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Autore: Kaho    26/02/2008    9 recensioni
Sorridevano, Ichigo e Rukia, mentre si salutavano.
Il viso di Rukia era asciutto, senza lacrime, e il kimono di Ichigo era nero, pulito, e lui era sereno e soddisfatto. Parevano così rilassati, mentre si dicevano ‘Addio’.
“A dopo, Rukia.”
Sorrisi rilassati, felici.
[Maschere]
“Va bene. Grazie, Ichigo.”
Era così soffice il modo in cui suonavano i loro nomi, pronunciati dall’altro. Sembravano così soddisfatti.
“Questo dovrei dirlo io, Rukia. Grazie a te, sembra che abbia smesso finalmente di piovere.”
In quel momento, nel mondo di Ichigo, Zangetsu udì il primo tuono e il soffio secco che preannunciava la pioggia. E, accanto a lui, l’Hollow rideva.

Ichigo e Rukia hanno fatto credere che andava tutto bene, che la decisione di lei di rimanere a Soul City non faceva loro male.
Ebbene, mentivano.
Tre angolini: perchè la pioggia non ha smesso di battere. Anzi. Sta arrivando al tempesta.
[IchiRuki, of course!] [Post Soul City Arc]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hichigo, Kuchiki Ruchia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi di Bleach appartengono solo al maestro Tite Kubo. *-*

 

 

A mia cugina, senza la quale non avrei mai conosciuto il magico mondo di Bleach.

Grazie mille, prima o poi ti regalo un tuo Hollow personale! XD

 

Perché Kubo-sensei si è dimenticato qualcosa, disegnando il manga…

Ed io, da brava IchiRuki, vi devo porre rimedio! XD

 

 

 

 

 

 

Corners of a raining day

 

 

 

 

Sorridevano, Ichigo e Rukia, mentre si salutavano.

Il viso di Rukia era asciutto, senza lacrime, e il kimono di Ichigo era nero, pulito, e lui era sereno e soddisfatto.

Parevano così rilassati, mentre si dicevano ‘Addio’.

“A dopo, Rukia.”

Sorrisi rilassati, felici. [Maschere]

“Va bene. Grazie, Ichigo.”

Era così soffice il modo in cui suonavano i loro nomi, pronunciati dall’altro.

Sembravano così soddisfatti.

“Questo dovrei dirlo io, Rukia. Grazie a te, sembra che abbia smesso finalmente di piovere.”

In quel momento, nel mondo di Ichigo, Zangetsu udì il primo tuono e il soffio secco che preannunciava la pioggia. E, accanto a lui, l’Hollow rideva.

 

 

 

Corner#1 – Ichigo Kurosaki

[Everything remind me of your rainy eyes.]

 

 

 

Ichi-niisan, aspetta devo ancora finire di bendarti! Stai fermo!” scandì Yuzu determinata, trattenendolo con le piccole mani ancora da bambina.

 

Ichigo sbuffò e alzò gli occhi al cielo, il solito broncio impresso sulle labbra.

 

“Yuzu, sto bene.” le ripetè, ma questa frase sembrava non rassicurare affatto la piccola Kurosaki. Questa, infatti, inarcò un sopracciglio indispettita e lo fissò duramente.

 

“E questa cicatrice la chiami niente? Ichi-niisan, smettila di fare i capricci.” Ordinò Yuzu, tirando verso di sé la cassetta del pronto soccorso.

 

Ichigo emise un piccolo sospiro, lasciando la piccola sorella procedere con quell’inutile bendatura.

 

Infondo, la ferita si era già rimarginata, curata nella Soul City… rimaneva soltanto la cicatrice.

 

Che pungeva e doleva, ma era un dolore abituale.

Bastava sopportarlo.

Bastava non pensarci.

 

Karin osservava la gemella affaccendarsi intorno al fratello, con un’espressione seria in volto, come una mammina [ma non era sua madre. Non riusciva a sconfiggere la pioggia].

 

L’espressione imbronciata, simile a quella del fratello, si fece più dura. “Ehi Ichigo… come ti sei fatto quella cicatrice?”

 

“Ancora questa domanda?!” sbottò lui esasperato. “E’ stato un incidente!”

