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Autore: Gossip_Spartacus    21/08/2013    1 recensioni
Cosa potrebbe mai succedere se i personaggi di Spartacus si trovassero nell'epoca moderna, ancora ragazzini e in una scuola un "pò particolare"?
Tra Crisso che fa il bullo con tutti...
Batiato che vuole diventare preside della scuola
Glabro che punta a diventare sindaco di Roma
Lucrezia e Ilithyia che cercano di aiutare i propri mariti
e Spartacus che cerca giustizia e spera di scappare da quella scuola...
Come andrà a finire?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Spartacus
Ero qui, in una stanza piena di studenti e di insegnanti.
I loro occhi erano puntati su di me e su quelli che mi affiancavano. Eravamo i nuovi studenti e, si sa, i nuovi attiravano tutti, soprattutto i bulli che speravano di divertirsi con noi. Prima di continuare...faremo un passo indietro, per raccontare il perché ero finito qui.
Non dirò il mio nome, troppo ridicolo!
I miei genitori erano fumati quando mi avevano scelto il nome. Vivevo in un piccolo paesino di montagna, lontano dalle grandi città, immersa nella natura, nella pace e nel silenzio. Un paradiso!
Tutto andava bene: la scuola, gli amici e il rapporto che avevo con la mia ragazza, Sura, incontrata nella piccola scuola del paesino. Lo amata fin dal primo istante. I suoi capelli castano scuro, i suoi occhi chiari e la sua dolcezza infinita. Non avevo mai creduto di piacergli. Bé, la mia famiglia non aveva una bella nomina e nemmeno io, ma lei mi aveva accettato per quello che ero. Aveva rubato il mio cuore, solo lei conosceva il mio vero nome e sapevo che non lo avrebbe detto a nessuno.
- Sai...a volte mi chiedo come mai hai scelto me – dissi mentre la tenevo abbracciata
– Le stelle mi hanno guidata verso di te – e mi guardò
– E sai anche il perché? -
- Perché sono l'unica donna che puoi avere...l'unica che ha il tuo cuore - e mi baciò con passione.
Un giorno i miei genitori ebbero un incidente in macchina.
La macchina era esplosa e... quello che rimaneva dei miei genitori era solo cenere e qualche pezzo ancora non del tutto carbonizzato.
Io?
Finì dai miei zii, Gaio Glabro e Ilithyia. Li odiavo con tutto il cuore. Odiavo lui che mi guardava sempre con i suoi occhi azzurri e quando mi sorrideva divertito e odiavo lei, una perfetta bionda-oca. Odiavo come mi guardavano: loro perfetti nei loro vestiti firmati mentre io...jeans e maglietta. Semplice. Non avevano mai avuto rapporti con i miei genitori, non mi conoscevano neanche!
Volevano solo trattarmi come uno schiavo e farmi subire le pene dell'inferno. Per dirla tutta, non conoscevano neanche il mio vero nome!
Erano giovani, quattro-cinque anni più grandi di me ( io ne avevo 17 ).
La prima mossa contro di me?
Dovetti lasciare il mio paese per andare con loro in città. Lasciare le montagne, la natura, la pace per andare nello smog, nel caos e soprattutto nella capitale dell'Italia!
La parte più dura?
Dividermi da Sura.
- Un giorno ci riconteremo – dissi, prendendo il suo viso pieno di lacrime
– Vedo solo disgrazie – e continuò a piangere. Sura amavamo molto la divinazione e molte volte pronunciava qualche profezia – Se andrai con tuo zio, grandi disgrazie ti accadranno. Dolori e sofferenze e..- e qui fece un singhiozzo – la tua vita fluirà via davanti a una lupa -
- Nessuno potrà mai dividermi da te, né Roma e né mio zio – la rassicurai mentre le sue parole mi rimbombavano nella mente.
Gli diedi l'ultimo bacio, le mie labbra avrebbero toccato per l'ultima volta le sue. Le feci un piccolo sorriso per poi andare via.
E per finire...mio zio mi tagliò i capelli – Ora sembri meno barbaro – mi disse mentre tagliava l'ultima ciocca di capelli.
Io non fiatai...gli lanciai direttamente un calcio verso le sue zone basse, colpendolo in pieno.
Ora eccomi qui, in questa nuova scuola. Accanto a me c'era uno ragazzo dai capelli ricci e biondi, occhi castani e molto più alto e robusto di me. Poi, c'era un altro che aveva uno strano tatuaggio sulla fronte, la testa rasata e abbastanza basso. E non parliamo di quello che stava tremando come un coniglio alla mia sinistra. La stanza era bianca, illuminata dalla luce proveniente dalle enormi finestre disposte ai lati. Davanti a me c'erano alcune file di sedie piene di studenti, i quali ci lanciavano sguardi pieni di odio e ghigni. In fondo, c'era una lunga cattedra e i professori. Notai che mancava il preside, per via della sedia vuota al centro della cattedra mentre, a un angolo della stanza, c'erano i miei odiati zii.
Io e gli altri “nuovi” indossavamo dei vestiti formali e non vedevo l'ora di togliermeli di dosso!
Uno dei professori ( poteva anche non esserlo ) si alzò e la stanza calò in silenzio.
Mi mancava terribilmente Sura.

