Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: SmartieMiz    22/08/2013    3 recensioni
Spoiler! Character
E se le New Directions avessero denunciato Sebastian Smythe con la prova della cassetta nella quale ammette di aver corretto la granita con del salgemma?
E se per questo Sebastian fosse finito in riformatorio?
I mesi di Sebastian al riformatorio tra lacrime, guai, messaggi, telefonate, amori e vecchi compagni della Dalton.
Personalità che lo cambieranno per sempre, che lo feriranno dentro e fuori.
E altre, invece, che impareranno ad amarlo. O che già lo amano da tempo.
Post 3x11. Hope you enjoy it!
" Aveva sempre saputo recitare, e anche molto bene, ma questa volta proprio non riusciva a fingere che andasse tutto bene.
Trattenne le lacrime: non pianse e non avrebbe pianto perché lui non piangeva mai.
Strinse a sé le coperte con forza, come se volesse spezzarle.
Non riusciva a credere come uno stupido, pericoloso scherzo andato totalmente fuori controllo fosse stato capace di portarlo fin lì, in quello che era un riformatorio a tutti gli effetti.
Sarebbe rimasto tranquillamente alla Dalton se solo avesse fatto poco l’imbecille.
Era stato incosciente e quello era il prezzo che doveva pagare. "
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Hunter Clarington, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Will you love me even with my dark side?





~


Omen of death

 

Quella mattina Hunter era stranamente amichevole. Sorrideva così tanto che Sebastian dovette pensare che avesse una paralisi facciale.
«Sebastian, mi raccomando, prendimi un posto vicino al tuo per l’ora di storia», gli disse, ammiccando leggermente.
Sebastian annuì, e Hunter andò via per seguire il corso di matematica che Sebastian aveva ad un’altra ora.
L’ora di storia fu una noia, e Hunter impiegò quell’ora per scrivere sul quaderno di Sebastian e lasciargli dei messaggi.
 
Oggi pomeriggio ti mostro un posto.
 
Quando lesse quella scritta, Sebastian aggrottò le sopracciglia, confuso.
 
Ma non possiamo uscire dal riformatorio.
 
Hunter sorrise, ambiguo.
 
Chi ti ha detto che non possiamo? E comunque sta’ tranquillo, è un posto che si trova stesso tra queste quattro mura.
 
Thad sospirò: la matematica non gli sarebbe mai entrata in testa.
«Oddio, Thad, ma è così semplice!», esclamò Nick.
«Persino io l’ho capito!», fece Jeff: «Dai, coraggio!».
Thad chiuse il libro, sfinito. «Vi ringrazio tantissimo, continuerò da solo più tardi. Oggi è una giornata no».
Nick annuì, comprensivo. «Io e Jeff andiamo a farci un giro al parco. Vuoi venire con noi? Ti farà bene distrarti un po’».
«Grazie, ma ho un mal di testa tremendo. Sarà per la prossima volta», rispose, mentendo. Non aveva voglia e non voleva nemmeno essere un terzo incomodo; i suoi amici avevano comunque bisogno dei loro momenti.
Nick e Jeff si limitarono ad acconsentire, per poi andare via più tardi. Thad si buttò sul letto e attese un messaggio di Sebastian.
Che non arrivò.
 
