Ti odio
Autore: Ariel Saint
- Lasciami in pace, non vedi che devo studiare?
- Sei una secchiona!
- Meglio che essere un teppista come te, caro il mio Mitsui!
- Andiamo, ti prego, cosa ti costa farmi copiare quel compito!
- Perché non te lo sei fatto da solo, invece di stare qui a piagnucolare?
- Lo sai che sei davvero crudele, Keiko?
- Si, e tu sei un rompiscatole!
- Accidenti a te! Ma perché fai così?
- E va bene, ma questa è l'ultima volta che ti passo i compiti!
- Grazie, grazie! Mi hai salvato la vita! Chiedimi quello che vuoi!
- Vorrei solo che mettessi un po' di sale in quella zucca! Mi sa che la
vicinanza di Sakuragi ti ha fatto male!
- Può essere…
Mitsui prese il quaderno della sua amica-nemica e si diresse verso il suo
banco. Lei lo guardava un po' perplessa. "Chissà se quel lavativo di
Mitsui riuscirà a passare gli esami…"
- Keiko! Mi stai ascoltando?
- Scusa Rei, ero distratta. Stavo pensando a…
- …Mitsui…
- Cosa?! Ma come ti vengono in mente certe idee! Io pensavo al compito in
classe di domani!
- Certo, come no! - disse maliziosa la sua amica, mentre lei arrossiva fino
ai capelli
- Allora perché sei diventata rossa come un peperone?
- Ma cosa dici, Nami! Io non sono rossa!
- Come no!
- Oh! Smettetela!
- Grazie Keiko! - disse Mitsui.
Keiko fu grata al ragazzo per aver interrotto quella conversazione: stava
cominciando a sentirsi in imbarazzo…
- Vieni agli allenamenti della squadra oggi pomeriggio? - chiese poi il
ragazzo.
- No. Devo fare alcune cose per mia madre.
- Andiamo, solo per mezz'ora!
- Perché ci tieni tanto?
- Beh, te ne stai sempre in disparte, volevo solo coinvolgerti in qualcosa!
- Sei molto gentile, ma quando hai visto che me ne sto in disparte?
- Passi tutto il tuo tempo a studiare, pensavo che non avessi molti amici!
Lei squadrò il ragazzo con occhi fulminanti, mentre sentiva affiorare un
potente istinto omicida.
- Ma come ti permetti! Guarda che ho una vita sociale molto intensa! Non
credere che sia una di quelle secchione tutto casa e scuola!
- Non è così?
- No!! E comunque anche se fosse, non sono fatti tuoi!
- Va bene! Scusami, volevo solo essere gentile!- disse lui allontanandosi.
"Sbruffone, maleducato, cafone, cretino, incapace, buono a nulla,
teppistello da quattro soldi, arrogante! Ma chi si crede di essere! Stupido
signorino sputasentenze! Vorrei prenderlo a schiaffi!" Mentre camminava
verso il centro della città, Keiko malediceva Mitsui. Non sopportava che
proprio lui potesse aver capito quanto si sentisse sola. "Di tutti
quelli che conosco, proprio lui dove capire tutto! Se sapesse di avere
ragione si monterebbe ancora di più la testa! Quell'odioso pallone
gonfiato, se solo potessi prenderlo a schiaffi!!"
- Ti odio, maledetto sbruffone!!!! - gridò all'improvviso, dimenticando di
trovarsi nel bel mezzo di un centro commerciale, affollatissimo a quell'ora.
Accennò un sorriso imbarazzato, arrossendo, mentre tutti i passanti che
avevano assistito alla scena ridevano a crepapelle.
"Tutta colpa di quel cretino. Riesce sempre a mettermi in
imbarazzo!" Pensava mentre a testa bassa si dirigeva verso casa.
Arrivò in casa e senza dire una parola si chiuse in camera sua a studiare.
