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Autore: Deb    20/08/2013    4 recensioni
Peeta era sempre stato bravo a decorare le torte, aveva un talento che aveva riprodotto anche su tela, eppure quella torta non voleva essere finita.
[...] da quando la panetteria era stata riaperta aveva smesso e non solo perché fare torte era diventato davvero irritante, ma perché credeva fermamente che Katniss non ne volesse.
Ora però Peeta voleva farne una solo per lei e non per farle un dispetto o perché non aveva nient'altro di meglio da fare, ma soltanto perché lo riteneva giusto. Avrebbe voluto che quella potesse diventare una tradizione, come era giusto che fosse.

{Partecipa alla challenge Multifandom e Originali con il prompt #81. Torta}
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Feelings After-war ~ Katniss/Peeta'
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Titolo: Non posso permettermela
Prompt: Torta
Generi: Malinconico, Introspettivo, Romantico
Note/Avvertimenti: Missing Moments
Note: Partecipa alla challenge Multifandom e Originali.

Non posso permettermela

Aveva la fronte corrugata e gli occhi concentrati su quello che stava facendo, ma si fermò e guardò ciò che aveva davanti.
Non sapeva proprio come proseguire. Era come se avesse un blocco che non riusciva ad allontanare.
Voleva ardentemente procedere, aveva avuto una bella idea la notte precedente, ma ora che finalmente poteva metterla in pratica non ci riusciva.
Teneva tra le mani la sacca da pasticcere, pronto a glassare la torta al pan di spagna che aveva preparato, ma le sue mani non volevano collaborare, la sua mente non voleva creare alcuna immagine su quello che avrebbe potuto disegnare.
Peeta era sempre stato bravo a decorare le torte, aveva un talento che aveva riprodotto anche su tela, eppure quella torta non voleva essere finita.
Non era colpa sua, era colpa del dolce o, più probabilmente, dei ricordi che prepotentemente gli erano tornati alla mente.
La panetteria aveva riaperto da qualche anno e, ogni giorno, Peeta aveva glassato decine di torte da mettere in vetrina, oltre che a preparare il pane, pasticcini e tutto ciò che rientrava nell'ambito del suo lavoro.
Fare tutte quelle cose da solo era stancante ed alla fine era riuscito a trovare un ragazzo che lo aiutasse.
Gli affari andavano abbastanza bene, soprattutto perché quella era l'unica panetteria del Distretto 12 ed i prezzi erano diventati più abbordabili per tutti visto che le materie prime, da dopo la rivoluzione, erano più facilmente reperibili.
Peeta riprese in mano la sacca contenente crema di cioccolata bianca e cominciò a spruzzarla ai bordi del pan di spagna.
Quel giorno la panetteria era chiusa, ma lui era in laboratorio perché sentiva la necessità di preparare una torta per Katniss.
Non sarebbe stata la prima volta, ma da quando la panetteria era stata riaperta aveva smesso e non solo perché fare torte era diventato davvero irritante, ma perché credeva fermamente che Katniss non ne volesse.
Ora però Peeta voleva farne una solo per lei e non per farle un dispetto o perché non aveva nient'altro di meglio da fare, ma soltanto perché lo riteneva giusto. Avrebbe voluto che quella potesse diventare una tradizione, come era giusto che fosse.
Così, quella mattina, Peeta era sgusciato fuori dal letto e si era rintanato nel laboratorio. Aveva messo a cuocere il pan di spagna in forno, l'aveva tagliato in tre strati, uno di marmellata di albicocca, uno di crema di nocciola, uno di crema chantilly. Il tutto poi ricoperto da uno strato di gianduia. Non era stato difficile preparare la torta, sapeva quello che stava facendo e come voleva farlo, ma poi, quando si era ritrovato a doverla glassare, si era bloccato ricordando il giorno dell'inaugurazione della panetteria.

