{ R A G E ·
Percorrevano quella strada
insieme da anni e anni, ormai.
Accompagnare Haru fino a casa era diventato una specie di rituale, e per
quanto farlo gli imponesse di arrivare un po' più tardi alla propria, di casa,
di certo non gli pesava. E poi, ora come ora, conosceva quel tragitto ad occhi chiusi, al punto che qualche volta era stato lui a
guidare l'altro ragazzo sulla retta via, quando quest'ultimo si perdeva ad
osservare il mare e proseguiva dritto senza fermarsi!
Naturalmente, anche quel
giorno aveva fatto altrettanto, scortandolo fino all'ingresso della residenza Nanase; invece di salutarlo subito, però, quella volta
decise di soffermarsi ancora un po' sugli scalini sottostanti all'abitazione,
osservando l'amico con il suo solito pacato sorriso.
- Anche se poi si è
rivelato un fallimento, non pensavo che ci avresti dato retta e ti saresti
offerto per insegnare a Rei a nuotare. - affermò ridacchiando appena,
frugandosi in modo pressoché automatico nelle tasche per cercare le chiavi di
riserva che Haruka gli aveva consegnato, conscio del
fatto che si ricordava di prendere le proprie a malapena una volta su dieci.
L'altro, impassibile, sbatté le palpebre, facendo un cenno col capo per
chiedergli implicitamente di avvicinarsi e di aprirgli la porta.
- … è necessario che si
decida ad imparare, non l'ho fatto per carità. -
replicò, guardando Makoto armeggiare col mazzo di chiavi e voltarsi verso di
lui, sorpreso.
- Necessario? - lo incalzò, curioso - Non pensavo tu fossi così rigoroso con
i ritmi imposti da Ko-… -
- Quando ieri siamo andati
a comprare quelle cose, ho incontrato Rin. -
Il più alto ebbe un
sussulto, sfilando la chiave dalla toppa mentre con una breve spinta lasciava che si aprisse. Era inevitabile, più forte
di lui: tutte le volte che sentiva quel nome, specie
se pronunciato dalla voce di Haruka, non poteva che
sentire un brivido percorrergli l'intera spina dorsale, e una morsa
insopportabile contorcergli lo stomaco. Il suo sguardo tradiva ancora lo
stupore, ma nonostante questo si sforzò di sorridere gentile e affettuoso come al solito, spostandosi per permettere al padrone di casa di
entrare.
Mille domande, intanto, gli
attraversavano la testa: era stato con Haruka praticamente tutto il tempo, com’è possibile che l’avesse
incontrato solo lui? Quasi non riusciva a credere che i due si fossero visti
proprio nell’unico momento in cui la sua attenzione si era rivolta altrove, ma
deglutendo impercettibilmente si costrinse ad ingoiare
tutta l’esitazione mentre, abbassando per un attimo gli occhi, tentava
disperatamente di non mostrare il proprio disagio giocherellando col mazzetto
di chiavi.
- E vi siete parlati? -
domandò, ritrovandosi a sperare in una risposta negativa da parte di Haruka- risposta che, ovviamente,
non arrivò.
Il moro lasciò vagare gli
occhi azzurri su tutto il circondario, sulla lieve vegetazione che circondava
la casa, sul mare, lontano, arrossato dal tramontare del sole che come
tuffandosi spariva oltre la sua superficie… e poi sul viso di Makoto,
distogliendo quasi subito però lo sguardo dalle sue iridi verdi.
- Sì, ma niente di che. Ha
detto che vuole vincere contro di me, e che lo farà al
campionato delle scuole. - si limitò a rispondere, risultando, però, elusivo
anche più dell'usuale.
Nonostante
ad un occhio inesperto potesse sembrare il solito, taciturno Haru, Makoto sapeva leggere perfettamente tutti quei
microscopici gesti che caratterizzavano il suo linguaggio corporeo, ed era per
questo che poteva dire, per altro con estrema certezza, che ogni movimento,
ogni lievissima alterazione vocale, ogni movimento di sguardi, suggerivano a
gran voce che la volontà dell'amico era di tranciare il discorso il prima
possibile.
Volontà che, naturalmente,
non poteva fare altro che accettare: annuì un paio di volte col capo, stringendo
una mano sullo spallino dello zaino.
