Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Angel_With_A_Shotgun    20/08/2013    0 recensioni
Isabelle era una ragazza normale come tutte le altre, con una vita magnifica, casa stupenda, madre e padre fantastici, una migliore amica che gli fa anche da sorella e soprattutto un fidanzato che avrebbe fatto di tutto per renderla felice. Ma una sera, la sua vita perfetta viene stravolta. Un incidente gli porta via la sola cosa che abbia mai amato veramente in vita sua: Ian, il suo ragazzo.
Al funerale scappa, ritrovandosi in compagnia di un ragazzo che gli ricorda vagamente Ian. Ed è cosi che viene a scoprire la sconvolgente verità.
I due dopo di che si lasceranno sperando di non incontrarsi mai più. Ma il destino, porterà entrambi a passare praticamente tutto il tempo insieme, facendo crescere sia in lei che in lui sentimenti contrastanti. Odio o amore? Chi l'avrà vinta?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 





1

 
Il fratello

 


Isabelle non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi cosa stesse succedendo che in un solo istante, si ritrovò come per magia, tutta dolorante, sul letto dell’ospedale. Al risveglio, trovò sua madre che piangeva a dirotto, affianco al suo letto e suo padre seduto sulla poltrona, all’angolo della stanza, con la testa fra le mani.
-Mamma..- biascicò. Sua madre Alzò di scatto la testa. –Tesoro!- quasi urlò lei. Il padre si affrettò ad avvicinarsi alla moglie. – Santo cielo! Sei sveglia!-  disse il padre con gli occhi lucidi. Ma era uno solo il pensiero della ragazza -Ian?- chiese con la voce flebile e roca. Improvvisamente, il volto del padre divenne rigido e serio. – Isabelle..- la madre pronunciò il suo nome con la voce tremolante e dispiaciuta. Sul volto della ragazza si dipinse un espressione confusa e perplessa. – Mamma… dov’è Ian?- chiese sapendo già la risposta. Sentì gli occhi pizzicare, come ogni volta che stava per iniziare a piangere. – Tesoro..Ian… non c’è l’ha fatta..- dagli occhi della madre incominciarono a scendere le lacrime. Sentì il mondo che gli crollava addosso. No non è possibile pensava. Ma improvvisamente si ritrovò ad urlare con le guance rigate. Le infermiere accorsero all’istante. Presero una siringa e gliela infilarono nel braccio. Dopo qualche secondo Isabelle cadde in un sonno profondo, mentre le immagini di Ian scorrevano nella sua mente.
 
-Sei pronta?- chiese Ruby a Isabelle che da almeno due minuti buoni, stava immobile sulla soglia della porta di casa. –Si- rispose decisa con lo sguardo dritto verso il pick up nero dell’amica. Attraversò il vialetto a passo lento quasi facesse fatica ad allontanarsi da casa, dove aveva trascorso le ultime due settimane dall’incidente. Indossava un vestito nero, naturalmente non suo, lei odiava i vestiti, soprattutto quelli con il pizzo e i merletti. Ma questo era diverso. Era morbido, con un nastro viola scuro che la cingeva sotto il seno. Per coprire le spalle, indossava una giacca nera quella che preferiva Ian. Adorava quando Isabelle indossava quella giacca, diceva che gli dava un aria da motociclista. Le scese una lacrima a quel ricordo e si affrettò subito a riasciugarla. Si fermò davanti all’auto. –Isa.. so che sarebbe meglio rimanere a casa e… non pensare a quello che è successo ma…- Ruby si interruppe non sapendo come avrebbe reagito a quello che le stava per dire. –Lui vorrebbe che tu fossi li..-  Isabelle alzò lo sguardo su la sua amica. Gli occhi appannati. –Lo so..- rispose flebilmente. Aprì lo sportello della macchina e salì.