Quel giorno, Peeta si era recato prima dell'alba nella nuova panetteria. Era stata ricostruita da nuovo e finalmente era pronta per essere aperta.
Aveva preparato molte torte, ognuna diversa, ognuna con una glassatura differente così da rendere la vetrina il più colorata possibile.
Katniss doveva arrivare un'ora prima dell'apertura, così da aiutarlo con eventuali clienti.
Avevano persino organizzato una piccola festa. Due torte erano pronte in laboratorio per essere mangiate tutti insieme.
Katniss avrebbe dovuto provvedere a sistemare il tavolo con alcune cibarie e bevande per il rinfresco.
Peeta guardò l'orologio e corrugò le sopracciglia quando notò che mancava meno di mezz'ora all'apertura e di Katniss nemmeno l'ombra.
Era preoccupato, solitamente lei era una persona puntuale, così Peeta non poté fare a meno di cominciare a preoccuparsi.
Erano passati anni dalla fine della rivoluzione e lentamente erano riusciti a convivere con il dolore anziché farsi uccidere da esso. Si sorreggevano a vicenda e, senza neanche rendersene conto, erano diventati una coppia non riuscendo più a far meno l'uno dell'altro.
I ricordi di Peeta non erano tornati propriamente tutti, ma con l'aiuto di Katniss era riuscito a eliminare quasi del tutto gli episodi, conseguenza del depistaggio.
Durante gli anni precedenti, a volte Peeta trovava Katniss piangere silenziosamente in bagno, nascosta da tutti, altre volte Peeta non riusciva a bloccare gli episodi e, per paura di farle del male, se ne andava via per giorni, così da poter ritrovare la calma.
Con il tempo, i pianti di Katniss erano diminuiti, se non spariti, anche se ogni tanto Peeta la vedeva scrutare fuori dalla finestra con sguardo vacuo. Gli episodi, invece, erano cessati. Da un giorno all'altro. Come se il veleno fosse stato eliminato dal suo corpo. Alcuni ricordi non erano tornati, a volte ripensava a cose che secondo lui non erano accadute, ma ogni volta Katniss gli diceva se quelli fossero ricordi reali o meno. Almeno, però, Peeta sapeva con certezza che Katniss non era un ibrido e che non voleva ucciderlo.
Peeta prese il telefono della panetteria tra le mani - ne aveva fatto installare uno cosicché potesse chiamare Katniss se avesse fatto tardi - e compose il numero di casa.
Non ricevette alcuna risposta.
Si tolse il camice da dosso ed uscì, pronto per andarla a cercare nei boschi e rincuorarla se fosse stato necessario; poi la vide.
Katniss era ferma davanti la vetrina della panetteria, da decisamente diverso tempo visti gli occhi gonfi, e piangeva come non faceva da tempo.
«Katniss», sussurrò portandosi al suo fianco.
Lei si asciugò le lacrime col dorso della mano e deglutì a fatica, come se avesse un groppo in gola.
«Ho fatto tardi, scusa», disse senza alcuna intonazione, senza distogliere lo sguardo dalle torte in vetrina.
«Non fa nulla», fece una pausa, «se non te la senti...»
Katniss si voltò di scatto verso di lui e negò freneticamente con la testa, «No, va tutto bene».
Cercò di sorridergli, senza grandi risultati, ma non era importante. Peeta capiva cosa le fosse preso e la comprendeva. Lui si recava in panetteria da diversi giorni, doveva preparare tutto per l'inaugurazione e, all'inizio, anche per lui era stato difficile rimanere lì dentro.
Anche se la panetteria era stata ricostruita, c'erano intrinsechi tantissimi ricordi.
Katniss gliene aveva parlato, gli aveva detto che Primrose si fermava sempre ad osservare le torte della vetrina della panetteria perché le trovava belle ed era assolutamente normale che ora Katniss si sentisse opprimere dai ricordi che i suoi dolci le suscitavano. Per lei era la prima volta, non era ancora mai andata a trovarlo al lavoro ed era normale che si facesse sopraffare dai ricordi.
Era stato uno stupido a non pensarci. Non aveva minimamente pensato quanto potesse farle male vedere la vetrina allestita come una volta.
Peeta le strinse una mano, «vogliamo entrare?» Domandò cercando di confortarla con un sorriso.
Katniss singhiozzò, «non è giusto, Peeta».
«Lo so».
«No, davvero. Non è giusto. Dovevo sempre portare via Prim da qui perché non potevo permettermi di comprarle una torta, che a lei piacevano tanto, ed ora che posso... lei non c'è più e non può assaggiare le tue torte. Non è giusto», si coprì il viso con le mani e cercò di attenuare i singhiozzi.
Katniss non voleva mai farsi vedere in quello stato, non voleva far emergere i suoi sentimenti, perché non voleva sembrare debole anche se questi stati d'animo erano normali.
Non poteva far finta di essere forte quando la sofferenza la mangiava dall'interno. C'era lui a sorreggerla ora e sperava che, prima o poi, si sarebbe sentita libera di poter evidenziare ogni suo stato d'animo, almeno con lui.

