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Autore: biberon    21/08/2013    5 recensioni
Cosa successe dopo il reality?
Le brave ragazze e i bravi ragazzi tornarono alla famiglia o all’università … ci fu qualcuno che lo fece comunque, anche se aveva da nascondere molti più segreti degli altri.
Erano le persone che meno chiunque si sarebbe asepttato, quelli che dovevano essere bravi ragazzi. O forse no.
Qualcuno che si creò una doppia vita fatta di malaffari e droga, fumo, alcool, locali illegali e gioco d’azzardo … qualcuno che non aveva più niente da perdere.
E chi se ne andava in giro, fingendo che il reality lo avesse cambiato, a loro faceva ridere.
Perché loro ormai avevano il pericolo che scorreva nelle vene.
Ma chi erano VERAMENTE, loro?
Genere: Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alejandro, Duncan, Geoff, Heather, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Angolo dell'autrice: attenzione: in questa FC i personaggi sono moooolto OCC. hanno perso tutto, e tristezza e depressioni li hanno spinti alle cose peggiori.  come molti attori di Holliwood che si suicidano o muoino di droga. Ho voluto fare questa FC per dimostrare a quelli che la leggeranno le situazioni difficili che esistono ma che in pochi notano. Perchè ragazzi come questi non sono aiutati, ma gli viene sputato in testa. Forse bisognerebbe scavare più a fondo nelle persone. bisognerebbe essere più umani.

Prologo:

Diciannove anni sono un’età difficile.
Si è appena diventati maggiorenni, si vuole essere indipendenti.
Si vuole avere soldi propri e trasgredire alle regole.
E dopo aver partecipato ad un reality famoso senza vincere, o perdendo la vincita, come guadagnare soldi o divertirsi? Loro lo sanno.

Hanno una cosa in comune: dopo il reality hanno perso tutto: famiglia, casa, amici, amiche, fidanzate e fidanzati.
Cosa ne potrebbe essere di loro, se non … la criminalità?

 


Noah, 19 anni, ex concorrente di a Tutto reality.
Dopo aver perso la famiglia in un incidente in auto, e  anche la sua casa, che è stata ceduta dai suoi genitori interamente al fratello maggiore, insieme a tutto il suo patrimonio, è diventato un giocatore d’azzardo professionista; ha alle spalle numerosi furti con scasso in gioiellerie, l’apertura di un bar illegale di prostitute, alcuni scippi.
Fa uso di droghe.
È disperato.


 
Heather, 19 anni, ex concorrente di a Tutto Reality.
Ha vinto il Tour ma ha perso i soldi.
Dopo essere rimasta in cinta da un ragazzo che si è misteriosamente dileguato ed essere scappata di casa, lasciandosi alle spalle una famiglia in cui era odiata dai suoi genitori e umiliata dalle sorelle e dai fratteli, si dedica al gioco d’azzardo.
Soprannominata anche “Fortunata vincente”, ha dei precedenti per furto, baro, e per non aver messo al corrente l’anagrafe dell’esistenza di suo figlio Chuck.
è disperata.



 
Geoff, 21 anni, ex concorrente di A Tutto Reality e presentatore del doposhow con la sua ex ragazza, Bridgette.
Un tempo era un bravo ragazzo, ma dopo aver perso la sua fidanzata e i suoi genitori in un’esplosione è cambiato.
Alcolizzato, fa uso di droghe, ha dei precenti per furto con scasso, scippo, gioco d’azzardo.

 

Scott, 19 anni, ex concerrente di A Tutto Reality: la Vendetta dell’Isola.
Appena uscito dal reality, gli sono stati diagnosticati alcuni problemi comportamentali e di natura nervosa. I
l ragazzo è fuggito dalla clinica, rifiutandosi di assumere farmaci.
Ha perso la famiglia che era in vacanza  su una crociera che è affondata.
Possiede illegalmente più di 400 armi diverse e lavora per un trafficante di mitra.
Fa uso di droghe, ha dei precedenti per sequestro di persona.



