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Autore: Alex Wolf    21/08/2013    2 recensioni
IN IPER-REVISIONE
La mia storia è un "what if" / "missing moments".
Mi sono sempre immaginata cosa sarebbe potuto accadere se con Eragon e Borm a compiere il viaggio ci fosse stata anche una ragazza, e bhe, è venuta fuori questa fan fiction.
Aprì le ali.
Erano larghe, fatte di una membrana bianca latte e le parti in cui le ossa andavano a unirsi avevano artigli chiari, affilati e leggermente ricurvi che avevano un aria alquanto… pericolosa.
« Il mio… drago?. » borbottai chinandomi verso l’esserino.
« Esatto. » gracchiò lo zio.
Il piccolo, squamoso, drago mi si avvicinò e salì sulla mia spalla, restando in equilibrio.
« Speravo di non doverci passare di nuovo. » sospirò Brom accarezzandosi la barba ispida.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eragon, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kira
 




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« Questo è pazzesco. »  borbottò Brom corrucciato. « Pensavo di aver finito con queste cose ed ecco che devo ricominciare, fantastico. »  poi tacque per qualche secondo e infine disse. « Non bastava averne uno ora me ne toccano due da allevare. »  e prese a camminare attraverso le piccole stradine secondarie di Carvahall.
 
Io e “ la lucertola troppo cresciuta” – ovvero il draghetto – come lo chiamava Borm gli stavamo dietro.
 
Tenere in braccio quell’esserino squamoso, con collo e schiena ricchi di aculei e un temperamento alquanto vivace era un’impresa. Per non parlare del fatto che continuava a emettere strani versi, che a mio parere sembravano ruggiti, anche se gli chiedevo di fare silenzio.
 
A un tratto lo zio si fermò voltandosi nella mia direzione con sguardo tagliente e disse in tono tagliente:
 
« Maela. » 
 
Il piccolo drago lo fissò spingendosi contro il mio petto e nascondendo il muso sotto una della mie braccia. Riprendemmo a camminare.
 
« E’ la lingua antica vero?. Cos’hai detto? Me la puoi insegnare?. »  chiesi esaltata.
 
Avevo già sentito parlare della lingua antica ma non l’avevo mai udita prima. Era una lingua praticamente scomparsa in Alagaésia.
 
« Si, è lingua antica ma ora taci o ci scopriranno. » mi riprese burbero.
 
Socchiusi le labbra e arcuai le sopracciglia indignata e continuai imperterrita con le domande.
 
 « Dimmi, che cos’hai detto?. » 
 
« Gli ho detto che doveva tacere. » 
 
« Mh… mi insegni la lingua antica?. » 
 
« No. » 
 
« Perché no?. »   accarezzai la testa dell’animale.
 
« Ora come ora non è il momento… »  mi spinse contro un muro e voltò la faccia in direzione della strada.
 
Da li provenivano risate e frasi allegre, probabilmente qualche ubriaco.
 
Brom imprecò sottovoce e si slegò il mantello porgendomelo.
 
« Indossalo. »  disse. « E nascondici  quella lucertola sotto, io vedrò che posso fare per tenere occupati quegli ubriachi. » 
 
« Ma zio, dove potrei portarlo?. » 
 
« Lungo il fiume, il più lontano possibile da qui. »  poi si guardò attorno e aggiunse. « La c’è un cavallo sellato, probabilmente è di uno di questi ubriachi. » 
 
« Lo dovrei rubare?. »  domandai confusa.
 
Non era da Brom dirmi queste cose, anzi di solito mi diceva di fare tutt’’altro.
« Io direi più… prendere in prestito. »  mi spinse verso l’animale e lui andò nella direzione opposta.
 
Lo guardai allontanarsi e mischiarsi con i tre uomini ubriachi per strada, poi poggiai il draghetto a terra, mi legai il mantello e ripresi l’essere coprendolo con la stoffa. Arrivata al cavallo, un grigio pomellato di nero, sistemai le staffe il più in fretta possibile, lo staccai dal palo a cui era legato e lo condussi in una delle vie laterali.
 
« Posso farcela. »  mi dissi a voce alta, per convincermi.
 
Montai in sella con facilità e legai i lembi del mantello attorno al cucciolo per tenerlo coperto e facendo si che non cadesse.
 
« Partiamo. »  mormorai spronando il cavallo che s’impennò e partì successivamente.
 