Il giorno successivo all'inaugurazione, Peeta aveva decorato la vetrina con torte decorate in modo tale da ricordare Primrose.
Non l'aveva fatto apposta, era semplicemente accaduto, senza pensarci le aveva glassate con fiori di primule più o meno grandi ed in una c'era persino Ranuncolo che camminava su un campo di primule.
Altre le aveva decorate in modo tale da ricordargli i giochi che faceva con suo padre e i suoi fratelli.
Quando se ne era accorto, in un primo momento avrebbe voluto gettarle tutte nel cestino, poi, invece, decise di esporle comunque. In fondo Katniss non sarebbe passata.
Invece, qualche ora dopo aver aperto la panetteria, vide tramite la vetrina Katniss osservarle.
Peeta si preoccupò subito e, chiedendo scusa a quei pochi clienti che erano all'interno del negozio, uscì.
Non sapeva bene per quale motivo, ma voleva scusarsi con lei, come se aveva fatto un atto terribile, invece, prima ancora di poter aprire bocca, Katniss si voltò verso di lui con un sorriso un po' spento.
«Grazie, Peeta. Ne sarebbe stata davvero contenta».
Lui rimase in silenzio, continuando ad osservarla mentre guardava le sue torte.
«Ne vuoi una?» Domandò, poi.
Katniss negò con la testa, «non posso permettermela».

Da quel giorno, Peeta non portò a casa nessuna torta.
A fine giornata, regalava quelle invendute a Haymitch, Sae la Zozza, o a sconosciuti che incontrava durante la giornata.
Non voleva che qualcuno pensasse di non potersele permettere.
Certo, ci rimettevano gli affari, ma Peeta adorava vedere i sorrisi dei cittadini del Distretto 12 quando regalava loro le sue torte.
Avevano cominciato persino ad ordinargliele per i compleanni e, anche se non le vendeva a prezzo di costo, ma qualcosina in più, sapeva che finalmente tutti si potevano permettere le sue torte. Non ci sarebbe stata più una bambina che si fermava davanti alla vetrina ad ammirarle per poi essere strattonata via perché non si avevano i soldi per comprarle.
Chiunque aveva ormai avuto modo di assaggiarle.
Ora, però, a distanza di anni dalla riapertura, Peeta voleva creare una nuova tradizione. Voleva che Katniss ricominciasse a mangiare le sue torte, ma si era decisamente bloccato e non sapeva come decorarla. Non più, almeno. Quello che aveva pensato durante la notte, era diventata un'idea banale e Peeta non voleva che Katniss ritornasse con la mente a quando non poteva comprare una torta per Prim anche se, sicuramente, l'avrebbe fatto lo stesso.
Era impossibile per Katniss non associare la parola torta a Primrose.
Peeta appoggiò la sacca quando ebbe finito e si pulì le mani su uno strofinaccio.
L'importante non era la glassatura, si convinse. L'importante era che Katniss sarebbe stata felice di mangiare insieme a lui quella torta.