 

“Di che tipo?” incalzò Karin, ma Ichigo si rinchiuse in un silenzio strategico, il viso voltato verso la finestra e le labbra piegate in un’espressione scontrosa.

 

Karin strinse i pugni, avvertendo l’impulso di colpire suo fratello, riuscendo a reprimerlo solo conficcando le unghie nella pelle e pestando con violenza un piede a terra, attirando l’attenzione della gemella.

 

Yuzu la stava fissando infuriata. Ichigo, impassibile, cercava di non voltarsi verso la finestra, dove sapeva che avrebbe trovato la pioggia. [E il ricordo di Rukia, in essa.]

 

“Karin per favore basta Ichi-niisan malato, non romperti qualcosa!” la rimproverò, il tono dolce e deciso, ma anche acuto e infantile.

 

Karin sbuffò. “Tsk… malato di mente, forse.” Replicò ironica, guadagnandosi lo sguardo fulminante del fratello. Karin ghignò in sua direzione, girò sui tacchi appoggiando la mano destra sulla maniglia della porta, fermandovisi.

 

Ichi-nii… stai davvero bene?”

 

Ichigo sospirò pesantemente. “No, Karin, io non sto bene. Sto benissimo.” Sto bene. Sto benissimo.

 

Karin alzò un sopracciglio e sbuffò, sbattendo la porta dietro di sé. Yuzu sorrise in direzione dell’uscio, l’espressione addolcita.

 

“Sai nii-chan, Karin si preoccupa tanto per te anche se fa la scontrosa…” Yuzu nascose una risata dietro alla mano. “Somiglia a qualcun altro in famiglia.”

 

Ichigo alzò le sopracciglia. “Tsk. Yuzu, muoviti a bendarmi se proprio vuoi, che devo fare i compiti.”

 

“Agli ordini!” esclamò pimpante la ragazzina; Yuzu agguantò una lunga benda e cominciò a srotolarla, facendola passare sul suo dorso nudo. Ichigo la osservava, quasi intenerito, affaccendarsi tanto per lui.

 

E fissava quel vestito a fiori che la sua sorellina indossava.

Era azzurro, svolazzante, infantile.

Era il vestito che indossava Rukia, uno di quelli che aveva rubato dall’armadio di Yuzu.

 

“Ehi” Rukia “…Yuzu.”

 

La ragazzina alzò il viso, tondo e gentile. “Uhm? Ti ho fatto male nii-chan?”

 

Ichigo scosse la testa. “No. Mi sono scordato quel che volevo dirti.”

 

Yuzu si accigliò e cominciò a tastargli al fronte con la punta delle dita. “Sicuro che vada tutto bene?” chiese apprensiva.

 

Sì… ho solo bisogno di una dormita.” La rassicurò, un’ombra di sorriso sulle labbra.

 

Yuzu annuì raggiante e sistemò la cassetta del pronto soccorso. “Allora io esco e ti lascio riposare, nii-chan. Stasera ti faccio una bella cena nutriente, ok?”

 

Un cenno di assenso, e Yuzu, dopo aver controllato che il fratello si fosse messo sotto le coperte, si precipitò fuori dalla stanza, socchiudendo dietro di sé la porta mentre canticchiava un motivetto allegro.

 

Ichigo rimase in ascolto, aspettando fino a che il fischio di Yuzu si fece molto labile, poi rovesciò le coperte sul letto e si alzò camminando verso la finestra.

 

Fuori pioveva (solo fuori?).

 

Pioveva anche nei suoi occhi.

 

[Rukia. Rukia. Rukia.]

 

Le gocce di pioggia scivolavano sul vetro pigramente e battevano sugli ombrelli dei pedoni davanti a casa. Suo padre salutava vivacemente un cliente sul cancello, il viso coperte dall’ombrello, quello rosso con i coniglietti che amava tanto lei.

 

Ichigo sapeva che c’era il vecchio, dietro quel tessuto colorato pieno di conigli; come sapeva che la cicatrice prudeva terribilmente.

 

 

“Sto pensando di restare qui a Soul City.”

Negli occhi di Rukia non poteva esserci pioggia.