Arrivarono al cimitero che la cerimonia era incominciata ormai. Si sistemarono vicino ai genitori di Isabelle. Non diede ascolto ne anche a una parola del prete o dei discorsi degli altri parenti. Tutto quello che voleva era andarsene al più presto e non dover guardare la bara del proprio ragazzo, sprofondare nella terra. Ma non fu capace di non guardare la lapide su cui vi erano incise in oro delle scritte: IAN PAUL BRENNER  1990 – 2013 AMATISSIMO FIGLIO.  La sua vista incominciò di nuovo ad appannarsi. – Vai tesoro..- sua madre la stava guardando con gli occhi gonfi di lacrime. –C-cosa?- chiese riprendendosi dai suoi pensieri. Improvvisamente si voltò. Tutti i presenti la fissavano in attesa di qualcosa. Si sentì a disagio. – Isabelle vai.. dì qualcosa- sua madre la spinse leggermente dal suo posto per incoraggiarla ad andare sull’altare. Percorse il tratto che la separavano dall’altare a testa bassa. Sentiva tutti gli sguardi dei presenti, come se gli bruciassero addosso. Si ritrovò davanti al microfono. Rimase in silenzio, con il cuore che gli martellava nel petto, così forte che dava l’impressione di esplodere da un momento all’altro. – I-ian … era il mio ragazzo…- sentiva il groppo in gola che gli saliva man mano che parlava. – Lui… si è preso sempre cura di me..e io.. – la sua voce incominciò a tremare. – Io lo amo.. e…- sospirò cercando di non far fuoriuscire nessuna lacrima. Ma fallì. - ..non si meritava di morire così presto..- di nuovo il silenzio e le sue guance ormai rigate. – Mi dispiace… non so cos’altro dire- detto questo, incominciò a correre oltre i parenti. La madre la chiamò cercando di fermarla, ma lei non la degno ne anche di uno sguardo e continuò a scappare.
 
Chi potrebbe volermi li? Pensò Will, mentre si accendeva l’ennesima sigaretta. Era stato tutto il tempo, nascosto dietro gli alberi e sulla riva del piccolo laghetto del cimitero, ad osservare da lontano la cerimonia. Aveva gli occhi di un blu chiaro che al sole sembravano acqua di mare, i capelli biondi medio lunghi che ormai non si tagliava da almeno cinque mesi che contornavano un viso dai lineamenti forti e calcati, e una pelle appena abbronzata. Chi lo vedeva avrebbe subito pensato che era uno di quei figli di papà che vengono di solito da New York. Ma si sarebbero sbagliati. Perché la sua vita era stata tutt’altro che rose e fiori. A partire dai problemi con suo fratello a quelli con la legge. Aveva trascorso praticamente tutta la sua adolescenza al riformatorio. Da allora i suoi genitori non avevano ne anche più il degno di guardarlo in faccia. Si vergognavano profondamente di lui e lui d’altronde non gli biasimava. Aveva portato tanto dolore alla sua famiglia. Per questo aveva deciso di andare via e ricominciare. Ma quella tragedia l’aveva come trasportato nel passato, da cui aveva cercato di fuggire. Improvvisamente i suoi pensieri furono interrotti dal suono delle foglie schiacciate sotto i piedi di qualcuno, qualcuno che correva. Sporse la testa, da dietro l’albero su cui era appoggiato, un ammasso di capelli castani gli passò accanto e lo fecero sobbalzare. Vide una ragazza sedersi ai piedi di un albero appena più avanti di lui. Piangeva a dirotto. Viene dal funerale… ma chi è?. Cautamente si avvicinò. – Chi sei tu?- chiese ad alta voce.