Glabro
Guardavo il mio “amato” nipotino, il quale si osservava intorno spaesato .
Mia moglie non aveva approvato tutto questo. Non capiva il perché avevo chiesto l'affidamento di quel mostro ma riuscì a farle cambiare idea.
- La tua è solo pazzia! Io quel coso non lo voglio in casa! - gridò mia moglie, in preda alla rabbia
– Pensaci cara, se tuo padre vede quanto “buon cuore” ho per quel ragazzino, mi aiuterà per la campagna -.
Avevo preso quel impegno non perché erano buono o altre cavolate del genere ma perché volevo che soffrisse come non mai e per mostrarmi positivamente al padre di Ilithyia. Avevo sempre odiato sua madre, quella specie di mia sorella, e ora...potevo giocare liberamente con suo figlio. L'avevo portato a Roma , lontano da quella merda che chiamavano paese e dalla sua ragazza. Non poteva restare in casa, un animale come quello poteva finire solo qui, nella scuola di Marco Crasso. Una scuola diversa dalle altre, l'unica in cui si usavano ancora le maniere forti, in cui davano molta importanza all'eduzione fisica e all'uso di armi e molti morivano, in modi molto misteriosi.
Solo loro potevano farlo soffrire, un cane randagio come lui meritava solo questo e poi...non sarebbe sopravvissuto nemmeno una settimana. Avevo preso un accordo con alcuni professori: farlo soffrire e poi ucciderlo. Io non avrei mai potuto farlo...ero in carica per diventare il sindaco di Roma e macchiarmi di sangue non era una buona pubblicità.
Mi sistemai la cravatta mentre il vice-preside, Solonio, si alzò per zittire tutti. Il preside non si faceva vedere quasi mai – Spero si sbrighi, non voglio restare un minuto di più in questa topaia – borbottò all'orecchio mia moglie
– Aspettiamo il discorso e poi andiamo via, mia cara moglie. Dobbiamo incontrare tuo padre – e la guardai un attimo, in modo quasi glaciale.
- Benvenuti nella scuola di Marco Crasso, una scuola per ragazzi in po' fuori dal comune – disse divertito, guardando i nuovi arrivati – ora, vediamo come si chiamano i nuovi studenti. Domani saprete tutte le regole, gli orari e cosa dovete fare per passare l'esame ed entrare definitivamente nella scuola - e ritornò a sedersi, passandosi una mano tra i suoi boccoli bianchi mentre, quello al suo fianco, lo guardava quasi come se volesse ucciderlo.
Sorrisi, sapevo che il ragazzino non avrebbe mai detto il suo vero nome. Che cosa avrebbe fatto?
I nuovi arrivati iniziarono a presentarsi...e calò il silenzio quando toccò a lui.
Notai che il ragazzo mi stava lanciando uno sguardo pieno di odio e non potevo non allargare ancora di più il mio sorriso – Il ragazzo – dissi, facendo un passo avanti, per farmi vedere – si chiama Spartacus - .
Non sapevo il perché di quel nome, l'avevo letto in qualche libro. Quel nome era appartenuto a un trace molti secoli fa...lui era un cane...bé, una combinazione perfetta.
Presi il braccio di mia moglie e, dopo un saluto veloce , uscimmo dalla scuola. Molto presto avrei sentito la notizia della sua morte.
“Ottima giornata” pensai tra me e me, mentre ci dirigemmo alla casa di mio suocero. Avevo uno scopo nella vita, quello di diventare sindaco ma per farlo dovevo farmi amare un po' di più dal mio “caro” suocero, il quale non faceva altro che deridermi dalla mattina alla sera, a causa di alcuni incidenti. Un giorno, sarei arrivato alla mia meta.
- Finalmente ci siamo liberati di quel cane – disse Ilithyia, sorridendo come non mai
– Già...ora speriamo che tuo padre mi aiuti un po' -
- Non ti preoccupare...non può resistere agli occhioni dolci della sua amata figlia! -.
Sorrisi e sperai che avesse ragione.  

 

Angolo autore

Salve a tutti :) 
Prima di tutto...si, è una pazzia ma doveva esser fatta v.v
Come avete capito i nostri ribelli e romani sono in un epoca moderna ma non sono per nulla cambiati xD
C'è chi punta in alto come sempre e chi ha dovuto abbandonare tutto. Nel prossimo capitolo scoprirete il perchè questa scuola è un "pò speciale" e salteranno fuori anche altri personaggi :3 
Spero che questa pazzia sia gradita xD
Alla prossima :3

  
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