Tuttavia non riusciva a concentrarsi. Le parole di Mitsui le risuonavano in
testa: "Passi tutto il tuo tempo a studiare, pensavo che non avessi
molti amici…"
- Si, è vero, sono una secchiona asociale, e allora! Io me ne sto bene
così! Avrò tempo di farmi degli amici dopo il diploma. E in ogni caso non
sono affari suoi!
Quella notte però non chiuse occhio, continuava a pensare a se stessa a
settant'anni, chiusa in una casa di riposo, tutta sola, mentre gli altri
avevano i loro nipotini e i loro figli.
Il giorno dopo si sedette al suo banco sconsolata e assonnata. Come ogni
giorno Mitsui venne a chiederle i compiti. Lei lo guardò furiosa e gli
allungò il quaderno pensando "Ti detesto".
Quel pomeriggio ci fu un compito in classe e come ogni volta lei andò
benissimo mentre Mitsui cercò in tutti i modi di copiare, fallendo
miseramente.
I loro professori fecero chiaramente capire a Mitsui che gli offrivano un
sola altra possibilità e che se avesse fallito non avrebbe mai potuto
sostenere gli esami e non si sarebbe diplomato.
Mitsui era disperato. Doveva assolutamente rimediare o avrebbe potuto
scordarsi il basket. La sua unica possibilità era convincere Keiko a dargli
qualche lezione, se non altro per impedire che il buon vecchio Akagi ci
restasse secco.
- Puoi aiutarmi?
- Potrei, ma non so se voglio!
- Ti prego! Fallo per Akagi!
- Per chi?
- Allora fallo per il liceo intero! Se io non gioco, la squadra non
arriverà mai da nessuna parte!
- E se a me non interessasse?
- Andiamo, non fare la secchiona menefreghista!
- Dopo questa tua gentilezza, mi dici perché dovrei accettare?-disse lei
voltandogli le spalle.
- Perché so che non lo sei! So che sei una ragazza gentile e sensibile.
- Senti - riprese tornando a guardarlo. - smettila di…
S'interruppe a metà. Pensava di trovargli dipinta in faccia un'aria
strafottente e invece sembrava che pensasse davvero quello che stava
dicendo!
Per un po' lottò con se stessa per decidere se doveva accettare o mandare
al diavolo quell'ipocrita.
- E va bene, ho capito. Chiederò a qualcun altro. Scusa se ti ho fatto
perdere tempo. -disse lui abbattuto, allontanandosi.
- Aspetta, scemo! Ci vediamo da me quando avrai finito gli allenamenti. Sia
chiaro che non voglio perdere tempo.
- Grazie, Keiko. Sei un angelo!
- Certo, certo!
Quel pomeriggio, Keiko andò in palestra. Non aveva mai visto la squadra di
basket giocare, forse era l'unica in tutta la scuola.
Non pensava che ci sarebbe stata tanta folla. Si sedette sulle gradinate in
silenzio, ripensando a quello che le aveva detto Mitsui. "Ipocrita
vigliacco. E io che ho anche accettato!"
Poi lo vide giocare. Non pensava che potesse essere tanto bravo, né che
potesse avere tanta energia. Quel ragazzo era incredibile, almeno dal suo
punto di vista.
Quando lasciò la palestra, Mitsui si trovò davanti Keiko.
- Come mai da queste parti? Sei venuta a prendermi?- chiese con un
sorrisetto malizioso.
- Aveva paura che scappassi! Come darle torto! - Aggiunse un ragazzo di un
pezzo più basso di Mitsui.
- Piantala Miyagi! Tu non sei messo meglio di me!
- Allora tu sei la famosa Keiko! - intervenne un colossale ragazzo, comparso
dietro ai primi due.
- Si. Sono io. Non pensavo di essere famosa! Tu devi essere Akagi. Sbaglio?
- Non, non sbagli. E questo è il nostro playmaker, Miyagi.
- Si lo so, lo conosco.
- C'è una riunione qui fuori? - aggiunse una voce squillante alle spalle di
Akagi. Emerse una testa rossa con una faccia da ebete annessa.
