Mi attira inesorabilmente
la penna in un vortice di parole,
a pescare lettere dalla profondità
di antiche parole e da cimiteri
di macchine da scrivere
che camminano ancora in cerca
di uno scrittore senza penna,
che batta sui tasti ossuti,
pulsando inchiostro
nel ferro senza vita.
Urla di dolore dalla discarica,
il metallo piange lacrime
arruginite, urla il ferro
mentre si accartoccia una lattina
sotto i miei passi. Eccola
in un angolo denutrita
e avvilita, la porto a casa
e la nutro di fogli, di pensieri
e di poesia, lasciandomi trasportare
sulle sue ali, battendo inchiostro sul cielo.