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Autore: jackleslicious    20/08/2013    8 recensioni
Sam lo fissò a lungo. "Ti manca molto, non è vero?"
"Più di quanto io stesso riesca a sopportare."
DESTIEL||7x02
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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I have died everyday waiting for you.





 
A Gaia, il Dean del mio Sam.
Ti voglio bene, disgraziata!







 
"Quindi... è andato."
 
Dean Winchester osservò la scena in silenzio, fece appello a tutte le forze che aveva per non crollare su quel prato verde, aggrapparsi a quell'orribile cancello di ferro e piangere fino a buttare giù tutto il Paradiso come tutto il suo mondo gli era caduto addosso: lentamente, scheggia dopo scheggia, mattone dopo mattone; sentiva una sfilza di coltelli invisibili attraversarlo da una parte all'altra e non fermarsi mai, incastrati sempre più a fondo, lacerando ogni centimetro di lui. Si stava impegnando davvero per non scoppiare in una risata malinconica o per non strapparsi il cuore dal petto; lo sentiva battere, andava così veloce, captava i battiti e provava dolore ad ognuno di essi sempre più intensamente perchè ognuno di essi significavano un battito in più senza Castiel, senza colui che l'aveva salvato, non dall'Inferno, non dagli angeli, non dai demoni, ma da sè stesso e lui non poteva sopportare di avere un cuore senza che la persona alla quale apparteneva non ci fosse più. 

Rimase in silenzio, a testa bassa, aspettando che sua madre tornasse e gli dicesse che sarebbe andato tutto bene, portandogli la solita fetta di crostata accompagnata dal latte caldo che era solito adorare quando era in sua compagnia. Ma sapeva che non sarebbe successo, perchè anche lei era andata via, era andata via come suo padre, i suoi amici, la sua famiglia, il suo angelo; tutti se ne erano andati via, tutti per colpa sua. Tutti quelli che gli stavano accanto erano morti per colpa sua, tutti quanti soffrendo e sacrificandosi per salvaguardare lui e suo fratello, il suo piccolo fratellino. 

Era fermo, immobile, lì, vicino a quel maledetto lago la cui acqua stava per trasformarsi dal suo verde cristallino puro, quasi benedetto, a quel nero putrido e sporco che aveva portato via tutto ciò che aveva, il suo bene più importante, che aveva ancorato al suo fondo maledetto, un pezzo di sè stesso per sempre e, quasi come dopo aver sentito la sua sofferenza, le sue urla di dolore, il suo cuore che implorava di farlo uscire da quel corpo ormai a pezzi, il lago gli restituì qualcosa che gli aveva strappato ingiustamente, qualcosa che apparteneva a lui da ormai molto tempo. 

Dean vide arrivare ai suoi piedi una stoffa beige, color marrone chiaro, sgualcita dall'acqua e sporca dal sangue di chi se n'era andato da poco; la vide arrivare lentamente, galleggiando in maniera tranquilla quasi come delle scuse sussurrate da un bambino. Sentì il fegato scambiarsi di posto con lo stomaco e il cuore salirgli in gola: non aveva abbastanza forza per quello spettacolo - si chinò lentamente, sentendo la natura attorno ad egli ovattata, quasi ferita e sofferente e prese il vestiario fradicio tra le mani, sentendo i muscoli sciogliersi e la testa girare. Lo riconobbe all'impatto con lo sguardo, lo avrebbe riconosciuto tra mille: il trench di Castiel.

Se lo rigirò tra le mani sentendo il dolore crescere e le lacrime tornare più veloci di prima, come se avessero trovato un passaggio più accessibile, e aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma non ci riusciva perchè stava tremando e non era in grado di stabilizzare la voce - odiava quando succedeva.

"Stupido figlio di puttana." sibillò poi, lasciando che il mal di testa si facesse largo nella sua mente. Sentì anche Bobby Singer dire qualcosa, ma non capì davvero cosa, non lo stava ascoltando - la sua sofferenza era rumorosa.

Non sapeva come sarebbe andato avanti, spinto da cosa e per quale motivo, era solo terribilmente a conoscenza che il suo sorriso non sarebbe tornato a breve e che la sua vita sarebbe stata ancora più pesante, se avesse potuto - ma avrebbe comunque dovuto farlo, perchè lui era Dean Winchester e si doveva occupare del mondo, del suo fratellino e di quei maledetti figli di puttana che non facevano altro che inseguirlo da tutta la vita senza fermarsi mai e senza mai dargli una tregua.