 
Duncan, 20 anni, ex concorrente di A Tutto Reality.
Dopo aver perso tutta la sua famiglia in un esplosione è stato rispedito al riformatorio dove era recluso prima di partecipare.
È fuggito.
Aveva precedenti per furto con scasso, scippo, violenza.


 
Alejandro, 21 anni, ex concorrente di A Tutto reality il Tour.
Dopo che la sua famiglia è entrata in completa e totale crisi economica e il padre si è tolto la vita, ha deciso di dedicarsi al gioco d’azzardo illegale e al borseggio per racimolare denaro per la famiglia.

 
Storie di ragazzi difficili, con un passato difficile e un futuro … peggiore.

 
Sette persone erano sedute intorno al tavolo di legno rotondo.
 Le venature del mogano erano coperte da una tovaglia di raso rosso sudicio che puzzava di vecchio.
 
Heather, l’unica ragazza tra loro, portava una maglietta che lasciava intravedere una striscia di pancia chiara e dei jeans zampati.
 In testa, un cappellino da rapper americano storto.
In una mano aveva il mazzo di carte da gioco, nell’altra una sigaretta appena accesa da cui tirava una boccata ogni venti secondi circa, soffiando fuori dalla bocca una sottile striscia di fumo grigio.
I suoi capelli, perfettamente piastrati, eranonero carbone.
In bocca aveva un dente d’oro.
 
Subito a fianco c’era Geoff, una figura decisamente più rozza.
Aveva un grande cappellone da cowboy, una camicia grigia tutta sporca di olio, gli occhi gonfi di alcool e droghe e l'aria stanca di vivere.
 Ai suoi piedi stavano almeno cinque bottiglie di birra, due delle quali completamente svuotate.
 
Poi Scott.
Capelli sbarazzini rossi, pelle color latte tempestata di lentiggini, gli occhi neri sempre  bassi, petto muscoloso, una felpa con  cappuccio tirato fin sopra le orecchie, jeans a vita bassa e ai piedi delle scarpe da ginnastica consunte.
Ogni cinque minuti si metteva una mano nella tasca della felpa firmata e accarezzava dolcemente la punta della Beretta.
 
 
 Alejandro, in fondo al tavolo.
Occhi verdi, lisci castani, fisico da modello e sorriso da dieci e lode.
Sul suo braccio scoperto, sopra il muscolo gonfio, si rincorrevano tratti di inchiostro verde e nero.
La scritta “more than this moment” spiccava in mezzo a disegni di gabbie aperte e volatile liberi di volare.
Sotto il tavolo, ai suoi piedi, s’intravedevano delle Air force alte logorate dal tempo.
 
Noah, accanto a lui, era un tipo strano.
In divisa da poliziotto, tradiva il suo mestiere nel peggior modo possibile.
I diciannove anni, gli occhi neri lucidi e i capelli lisci portavano le persone a pensare che fosse carino.
Heatherun tempo aveva avuto una cotta per lui.
Ma c’erano troppe interferenze in un possibile rapporto, interferenze come Alejandro.
Noah stringeva le dita lunghe e secche al bicchiere di Schotc doppio che troneggiava davanti a lui, inspirava l’odore del fumo di Heather come fosse un profumo.
Teneva le palpebre appena socchiuse.
 
I fratelli, Jhon e Duncan, erano tutto meno che simili.
Jhon era alto, calvo, aveva trentacinque anni e nemmeno un capello sulla testa.
In compenso, la sua muscolatura avrebbe spaventato qualsiasi pugile.
Sul braccio destro si leggeva la scritta “POPEYE” a lettere d’oro, racchiusa in un cuore muscoloso grondante di sangue.
O era rossetto sciolto?
Portava due occhiali scuri alla Matrix e guardava le altre persone nel locale con aria meschina.
Duncan aveva quasi diciassette anni, occhi azzurro ghiaccio, capelli pazzi, neri con una cresta verde brillante e uno stile punk.
Giocava insieme al fratellone.
 
Scott ordinò un altro schotc senza nemmeno aver bevuto un sorso del primo.
 Geoff bevve una lunga sorsata da una bottiglia, ed emise un sonoro rutto.
Toccava a Scott.
 Il camionista ruttò di nuovo, e bevve un altro sorso di birra.

