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Autore: Leslie    19/08/2013    2 recensioni
Dopo un anno in guerra con i suoi genitori, Annalisa viene mandata per l'estate da sua sorella Olivia, sperando che quest'ultima riesca a donarle un po' del suo straordinario talento in… beh, tutto. La situazione prende una piega inaspettata quando Annalisa comincia a prendersi una cotta per Luca, aspirante scrittore otto anni più grande e migliore amico di suo fratello Andrea, senza sapere che lui è ancora innamorato di Olivia, che gli ha spezzato il cuore solo poche settimane prima. Andrea, nel frattempo, vede il suo sogno di passare il resto della sua vita assieme a Fiona frantumarsi davanti ai suoi occhi, e Olivia combatte tra il suo desiderio di fama e una storia d'amore destinata a restare senza lieto fine. Al quartetto si aggiunge Lola, con i suoi capelli rosa acceso e la sua bizzarra schiettezza, un'artista persa in un mondo troppo grande, che si ritroverà presto a combattere contro le sue stesse, incontrollabili emozioni. (multi-POV)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dreamers' disease

prologo


 

olivia's pov

Infilo la chiave nella toppa e, dopo un attimo di esitazione, spingo la vecchia porta e faccio due passi all'interno.

«Sono a casa!» annuncio al corridoio vuoto, infilando le chiavi nella borsa.

Silenzio. Strano, avrei giurato di essere in ritardo. Appendo il cappotto di lana rossa al gancio sulla destra assieme alla sciarpa e, dopo una manciata di secondi di indecisione, anche la pesante tracolla di pelle scura, assicurandomi però di avere il cellulare a portata di mano. Non voglio rischiare di perdere una qualsiasi possibilità di lasciare la cena prima, ed è impossibile se non sono rintracciabile per telefono.

«Mamma?» chiamo di nuovo, avventurandomi nel soggiorno.

La casa è esattamente come l'ho vista l'ultima volta, eccetto che per il grosso albero di Natale luccicante che torreggia accanto al divano, ma anche quello non è esattamente una novità. Ogni anno è nello stesso posto, agghindato dalle stesse vecchie decorazioni che ci sono da quando riesco a ricordare, e potrei giurare che anche i regali sembrano impacchettati nella stessa carta rossa e oro degli scorsi anni.

«C'è nessuno?» chiedo un'ultima volta, lasciando il soggiorno.

«OLLI!»

Istintivamente sussulto, quando un paio di braccia sottili si avvolgono attorno alla mia pancia. Un attimo dopo sto guardando gli occhi verdi e brillanti di Camilla, la mia sorella più piccola, e non riesco a fare a meno di sorridere.

«Ah, ma allora ci siete!» esclamo, scompigliandole i capelli.

«Buon Natale!» risponde solamente lei, con un sorriso luminoso.

«Buona vigilia» la correggo automaticamente, liberandomi del suo abbraccio, «dove sono Mamma e Papi?»

«In camera nostra, Mamma e Anna stanno litigando» mi informa, abbassando la voce ad un sussurro e facendosi improvvisamente seria.

Sospiro, lasciandomi sfuggire un unico, laconico “oh”, per poi prendere la mano che Camilla mi porge e lasciarmi guidare al piano di sopra, nella stanza delle ragazze. Le urla cominciano a farsi sentire mentre saliamo le scale, facendosi sempre più chiare nel breve tragitto che ci separa dall'ultima camera del corridoio. Stringo le labbra, preferendo non concentrarmi su ciò che mia madre sta urlando alla sua secondogenita, e invece cercare di rassicurare la sorella che ho accanto nel miglior modo possibile solo stringendole la mano. Lei però non sembra turbata, e la spiegazione arriva in una manciata di secondi.

«È già la quarta volta questa settimana» sospira, in un tono esasperato davanti a cui non riesco a trattenere un sorriso.

Alzo lo sguardo e finalmente noto la prima cosa diversa in casa dei miei da forse anni. Non è esattamente una cosa ma una persona, un ragazzo. Avrà diciotto anni al massimo ed è impossibile negare che sia decisamente carino, con i suoi capelli chiari e occhi grigi. Se ne sta in piedi davanti al muro di fronte alla porta del bagno, una mano appoggiata alla nuca e lo sguardo fisso sul pavimento, visibilmente a disagio.

«Lui è Daniele, il problema» spiega Camilla, indicando lo sconosciuto senza alcun pudore.

Sentendo il suo nome, Daniele alza lo sguardo e incontra il mio, e cerco di rivolgergli un sorriso comprensivo.

«Il problema?» chiedo, perplessa, rivolta più a lui che a mia sorella, che però non si fa alcuno scrupolo nel rispondere, visto anche che Daniele ha riabbassato lo sguardo, arrossendo visibilmente.

«È il nuovo ragazzo di Annalisa» dice, lanciandogli un'occhiata di disapprovazione.

«Annalisa ha un ragazzo?»

«Non per molto, temo.»

Non c'è tempo per altri chiarimenti, la porta della camera viene aperta con violenza e vengo quasi travolta da mia sorella minore, che ne schizza fuori come una furia, in lacrime.

«Non pensare che questa conversazione sia finita, signorina!» strilla Mamma, uscendo a sua volta, un dito puntato verso la figlia.

«Cos'è successo?» riesco finalmente a chiedere, con un'occhiata scandalizzata che passa da Daniele a mia madre. Mio padre appare alle sue spalle un attimo dopo, le braccia incrociate sul petto e un'espressione che ricorda piuttosto accuratamente quella che Camilla ha esibito pochi minuti fa.

