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Autore: l0velyunicorn    19/08/2013    6 recensioni
“Non importa, può anche non seguirmi lei, ma questo oceano mi da un senso di pienezza.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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365 giorni.

(vivi lo stesso giorno con me.)
(ascoltarla con fix you)

Primo giorno.


L’avevo incontrata in spiaggia una giornata fredda di dicembre, era fredda come il ghiaccio, si vedeva lontano un miglio che amava il mare d’inverno.
Eravamo sotto gli zero gradi e stava incominciando a nevicare ed io per sbaglio mi ero perso.
Continuavo a guardare indietro, non so perché, era un vizio che avevo preso. Avevo sempre la sensazione di essere inseguito.
Tutto ad un tratto sento le mie guance battersi contro delle altre guance. Erano gelide e lei era bellissima.
Aveva dei capelli color rame e degli occhi grandi, scuri come la pece.
Le avevo sorriso nei migliori dei modi e mi ero scusato con lei dell’incidente che le avevo appena causato.
“Mi deve scusare, ma non sto mai attento.”
Mi aveva appena sorriso, aveva fatto in tempo a dire: “Si figuri,ero attenta a guardare l’oceano, sa..questa distesa d’acqua non ha limiti. Sarebbe bello morire qua dentro. Affondare giù col sorriso stampato in faccia.”
“Scusi ma non la seguo.”
“Non importa, può anche non seguirmi lei, ma questo oceano mi da un senso di pienezza.”
Mi ero girato a guardare quelle acque infinite e infondo, lei aveva ragione.
E poi lei aveva continuato a parlare: “Non mi prenda per pazza, ma questo mare mi fa diventare matta da legare.”
“Anche a me.”
“Anche a lei?” aveva inarcato le sopracciglia.
“Anche a me, già. Comunque io sono Justin piacere.”
“Io sono Nami che significa onda in giapponese. Sai, anche a mia madre piaceva molto il mare, soprattutto in inverno.”
“E cosa le è successo?”
“E’ morta, annegata dalle acque di questa distesa d’acqua. Il suo corpo giace proprio lì,” indicò un punto fisso: “sicuramente col sorriso stampato in faccia.”
Eravamo rimasti fissi a guardare le acque, lei aveva chiuso gli occhi e aveva incominciato ad ascoltare il rumore delle onde che si imbattevano contro gli scogli.
“Il mare è lontano, ma soprattutto è terribile, terribilmente meraviglioso e spaventoso. E poi è di colori diversi, odori diversi e rumori diversi.”
“Tu credi in Dio?” le avevo chiesto, diretto.
“No, grazie a lui io domani non mi ricorderò già di te. Vivo lo stesso giorno da quasi due anni. Mi ricordo solo quando sono nata, chi è mio padre e di quanto amo l’oceano-mare”
Non capivo, non riuscivo a capirla quella ragazza. Di cosa stava parlando?
“Amnesia si chiama.” Ora si spiegava tutto.
“Quindi vuoi dirmi che domani sarà un altro giorno e noi è come se non ci fossimo mai incontrati?”
“Giusto.”
“Beh allora ci rincontreremo qui, alla stessa ora domani per il resto dei tuoi giorni.” Avevo respirato a fondo: “Sei l’onda più bella che abbia mai visto.”
“Oh e tu sei l’uomo più bello che abbia mai visto.” Aveva tirato dietro l’orecchio un ciocca color rame che grazie al vento le si sventolava sulla faccia. Era imbarazzata.
Eravamo rimasti per la seconda volta a guardare il mare, lei aveva aperto le narici, aveva chiuso gli occhi e intanto annusava l’odore dell’oceano-mare come lo chiamava lei.
Ormai era buio e le stelle la illuminavano in tutta la sua bellezza.
“Devo andare a casa, ma per un ultima volta, permettimi di fare questo.” Si era tolta le scarpe, aveva arrotolato i suoi Jeans alle caviglie e aveva immerso i suoi piedi con le unghie colorate di blu dentro all’acqua.
“E’ fredda, proprio come i miei piedi. Forza, vieni anche tu.”
Avevo fatto come lei, li avevo immersi, gelati com'erano, dentro l’acqua freddissima. Eravamo entrambi così freddi da non sentirli più.
“E’ una sensazione meravigliosa, ti sembra di non riuscire più a camminare dopo. Come se avessi perso i piedi.” Poi aveva continuato a parlare tra un sospiro e l’altro: “Beh io proprio devo andare. Mi raccomando, non scordarti di me.”
“Non lo farò mai.”
“Le onde suonano anche per te.”
“Grazie Nami. A domani, a per sempre.”

Trecentosessantacinque giorni esatti.

 


Per trecentosessantacinque giorni io mi ero fatto trovare lì, nello stesso posto di sempre, avevamo parlato delle stesse cose per trecentosessantacinque giorni di seguito. Di quanto quella distesa d’acqua era così paurosamente terribile, misteriosa e meravigliosa.
Mi aveva raccontato la sua storia per ben un anno intero, ormai sapevo ogni parola a memoria e a volte la precedevo con le frasi. E lei scherzando con una faccia buffa diceva: “Ci conosciamo già?” con una risata soffocata.
Ed io non mi stancavo mai di lei e delle sue parole così fragili, così innocenti.
Io era da trecentosessantacinque giorni che vivevo di quel sorriso, mi ero innamorato di lei per com’era. Una ragazza che sognava il mare-oceano.
Ma quel giorno era diverso. Era come se mi aspettasse da una vita.
“Hey Justin.” Una lacrima era scorsa dal mio viso infreddolito.
“Hey Nami.”
“Mettiamo i piedi dentro l’acqua?”
“Volentieri.”



Note dell'autore.
Dopo psycho (non ancora terminata)
sono passata anche ad una OS.
Spero vi piaccia e spero recensiate in tante.
Vi voglio bene <3

 

  
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