Vide il più anziano della situazione allontanarsi velocemente e lui lo seguì senza sapere cosa dire, quindi non parlò. Suo fratello lo seguì poi a ruota e si incamminarono tutti e tre verso l'auto di Bobby.

Il viaggio fu silenzioso, se non addirittura più doloroso dell'accaduto stesso; i pensieri di tutti e tre non facevano altro che accavallarsi uno sopra l'altro e fare capriole nello spazio che le parole non erano riuscite a colmare.

Sam seduto dietro con Dean non faceva altro che fissarlo e cercare un modo per tirarlo su, un qualsiasi approccio, una qualsiasi soluzione, ma alla fine non disse niente; gli mise il braccio sulla spalla come faceva sempre l'altro quando erano piccoli e non avevano abbastanza soldi per comprarsi giocattoli rotti al momento e lo guardò con il suo solito sguardo, come per dirgli che andava tutto bene anche se non andava tutto bene perchè sentiva che gli stava cadendo vorticolosamente tutto addosso.

Dean ammiccò un lieve sorriso e chiuse gli occhi stanchi, strinse ancora una volta il trench e si addormentò sul petto del più alto, stremato da quel misto di sensazioni che aveva subito e che stava continuando a subire.

Quella fu l'unica volta che Dean si lasciò vedere a pezzi nei mesi seguenti.





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"Ehi, Sammy! Ho trovato un figlio di puttana a meno di due ore da qui: sta disturbando delle povere ragazze di un call center o come si dice, non vorremo mica farle aspettare?" Dean ammiccò un sorrisino e fece l'occhiolino al fratello seduto sul divano.

"Già controllato: nel diario di papà dice che è una sorta di Dio o cose del genere, Bobby e Rufus sono andati armati." 

"Ti sei fatto soffiare un caso con delle donne spaventate da due vecchietti, mi devi dire qualcosa Sammy?" gli chiese ironico prendendosi una birra e ricevendo in cambio una smorfia dal fratello. 

Si sedette dietro la scrivania e prese il portatile intento a cercare qualcosa per passare il tempo.

Sam lo fissò a lungo. "Ti manca molto, non è vero?" chiese, bevendo un sorso dalla sua bottiglia.

Dean chiuse lo schermo del computer e fissò a vuoto il punto della stanza di fronte a lui.

"Più di quanto io stesso riesca a sopportare," iniziò, "ogni giorno mi aspetto di vederlo apparire all'improvviso nella stanza e farmi venire un colpo."




"Che fai, Dean?"

"Diamine, Cas! Mi hai fatto rovesciare anche la  birra, quante volte ti ho detto di non venire così all'improvviso?"

"Scusami."

"Ma cos- no, dai Cas torna qui, non volevo essere scontros- e adesso chi diamine è a quest'ora della notte a bussare il campanello?"

"Che fai, Dean?"

"Sei bellissimo."





 
"O aspetto di vedere il suo solito sguardo confuso dopo una mia battuta." sorrise lievemente.



"Cas, la smetti di salire e scendere con la rotella del computer? Sembri un ragazzino quando scopre YouPorn!"

"... Eh?"

"Niente, vieni qui."

"Che devo fare?"

"Stai zitto e lasciati baciare."



"Mi manca terribilmente il modo in cui era umano nella sua perfezione da angelo."



"Buongiorno, Cas."

"Dean, c'è qualcosa che devo dirti."

"E' successo qualcosa, Cas? Ti senti bene?"

"Vedi, Dean, quando metti le braccia attorno alla cassa toracica del mio contenitore..."

"Sì, Cas, si chiama abbraccio."

"... e quando avvicini le tue labbra alla mia guancia... "

"Sì, Cas, si chiama bacio."

"Sento qualcosa nella macchina che pompa sangue, proprio qui al centro."

"Sì, Cas, il cuore."

"E poi sento qualcosa muoversi nella pancia, come un branco di animaletti vorticolosi."

"... Farfalle, Cas."

"Sì, credo di sì. C'è qualcosa che non va?"

"No, Cas. Succede anche a me."

"I nostri contenitori sono malati?"

"Malati di amore."

"... Oh, è grave?"