La sua era solo suggestione.

Ichigo deglutì, teso.

“Davvero?”

Rukia lo fissava, anch’ella tesa. Pensava forse che l’avrebbe presa e trascinata a forza sulla terra?

Le sue labbra si stirarono forzatamente in un sorriso.

“Questo è fantastico.”

Gli occhi di Rukia ora erano spalancati, e simili a due pozze d’acqua.

[Piove. Piove. Piove. Dappertutto. Anche lì, in quel cielo ametista.]

“Bene, se è questo che hai deciso di tua spontanea volontà, se senti che vuoi restare, allora questa è la soluzione migliore.”

Ichigo sorrideva, e anche Rukia gli sorrideva.

La mascella cominciava a dolere, ma Ichigo avrebbe sopportato fino a quando quelle due pozze ametista lo avrebbero potuto fissare, indagatrici.

 

 

Scosse la testa, sconsolato. Non riusciva a non pensare, era un pensiero ossessivo il suo, un mantra.

 

[Rukia. Rukia. Rukia.]

 

I suoi occhi erano pieni di pioggia.

 

Il cellulare che gli aveva dato Urahara prese a squillare. Ichigo indossò velocemente la catena regalatagli da Ukitake-taichou, depositò il suo corpo sotto le coperte e controllò l’ora. Aveva all’incirca mezz’ora prima che Yuzu arrivasse ad annunciare che la cena era pronta.

 

Con un balzo uscì dalla finestra, Zangetsu in spalla, lo sguardo scuro che squadrava la via prima di spiccare un balzo sul tetto dell’abitazione vicina e cominciare a correre, correre verso il luogo dove era apparso l’Hollow. I vestiti gli si appiccicavano addosso, appesantendolo. Ma Ichigo non si lamentò [sostituivano il peso esiguo di Rukia sulle sue spalle].

 

 

*

 

 

Corner#2 – Rukia Kuchiki

[She’s so far away, she goes after the rain]

 

 

La zampakuto tagliò l’aria, abbassandosi verticalmente verso Renji. Intuendo la mossa dell’avversario, lo shinigami si scostò e abbassò il suo bastone di legno e toccando delicatamente il petto esposto di Rukia.

 

Renji sogghignò, vittorioso, mentre lei buttava a terra il bastone d’allenamento, reprimendo malamente la stizza.

 

“Maledizione!” imprecò tra i denti, scostandosi il ciuffo corvino dagli occhi.

 

Renji sospiro, raccogliendo il bastone dell’amica. “Ci vuole tempo per abituarti di nuovo a combattere. Ti ricordavo più paziente…

 

Rukia si concesse un piccolo sorriso. “Scusa Renji, è che… voglio ricominciare a essere utile, andare in missione e–

 

Smezzò la frase a metà, e abbassò gli occhi, pensierosa. Renji fremette d’ira, ma non lo diede a vedere. Rukia era lì, con lui. Bastava quello.

 

[Ma – Renji lo sapeva – con la mente Rukia non era lì. E men che meno con il cuore.]

 

“Oh, il tramonto.” Notò distrattamente lo shinigami, portando sulle spalle larghe i bastoni. Le rivolse un piccolo ghignetto, che Rukia accettò e contraccambiò.

 

“Già. Che bel tramonto… sulla terra non erano così.”

 

[Ancora lontana. Troppo lontana.]

 

“Ehi Rukia! Che ne dici di cenare con me?”

 

Lei arrossì, presa alla sprovvista da quella proposta apparentemente innocente.

 

Io… non so, non–

 

“Come hai vecchi tempi: io, tu e quel ristorantino poco lontano dall’Accademia: fanno ancora dell’ottimo sushi, sai?” la tentò, inclinando appena la testa color rame.

 

Rukia lo guardò cauta, prima di scuotere la testa in segno di diniego.

 

Nii-sama mi aspetta a casa. Non posso tardare, io… ci vediamo domani, ok Renji? Scusa!”

 

Prima che potesse fermarla, Rukia si era volatilizzata, lasciandogli solo un retrogusto amaro in gola e l’immagine fugace della sua piccola mano candida che lo salutava. E due occhi infinitamente tristi, come non li vedeva dalla morte di Kaien-dono.

