentando il rischio di malattie serie?-

-Ma io non ho..!- John si calmò per un istante, stringendo forte i braccioli della poltrona.

Si sporse verso Sherlock con l'aria sconvolta di chi ha appena colto il gatto a mangiare il topo: -Hai parlato col mio medico!-

-È ovvio.- il detective sbattè le ciglia un paio di volte, per poi ritornare a leggere il Daily: -Non l'avevi ancora capito?-

-Non è ovvio, Sherlock!- sibilò il dottore, affrontandolo, occhi contro occhi: -Perchè quel maledetto ti ha informato dei miei livelli di colesterolo?! Eppure gliel'avevo detto di non riferirti nulla! Come è possibile?!-

-Ho i miei metodi.-

John alzò un sopracciglio, non sapendo se ridere o piangere: -Quanto l'hai pagato?-

Vide Sherlock gonfiare leggermente le guance, ora leggermente più imporporate.

Dio, era imbarazzato.

-Sei incredibile...- ridacchiò John, sporgendosi verso di lui, che lo imitò:

-Mi preoccupo solo della salute del mio coinquilino, lo fai anche tu.-

-Io mi preoccupo per i tuoi casi, Sherlock. E che tu possa finire con un proiettile in testa. Non delle cazzate che dice il tuo medico di famiglia. Quindi, perchè?-

-Perchè mi annoio.- ghignò Sherlock -In attesa di un altro caso, mi serve qualcuno da poter torturare, e tu sei la persona con cui vivo, quindi...-

-...Usi me come burattino?-

John capì che era inutile convincerlo del contrario, avrebbe sfruttato quella situazione a suo favore. Tanto valeva lasciargli fare tutto quello che aveva in mente.

Sherlock gli sorrise, in uno di quelli un po' più aperti che mostrava solo al “suo” John:

-La tuta ti aspetta.-

 

 

 

Quando erano usciti nella fredda aria invernale l'incisione 221B era incastonata nella grandine, come un piccolo, lucente gioiello.

Sherlock osservò il gelo del suo respiro condensarsi nell'atmosfera, sfregando il naso ghiacciando sulla stoffa morbida della sciarpa: dopo appena ottocento metri di corsa, John era già esausto: -Aspetta!-

Il detective si era fermato, voltandosi verso di lui, le ciglia coperte di brina: quello era senza dubbio uno degli inverni più freddi londinesi negli ultimi dieci anni.

Il medico posò i palmi sulle ginocchia, semipiegato, l'affanno molto profondo che non impediva all'atmosfera di trasformare il suo respiro in invisibile zucchero filato:

-Sher...non ce...non ce la faccio più..!-

-Ma John!- quasi battè il piede sull'asfalto, con tono imbronciato: -Sono appena dieci minuti che corriamo!-

Watson alzò il viso, incrociando i suoi occhi dello stesso colore del cielo in primavera.

John pensò che gli occhi di Sherlock Holmes erano l'unica cosa a scaldare Londra, quell'inverno.

-Ti prometto che oggi pomeriggio correremo di nuovo...ma ti prego, mi sento come se fossi appena finito sotto un tram.-

-Se fossi stato investito saresti in condizioni migliori...- borbottò deluso il detective, prima di antecedere John e massaggiargli con calma le spalle offese.

-So che ti annoi, Sherlock, ma io sono il tipo da amare il risultato finale delle cose, e non l'allenamento che si fa per raggiungerlo.-

-In ogni campo?-

-In ogni campo.-

Una volta rientrato in casa, Sherlock si sbottonò lentamente la camicia, non posando minimamente lo sguardo su John, il quale percorse il suo corpo statuario con occhi colmi di desiderio.

-Questa ferita sta durando da un po' troppo tempo. Penso che andrò dal tuo medico, John, dato che tu non lo ascolti uno dei due deve farlo,mh? Prenoterò una visita molto lunga, dato che di queste ferite ne ho...- lanciò un'occhiata cinica a John, sollevando un angolo delle labbra verso l'alto -...su tutto il corpo.-

-Tu...sei davvero..!- John socchiuse le palpebre, mentre un crampo gli percorreva il corpo dai piedi al cervello, come una scarica elettrica. Si avvicinò a Sherlock, il cui sguardo era pieno di eccitazione e divertimento: -Davvero cosa?-

Spesso John non poteva fare a meno di chiedersi se i casi di cui amava occuparsi non fossero altro che uno spettacolo per attirare la sua attenzione.

Senza capire che la attirava sempre, in ogni caso.

-Esibizionista.-

Catturò le sue labbra, forzandolo alla pelle ruvida del divano, mentre Sherlock si sforzava di non ridere troppo: -Elementare, John Watson.-

John odiava la risata del detective. Era come il canto del Diavolo e insieme dell'Angelo più elevato del Paradiso, come una scarica di adrenalina, di luce.

La detestava.

Soprattutto perchè, quando Sherlock gliela riservava con prepotenza, non riusciva a non ridere anche lui.

Lo strinse forte a sé, inspirando l'odore inebriante della sua pelle marmorea, prima di iniziare a baciarla prendendosi il suo tempo per passare dal collo al torace.

Sherlock gemette piano, il sorriso ancora sulle labbra:

-Pensavo avessi detto che odi gli allenamenti...-

-Ho cambiato idea.- mormorò John, incapace di riuscire a comporre nella sua mente anche solo un'altra frase sensata.

E, mentre Sherlock sospirava il nome di John nel suo orecchio, quest'ultimo desiderò che il detective gli imponesse una dieta, impedendogli di mangiare null'altro che non fosse il suo corpo.

La neve aveva smesso di cadere, il sole aveva ricominciato a splendere, e non solo nel 221B di Baker Street.

Ma, nonostante questo, Sherlock e John avevano oramai dimenticato il loro appuntamento con la corsa pomeridiana.

 

 

 

 

 

 

_______________________________

 

Neeeh! Che cretinata! XD Mi è uscita fuori un un soffio, speriamo abbia dei pareri non tutti negativi! Amo questo fandom e le vostre storie, spero di sentirvi e conoscervi!

Have a good Sherlocked Day :)

 

 

-FM.

   
 
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