"No, Cas. Per niente."



"O il modo in cui andavamo in giro." Dean continuava a guardare il punto con lo sguardo vuoto.

Sam lo guardò triste, sul punto di correre ad abbracciarlo.

 



"Dean, non muoverti."

"Sarà veloce, vero? L'ultima volta per andare a New York ho vomitato l'anima per una settimana!"

"Sei senza anima?"

"... Eh? Ah, no, no, Cas sto bene. Ora andiamo."




 
"O la sua innocenza quando parlava di ogni cosa." ammiccò un sorriso.




"Ho bisogno di toccarlo per risolvere il danno."

"... Cosa vuoi toccare?"


"Ma questi sembrano conigli, stanno sempre a -"

"... Saltare?"

"Sì, Cas, saltare."





"Mi manca la sua gentilezza, la sua disponibilità, il suo esserti fedele nonostante tutto."

Fissò la bottiglia e ne prese un sorso.




"Cosa ci fai con tutte quelle crostate, Cas?"

"A te piacciono."




"Cas, ti prego, vieni qui."

"...."

"Davvero, Cas, ho bisogno di te."

"...."

"Ti sto pregando."

"Ciao, Dean."

"Finalmente, Cas! Dov'eri?"

"Sam doveva cercare una sua amica."





"Ma più di tutto mi manca il suo sorriso. Non sorrideva molto spesso, ma quando lo faceva mi sentivo davvero in Paradiso."

Dean alzò finalmente lo sguardo e vide Sam, con i suoi occhi da cucciolo sul punto di piangere e sospirò tornando a fissare il vuoto.

"Non potrò più baciarlo, Sammy." disse con la voce spezzata.


 


"Dean, le tue labbra hanno il sapore dei frutti di bosco che si trovano in Paradiso. Cioè, non tutti i Paradisi perchè ognuno ne ha uno diver-"

"Oh, sta zitto Cas."



"Buon compleanno, Dean."

"Ohh, mi piacciono questi baci come regali."



"Cas, sai di hamburger."

"Scusa, non ho saputo resistere."

"Sei delizioso sempre, non preoccuparti."



"Dean, hai qualcosa sulle labbra. Aspetta, te la tolgo."

"Credo di avere qualcosa anche sotto la maglietta, vuoi controllare?"



"Perchè sei triste, Dean?"

"Non sono triste."

"Dean, riesco a vederlo."

"E va bene, sono triste Cas."

"Provo a risolvere."



"Dean, non andare. E' pericoloso."

"Dai, Cas. Ti prometto che andrà tutto bene."

"Va bene."

"Vuoi darmi un ultimo bacio d'addio se proprio hai paura che io ci metta le penne?"

"Come fai a mettere le penne? Gli umanoidi non dovrebbero avere questi proble-"

"Oh, vieni qua e stai zitto."








"Ho il terrore di dimenticarmi i suoi occhi."

"Non succederà, Dean."

A Dean scese una lacrima sulla guancia destra, riconoscendo quel dolore che cresceva come un'orrida malattia nel suo essere e che era ritornato a farsi strada nel suo cuore. Rise come a prendersi in giro e alzò gli occhi al cielo grattandosi la testa per nascondere le lacrime.

Sam si alzò dal divano, fulmineo, e andò ad abbracciare il fratello nonostante conoscesse le sue manie da "no affetto, sì birra" e rimasero un po' in silenzio prima che il più piccolo dicesse qualcosa.

"Tornerà."

"Lo so."






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... Ciao? ahem ahahahahah 
Credo che dopo questa andrò a cercare un bunker dove nascondermi, ecco, sì. 
 
Di solito non scrivo cose molto drammatiche ma la Destiel ispira troppo, capite? E poi è colpa di Gaia che ha passato il pomeriggio ad inviarmi gif di Cas che guarda Dean e viceversa. Voglio dire, la sofferenza.
 
Ad ogni modo, HAPPY BDAY MISHA COLLINS! Awh, quel trollone. A trentanove anni è ancora scopabile, ma vi rendete conto che fortuna? LOL
 
E insomma, grazie a tutti per aver letto questa.. cosa, spero sia piaciuta a tutti ma soprattutto a quella disgraziata della mia beta! 
Un pezzetto di crostata a tutti per ogni recensione u.u
 
Alla prossima!
 
Dals.
  
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