-Chi sei tu?- una voce da dietro Isabelle, aveva pronunciato queste parole. Si girò di scatto. Improvvisamente gli mancò il respiro Com’è possibile? pensò. – Ian?- chiese con tono sorpreso. Negli occhi del ragazzo comparve una scintilla di stupore e confusione allo stesso tempo. Ma scomparve subito acquistando un’aria divertita. Si avvicinò sempre di più a Isabelle e infine si abbassò fino ad arrivare ad avere solo dieci centimetri di distanza dal suo viso. La ragazza rimase sconcertata, avrebbe dovuto scattare in piedi e tirargli due ceffoni per tenerlo alla larga, ma stranamente, la vicinanza di quel ragazzo sconosciuto, non le diede assolutamente fastidio e non la spaventò minimamente. Sul volto di lui si dipinse un sorriso – Mi dispiace.. ma credo che tu mi abbia confuso con qualcun altro- Isabelle si spostò un ciuffo di capelli che gli ricadeva sugli occhi. – Ma chi sei?- chiese con la voce roca. – Non vale- disse il ragazzo spostandosi per sedersi accanto a lei. – Te l’ho chiesto prima io.- disse tornando a guardarla. La ragazza ritornò a guardare il lago davanti a loro, e non rispose. Il freddo di Ottobre le attraversava il tessuto leggero del vestito nero di Ruby, si maledisse mentalmente per essersi lasciata convincere cosi facilmente. Si strinse di più la giacca addosso.
-Vieni dal funerale?- chiese di nuovo. Isabelle si irrigidì, stringendo la giacca fino a far diventare le nocche bianche.
– Suppongo sia un si- rispose per lei il ragazzo. A quel punto la rabbia le salì addosso così forte che scoppiò letteralmente – Ma che cosa vuoi da me?!- disse a denti stretti girandosi di scatto verso il ragazzo. Lui rimase a guardarla fissa negli occhi senza staccarsi per un secondo. E lei non poté fare a meno di notare per la seconda volta quanto quegli occhi assomigliassero a quelli di Ian. Riabbassò la testa. Sentendo di nuovo l’imminente comparsa delle lacrime. Il ragazzo invece rimase li, continuando ad osservare ogni movimento che faceva Isabelle, quasi ne fosse incantato. –Tu lo conoscevi..- disse infine. Lei si girò nuovamente, aggrottando la fronte – Conosco chi?- chiese lei sta volta. Lui rise di nuovo ma senza divertimento. –Ian ..- rispose.
-Tu…ma..non ti ho mai visto con lui e…- si blocco. Non sapeva cosa dire. Eppure gli sembrava di conoscere tutti gli amici del suo ragazzo. – Non mi hai mai visto perché io non abito qui..-. Notò che per la prima volta da quando stavano parlando, era veramente serio e senza quel sorriso da buffone in faccia. - .. e non vengo a trovarlo da almeno cinque anni- abbassò la testa. Forse fu solo l’impressione di Isabelle, ma in quel momento gli parve di vedere gli occhi del ragazzo lucidi. – Io… ero la ragazza di Ian- disse improvvisamente lei, senza nessun motivo apparente. Lui alzò di nuovo gli occhi su di lei, sommergendola di nuovo in quel mare di blu così familiare. – Scommetto che non ti ha detto che aveva un fratello vero?-. Isabelle scosse la testa con lo sguardo sconcertato. Impossibile, non è vero pensò. – Me lo avrebbe detto.. non è possibile.. mi stai mentendo!- disse non accorgendosi che la sua voce era salita di un ottava. Lui continuò a guardarla impassibile anche se per un attimo nei suoi occhi si lesse la delusione e la tristezza. – Mi chiamo William… William Kyle Brenner ,e che tu ci creda o no io sono il fratello di Ian- rispose impassibile. Si alzò. Fece per andarsene ma si fermò un attimo di spalle. – Molto evidentemente il tuo fidanzatino non ti ha mai detto tutto..- e sparì dietro a gli alberi.
