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Autore: Vampire_Queen    22/08/2013    5 recensioni
Le persone che non credono nei sogni sono da considerare come vuote.
Mi possono criticare, torturare, qualsiasi cosa...ma nessuno può togliermi i miei sogni.
Io un mio desiderio, un mio sogno già c'è l'ho, e vi prometto che alla fine tornerò a raccontarvi se l'ho realizzato.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio, T.O.P., Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono seduta sul mio letto nella piccola camera che condivido con una delle mie due coinquiline con le quali ho abitato per tre anni in questo minuscolo appartamento in affitto qui a Venezia. Nonostante io sia infilata sotto le coperte fino alla vita, con tanto di poncho e le maniche della maglia tirate fin sulle mani, sto tremando di freddo. Non c’è nulla che non va nel riscaldamento, ma la porticina in cucina che da sul terrazzo ha una bocchetta impossibile da chiudere e attraverso di essa sta entrando l’aria gelida del vento di fine febbraio. Solitamente chiudiamo la porta della cucina, in modo che l’aria non arrivi in camera da letto, ma la mia compagna di stanza, che ora è a casa dei suoi per il weekend, dev’essersene dimenticata prima di andarsene e io, lo ammetto, sono troppo pigra per alzarmi e chiuderla.
Sospiro appena alzando gli occhi dallo schermo del cellulare che tengo tra le mani e posandolo sul cielo fuori dalla finestra posta sulla parete di fronte a me, nonostante siano quasi le due di notte fuori non è buio come si può pensare, anzi, il cielo è di una strana sfumatura rossastra. Nonostante il brivido di freddo che mi ha appena percorsa da capo a piedi non riesco a trattenere un enorme sorriso colmo di felicità.
Finalmente i miei più grandi desideri stanno iniziando a realizzarsi.

Mi sono laureata da alcuni mesi all’Università Ca’ Foscari qui a Venezia in lingue, culture e società dell’Asia e dell’Africa mediterranea, più precisamente in coreano e cinese e domani mattina, dopo anni che sogno a occhi aperti, partirò per Seoul.
In Giappone ci sono andata due settimane fa.
Una settimana fantastica quella che ho trascorso là, sono anche riuscita ad andare al concerto dei The GazettE e chiunque mi conosca anche da soli dieci minuti sa benissimo che era una cosa alla quale tenevo tantissimo, soprattutto dopo che i miei genitori non mi avevano lasciato andare al concerto che avevano tenuto in Germania quasi cinque anni prima.
La mia valigia verde metallizzato della Carpisa, coperta di stickers e scritte, mia fedele compagna durante tutti i viaggi che ho fatto fin ora, è ai piedi del letto a una piazza che ho in questo appartamento, ben diverso da quello in casa dei miei genitori a Gorizia. E per diverso intendo dire che non è comodo nemmeno un millesimo del mio vecchio letto. Purtroppo questo appartamento è così piccolo che non abbiamo nemmeno un soggiorno, ergo non abbiamo un divano, altrimenti mi sarei accomodata su quello.
Non ho dovuto faticare molto a fare la valigia, visto che è la stessa che ho usato per andare in Giappone e ho solo dovuto sostituire i capi sporchi con quelli puliti e mettercene un bel po' in più visto che conto di fermarmi a Seoul almeno per alcuni mesi in completa tranquillità prima di trovarmi un lavoro.

Ho risparmiato un sacco di soldi da quando avevo 14 anni, non sprecando mai nemmeno un euro e ho radunato una cifra molto cospicua con cui ho affittato un piccolo appartamento, pagando già per i primi 6 mesi, quindi almeno per l’abitazione non dovrei avere troppi problemi.
Spero che mi troverò bene in Corea, finalmente potrò vestirmi come ho sempre sognato, indossando gli abiti che in sti anni ho comprato sui siti coreani e che qui non ho mai potuto indossare poiché mia madre li trovava “fuori luogo”, manco fossero succinti o volgari. Da quello che ho imparato in questi tre anni sulla cultura e le tradizioni dalle mie due professoresse di lingua coreana, entrambe madrelingua, per me non sarà troppo difficile trovarmi a mio agio. Sono sempre riuscita ad adattarmi alle situazioni più disparate senza troppi problemi in fondo, voglio sperare che sarà così anche questa volta.