“Allora?” chiese Alejandro, con la sua voce calda e sensuale.
Un brivido percorse la schiena di Heather nel vedere le sue labbra che si sfioravano l’una con l’altra producendo un suono così piacevole.
Non la stava guardando.
 
 “Ti decidi a fare qualcosa?!” sbottò Jhon stringendo le dita nelle carte consunte.

“Un attimo, il tempo di decidere.” Disse Noah con la sua voce esitante.

“Sono d’accordo, ma sono tre ore che guardi quelle maledette carte!” ribattè Scott.

Non aveva la mano in tasca.

“Tranquillo Scott!” esclamò Duncan, suscitando una risatina nervosa generale.
 
Scott si portò la mano alla tasca e strinse le dita al manico della pistola.
 
Heather gli posò una mano sulla spalla.
 “Calmo.” Disse, con aria materna, mentre Chuck le si attaccava i capelli.
Scrollò la sigaretta nel posacenere, e un’allegra pioggerella nera decorò il contenitore in vetro smerigliato.
 
“Passo.” Noah sembrava vagamente turbato.

Pescò una carta e la infilò gelosamente nel suo mazzo, come se qualcuno volesse strappargliela di mano.
 
“Ragazzi miei.” Esclamò Duncan con aria confidenziale.
Si chinò sul tavolo ed estrasse dal taschino interno della camicia che puzzava di sudore un pacchettino di carta crespa bianca grande come un pugno.
Jhon voltò la faccia, schifato.
 
Scott si avvicinò con aria complice.
 
“L’hai portata.”
 
“Credevi che mi dimenticassi?” chiese Duncan accusatorio.
 
Scott sorrise in modo ruffiano.
 
“Certo che no.”
 
Duncan non parve convinto del suo repentino cambio d’umore, ma gli allungò comunque un piccolo cilindretto cavo.
 
“Volete favorire?” chiese agli altri al tavolo.
 
“Volentieri.” Geoff prese un cilindretto, e anche Scott.
 
“Alejandro?” chiese agitandoglielo davanti.
 
“No. Beh … al diavolo.” Con aria depressa prese il cilindretto che Duncan gli porgeva.
 
“Tu, dolcezza?”
 
“Per carità, no.” Disse secca Heather spingendo Duncan con una mano.
 
“La nostra Tibbs ama le buone maniere. È una ragazza per bene.” Disse Alejandro in modo provocatorio.
 
Lei allungò una mano verso il cilindretto e lo schiacciò con due dita nel posacenere.
 
“Convengo, messere Alejandro.” Disse con aria divertita.
 
Il pirsing fece scintillare il suo labbro inferiore nel buio.
 
Duncan strappò il pacchettino e versò una sottile striscia di polvere candida davanti a chi aveva il cilindretto.
 
“Alla salute!” esclamò, poi inspirò una gran nasata.
 
“Alla salute.” Gli fecero eco gli altri allegramente.
 
Tutti tranne Noah.
 
Aveva un’aria tesa e preoccupata.
 
Heather cercò di capirlo dal suo sguardo, ma lui continuava a lanciare occhiate al bancone del bar.
 
Alejandro lo squadrò con aria perplessa.
 
“Noah. Che succede?”
 
Heathertirò un’atra boccata alla sigaretta, quasi consumata, e poi la scrollò di nuovo nel posacenere.
 
Inspirò a fondo, espirò in faccia a Noah.
 
Lui non tossì, e non si voltò.
 
Fissava preoccupato le altre persone nel bar.
 
Scott sfiorò di nuovo la tasca.
 
Lì dentro c’era il mondo: la beretta, alcuni orologi rubati, e … ah, giusto.
Quegli anelli con i diamanti.
Quel bracciale.
Un coltellino svizzero a doppio manico.
Nella tasca della giacca di Scott c’erano cento dollari rubati.
Una siringa sporca.
 
Heather prese il bicchiere di schotc di Noah e lo annusò.
 
Sorrise con malvagità.
 
“Qui dentro non c’era solo dello schotc.”
 
Alejandro alzò un sopracciglio.
 