«Hunter, posso aprire gli occhi? Tutto questo è ridicolo!», sbottò Sebastian quel pomeriggio.
Hunter ridacchiò. «Ne varrà la pena. E non sbirciare, imbroglione».
Sebastian sbuffò, ma non disse niente.
«Fermo, c’è un…».
«Cazzo!», imprecò Sebastian, barcollando leggermente.
«Te lo stavo per dire che c’era uno scalino», ridacchiò Hunter.
«Non c’è niente da ridere. Posso aprire questi fottuti occhi?!».
Hunter aprì una porticina, fece entrare Sebastian, chiuse la porta dietro di sé a chiave e disse: «Sì, ora sì».
Sebastian li aprì, e quel che gli si presentò davanti agli occhi fu una piccola stanza un po’ polverosa: c’erano un divano, un televisore, degli scatoloni, un tappeto piuttosto vecchio e un’enorme finestra che attirò il ragazzo. Sebastian si avvicinò, schiudendo leggermente le tende impolverate: da lì si poteva vedere gran parte di Westerville.
«Fa schifo», commentò Sebastian, inorridito: «Non è mica una bella vista: questa città fa pena».
Hunter quasi rise, chiudendo le tende. «Non è un bel posto questo. Mi verrà una crisi claustrofobica. C’è polvere ovunque!», si lamentò Sebastian.
«Non ti avevo detto che ti avrei portato in un bel posto», si difese l’altro: «Ti avevo detto semplicemente che ti avrei mostrato un posto».
Sebastian lo guardò, seccato. «E cosa significa questo?».
«Niente, questo è semplicemente un posticino solitario che ho scoperto in questi anni di riformatorio. Sarà come una specie di ripostiglio dimenticato, ma a giudicare dalla polvere nessuno ci passa mai. Non ho mai portato nessun altro prima di te. Ci sono sempre andato da solo».
Sebastian inarcò un sopracciglio. «È… è quindi un onore che Hunter Clarington mi abbia portato fin qui?», chiese, esitante.
L’altro sorrise. «Decisamente», fece: «Vuol dire che sto permettendo lentamente che tu entri dentro di me. Non in quel senso».
Sebastian annuì, impercettibilmente. «Hunter, ti ringrazio, ma non voglio illuderti».
«Non mi sto illudendo. Che cosa intendi?», chiese il ragazzo.
«Hunter, sei un amico, ma… ma niente di più», gli disse Sebastian, cercando di mostrarsi il più gentile possibile.
A quella risposta, Hunter lo spinse contro la parete e lo baciò con veemenza sul collo.
«Hunter…», sussurrò il francese: «Avevo appena dett…».
«Dillo», lo interruppe Hunter, con un sibilo: «Dillo che lo desideri anche tu quanto me».
«Hunter, io…».
Hunter prese la mano di Sebastian e la infilò sotto la propria maglietta, facendola accarezzare il petto muscoloso.
«Davvero non lo vuoi?», mormorò, con voce roca, guidando la sua mano più in basso verso il cavallo dei pantaloni.
Sebastian incominciò ad irrigidirsi. «Sì che lo voglio, ma…».
«… ma niente. A te non piace Thad, se è quello che stavi pensando», gli soffiò Hunter dritto sulle labbra: «Non ne sei innamorato. Sei confuso. Lui è soltanto un amico, un amico che ti fa sentire bene mentalmente. E poi ci sono io, che ti faccio stare meglio fisicamente…».
Le labbra di Hunter catturarono quelle di Sebastian in un bacio brusco. La sua lingua entrò violentemente nella bocca di Sebastian, e un attimo dopo il francese cedette, permettendo a quel bacio di trasformarsi in uno scambio di morsi, mentre le mani dell’uno indugiavano sul corpo dell’altro.
Hunter voleva decisamente di più, e gli sfilò la maglietta con veemenza. Con le dita accarezzò il suo petto, poi le sue labbra ripresero di nuovo il possesso delle sue.
Sebastian affondò le mani suoi fianchi dell’altro, rispondendo al bacio.
In poco tempo erano entrambi nudi, e Hunter si muoveva dentro Sebastian con ardore ed energia.
«Hunter… cazzo», imprecò sottovoce Sebastian quando lo sentì dentro di sé.
Hunter sorrise leggermente, poi fece qualcosa di inaspettato: lo baciò lentamente sulla nuca, quasi con delicatezza. «Sei mio, Sebastian. Soltanto mio, e voglio che gli altri lo sappiano», fece, mordicchiandogli il collo e succhiando una piccola porzione di pelle: «Nella tua vita non c’è nessun Blaine, nessun Thad. Loro sono come tutti, soltanto delle semplici distrazioni, non possono capirti. Non c’è nessuno che possa capirti oltre me».
Nel sentir pronunciare di nuovo quel nome, Sebastian si sentì quasi male.
Thad.
Si sentì un verme.
Cazzo, stava sbagliando di nuovo tutto.
«Thad… Thad mi capisce», rispose Sebastian, in un sussurro.
Hunter si fermò. «Io posso capirti meglio», gli sussurrò all’orecchio.
 
Quando ebbero finito, si rivestirono in fretta e andarono nella stanza del francese. Xavier e Robert erano assenti, come sempre.
«Vado… vado a farmi una doccia», fece Sebastian, quasi intimorito, prendendo le sue cose e chiudendosi in bagno.
Hunter pensò di infiltrarsi sotto la doccia, ma decise di lasciare stare: aveva cose ben più importanti da fare.
Si assicurò che il compagno venisse colpito dal getto d’acqua calda per prendere il cellulare che aveva lasciato sul comodino, o meglio, dimenticato: sapeva bene che Sebastian non si fidava della gente lì dentro e si portava con sé sempre le cose più importanti.
Sbirciò la cartella dei messaggi e delle chiamate, ma erano vuote, ma era pienamente sicuro del fatto che Sebastian e Thad si sentissero quasi tutti i giorni.
Hunter sbirciò i numeri della rubrica e si appuntò sul proprio cellulare il numero di Thad; si sarebbe potuto sempre rivelare utile.
Non seppe nemmeno come ci arrivò, ma nella cartella delle ultime cose aggiunte trovò una canzone. Lost.
Si chiese chi gliel’avesse inviata.
Hunter prese le cuffie che erano vicino al cellulare e le indossò, facendo partire la canzone.
Una melodia e una voce profonda iniziò a parlare:
 
«Questa canzone è per te, Seb, e forse è anche per me…».
 
