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Autore: MoreUmmagumma    21/08/2013    7 recensioni
E se uno dei Led Zeppelin scoprisse di avere una figlia nata da una notte di passione con una delle tante ragazze?
***
Non è l'ennesima storia d'amore tormentata e travagliata. Si tratta solo dell'amore di un padre per una figlia che non sapeva di avere.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jimmy Page, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nell’aria aleggiava un intenso odore di sigaretta, mista a birra e whiskey che piano piano sparivano dalle bottiglie. Erano chiusi in quel locale ormai da ore quel pomeriggio, intenti a riabbozzare la nuova scaletta da proporre non appena il tour fosse ricominciato.
-Secondo me non c’è neanche bisogno di riscriverla- osservò Jonesy mentre accordava il suo basso.
-Perché no?- domandò Jimmy, gli occhi puntati sul foglio e la penna in mano.
-Non mi sembra che il pubblico fino ad adesso sia rimasto deluso-
-Ha ragione John- grugnì Bonzo, prendendo un sorso di birra. –Ci stiamo fottendo il cervello da ore, abbiamo cambiato e spostato le canzoni in ogni modo possibile e non abbiamo ancora trovato una soluzione. Io dico che dovremmo lasciarla così com’era al principio-
Robert e Jimmy si scambiarono un’occhiata dubbiosa.
“Forse hanno ragione loro” penso Robert.
In fondo era stato Jimmy ad insistere.
Quest’ultimo sbuffò, lasciando carta e penna sul tavolo e si accese una sigaretta. Il suo sguardo volò alla sua sinistra, dove Alice, seduta a un altro tavolo insieme a Pamela, era concentrata su un foglio da disegno, i pastelli sparsi ovunque davanti a lei, qualcuno anche sul pavimento. Nemmeno si accorse che gli altri stavano tentando di riportarlo alla realtà.
-Jimmy?-
Si voltò, lo sguardo ancora perso, mentre Bonzo muoveva la mano aperta davanti al suo viso.
-Allora?-
-Allora cosa?- domandò Jimmy scrollando la testa.
-Proviamo o no?-
-Eh?... sì sì- rispose distrattamente, mentre una nuvola di fumo si librava sulla sua testa. Imbracciò la chitarra e si misero in posizione, iniziando a provare qualche canzone.
Alice nel frattempo alzò lo sguardo e li osservò incuriosita, con la matita colorata ancora puntata sul foglio. Pamela, accanto a lei, fumava una sigaretta, con le gambe accavallate, cercando di tenere il fumo lontano dalla piccola.
-E questi chi sono?- domandò avvicinandosi, puntando lo sguardo verso il disegno, cercando di fare conversazione con lei.
Alice la guardò per un secondo e afferrò una matita colorata, completando il disegno che doveva rappresentare due persone che si tenevano per mano, mentre un cuore gigante faceva da sfondo dietro di loro.
-Questa sono io...- disse, finendo di colorarsi il vestito, mandando il colore oltre i bordi del disegno.
Pamela rimase stupita dal fatto che la bambina le avesse risposto tranquillamente, ma se ne compiacque.
-... e questo è papà- aggiunse poi Alice, indicando l’altra figura sorridente che la teneva per mano, che effettivamente assomigliava a Jimmy.
Gli occhi della ragazza diventarono improvvisamente lucidi. Tirò su col naso, ricacciando una lacrima che aveva intenzione di scenderle lungo la guancia. Non capì per cosa stesse piangendo. Emozione? Felicità? Dolore perché non condivideva quella bambina insieme a Jimmy?
Si riprese subito quando si accorse che Alice la stava guardando, chiedendole con voce sottile di aiutarla a scrivere i nomi. Pamela prese in mano la manina destra di Alice che teneva una matita rossa, e la fece appoggiare sul foglio, sopra la testa di quella che doveva essere Alice stessa.
-M...- disse, cercando di insegnarle a distinguere qualche lettera dell’alfabeto. –...E!-
Alice disegnò poi una freccia, ricopiandola poi sopra la raffigurazione di Jimmy.
-E qui?- squittì, aspettando che Pamela le riprendesse la mano.
-D...- riprese quindi la ragazza, scandendo bene le lettere. –...A... D... D... Y!-
Alice rimase a guardarlo per qualche istante, mordicchiandosi il labbro inferiore, finché Pamela non le propose: -Perché non vai lì e glielo regali?!-
La bambina annuì sorridendo, poi piegò il foglio in quattro parti, schiacciando bene le piegature con le piccole manine e si alzò.