- Capisco. Allora… a
domani, hm? -
- Hm-hm, a domani. -
Il portone di legno si
chiuse così davanti agli occhi del ragazzo, che rimase imbambolato qualche
attimo prima di voltarsi, scendere qualche scalino… e sedersi in mezzo alla
salita, le gambe strette al petto, il viso poggiato sulle ginocchia piegate.
Rin, Rin, Rin, Rin… da
quando era tornato, c'era qualcosa in Haruka che era
profondamente diverso dal solito. Era sempre stato particolarmente introverso e
solitario, ma mentre solitamente questi non erano segni di alcun tipo di
turbamento interiore, adesso SAPEVA che qualcosa lo stava attanagliando. E,
sicuramente, era il pensiero della sua presenza nella stessa città a farlo.
Rin, Rin, Rin, Rin…
Non si controllò affatto
mentre sferrava un pugno ben assestato alla dura roccia sotto di sé,
spaventando anche l'amichevole gattino con cui era solito giocherellare, e che
anche quella sera si era avvicinato per un po' di
coccole; sentì un dolore acuto tormentargli le nocche dolorosamente strette, ma
non era questo adesso che gli faceva più male.
Detestava con tutto se
stesso come la vita di Haruka, adesso, stesse girando
attorno alle volontà di quel… traditore, perché solo così si poteva definire
qualcuno che dopo averli piantato in asso in quel modo
neppure si premuniva di venirli a trovare quando era in Giappone, o di scrivere
loro una lettera, una mail, o qualsiasi altra cosa.
Un secondo pugno si abbatté
sullo scalino, accompagnato, stavolta, da un sommesso lamento di dolore. Adesso? No, la vita di Haruka si era sempre regolata su quella di Rin. Bastava
pensarci un attimo, no? Haruka aveva smesso di
nuotare per via di Rin, per poi riprendere sempre a causa sua. E quanto
impegno, quanta dedizione ci stava mettendo! Tutto per accontentare lui, una persona che per anni era
sparita dalla vita di tutti, qualcuno che…
Fu costretto a mordersi con
forza il labbro per costringersi a non singhiozzare, sentendo una dispettosa
goccia scivolargli dall'occhio lungo la guancia.
… qualcuno che, ne aveva
sempre più la certezza, sarebbe stato per sempre l'ostacolo invalicabile che lo
separava dal cuore di Haruka.
Non erano in pochi ad
averlo capito, Nagisa poi aveva subito fiutato cosa
ci fosse tra i due; allora perché Haru sembrava
completamente cieco davanti alle sue premure, alle sue mille attenzioni? Non
era possibile che pur essendone consapevole
continuasse a parlargli di lui
in quel modo, rigirando e rigirando ancora il coltello nella piaga…
Si passò una manica sugli
occhi umidi, alzandosi finalmente in piedi e procedendo verso casa, tirando su
col naso mentre una mano massaggiava l'altra, ferita e indolenzita.
Chissà
quanto ancora avrebbe dovuto aspettare, prima che Haruka
fosse arrivato a realizzare quanto profondamente lo amasse.
Yo!
Sapevate che il doppiatore di Makoto è il cantante degli Oldcodex,
ovvero la band che canta la op di Free!? Beh, sapevatelo.
Immagino che la Rea non possa
stare ferma in un angolo lmao è sempre bene (no, in realtà non lo è) che contamini ogni fandom in cui mette piede... ho tipo notato solo ora che è
stata aperta la sezione Free! qui
su EFP, quindi arrivo anche in ritardo.
Ad ogni modo non so bene cosa dire
su questa fic, uhm… l’ho scritta poco dopo aver visto
l’episodio 4, ispirandomi principalmente ad uno dei
miei headcanon più forti per quanto riguarda questa
serie – ovvero, che Makoto è uno yandere pronto
a scoppiare da un momento all’altro – quindi potrebbe essere un po’ ooc (effettivamente è
un po’ ooc visto che MamMakoto
difficilmente avrebbe un breakdown del genere) e mi scuso timidamente per
questo mio grave crimine.
Al solito, ogni recensione/fav/lettura/sgombro è ben accetta e accolta a braccia spalancate, e al solito
cercherò di rispondere ad ogni recensione (se non lo faccio è solo perché sono
tonta orz).
Bye ~!