 
“Ti amo Isabelle Herwood e prometto che da adesso in poi ti dirò sempre la verità”  la voce registrata di Ian arrivava dal cellulare di Isabelle fino al bagno, dove la ragazza era immersa nel vasca da bagno. “Mi dispiace per quello che è successo oggi… avrei dovuto immaginarlo che si sarebbero comportati cosi.. la prossima volta ce ne stiamo a casa tua a mangiare cinese, credo sia meglio… e poi… ti volevo dire che.. sono rimasto sotto casa tua ad aspettarti per …non so.. due ore?  Ma non sei arrivata… immagino sia colpa di Ruby e le sue serate tra ragazze.. comunque.. chiamami appena puoi… Buona Notte Isa” 
Lei era li, nell’acqua con lo sguardo vacuo, inespressivo, come se gli avessero tolto tutto quello che le serviva per vivere, e in effetti, per lei era cosi. Improvvisamente un pensiero le balenò nella mente. Un pensiero che sapeva che era orribile ma che in quel momento le parve quasi la cosa migliore da fare. Lentamente, chiuse gli occhi e scivolò piano piano, fino ad avere l’acqua fin sopra ai capelli. Voleva rimanere li, non pensare a niente e… andare via. Il suo ragazzo le aveva mentito. Non gli aveva mai detto di avere un fratello. Perché? Insomma, davvero un ragazzino può essere cosi fastidioso a tal punto di fare finta che non sia mai esistito? I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Ruby che la fecero riemergere dall’acqua.
-Isa ho portato la pizza!- gridò dall’altra parte della porta ,la ragazza sud americana dai capelli neri e lunghi. Isabelle ansimava dal troppo tempo sott’acqua. –Tutto bene la dentro?- gridò ancora Ruby, bussando alla porta del bagno. –Si.. tutto bene, non ti preoccupare… adesso esco- disse cercando di sembrare convincente. Si alzò velocemente dalla vasca e prese un asciugamano, se lo avvolse attorno al busto e uscì dalla stanza con i capelli bagnati che creavano goccioline sulle sue spalle.
-Credevo avessi finito di prepararti- disse Ruby con le mani suoi fianchi. – Scusa.. ho perso la cognizione del tempo- rispose Isabelle andando verso la cassettiera per prendere la biancheria pulita. -…Isa- si girò verso di lei – sei…sicura di voler tornare a scuola così presto?- Isabelle si voltò vero di lei e la guardò dritta negli occhi - ..Si- rispose sicura. – Sono stanca di passare tutto il giorno a casa… l’unica cosa che posso fare è… pensare a lui e guardare la televisione…la connessione non va ne anche…- rise leggermente –Ho solo bisogno di pensare a qualcos’altro..- abbassò la testa, vide che le sue mani erano tutte raggrinzite dal troppo tempo in acqua.
-Allora ho proprio la cosa che fa per te!- rispose Ruby sorridente. Prese la scatola della pizza e l’aprì. Il profumo che ne uscì fuori, fece brontolare lo stomaco di Isabelle che non aveva pranzato e a sua detta, non aveva ne anche voglia di cenare. Sorrise – Mi vesto e mangiamo- dopo di che si diresse verso l’armadio, prese un paio di pantaloncini e una canottiera e si infilò di nuovo in bagno.
 
Lunedì arrivò troppo presto purtroppo. Quasi quasi aveva voglia di abbandonare l’idea di ritornare a scuola. Ma sapeva che sarebbe stato peggio, avrebbe solo rimandato il martirio di ritrovarsi almeno una cinquantina di sguardi addosso. Quindi, a mala voglia si alzò comunque. Si preparò come di consueto e cercò di sforzarsi per mandare giù qualche morso delle fette biscottate con la marmellata che sua madre gli aveva preparato. Prese lo zaino e uscì di casa. La strada, che di solito le sembrava fin troppo corta, quel giorno si rivelò stranamente lunga.
Intanto un pick up nero si fermò di fianco  a lei. – Hey Isa – la ragazza sobbalzò dalla sorpresa – Che fai non mi chiami per venire a darti un passaggio? – le sorrise Ruby, che aveva le labbra tinte di rosso – Eh?... no è solo che non volevo darti fastidio e cosi…- non riuscì a finire la frase che l’amica gli aveva già aperto lo sportello dell’auto. – Sali dai- e senza dire una parola, Isabelle salì.