Galoppare per il villaggio si rivelò un impresa ardua. Io e i due poveri animali ci ritrovammo a fare lo slalom tra le case e le piazze finché non uscimmo e cominciammo a seguire il corso del fiume Anora.
 
Rallentai l’andatura del cavallo e mi concessi il lusso del trotto.
 
« Sai, ti rivelerò una cosa. »  dissi decisa al piccolo drago che aveva messo la testa fuori dal suo involucro di stoffa. « Non avevo mai creduto molto alle storie dei Cavalieri dei Draghi anche se sapevo che erano vere… Tu mi hai fatto ricredere. »  mi leccai le labbra screpolate. « Sei proprio un bel segno del destino. » 
 
Fermai il cavallo quando ormai eravamo lontani dal villaggio, le levai la sella per farla rinfrescare e la portai al fiume per abbeverarsi.
 
Il piccolo drago ci osservava seduto su una roccia da lontano.
 
Quando mi voltai lo trovai intento a grattarsi il collo con una delle zampe posteriori, con vitalità. Poi lo vidi starnutire una nuvola nera dalle narici.
 
Era davvero adorabile per essere un drago con denti lunghi e affilati come rasoi.
 
 
« Ci vediamo presto. »  mormorai accarezzando la testa del mio drago.
 
Lui mi fissò con i suoi occhi grigi e poi si rintanò nel grande albero cavo che avevamo trovato e riempito col mantello di lana pesante di Brom.
 
Ok, lui non sarebbe stato contento ma non avrei permesso al mio cucciolo di rimanere li senza qualcosa di caldo.
 
« Stai qui, tornerò domani. »  lo rassicurai.
 
Mi avvicinai alla cavalla - si era rivelata tale- e montai in sella. Il freddo vento notturno scivolò sulle mie braccia, sul mio collo e sul volto facendomi rabbrividire.
 
Kira.
 
Mormorò una voce nella mia mente. Fu come se un qualcosa di viscido, come un anguilla o un serpente, si fosse attorcigliato al mio cervello e non lo volesse lasciare andare.
 
Sto’ impazzendo, pensai.
 
Mi voltai un’ultima volta verso il cucciolo, che se ne stava con il muso fuori dal tronco e gli occhi spalancati nel guardarmi andare via.
 
 
Tornata a Carvahall legai nuovamente la cavalla e mi diressi verso il gruppetto di ubriachi per cercare lo zio. Se ne stava li, con un boccale in mano e lo sguardo fisso sulla mia figura.
 
« Ciao zuccherino. »  mi salutò uno di loro prendendomi per un fianco.
 
Lo fissai male e ringhiai:
 
« Questo non è il momento adatto per chiamarmi così. » 
 
E non lo era, infatti. Il fatto che mi ero dovuta allontanare dal mio drago mi aveva scosso parecchio e aveva spedito il mio umore sotto i piedi.
 
« Qual è il propleeema succheeerino?. »  ripeté l’ubriaco trascinando le lettere.
 
Sbuffai e con forza gli tirai un pugno in volto. Questo barcollò all’indietro e cadde con un tonfo rovesciandosi addosso la birra.
 
« Kira. »  si stupì lo zio alzandosi e venendo al mio fianco.
 
« Ascolta zio io non… » 
 
« Bel colpo. »  sorrise stupendomi.
 
Ricambiai felice e lo ringrazia, poi ci avviammo a casa.
 
 
 
Il giorno successivo, di buon ora, mi reca dalla giumenta che trovai legata dove la sera prima, chiesi in giro ma tutti mi risposero che l’animale non era loro ed era stata abbandonata, felice della cosa la presi e la tenni con me. Un cavallo non avrebbe guastato di certo.
 
Mi procurai della carne da Sloan, sebbene questo fosse contrario a lasciarmela e curioso di sapere dove avevo preso la cavalla, dopo di che mi diressi da Garrow.
Gli avevo promesso che l’avrei aiutato con i suoi animali.
 
« Ciao Roran. »  salutai mentre lasciavo la grigia nella stalla.
 
« Ciao Kira, Eragon è nei campi te lo chiamo. »  si affrettò a rispondere prontamente.
 
« C-cosa? Che c’entra Eragon in tutto questo? Io ti ho solo detto ciao non intendevo chiamalo e…  »  dissi tutto d’un fiato scatenando la risata del cugino.
 