Quando arrivò a casa, ripose la torta dentro il frigorifero affinché la panna utilizzata per parte della decorazione non si sciupasse, poi, cominciò ad apparecchiare la tavola ed a cucinare qualcosa per la cena.
Quel giorno, Katniss era rimasta fuori per quasi tutta la giornata. Gli aveva detto che sarebbe andata a cacciare, ma, quando rientrò, Peeta comprese che gli aveva mentito.
Sicuramente era andata nel bosco, ma non indossava il suo solito completo e non aveva la sua solita treccia. Aveva lasciato i capelli sciolti e i suoi vestiti erano un po' più eleganti.
«Sei stata nel bosco?» Chiese lui appoggiando il piatto di portata.
Katniss tolse la giacca e l'appese, «sì».
Mangiarono quasi in assoluto silenzio.
«C'è qualcosa che non va?»
Peeta era seriamente preoccupato, normalmente Katniss era un po' più dinamica, ma cercò di scacciare quel pensiero visto che giorno era.
Probabilmente si era fatta prendere dai ricordi, da come trascorreva questo giorno prima degli Hunger Games e della rivoluzione.
«Va tutto bene», rispose appoggiando le posate sul piatto vuoto. «Ti aiuto a lavare i piatti».
Peeta le sorrise, «non c'è fretta».
Si alzò e velocemente mise i piatti sporchi nel cestello, poi aprì il frigo.
Vide Katniss sgranare gli occhi quando Peeta appoggiò sul tavolo la inconfondibile scatola. Non ci voleva un genio per capire che contenesse una torta e Peeta sperava che ciò non la turbasse più del dovuto.
Le sorrise aprendola e cercando di captare ogni emozione nel viso di Katniss che, da sorpreso, divenne fin troppo doloroso.
«Scusami!» Esclamò velocemente, «la butto via subito».
La prese tra le mani, pronto a gettarla nel cestino, ma Katniss lo bloccò.
«No! Peeta, voglio mangiarla».
«Sei sicura?» Domandò sinceramente preoccupato.
Katniss gli sorrise, «sì, sono sicura».
Peeta sorrise e, dopo aver rimesso la torta sul tavolo, corse a prendere un coltello per poterla tagliare.
«Buon compleanno, Katniss», disse accendendo le due candeline poste sopra la copertura di gianduia.
Alla fine, Peeta aveva optato per una torta semplice, con delle piccole decorazioni in panna montana e con la scritta "Happy Birthday" in crema di cioccolato bianco.
«Esprimi un desiderio mentre spegni le candeline».
Katniss lo osservò con gli occhi lucidi e singhiozzò.
«Katniss, te l'ho detto, se non vuoi la possiamo tranquillamente buttare», spiegò con voce greve. Non voleva farla stare così male, non era giusto.
Sicuramente, il giorno dei loro compleanni non era felice come avrebbe dovuto essere, ma almeno dovevano cercare di tirare avanti, ricordando, ma vivendo.
Katniss negò con la testa, «desidero che nostro figlio sia sano e che abbia una vita felice», esclamò prima di soffiare sulle candele.
Peeta sgranò gli occhi sinceramente confuso da quel desiderio, «cosa?»
Lei cominciò a piangere, Peeta non comprendeva appieno cosa provasse. Dolore? Felicità? Confusione? Oppressione?
«Sono stata dal dottore, Peeta. Sono incinta».
Peeta non poté fare a meno di non sorridere e pianse, anche lui, ma sicuramente non per paura. Era semplicemente e incondizionatamente felice nel sentire quella notizia, anche se sapeva che Katniss non era del suo stesso parere, visto che aveva sempre dichiarato di non volere figli. Peeta, però, sapeva bene che sarebbe stata un'ottima madre e che la paura che provava in quel momento si sarebbe trasformata, con il tempo, in assoluta felicità.
«Dovrai fargli tantissime torte, poi».
«Tutti i giorni, mangerà torte tutti i giorni».
Peeta le andò incontro e la strinse forte, accarezzando la pancia ancora piatta. Si poteva essere più felici di così?
Lui voleva far contenta lei nel giorno del suo compleanno, invece era stata Katniss a renderlo l'uomo più felice del mondo. Non sapeva come poter fare a meno di nascondere tutte le sue emozioni, era come se niente, ormai, potesse far loro del male.
Non vedeva l'ora di prenderlo tra le braccia, di insegnagli a camminare, a parlare e non vedeva l'ora di vederlo ridere. Avrebbe sicuramente avuto la risata più bella e avrebbe fatto tacere gli uccelli quando avrebbe cantato, come la madre.
«Vedrai, Katniss, vedrai che sarai una madre fantastica!» Non riusciva a nascondere tutta la sua ilarità.
«Non...», provò a dire, ma si bloccò, «insieme?».
«Insieme. Sempre. Sarà il bambino più coccolato ed amato del mondo», sussurrò sorridendole sulle labbra.

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Quando tra i prompt ho letto "Torta" ho subito immaginato di dover scrivere su Peeta. Insomma, era lui a decorare le torte! Non era possibile, quindi, non scrivere una fanfiction su di lui.
Inoltre, dovevo farmi perdonare da lui per il fatto di non averlo inserito come personaggio in "voice on the phone" u.ù
Sapevo di voler scrivere su Peeta, ma non sapevo né come, né su cosa in particolare.
Inizialmente non sapevo se scrivere solo su Peeta e Katniss o una storia incentrata anche sui loro figli. Il fatto è che non voglio dare un nome ai figli di Peeta e Katniss. Insomma, non l'ha fatto l'autrice, perché dovrei farlo io? Quindi ho messo da parte quell'idea ed è venuta fuori questa OS. :) Alla fine, sono riuscita ad inserire la primogenita senza doverle dare un nome :3
L'idea mi è venuta, come al solito, di notte, poi l'ho messa per iscritto anche se l'idea era diventata ormai alquanto vaga; i punti chiave, fortunatamente me li ricordavo. :)
E' ambientata nel futuro, come è facile supporre.
Spero vi sia piaciuta! ^^
Grazie, come al solito, ad Ili91 per il betaggio, per l'aiuto con il titolo, generi, note ecc...
Baci
Deb
   
 
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