“Un cocktail pesantuccio, direi. Mh. Un sacco di attori crepano così.”
 
Noah si agitò sulla sedia.
 
Fissava la porta e poi il bancone del bar, la porta e poi il bancone.
 
“Stai bene?” Heather lo afferrò per le spalle e lo scosse.
 
Chuck si aggrappò alla sua maglietta.
 
Sul tavolo erano ammucchiate una ventina di banconote da cento dollari.
 
Heather aveva ricavato cinquecento dollari soltanto, quella sera, che teneva gelosamente chiusi in tasca.
 
Mise il mozzicone della sigaretta nel portacenere e estrasse di tasca il pacchetto quadrato delle Marlboro.
 
Ne prese un’altra e lo rimise a posto.
 
Al loro tavolo si respirava un’aria peggiore del fumo.
 
C’era qualcosa che non andava.
 
Si percepiva nei loro sguardi.
 
Poi capì che la stavano fissando tutti.
 
Guardò la sigaretta intonsa.
 
Le piacevano quelle nuove.
 
Così belle, così linde, così perfette.
 
Aveva una accendino con la faccia di Obama.
 
Lo estrasse di tasca, accese e diedi una lunga boccata.
 
“Bhe, che succede?” chiese inspirando il fumo disperso in aria.
 
“Noah.” Disse all’improvviso Jhon. “Cos’hai?”
 
Duncan aveva messo via la coca.
 
In un attimo fu di fianco a lui.
 
“Sei … nervoso. Che succede?” Geoff aveva smesso di leccare il tappo della sua bottiglia di birra, e ora la stava puntando l’indice contro Scott Catche.
 
“N-n-n-iente.” BalbettòNoah.
 
La sua mano destra si aggrappò al bordo del tavolo.
 
LA sinistra, strinse la rivoltella che teneva nascosta nel pantalone.
 
In un attimo, la Beretta di Scott fu puntata alla sua tempia.
 
“L’uccellino ha cantato.” Proclamò, leccandosi le labbra.
 
Pregustava già il sangue caldo inzuppargli le dita.
 
“Ora … gli toglieremo … le piume.” Disse Duncan.
 
Aveva in mano il suo coltello.
 
Non era un buon segno.
Le dita di Jhon si strinsero lentamente alla gola di Noah, rendendolo incapace di parlare.
 
E respirare.
 
La situazione stava degenerando.
 
“Ora basta!” Heathersi alzò di scatto e vuotò il bicchiere di scotch di Noah in testa a Scott.
 
“Lascialo.” Sibilò a Jhon.
 
Lui lo lasciò andare, sgomento.
 
“non lascerò che mio figlio assista a un omicidio. Senza senso, per giunta.”
Noah boccheggiò.
 
“S-sono nervoso per lo stesso motivo per cui lo siete voi.” Disse massaggiandosi la gola.
 
“L’uccellino ha cantato. E quell’uccellino non sono io.”
 
Ammiccò verso il bancone, dove il barista aveva appeso la cornetta del telefono in quell’istante.
 
“Secondo me non era sua moglie che stava chiamando.”
 
Il barista occhieggiò quei sette venirgli incontro e si finse indifferente.
 
“Volete qualcosa DA BERE?”  chiese tenendo in mano un bicchiere con uno straccio.
 
“Chi hai chiamato?!”
 
“Abbiamo dell’ottimo cognac, del whisky freddo …”
 
“Ho detto: chi hai chiamato.”
 
“Questo schotch è davvero ottimo …”
 
“INSOMMA, BRUTTO SACCO DI MERDA, VUOI DIRCI CHI HAI CHIAMATO O TI DEVO FAR SALTARE LE PALLE?!” Jhon perdeva facilmente la pazienza.
 
Heather scosse il capo.
 
Una prostituta slava accanto a lei lanciò un urletto.
“Ascoltate.” Disse Alejandro.
 
Un ultimo tonfo e la porta in legno cadde a terra alzando una nuvola di polvere spessa.
 
15 poliziotti, tutti armati, manganelli e pistole.
 
In circa cinque secondi si sparse il panico. 
   
 
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