Man mano che avanzavano, era sempre meno sicura della sua scelta. E fu cosi che arrivate al parcheggio, quasi non le venne una crisi di panico.
-Sono tutti qui…- disse piano ma con la preoccupazione e l’ansia ben udibile. – è ovvio Isa, si chiama scuola- disse l’amica togliendosi la cintura di sicurezza. Improvvisamente la ragazza si girò di scatto e prese la mano di Ruby. – Non credo di essere pronta Ru…ho paura- disse con gli occhi lucidi. – Ma se sabato mi hai detto che…- cercò di replicare l’amica – So che l’ho detto, ma ora non ne sono più cosi certa..- Ru gli strinse di più la mano per darle conforto. – Isa calmati! So che è difficile, ma non puoi rimandare una cosa cosi, prima o poi devi affrontarla comunque… per ciò fatti forza ed esci da questa macchina! Ci sarò io con te…andrà tutto bene, vedrai!-  e senza aggiungere altro scese dall’auto. E invece andrà male, me lo sento.. pensò Isa mentre scendeva a malavoglia dall’auto.
Percorse la navata centrale della scuola, a testa bassa, pensando che se avesse osato alzare gli occhi, avrebbe visto almeno una dozzina di sguardi su di lei. Arrivarono a l’armadietto di Ruby - ..c’è qualcuno che mi fissa?- bisbigliò all’orecchio dell’amica. Lei si guardò intorno – No, non c’è nessuno..- Tirò un sospiro di sollievo e si scostò i capelli dal viso. Ma quando si girò, sorprese un gruppo di ragazzine a guardarla di sottecchi e a bisbigliare. Si girò di nuovo verso Ru – Non è vero, quelle quattro biondine continuano a fissarmi come se avessi la lebbra..- disse a bassa voce. L’amica chiuse di scatto l’armadietto e si voltò. –Ru che hai…- ma non finì la frase, che lei era già diretta verso il gruppo delle ragazze. 
-Ma non vi vergognate un po’?! Sparlare di una cosa del genere e soprattutto davanti alla diretta interessata!- indicò Isabelle. – Qual è il vostro problema, insomma?! Finitela di fare le ragazzine di 12 anni che sparlano su qualunque cosa! Crescete maledizione!- detto questo ritornò beata al suo armadietto. Mentre le biondine rapidamente scivolavano, con i visi rossi dalla vergogna, dentro al bagno delle ragazze. Quasi tutte le persone del corridoio fissavano Ru, sconcertati. Mentre Isa era con gli occhi spalancati. Non aveva mai visto la sua migliore amica rispondere cosi a qualcuno. - C’è ora buca adesso, andiamo in biblioteca?- chiese Ru come se non fosse successo niente. Dovette riprendersi dal suo attimo di shock, per quello che aveva appena visto. – Oh.. em… adesso dovrei andare in segreteria per compilare alcune cose.. ma ti raggiungo dopo- le sorrise – Sei sicura?- chiese l’amica. –Certo!-.
 
-Salve, sono Isabelle Herwood, sono appena tornata da tre settimane di assenza e…- la signora paffuta dai capelli rossi, al di là del vetro, la interruppe – Ah certo, aspetta qui un attimo- la vide alzarsi dalla sedia e abbassarsi affatica per aprire un cassetto. Il corridoio era deserto, la campanella era suonata da almeno dieci minuti. Meglio pensò Isa. Dato che non voleva avere nessun tipo di incontro con qualcuno che conosceva lei e soprattutto Ian.Si risvegliò dai suoi pensieri sentendo la signora, imprecare in modo alquanto colorito. – Ah! Eccoli qui- si rialzò e si sedette nuovamente. – Ecco a te cara, compila questi e poi sei a posto- le disse porgendoli i fogli e una penna – Grazie- sorrise Isa. Ma prima che potesse andarsene la signora le prese una mano e la fermò –E… mi dispiace per.. il tuo ragazzo- le diede uno sguardo pieno di compassione - ..grazie- rispose quasi sussurrando. Ecco appunto.. era questo tipo di incontro che non voleva. Si stacco dalla presa della donna, un po’ infastidita e andò a sedersi su una panca messa li di fronte alla segreteria. Compilò tutto fino a quando non arrivò alla domanda scomoda: Motivo dell’assenza … Ho avuto un incidente e il mio ragazzo è morto.. pensò. Scacciò via quel pensiero prima che iniziassero a scendergli le lacrime e scrisse semplicemente: Motivi familiari.  Dopo aver finito, si alzò e consegnò il foglio alla donna di prima. La salutò e si girò per dirigersi in biblioteca.