I ragazzi stavano facendo una piccola pausa dopo la prima canzone, ridendo e chiacchierando. Alice si avvicinò lentamente a Jimmy che le dava le spalle e richiamò la sua attenzione strattonandolo per una manica. Lui si girò incuriosito e prese il foglio che Alice gli stava porgendo, dicendo con la sua flebile voce: -Tieni, è per te- prima di scappare di nuovo al tavolo. La guardò allontanarsi per poi risedersi al tavolo per ricominciare un altro disegno, dopodiché si voltò verso gli altri che lo osservavano interessati e aprì il foglio.
Di colpo tutto ciò aveva intorno sparì completamente. I suoi occhi si spostavano lungo le linee imperfette delle due figure; le sue dita vi scivolarono sopra, tracciandone ogni contorno, dei loro sorrisi, delle mani una vicino all’altra, sulle scritte... e sull’enorme cuore rosso che occupava quasi metà foglio. Tirò un respiro profondo e uscì dal locale, lasciando attonito e confuso il resto del gruppo.
Fuori l’aria era fredda, la neve non si era ancora sciolta e il sole era coperto da nuvole grigie, che annunciavano l’imminente arrivo di neve o pioggia.
Jimmy piegò il disegno e se lo mise dentro la tasca del cappotto di tweed, poi iniziò a frugare tra quelle dei pantaloni, e quando infine trovò zippo e sigaretta, se l’accese nervosamente. Fece un paio di tiri, quando venne raggiunto da Jonesy, che uscì richiudendosi per bene la chiusura lampo della giacca.
-Che hai?- gli domandò.
Jimmy, senza rispondere, tirò fuori il disegno di Alice e glielo porse.
Jonesy abbozzò un sorriso quando lo vide e disse semplicemente: -So cosa provi-
Ma Jimmy non sembrava felice. In realtà lo era, John lo sapeva, ma lo ostentava tramite la rabbia e la tristezza.
-Mi ha chiamato Rachel stamattina- disse Jimmy dopo un po’. –Viene a riprendersela domani pomeriggio-
Jonesy abbassò lo sguardo e replicò: -Sapevi che prima o poi sarebbe successo-
-Sì, ma non così presto!-
-Le hai dato tu una settimana di tempo-
-Lo so, ma...-
-E hai fatto bene. Non può rimanere qui, non è l’ambiente per lei. Neanche io vorrei che le mie figlie vedessero il modo in cui viviamo-
Jimmy scosse la testa, guardando un punto lontano di fronte a lui. John non poteva capire. Nessuno poteva capire ciò che provava in quel momento... ciò che provava per Alice.
-Io... ho paura. Ho paura di non rivederla più-
-Sì, che la rivedrai...-
-E quando?! Quando finisce il tour?!-
Jonesy non rispose e sospirò. Alzò lo sguardo verso Jimmy e lo trovò con gli occhi lucidi.
-Che fai, piangi?-
-Ma no!- rispose Jimmy ricomponendosi. –È solo un po’ di fumo negli occhi- disse, prima di buttare il mozzicone della sigaretta a terra per poi rientrare nel locale.
Si diresse al tavolo dove Alice stava ancora disegnando, circondata dagli altri che parlavano tra di loro, e le si sedette accanto, raggiunto poi da Jonesy.
-Che bel disegno!- esclamò, guardando il nuovo ritratto disegnato dalla bambina: una vecchietta con i capelli bianchi, gli occhiali e un grembiule sopra un vestito a fiori. –Chi è?-
-La signora Brown- rispose Alice, senza smettere di colorare. –Viveva vicino a noi. Adesso è in cielo- aggiunse poi, alzando lo sguardo verso di lui.
Jimmy deglutì, facendole la prima domanda che gli venne in mente. –E le volevi bene?-
Alice annuì, riprendendo a colorare. –Mi faceva i biscotti... e aiutava la mamma-
Jimmy non disse niente, aspettò che fosse Alice a confidarsi con lui.
-Io la vedo...- disse quest’ultima.
-Che... che vuol dire che la vedi?- domandò Jimmy, prima di rivolgere agli altri uno sguardo scettico.
Ma lei non rispose.
-A me puoi dirlo...-
-Quando c’è la neve sta dando le molliche alle paperelle...- cominciò a dire, continuando a colorare imperterrita. -Quando ci sono i tuoni sta spostando i mobili...-
Gli altri smisero di parlare, rivolgendo la loro attenzione a ciò che stava dicendo Alice.
-Quando c’è la pioggia sta dando da bere ai fiori... e quando c’è il sole mi sta facendo i biscotti-
Ci fu un attimo di infinito silenzio.
Alice smise di disegnare e si voltò verso di Jimmy che non sapeva più cosa dire.
Pamela tirò fuori un fazzoletto dalla borsetta, per asciugarsi gli occhi ormai gonfi.