Mi scosto le coperte di dosso e mi alzo rabbrividendo per il momentaneo contatto dei miei piedi con il pavimento freddo per poi infilarli nelle mie sgangherate ciabatte rosse, raggiungendo in pochi passi la mia micro-cucina, ben decisa a farmi un thè. E' proprio quel che mi ci vuole in questo momento.
In questi giorni prima della partenza ho cercato di contenermi, di non dare a vedere quanto in realtà sono eccitata per il meraviglioso viaggio che sto per compiere.
Tornando di là poso per un secondo la tazza di thè bollente sulla scrivania in legno, cercando di non far cadere la pila di appunti che la mia compagna di stanza ha abbandonato lì, chinandomi sotto il letto e arraffando al volo il portatile. Sì, è un posto strano e poco comodo dove tenerlo, vero? Ma il mio portatile è abbastanza grande e pesante e non ho trovato un altro posto dove metterlo, per lo meno, non un posto dove non rischiava di finire a terra al minimo sfioro. Lo apro e premo il tasto di accensione prima di mollarlo sul letto e lasciarlo caricare, recuperando intanto la tazza e posandola sul comodino alle mie spalle. Sì, avete capito bene, il mio comodino si trova dietro alla testata del letto. Non è nemmeno un comodino in realtà, è un’alcova tra il mobiletto e l’armadio, nel quale io ho sistemato i miei libri e i miei cd.
Mi sistemo a gambe incrociate sul letto, tirando più vicino a me il portatile con un leggero sospiro. Mi mancano le comodità di casa mia…


Rifletto un attimo se andare su Skype e iniziare una video-chiamata con Sara, una ragazza che ho conosciuto in prima superiore e che in poco tempo è diventata una persona decisamente importante per me. Anche lei si è trasferita a Venezia per frequentare la Ca’ Foscari, iscrivendosi alla facoltà di Beni Culturali. Non ci sentiamo o vediamo più come un tempo, causa studio ecc, ma non per questo ho smesso di considerarla mia amica.
"Ma si dai" penso, " in fondo sono appena le due, figurarsi se quella scema non è ancora sveglia" mi dico con un sorrisetto e clicco sull' icona CHIAMA aspettando che risponda mentre mi rigiro una ciocca di capelli tra le dita. Dopo una ventina di minuti sto per chiudere quando finalmente Sara si decide a rispondere sorridendomi con il suo solito fare un po’ scazzato dall'altra parte della webcam.

-Ehi Aloyse, ti sei fatta qualcosa ai capelli?- mi chiede subito, non dandomi nemmeno il tempo di dire qualcosa e non salutandomi nemmeno.

-Ciao eh? Anche io sono contenta di vederti- dico ironica per poi lasciarmi andare a una leggera risata quando la vedo alzare gli occhi al cielo con un sorriso, -Comunque si, ti piacciono?- chiedo passandomi una mano tra i capelli  ora lunghi fino poco più sotto delle spalle e di color azzurro-violetto.

-Ma si, ma si, ciao anche a te- mi risponde agitando una mano in aria come a dire “ci conosciamo da una vita, lascia perdere i convenevoli inutili”, -Sì, mi piacciono, ti stanno molto bene- mi dice con voce leggermente strascicata dal sonno. Da quel che posso vedere della sua scrivania, accanto a lei ci sono svariati quaderni e libri, alcuni dei quali aperti, assieme a una tazza di quello che probabilmente una volta era caffè, ma del quale ora rimaneva solo il fondo.

-Che ti sei fumata sta volta?- le domando in tono scherzoso lasciandomi andare a un finto sospiro teatralmente drammatico. La mia amica intuisce subito e decide di stare al gioco, alzando una mano e posandosi l’altra sul petto, in una buffa imitazione del saluto scout.

-Non era una canna giuro. Era erbapipa- mi dice Sara, cercando inutilmente di far durare lo scherzo e di rimanere seria, fallendo miseramente visto che le sta sfuggendo una leggera risatina. Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo in totale silenzio e poi cediamo entrambe, scoppiando a ridere assieme.