 Improvvisamente la porta del bagno dei ragazzi si spalancò, facendo fermare di colpo Isabelle. – Dannazione! – fu la prima cosa che sentì uscire dalla bocca del ragazzo che si ritrovava davanti. Lui alzò la testa e i loro sguardi si incrociarono. Tutto quel blu, l’aveva già visto. Era cosi famigliare. – Ah.. tu, che bello rivederti- disse sarcastico. Lei rimase a fissarlo per qualche secondo prima di rispondere – Wiliam.. giusto?- il ragazzo annui, spostandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli biondi. – Che ci fai qui?- chiese seria la ragazza. – Devo finire ancora un anno di liceo quindi.. non ho alternative- rispose Wiliam alzando le spalle. Isabelle guardò in basso e notò che aveva una macchia scura suoi pantaloni. – Quelli ti conviene cambiarli se non vuoi essere chiamato con tutti gli appellativi più assurdi per il restante dell’anno- indicò la macchia. Il ragazzo abbassò lo sguardo su se stesso e sorrise divertito. – Già.. un idiota mi ha rovesciato il caffè sull’autobus- poi ritornò serio e si avvicinò pericolosamente a lei. Isa rimase immobile come un sasso, non sapendo come reagire. Sentì che si era avvicinato al suo orecchio – Non è che stai cercando una scusa per spogliarmi?- sussurrò. La ragazza a quel punto si allontanò da lui e gli piantò un ceffone in pieno viso. Lui rimase spiazzato, con la mano sulla guancia dolorante. – Va a farti fottere!- disse a denti stretti. Poi lo sorpassò e riprese il suo cammino verso la biblioteca a passo veloce. Stava quasi per svoltare l’angolo quando lo sentì urlare – Non mi hai ancora detto come ti chiami!-. Senza girarsi alzò il dito medio e se ne andò.
 
“Sei sempre li. Stesso posto, stessa ora, stesso giorno. Non cambi mai. Sei sempre cosi bella, cosi concentrata su quello che leggi, non ti accorgi nemmeno di quello che ti circonda. Non ti accorgi ne anche di me. Però sorridi. E fin che lo fai, a me va bene cosi. Perché quando lo fai quella bellissima sensazione si impadronisce del mio corpo e non riesco più a liberarmene. Come è possibile che io mi sia innamorato di te? Insomma, è successo tutto cosi casualmente. Ti ho vista piangere e io.. volevo consolarti ma poi, ho visto che avevi quel libro in mano e a quel punto ho capito il perché delle tue lacrime. Ti eri emozionata. Così poco tempo dopo, mi sono messo anche io a leggere quel libro. E sai cosa? Ho pianto come un bambino anche io. Come vorrei riuscire a dirtelo di persona, ma ho troppa paura di un tuo rifiuto. Cosi rimango qui, seduto due posti dietro di te, ad aspettare che un giorno tu ti giri e mi rivolga una dei tuoi magnifici sorrisi.