Fu Jimmy a interrompere il silenzio e, avvicinandosi ad Alice, le disse: -Sono sicuro che ti vuole ancora bene e ti pensa tanto- mentre lei lo guardava intensamente negli occhi.
All’improvviso Bonzo si alzò in piedi, interrompendo il momento, ed esclamò tentennando: -Sarebbe ora che ci rimettessimo al lavoro-
-Sì, hai... hai ragione- balbettò Robert, seguendolo verso gli strumenti.
-La disegni mai la mamma?- chiese poi Jimmy, quando anche Jonesy si alzò in piedi per raggiungere gli altri.
-No, lei la vedo sempre-
“Ecco” pensò, sapendo che molto probabilmente lo aveva disegnato perché sapeva che non si sarebbero visti più. Doveva escogitare qualcosa. Ma il resto del gruppo lo richiamò, invitandolo ad unirsi a loro per riprendere le prove. Così si alzò, lasciando la piccola di nuovo alle attenzioni di Pamela.


-Signor Page?- fece la signorina della reception non appena lo vide rientrare in albergo, tenendo Alice per mano.
Robert gli posò una mano sulla spalla, sorridendo maliziosamente  e gli sussurrò, prima di raggiungere l’ascensore: -Dopo me la presenti-
Jimmy alzò gli occhi al cielo e si avvicinò al bancone.
-È venuto un signore prima, ha detto di aver trovato una cosa che le appartiene- disse, prima di tirar fuori il coniglietto bianco di Alice.
La bimba sgranò gli occhi ed esclamò, allungando le braccia per prenderlo: -Sammy!-
Jimmy glielo porse dolcemente, chinandosi sulle ginocchia, mentre Alice lo stringeva forte a sé.
-Visto che alla fine è andato tutto bene?-
Alice annuì felice, dopodiché Jimmy la prese per mano e, dopo aver ringraziato la receptionist, si diressero verso la loro camera.
Nel corridoio c’era Robert ad aspettarli e non appena li vide arrivare, si avvicinò a Jimmy e gli domandò: -Allora? Che ti ha detto? Ti ha chiesto di me, vero?-
-No- rispose Jimmy, smorzando l’entusiasmo di Robert. –Ci ha ridato Sammy- aggiunse indicando il peluche tra le braccia di Alice.
-Ah... Sammy... senti, Pagey... più tardi andiamo in un locale. Tu... non vieni, suppongo-
-No, infatti. Devo... devo ancora prepararle la borsa per domani. Divertitevi- disse poi, aprendo la porta della sua stanza.
La cambiò e la mise a letto, il suo Sammy accanto a lei, ed aprì il libro di fiabe finché non si addormentò. L’espessione sul suo viso era serena e capì che per quella sera Alice avrebbe dormito tranquilla, a differenza sua.


La mattina seguente Jimmy si svegliò ancora più stanco: quella notte, come aveva presupposto la sera prima, non aveva chiuso occhio. Si rigirò nel letto più e più volte, voltandosi ogni tanto verso Alice che dormiva. Si chiese se l’avrebbe più rivista, cosa avrebbe fatto senza di lei, senza il suo silenzio assordante e i piccoli sorrisi che ogni tanto gli concedeva. Una cosa era certa: si erano affezionati l’uno all’altra più di quanto si sarebbe aspettato, specialmente da parte sua. E guardandola ancora una volta si era accorto di essersi affezionato a lei più del dovuto.
Quella mattina la portò all’acquario di una città vicina, per farle vedere dal vivo tutti quegli animali che lei aveva visto solo sotto forma di pupazzi. Rimasero svariati minuti davanti la vasca dei delfini, le manine di Alice incollate al vetro, la bocca socchiusa e gli occhi che seguivano i delfini come in trance.
Ma quando tornarono in albergo, lungo il corridoio che portava alla loro stanza, trovarono una sorpresa che nessuno dei due si aspettava.
-Mammina!- gridò Alice, lasciando la presa della mano di Jimmy per correrle incontro quando la vide, ferma davanti la porta della camera, mentre parlava con Jonesy.
-Amore mio!- esclamò prendendola in braccio. –Mi sei mancata tanto!-
-Anche tu-
Rimasero abbracciate qualche secondo, finché Rachel non la rimise giù, per andare incontro a Jimmy, il quale le disse: -Sei già qui? Ti aspettavo nel pomeriggio-
-Lo so, ma... non ho resistito... Come sono andati questi giorni?-
-Benissimo. Ci siamo divertiti tanto, vero?- disse, rivolgendosi poi ad Alice, la quale annuì sorridendo.
-Mi fa piacere... allora... vorrei prendere le sue cose se non ti spiace...-
Jimmy si tastò le tasche dei pantaloni in cerca della chiave e aprì la stanza.