 

Renji strinse i pugni, alzando lo sguardo al cielo. Rukia gli aveva raccontato di come fossero belle le nuvole: era ossessionata da una certa ‘pioggia’, si era persa un intero pomeriggio a descrivergliela. Rinfrescante, fresca, rivitalizzante. Terapeutica, quasi come se potesse lavare ogni cattivo umore. Era così felice, mentre gli parlava, le brillavano gli occhi [umidi]

 

Renji odiava decisamente la pioggia.

 

[Rukia era tornata viva solo dopo l’incontro con Ichigo.]

 

 

*

 

Corner#3 – Hichigo and Zangetsu

[It’s coming a storm]

 

 

“Voglio raccontarti una storia, Zangetsu.”

 

L’uomo si voltò, guardando attraverso gli occhiali la figura bianca che si scostava da quel mondo rabbuiato dove stavano entrambi. Il tono dell’Hollow era allegro divertito, come sempre, ma era un sibilo. Riusciva a malapena a sovrastare le forti raffiche di vento che scuotevano quel mondo.

 

“Non rispondi? Beh, io la racconto lo stesso!”

 

La creatura bianca si muoveva veloce, saltando da edificio ad edificio, ghignando.

 

“C’erano una volta due shinigami molto stupidi, che per orgoglio dissero le parole sbagliate al momento sbagliato… e furono divisi per sempre, che tristezza vero?”

 

Rideva, mentre la pioggia cominciava ad abbattersi violenta sul corpo identico, tranne nei colori, a quello di Ichigo.

 

E Zangetsu osservava la scena pacatamente, dietro gli occhiali dalla lente chiara.

 

“E a noi tocca la pioggia! Oh, ma questa non è la solita pioggia, la senti, Zangetsu? È una vera e propria tempesta! Il Re deve essere veramente disperato, stavolta!”

 

La risata folle si perdeva tra i rombi dei tuoni, che pareva il battito impazzito di un cuore appesantito, rauco e pesante, possente, che scuoteva gli edifici facendoli tremare.

 

[La pioggia corrode. Le fondamenta cedono. Caos.]

 

“Arriva la tempesta, arriva la tempesta!”

 

Zangetsu distolse lo sguardo, abbassandolo sul pavimento, in cui pozze d’acqua erano trivellate da taglienti gocce di pioggia.

 

“Speriamo finisca presto.”

 

A quel desiderio, susseguì una risata ancor più sadica. Hichigo era, ora, accanto a Zangetsu, e tratteneva nelle mani la katana scura, passandosela sulle labbra nere come inchiostro.

 

“Ce c’è? Paura che io diventi il Re, con questa tempesta, uh? uh?”

 

Zangetsu non rispondeva, ma non faceva altro che aumentare la sua ilarità.

 

[Non si risponde, ad una creatura che trovava congeniale la pioggia. Era un cattivo presagio. Caos.]

 

“Non rispondi ancora? Sei un tipo noioso, sempre detto! Ma, presto, sarà il mio momento. E finalmente non mi annoierò più.”

 

Zangetsu non udì mai la minacciosa promessa. Fu coperta da un tuono in lontananza. E – come lui – neppure Ichigo riusciva del tutto a comprendere quanto quella pioggia fosse acida.

 

 

 

*^*^*

 

 

 

Questa fic era nel mio computer da molto tempo… difatti lo stile, soprattutto dei primi due corners, è piuttosto artificioso, sono un po’ cambiata, però non mi dispiaceva affatto.

E, dopo tutte le belle IchiRuki che ho letto, non ho potuto evitare di finirla! *-*

Diciamo che è uno specchio del dolore per la separazione, di cui Tite Kubo non ha mai parlato, ma che per me c’è stato.

Decisamente non riesco a dare il meglio di me con Ichigo e Rukia… mannaggia… e pensare che ci tengo tanto a loro due! ;__;

Comunque, spero abbiate gradito! ^^

IchiRuki RULEZ! *-*

 

Grazie a chi commenterà e leggerà!

 

Bye,

Kaho

  
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