- Tu devi essere Sakuragi. Sei una celebrità!
- Tu sei una mia fan? Eh, tu si che hai buon gusto!
- Ma smettila idiota!
- Taci mentecatto!
- Cretino!
- Imbecille!
- Pescivendola
- Mutanda!!
- Tua madre!
- Ti disfo!
Mentre i due si prendevano a botte, Mitsui prese Keiko per un braccio e la
spinse verso l'uscita del cortile.
- Ma quei due...
- Lasciali perdere, fanno sempre così…
- Allora quello deve essere il famoso Rukawa.
- Già.
- Ma fate sempre così tardi?
- A volte, solo prima di una partita importante.
I due si diressero verso la casa della ragazza.
- Ma i tuoi non se la prenderanno se mi intrometto così all'improvviso?
- Non ti preoccupare, oggi lavorano fino a tardi.
- Sei sola in casa?
- No, ci sono i miei fratelli.
- Hai dei fratelli?
- Due. Studiano all'università, in un'altra città, ma stasera sono a casa.
- Capisco.
- E tu? Hai fratelli?
- No.
- Parlami della tua famiglia.
- Non c'è niente da dire. Si fanno i fatti loro e io mi faccio i fatti
miei.
- Da quanto giochi a basket?
- Giocavo anche alle medie, ma poi ho smesso per un po'. Ho ripreso solo
quest'anno.
- Come mai hai smesso?
- Ma quanto è lontana casa tua?
- Siamo arrivati. Io abito qui.
Entrarono in casa e furono investiti da un terribile odore di bruciato.
- Ma cosa sta succedendo?
- Mia sorella ha cercato di cucinare! Akane!! Che combini!
- Io? È stato Shun!
- Non è colpa mia, mi sono dimenticato la carne dentro il forno!
- Roba da matti! Io vado di sopra a studiare. Stasera c'è anche un mio
compagno a cena!
- Shun, và fuori a comprare qualcosa per la cena!
- Vacci tu, Akane!
Mentre i due litigavano Keiko fece salire Isashi nella sua stanza. Lui
pensò che non era niente male: era piccola ma molto accogliente. Il letto
era sistemato sotto un piccola finestra, la scrivania invece era messa
accanto a una porta finestra da cui si vedeva il mare e che lasciava entrare
una grande quantità di luce. L'armadio era tappezzato di poster con
immagini di animali con i loro cuccioli e decine di peluche erano stipati un
po' ovunque. Una grande libreria piena di grossi volumi, portava via più di
metà della quarta parete.
- D'accordo, siediti e cominciamo.
- Come vuoi!
- Da dove vuoi cominciare?
- Tu cosa dici?
- Qual è il tuo punto debole?
- Matematica e Inglese, più di tutto.
- Allora inizieremo da li. Quanto ti hanno fissato la nuova prova?
- Settimana prossima.
- Non ti preoccupare, ce la faremo!
- Sei sicura?
- Certo. Basta che tu ci metta un po' di quell'energia che usi per giocare a
basket.
- Quando mi hai visto?
- Oggi. Sei bravo!
- Grazie.
- Adesso basta perdere tempo. Cominciamo da inglese. Va bene?
Mentre Keiko leggeva un brano in inglese per poi farlo tradurre a Mitsui,
sentì il rumore di qualcosa che cadeva. Si girò e vide Isashi sdraiato a
terra che russava con convinzione.
- Lo sapevo che eri un idiota!!
Lui si svegliò di soprassalto e la guardò stupito.
- Perché urli tanto?
- Come?! Allora sei davvero stupido! Come hai fatto ad addormentarti? Di
questo passo non passerai mai questo maledetto esame! Possibile che te ne
importi così poco?
- Calmati! Non l'ho fatto apposta!
- Me lo auguro! Cerca di concentrarti scemo!!
- Va bene, va bene! Adesso però calmati!