« Lo chiamo perché credo che sarà felice di vederti. »  si allontanò dalle stalle.
 
Sbuffai imbarazzata e presi a pulire uno dei cavalli di Garrow con delicatezza finché due braccia mi cinsero la vita e mi allontanarono dall’animale che nitrì.
 
« Ciao Eragon. »  dissi divertita quando mi lasciò.
 
Guardai il suo viso e notai delle occhiaie appena accennate ma gli occhi scuri erano vispi e sembrano sorridere.
 
« Ciao donna. »  scherzò lui. « Non si avverte quando si arriva?. » 
 
« Non fare l’offeso, cacciatore. Neanche tu avevi avvertito quando sei tornato dalla Grande Dorsale, o sbaglio?. » 
 
« Arg, colpito e affondato. » si portò una mano al cuore e cadde sulla paglia dietro di lui con gli occhi chiusi.
 
« Mi sembri molto di buon umore oggi… »  constatai riprendendo a pulire Birka.
 
« Si nota tanto?. »  chiese mettendosi su un fianco e gettando la guancia sinistra sul palmo di una mano.
 
Annuii sorridente. Mi piaceva vederlo sorridere, o ridere, era una cosa che mi scaldava il cuore e lo faceva battere come le ali di un colibrì.
 
« E’ bello vederti da queste parti, sai?. »  canzonò lui mettendosi dalla parte opposta dell’equino per spazzolarlo.
 
« E a me piace stare da queste parti. » 
 
« Potresti venire a trovarci un po’ più spesso… A Garrow e Roland fa piacere vederti. » 
 
« Ah… »  mormorai leggermente imbarazzata. « E a te no?. »  abbassai lo sguardo sul manto baio del cavallo.
 
« Io lo adoro. »  sorrise appoggiandosi alla groppa dell’animale. « Mi piace stare in tua compagnia. Sei… diversa dalle altre ragazze… » 
 
« Intendi dire che sono diversa perché prendo a pugni gli uomini?. »  sussurrai senza rendermene conto.
 
« Hai… Hai preso a pugni un uomo?. »  scosse la testa lui ridendo. « Quando?. » 
 
« Ieri sera. »  sorrisi.
 
« Ah, avrei voluto esserci!. »  fece il giro del baio e si mise di fianco a me. « Mostrami come hai fatto. » 
 
Qualche minuto stavo morendo dal ridere nel vedere Eragon riverso a terra e un bastone puntato alla gola. Aveva insistito nel vedere come avessi fatto a sferrare un pugno che aveva messo K.O un uomo e poi era voluto passare ai bastoni. Ora era riverso a terra come una tartaruga ribaltata.
 
« Ok, ok mi arrendo.  »  borbottò.
 
Senza smettere di ridere buttai il bastone fuori dalla stalla e gli porsi una mano per aiutarlo. L’afferrò saldamente e mi tirò giù gettandomi sulla paglia e tenendomi fermi i polsi con entrambe le mani.
 
« Mai dare aiuto al nemico. »  sorrise trionfante e avvicinò il suo volto al mio.
 
I nostri occhi rimasero in contatto senza staccarsi gli uni dagli altri.
 
« Lo terrò a mente. »  mormorai impacciata ingoiando un fiotto di saliva.
 
« Ne sono felice. »  sussurrò poggiando le sue labbra sulla mia guancia, troppo vicino all’angolo della mia bocca.
 
Arrossii violentemente e mi alzai in fretta quando lui fece lo stesso.
 
« Devo andare. »  dissi in tutta fretta sellando la grigia.
 
« Così presto?. »  domandò lui avvicinandosi di nuovo.
 
« Si, il sole è già alto e manca davvero poco al tramonto, Brom mi aspetta. »  tirai giù le staffe dalla sella spingendole verso il basso per vedere se reggevano.
 
Non avevo mentito sul fatto che dovevo andare, perché dovevo andare sul serio dal mio drago. E speravo che così facendo, allontanandomi da Eragon il mio volto avrebbe preso il suo colorito normale.
 
« Ci vediamo presto. »  borbottai salendo in sella.
 
Lui si precipitò in avanti afferrando le redini per tenere ferma la giumenta.
 
« Quanto presto?. »  i suoi chiesero. Ma le sue labbra formularono un saluto triste e sconsolato.
 