-Scherzo, ovviamente, non ho fumato niente, solo sto studiando da questo pomeriggio dopo pranzo con solo piccole pause e sono ancora mezza rico- mi rassicura inutilmente, so benissimo che non fumerebbe mai nulla più di una sigaretta ogni tanto, come faceva alle superiori.

-Sì, lo so, lo so, credi che mi fidi così poco di te, mh?- dico inclinando leggermente la testa di lato, lanciandole un’occhiata quasi offesa. Sa che su di me può sempre contare. In fondo siamo sempre state così tra di noi, una volta l’ho persino invitata a dormire da me per farla sfuggire alla visita sgradita di un parente.
 
-Domani è il grande giorno della partenza eh?- mi riprende invece lei, facendomi sobbalzare leggermente e riemergere dai ricordi nei quali mi ero momentaneamente persa.

-Si, infatti, e se ho programmato tutto come dovevo capiterò proprio nell'arco di tempo in cui i Big Bang faranno dei concerti, voglio dargli i ritratti che ho fatto e ottenere i loro autografi, soprattutto quello di G-D- dico in tono leggermente sognante, non riuscendo in alcun modo a trattenere un sorriso dolce al pensiero del bel ragazzo e artista coreano che mi ha, mio malgrado, rubato il cuore oramai quasi otto anni fa.

-Ti piacciono ancora quindi?- mi domanda la mora, riscuotendomi prima che io mi perda in chissà quali pensieri e facendomi assumere un’espressione al limite dell’indignato.

-Certo, che domande idiote fai? Ti ricordi quella scommessa che abbiamo fatto su loro e me in prima superiore?- le chiedo incrociando le braccia sul petto e assumendo, mio malgrado, l’aria di leggera superiorità che avevo sempre quando sapevo benissimo di aver ragione su qualcosa.

-Aloyse, mi ricordo a malapena cosa ho mangiato ieri a pranzo, figurati se mi ricordo una scommessa di otto anni fa- biascica lei posando il mento su una mano, lo sguardo leggermente confuso fisso su di me.

-Bè dovresti visto che ci hai perso 20 euro; avevi scommesso che prima della fine di quell'anno scolastico mi sarei stufata dei Big Bang  e di G-D e mi sarei dimenticata di loro…Come se fosse una cosa possibile- dico io ridendo.

-Già, la tua infatuazione per loro supera persino quella che hai per Johnny Depp, e la cosa mi spaventa- dice facendo finta di rabbrividire per la paura, facendomi ridacchiare e alzare gli occhi al cielo. Non cambierà davvero mai, ma mi sta benissimo così.
Parliamo ancora per diverse ore e solo alle 4:00 mi accorgo di quanto sia tardi, devo filare subito a dormire altrimenti domani rischio di perdere il mio volo, che tra parentesi è alle 11:00 e quindi io dovrò essere in aeroporto almeno alle 9:00 per l'imbarco e tutto, questo vorrà dire che dovrò svegliarmi alle 7:30. In pratica ho solo tre ore e mezza di sonno a disposizione. Non che oramai non ci sia praticamente abituata visi gli orari che a volte facevo per studiare durante i periodi di esami ma…
Saluto velocemente Sara chiudendo la comunicazione e il portatile, mettendolo nella sua apposita borsa, andando a ficcare la tazza, ormai vuota da un bel po', nel lavandino, non ho tempo di lavarla ora.
Mi cambio infilandomi il mio pigiama, che consiste in una canottiera nera con sopra la corona d'oro con due B, simbolo dei Big Bang, e un paio di mutandine leopardate, che, mi permetto di pensare abbastanza stupidamente, se G-D vedesse adorerebbe di certo, almeno secondo a quanto ho capito del suo gusto nel vestire durante questi anni.
Mi fiondo a letto, raggomitolandomi per bene sotto le coperte in cerca di calore, sperando inutilmente che esso si diffonda anche ai miei piedi costantemente gelati. mettendo la sveglia al mio Huawei p9 lite per le 7:30 del mattino dopo per poi crollare tra le braccia di Morfeo.

 
 
  
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