Ripresero da capo e dopo pochi minuti un odore civile, anzi, decisamente
invitante arrivò nella stanza dalla cucina.
- Mi viene in mente che ho fame…
- Si. Anch'io, ma non si scende fino a quando non abbiamo finito questo
brano. Coraggio mancano solo trenta righe!
- Cosa?! Morirò di fame prima di aver finito tutto!
- Ma finiscila! Non ti farà male un po' di sacrificio!
- Io sono un atleta, faccio sacrifici ogni giorno!
- Certo, muoviamoci adesso!
Dieci minuti dopo, finalmente avevano finito la pagina.
- Adesso andiamo a mangiare?
- Si, va bene! Morto di fame!
- Evviva!
La scena si ripeté uguale per tutta la settimana, fino al giorno prima
dell'esame. Per tutta la sera i due rimasero a casa di Keiko.
- Allora, pensi di farcela?
- Spero di si. Devo ammettere che mi sento preparato.
- C'è qualcosa che vuoi chiedermi? È tutto chiaro?
- Si. È tutto chiaro.
- A che ora hai l'esame?
- Subito dopo le lezioni. Poi vado in palestra e dopo gli allenamenti mi
danno i risultati.
- Allora, in bocca al lupo!!- disse lei sorridente.
In fondo le dispiaceva che quella fosse l'ultima volta che studiavano
insieme, ma del resto lui non aveva più bisogno del suo aiuto.
Il giorno dopo a scuola, Keiko, sentì qualcuno dire qualcosa a proposito
di una possibile relazione tra lei e Mitsui, ma quando si avvicinò per
ascoltare quello che dicevano i due pettegoli si zittirono.
- Keiko! Traditrice!
- Ma che ti prende, Rei!
- Ti sei messa con lui e non mi hai detto niente!
- Non so di cosa…lui chi?
- Mitsui!
- MA SEI IMPAZZITA!!!
- Se non è vero perché nell'ultima settimana te ne andavi sempre insieme a
lui?
- L'ho solo aiutato a preparare l'esame di recupero! Ma come ti vengono
certe idee! Lo sai che cosa penso di lui! Per me è solo uno sbruffone
arrogante!! Sai che non lo sopporto!!
- Chi disprezza ama, cara mia! Non lo sapevi?
- Falla finita! Io lo odio!- tagliò corto lei.
- Davvero? Potevi dirlo subito, non ti avrei disturbato.
Una voce dietro di lei la fece sussultare. Si girò e si trovò davanti
Mitsui, che la guardava cupo in volto. Teneva in mano una lettera. La mise
in mano alla ragazza e se ne andò senza dire una parola, sbattendo la
porta.
Lei rimase di sasso. Si sentì sprofondare, come aveva potuto fargli questo?
Nella settimana che avevano passato insieme aveva imparato a conoscere quel
ragazzo e si era convinta che era molto in gamba. E poi lui era riuscito a
farla sentire meno sola. No, non lo odiava affatto e forse non lo aveva mai
odiato. Guardò la lettera che teneva in mano. La aprì e lesse le poche
parole che c'erano scritte:
"Io non sono bravo con le parole. Tutto quello che so fare è giocare a basket e fare a pugni. Non sono capace di ringraziare. Questo non vuol dire che non ti sia grato per quello che hai fatto. Grazie, non lo dimenticherò. Isashi."
Quando ebbe finito di leggere sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
Doveva scusarsi con lui. Fece per uscire ma il professore entrò in classe.
Quando poté uscire lo cercò dappertutto e lo trovò in palestra. Rimase
per qualche minuto immobile a guardarlo tirare a canestro. Poi si riprese e
ricordò la ragione che l'aveva spinta lì.
- Mi dispiace. - disse cercando di farsi sentire.
Lui non si voltò, sembrava non averla notata. Allora lei si avvicinò al
ragazzo. Lui la vide, si fermò un istante a guardarla, poi riprese a tirare
come se lei non ci fosse.
- Ti prego, ascoltami…- riprese la ragazza.