« Presto… presto. »  ripetei accarezzandogli una guancia. « Ciao Eragon. »  lui liberò le redini dalla presa e sorrise.
Diede una leggera pacca al didietro della cavalla e io partii.
 
Era un susseguirsi di immagini di quel momento nella mia mente. Non era stato altro che un bacio sulla guancia…
 
Passai il resto della giornata con drago e scoprii di poter riuscire a parlare con lui attraverso la mente, certo la sua conoscenza letterarie era alquanto scarsa ma parlarci era splendido e al tempo stesso strano.
 
 
 
Il primo mese dalla schiusa passò velocemente, troppo forse.
L’animale mi superava già, le sue spalle arrivavano alla mia testa e i suoi ruggiti erano simili a tuoni in una tempesta.
Cacciava da solo la notte, il più lontano possibile dal villaggio, avventurandosi sulla grande dorsale.
Il pomeriggio lo andavo a trovare e gli portavo della carne per sfamarlo anche se con la sua grossa stazza era impossibile con così poco cibo.
Stando insieme per molto tempo avevo avuto modo di insegnarli cosa significassero le parole e le parole stesse.
 
 
 
 
« E’ cresciuto davvero molto, è uno splendido drago albino, Kira. »  mi sorrise Brom aggirando l’animale.
 
Ogni tanto veniva con me a fargli visita e ogni volta costatava diversi cambiamenti. Mi aveva insegnato che lo spazio libero fra le scapole era ottimo per sedersi e cavalcare, e mi aveva anche detto che in pochi giorni potevamo recuperare la sella che mi madre usava per Tristan i primi tempi perché sembrava potesse andare bene al mio animale.
 
« Il tuo è il primo esemplare bianco che vedo sai?. Credo che nella storia c’è ne siano stati su per giù uno o due. Il tuo drago è… molto raro nipote mia. » 
 
Ne sono onorato. Ruggì l’animale nella mia mente.
 
La sua voce era forte e potente, al contempo elegante.
Lo guardai negli occhi accarezzandogli il collo e sentendo sotto i miei polpastrelli il freddo e il duro delle squame.
Avevo già in mente il nome perfetto per lui.
 
Sei maschio o femmina?

S
ono un maschio.

Il mio sguardo s'illuminò.
Avevo un drago maschio e questo mi portò a sorridere felice.

« Come si dice “destino” nella lingua antica?. » 
 
Brom si accarezzò la barba ispida e poi disse: « Wyrda, perché? » 
 
Ti piace?  Chiesi al drago.
 
Si.  

Sarà il tuo nome.

Lui gettò la testa in aria e ruggì felice muovendo la coda e tagliando l’aria con schiocchi poderosi.
 
« Lo chiamerai fato? Wyrda?. »  lo zio si avvicinò all’animale accarezzandogli il grosso muso.
 
« Si. »  annunciai decisa.
 
« Benvenuto fra i draghi e i cavalieri, Wyrda. » mormorò.

Wyrda ruggì ancora e dispiegò le alì sollevando un vento impetuoso caricò di neve.

Spiccò il volo lasciando sotto di se una nube bianca turbinante e sparì nel cielo azzurro fra le nuvole bianche per poi ricomparire e atterrare al mio fianco permettendomi di abbracciargli il collo troppo largo persino per le mie braccia. 
L'albino era uno splendido animale ed era il mio drago.


*  *  *
 

Ciao bella gente Likeapanda è quì presente.

Ricapitolando

 

In questo capitolo:

La nostra Kira è manesca non trovate? Dare un pugno ad un uomo... nah nah nha.
Trova una cavalla grigia che tiene con se e porta il drago lontano da Carvahall, lungo il fiome Anora.
Batte Eragon in cun combattimento amichevole con i bastoni e quest'ultimo le lascia un bacio raso angolo labbra che la arrossire e praticamente scappare dalla vergogna.
Passa un mese e l'albino drago di Kira viene chiamato Wyrda, ovvero destino.

Nel prossimo capitolo:

Eh eh, mistero :D

*SorrisoallaBoedeiSimpson*

Recensite se vi va e ditemi cosa vi è piaciauto e cosa no, datemi anche consigli se vi va ne terrò presente :D

P.s: Ho trovato una bella fotuzza che rappresenta in pieno il nostro Wyrda ( Quanti di voi si erano accorti che il drago di Kira era quello nella foto iniziale e che la ragazza che gli sta vicino è Kira? )




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