-         Austin “
Austin era sempre li, seduto due posti dietro a Ruby. Lo faceva ormai da quasi un anno. Non si era mai cosi tanto appassionato alla lettura come lo era adesso e doveva tutto a lei. In realtà non si sarebbe mai immaginato di toccare un libro, a parte quelli di scuola, in vita sua. Era sempre stato uno di quei classici nerd che giocano dalla mattina alla sera ai videogiochi sul computer o su qualsiasi altra console. Anche se però il suo aspetto non lo dava molto a vedere. Un paio di occhiali dalla montatura scura e grande, nascondevano un bellissimo paio di occhi blu scuro che aveva ereditato dalla madre, invece i capelli castano scuro erano del padre. Una maglietta bianca con scritto “Mondano”, regalatagli dalla sorella maggiore che andava pazza per una serie di libri urban – fantasy molto famosa, con dei jeans smussati sulle ginocchia e un paio di Vans nere ai piedi, completavano il suo look da ragazzo normale, per cosi dire. Non aveva molti amici e la maggior parte si trovavano in Arizona dove viveva un anno fa. Per lui era stato difficile il trasloco dato che non si erano mai mossi da li da quando era nato. Ma cosi improvvisamente, suo padre aveva deciso di rovinargli la vita, scappando con un’altra e lasciando sua madre e lui a cavarsela da soli. Da allora vivono a casa della zia Loren.
I pensieri di Austin vennero interrotti dalla porta che veniva chiusa in malo modo. Alzò la testa per vedere chi era. Vide Isabelle che aveva la faccia di chi ha appena fatto a pugni con qualcuno. Si avvicinò a Ruby, che subito gli rivolse uno sguardo perplesso. Si sedette rumorosamente vicino a lei. Facendo alzare altri sguardi.
-Non puoi fare tutto questo rumore…- disse Ru a bassa voce –Lo so scusa..- rispose Isa incrociando le braccia. La sua amica aggrottò le sopracciglia – Che hai?.. non dirmi che qualcuno ti ha detto qualcosa riguardo..- non riuscì a finire la frase –Nono!  Assolutamente è solo che.. devo dirti una cosa- si guardò intorno per vedere se qualcuno le stava ascoltando. Improvvisamente lo sguardo della ragazza si posò su quello di Austin, che imbarazzato, si sbrigò a riabbassarlo. –No, qui non posso dirtelo..- sentenziò Isa. Ru annui. Prese il suo zaino e ci infilò il libro che stava leggendo. Si alzarono entrambe e, sta volta, senza fare rumore, uscirono fuori.
- Allora cos’è che devi dirmi di cosi importante?- domando Ruby una volta fuori. – Al funerale… ti ricordi di quando sono scappata?- domandò Isabelle. –Si..- rispose annuendo l’altra. –Beh… sono andata a sedermi vicino alla riva del laghetto e… li ho incontrato un ragazzo…-. Gli occhi di Ru si illuminarono e sulle sue labbra comparve un sorriso –No! Aspetta prima di sorridere… ecco.. lui mi ha chiesto se venivo dal funerale io… non gli ho risposto e improvvisamente lui ha tirato fuori il nome di Ian…- .Al posto della faccia esaltata di qualche secondo prima, si fece spazio un espressione perplessa. – Cosi.. io gli ho chiesto come faceva a sapere chi era e lui mi ha… detto c-che… era suo fratello..- . Ruby era decisamente sconvolta. Aveva gli occhi spalancati e la bocca mezza aperta. – C-cosa?!- quasi urlò dallo shock. – Non ti sto mentendo! Sul serio! Quel ragazzo è suo fratello e…- la mano dell’altra si fermò davanti alla bocca di Isabelle. – Scusa ma tu come fai a sapere che non ti ha mentito?- chiese Ru. Improvvisamente Isa rivide quegli’occhi blu cosi simili a quelli di Ian. – Se lo vedessi… capiresti anche tu- rispose flebilmente.





Ciao a tutti! Sono nuova di EFP e questa è la mia prima storia.
Spero vi piaccia! Grazie :D 


  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Angel_With_A_Shotgun