- Dovrei? - chiese lui acido.
- Mi dispiace. Davvero. Ho esagerato.
- Sul serio?
- Ti vuoi fermare un istante? Sto cercando di dirti qualcosa!
- Puoi farlo comunque. Io ti sento.
- Vorrei solo che mi ascoltassi un secondo. Poi sarai libero di odiarmi per
sempre.
Lui tirò a canestro, poi rimase immobile a fissare la palla che rotolava
sul parquet lucido.
- Io non ti odio. E non vedo perché dovrei farlo. Solo non riesco a capire
perché ce l'hai tanto con me.
- Non ce l'ho con te. Forse prima. Credevo fossi un cretino. Pensavo che non
facessi nulla dalla mattina alla sera. Quando ti ho visto giocare, la grinta
che ci metti e la fatica che fate, ho capito di essermi sbagliata. Non
volevo ferirti, ma qualcuno ha messo in giro la voce che noi due stiamo
insieme e non sapevo cosa dire per convincere Rei che non era vero. Poi lei
ha sempre saputo che non mi piacevi e così le ho detto quelle cose…
- Insomma ti vergognavi all'idea che qualcuno pensasse a noi due insieme.
- No, non l'ho mai pensato! Pensavo solo che tu…Che a te avrebbe dato
fastidio questa storia. Non avrei potuto sopportarlo.
- Che cosa?
- Che potessi…ridere di me.
- Perché dovrei? - chiese lui stupito.
- Tu sei molto popolare, io sono una secchiona…
- E allora? Io ti stimo molto! Vorrei avere la tua costanza.
- E io la tua grinta.
- Siamo pari. Non trovi?
- Si, forse.
- Forse?
- Se non passi quell'esame me la pagherai molto cara! Mi sono spiegata?
- Certo capo!
Lei sorrise, sollevata. Lui aveva capito. Non era poi così male!
Dopo le lezioni lui si diresse verso l'aula dove avrebbe dovuto sostenere
l'esame. Keiko si sedette nel corridoio e aspettò che Mitsui uscisse.
Un ora più tardi il ragazzo emerse dall'aula con l'aria di un cane
bastonato.
- Com'è andata?
- Non lo so…
- Sono sicura che è andata bene.
- Lo spero. Io vado in palestra. Vieni anche tu?
Lei annuì e lo segui verso la palestra. Come al solito c'era una folla
assurda. Si sedette su un gradino, vicino agli amici di Sakuragi.
Quando l'allenamento si concluse accompagno Mitsui a vedere il risultati
dell'esame.
- Guarda tu Keiko, io non ho il coraggio!
- Va bene. Coniglio!
- Che c'è scritto?
- Allora. Mh…oh, mi dispiace, non sei passato…
Lui si girò di scatto verso il tabellone dove era scritta la valutazione.
Lei lo guardò un istante seria, poi scoppiò a ridere.
- Vedessi che faccia hai! Sei così buffo!
- Non ridere, fammi vedere!
- Sei passato scemo! A pieni voti! Sei andato strabene!!
- Sul serio? Ce l'ho fatta! Sono passato!
Si girò verso la ragazza e l'abbraccio con trasporto.
- É tutto merito tuo. Senza il tuo aiuto non ci sarei mai riuscito!
- Ti sbagli. Ce l'avresti fatta anche da solo…Sono io che ti devo
ringraziare.
- Come? - disse Mitsui guardandola dritta nei suoi bellissimi occhi neri.
- Senza di te non mi sarei mai resa conto di quanto mi sentissi sola. Ora
non è più così. Grazie!
- Siamo pari… Forse…
- Forse?
Mitsui sorrise, l'abbracciò e si chinò su di lei per baciarla.
Keiko non se lo sarebbe mai aspettata. Eppure non era mai stata così
felice. Lo guardò negli occhi con una finta aria di sfida dipinta sul viso.
Si avvicinò di più a lui e gli sussurrò ad un orecchio :
- Ti odio…