-Hai trovato poi una casa?- le domandò, chiudendo la porta.
-Non migliore di quella che avevo prima, purtroppo- rispose lei, raggruppando tutte le cose di Alice.
Jimmy portò una mano dietro la nuca, incerto se farle la proposta a cui aveva pensato quella notte e infine esclamò: -Vieni a Londra!-
-Cosa?- domandò lei scettica, voltandosi verso di lui.
-Vieni a vivere a Londra. Lì c’è più possibilità, per te, per Alice. E poi... quando finisce il tour posso rivederla-
-Sarebbe bellissimo- rispose lei, aggiustando il cappotto di Alice. –Ma non ho soldi, Jim-
Fu così che lui si mise le mani in una tasca, prendendo il portafoglio, dal quale tirò fuori un bel po’ di soldi.
-Tieni- le disse, porgendoglieli. –Compra due biglietti per il treno e vai a Londra. Te ne avanzeranno un po’ per ricominciare. Ah e poi...- aggiunse, avvicinandosi al comodino, scrivendo qualcosa su un pezzo di carta. –Questo è il numero di un mio conoscente. Chiamalo, ti aiuterà senz’altro-
-Non posso accet...-
-Ti prego!-
Rachel lo guardò, mentre Jimmy le metteva in mano sia i soldi che il foglietto, gli occhi ormai gonfi di pianto. Un lacrima le scivolò su una guancia e abbassò lo sguardo.
-Grazie, Jim!- esclamò poi abbracciandolo, mentre lui le cinse la vita con le braccia.
Rimasero così per qualche minuto, Alice che li osservava a un passo da loro, finché la ragazza non si staccò, asciugandosi il viso con le mani, dicendo: -Dobbiamo andare, altrimenti perdiamo l’autobus-
-Ti chiamo un taxi- disse Jimmy, avvicinandosi al telefono per poi alzare la cornetta e digitare il numero.
Quindici minuti dopo, il taxi era già di fronte alla hall. Robert, Bonzo e Jonesy salutarono Alice uno ad uno, un po’ tristi al pensiero che li avrebbe lasciati.
Jimmy accompagnò madre e figlia fuori l’albergo e dopo aver salutato Rachel con un abbraccio, si chinò verso Alice che lo guardava con aria abbattuta, evidentemente anche lei triste di dover andare via.
-Ehi... fai la brava, mi raccomando. Non far arrabbiare la mamma... e pensami. Io ti penserò tanto tanto e ti prometto che non appena sarà possibile ti chiamerò al telefono, ok?-
Alice annuì, continuando a sostenere il suo sguardo, dopodiché gli buttò improvvisamente le braccia al collo. Jimmy la strinse forte a sé come non aveva mai fatto, affondando il naso fra i suoi capelli, inspirandone l’odore più che potè per ricordarsi sempre del suo profumo, e prima che potesse aprir bocca per parlare, Alice gli sussurrò all’orecchio qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: -Ti voglio bene, papà-
Il suo cuore cominciò a battere fortissimo, scalciando contro il suo petto. Non voleva lasciarla andare via, l’avrebbe tenuta stretta in quel modo anche all’infinito, se fosse stato possibile. Ma poi si staccarono, inevitabilmente, e le lasciò un morbido bacio su una guancia.
-Ciao, piccolina-
La fece salire sul taxi e chiuse lo sportello, fingendo un sorriso mentre lei lo salutava agitando la manina.
Quando il taxi sparì all’orizzonte Jimmy continuò a fissare in quella direzione, come ipnotizzato. Lei gli voleva bene, ora ne era sicuro, certo come che il cielo fosse azzurro.
E dopo aver tirato su con il naso, si voltò in direzione dell’albergo, pronto a riprendere in mano la solita vita di sempre.


Note dell'autrice: e niente, sì. Questo è il finale ^^"
In teoria doveva essere suddiviso in due capitoli, ma poi sarebbero stati troppo corti, visto che le idee erano purtroppo poche. Però ci sarà un epilogo finale, che pubblicherò a settembre dopo le vacanze, visto che domani parto.
Non sono molto brava con queste cose strappalacrime, spero che vi sia piaciuto comunque ^^
La cosa della vicina di casa all'inizio, l'ho spudoratamente scopiazzata da un racconto di un bambino a "Chi ha incastrato Peter Pan?" sulla sua bisnonna. Mi sembrava una cosa tenerissima e l'ho infilata nel capitolo. (Nessuno scopo di lucro)
E insomma, ci sentiamo a settembre per l'epilogo, prometto che mi darò da fare per scriverlo ù_ù
Ciaooooo :*
  
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