Papà sospira. «Tua sorella ha—uhm» si blocca, lanciando un'occhiata veloce a Camilla, «oltrepassato il limite.»

Con la coda dell'occhio vedo Annalisa fare cenno a Daniele di seguirla, e lui, quasi sollevato, si precipita verso di lei e la segue giù per le scale.

«Il limite?» chiedo, perplessa, scandagliando la memoria per qualche indizio sul significato di una frase tanto ambigua. «Che limite?»

La porta principale si chiude con un colpo secco e Mamma scende a sua volta, imprecando tra i denti e provocando un sussulto scandalizzato di Camilla, che le trotterella dietro quasi subito, rimproverando la madre per il “termine riprovevole”. Torno a guardare papà, che sospira un'altra volta.

«L'abbiamo lasciata a casa da sola per andare a fare la spesa, perché aveva detto di non sentirsi bene» comincia a spiegare, a disagio.

«E invece ha invitato a casa il suo ragazzo?»

«Sì, e Camilla li ha trovati a letto insieme.»

Oh. Beh, questo spiega tutto.

«Conosci tua madre» aggiunge Papà, annuendo gravemente.

Faccio un sorriso teso e mi scosto i capelli dalla fronte. Sì, decisamente conosco mia madre. Non sarà una cena piacevole.

«Andiamo in cucina, meglio dare una mano» propone lui, abbandonando l'argomento e posandomi una mano sulla spalla.

Lo precedo giù per le scale e poi nella piccola cucina, giusto in tempo per guardare mamma tirare l'arrosto fuori dal forno. Lei non ci degna di uno sguardo.

«Oggi una portata sola, non ho avuto tempo per preparare il resto» annuncia, asciugandosi le mani sul grembiule. «Olivia, hai notizie di tuo fratello? Sai se ci degnerà della sua presenza quest'anno?»

Mi mordo il labbro inferiore, maledicendo Andrea e i suoi viaggi strategici, assieme alla sua mania di dare a me il compito di dire a tutti che non mostrerà la sua faccia per il quarto anno di fila.

«È a Boston fino alla prossima settimana» rispondo, affondando entrambe le mani nelle tasche del mio cardigan.

«Ovvio» fa lei, secca, posando una pila di piatti sul bancone con un po' più di forza del necessario. «Va' ad aiutare tua sorella ad apparecchiare, per favore.»

«Subito.»

Grata di essere stata graziata da un pretesto per lasciare la stanza, prendo i piatti e mi affretto nella sala da pranzo, dove Camilla sta posizionando con cura posate e tovaglioli per otto. Faccio un sorriso malinconico, quando realizzo che ho solo sei piatti tra le mani.

«Andrea non viene, Milla» le dico, con dolcezza.

Lei alza lo sguardo su di me e vedo subito la sua delusione. «Ah.»

«E non credo che Annalisa sarà di ritorno per cena.»

Seguo il suo sguardo dirigersi sulla sedia di solito occupata da mia sorella, al centro.

«Quindi siamo solo noi due quest'anno?» chiede, cercando di nascondere la malinconia nella sua voce.

La sua espressione triste fa venir voglia di piangere anche a me. «Solo noi due.»


 



In breve mi presento: mi chiamo Linda e ho 18 anni, in procinto di cominciare il mio ultimo anno di terrificante liceo classico, di ritorno da un anno negli USA, scrivere è quello che faccio meglio e allo stesso tempo non ho un decimo del talento a cui mi ispiro. Dreamers' Disease è cominciato come progetto estivo nel giugno dell'anno scorso, e si è trasformato in un racconto di trenta capitoli completato lo scorso marzo, prima long-fic autonoma e devo dire che, anche cinque mesi dopo la sua fine, ne rimango abbastanza soddisfatta. La decisione di pubblicarla è stata lunga e sofferta, anche se originariamente avevo sperato che riuscissi a usarla per un comeback su EFP, principalmente per problemi di autostima e consigli differenti. Ma voi capirete di cosa parlo, colleghi scrittori. Il 90% di quello che scrivo da quando l'ho terminata è in inglese, perciò non prevedo grossi progetti in arrivo, ma come ho già accennato questa storia è terminata, perciò non vedo problemi nel pubblicarla fino alla fine, se avrà un riscontro positivo.
Quello di cui vi scongiuro perciò sono le recensioni, perché ho davvero bisogno di qualche feedback, positivo o negativo che sia.
Se tutto va bene spero di aggiornare una volta a settimana, poi dipende da quanta gente legge, potrei allungare e accorciare il periodo. Sto contemplando di pubblicare il prossimo capitolo già domani. I capitoli successivi saranno più lunghi e per la maggior parte avranno più di un pov.

Dal prossimo capitolo:

Le guardo sparire nel ristorante e mi accendo una sigaretta in silenzio, andandomi a sedere sui gradini di fronte all'entrata. Lascio il fumo annebbiarmi la mente per un momento e lo stress e la nausea scivolare fuori dalle labbra mentre chiudo gli occhi con un sospiro di sollievo. Come al solito, la mia famiglia è riuscita a mandare tutto all'aria in pochi giorni, dopo la stupida richiesta, o meglio l'ordine, di mia madre di prendere Annalisa con me per l'estate. Dunque addio Stati Uniti con Felicita e Dalia, da Miami a Los Angeles in auto in dieci giorni, grazie al cielo non avevo ancora comprato il biglietto. Addio corso intensivo di recitazione a Londra, addio ogni speranza di rivedere Jean-Paul. No, dovrò passare tutta l'estate a fare da baby-sitter ad una sedicenne incazzata con il mondo. Grazie al cielo sono almeno riuscita ad ottenere un paio di provini.

   
 
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