Hunter riconobbe la canzone, e sentì qualche strofa.
Una rabbia improvvisa si impossessò del ragazzo.
Di sicuro Thad gli aveva inviato quella canzone.
Probabilmente si erano incontrati, dato che non c’erano reti wi-fi libere in quel riformatorio e quindi non sapeva spiegarsi come Sebastian avesse ottenuto quella canzone.
Thad è un fottuto stronzo. Non lo merita.
Fermò la canzone e si tolse le cuffie.
Proprio in quel momento il cellulare di Sebastian squillò per la prima volta in quella giornata. Hunter abbandonò frettolosamente la stanza, chiudendo la porta e rispondendo alla chiamata: Sebastian non l’avrebbe mai sentito.
«Pronto?».
«Hey Seb, sono Thad».
«Oh, ciao Thad. Sono Hunter».
 
Gli si mozzò il fiato.
«Non abbandonare la conversazione che altrimenti sarà peggio. Devo dirti un paio di cosette», asserì autoritaria la voce di Hunter.
Thad respirò lentamente, cercando invano di ritrovare la calma.
«Dov… dov’è Sebastian?», riuscì soltanto a dire con un filo di voce.
«Ora sta sotto la doccia, ma questo non ti deve importare. Di Sebastian non ti deve interessare assolutamente niente, è chiaro?».
Thad chiuse gli occhi, lasciandosi andare ad un respiro profondo. «Non capisco perché hai questo accanimento contro di me. E nei suoi confronti».
Poté sentire Hunter ridere sprezzante. «Piccolo, che cosa fai quando qualcuno tenta di strapparti ciò che ormai è tuo?».
«Di certo non mi metto a stuprare la gente».
Thad spalancò gli occhi, meravigliandosi della pacatezza con cui aveva pronunciato quella risposta uscita da chissà dove e detta con un coraggio che credeva di non possedere. Si voltò, sperando che Nick e Jeff non avessero sentito, per poi ricordarsi che erano usciti.
«Quello è stato il minimo», la risposta di Hunter lo sorprese: «Quando Sebastian è arrivato al riformatorio, ti odiava. Mi parlava male di te. Io sono stato il primo ad entrare…».
«… nelle sue mutande? Sì, può essere, ma non nella sua vita».
Thad si stupì del suo sarcasmo. Stava decisamente giocando con il fuoco: doveva contenersi.
«Ormai conosco Sebastian meglio di te, Thad. Sarai pure il suo fottuto compagno di stanza o chiunque altro stronzo che frequenta la sua stessa scuola, ma io in pochissimo tempo ho ottenuto più di quello che potresti ottenere tu in mesi».
«Le cose saranno cambiate. Tra me e Sebastian non c’è più rancore».
«Sei troppo poco per Sebastian, Harwood. Lo stai soltanto confondendo: lui vuole me. Pensi davvero che sia innamorato di te? Lo sai bene che Sebastian non è il tipo. Tu saresti uno dei tanti. Sai, mi dovresti quasi ringraziare dal momento che ci sto mettendo tutto me stesso per impedirti di avere contatti con lui. Ti si spezzerebbe il cuoricino. Non lo sopporteresti. Sarebbe troppo».
Thad cercò di gestire la rabbia. «Parli a vanvera, Hunter. Non ha senso quello che dici».
«Neanche i continui piani che stai macchinando non hanno molto senso. Stai cercando di cambiare Sebastian, di trasformarlo, di adattarlo a te e alle tue esigenze, ma ciò non accadrà perché io lo impedirò in tutti i modi».
«Non sto architettando nessun fottuto piano!», esplose Thad: «Ma per chi mi hai preso? Cambiarlo? Scherzi? Io l’ho sempre amato per quello che è, con i suoi pregi e difetti, con il suo lato oscuro. Lo amo, cazzo».
Ci fu un breve silenzio. Fu troppo tardi quando Thad capì di aver sbagliato a dire quelle parole. Non era riuscito a controllare quel fiume di parole che provenivano semplicemente dal profondo del suo cuore.
Hunter rise, divertito. «Mi si strugge il cuore. Thad, sta’ attento che temo che la tua vita si trasformerà in uno squallido romanzetto rosa… che finirà in tragedia. Lo sai che non tutte le storie hanno un lieto fine, vero? La tua vita potrebbe diventare una di quelle».
«Cosa staresti insinuando?».
«Thad, devi sapere che prima di arrivare in questo riformatorio ne ho passate tante, un po’ all’accademia di Colorado Spring dove studiavo per diventare militare e un po’ in una scuola privata maschile dell’Ohio che non è la tua. Vuoi sentire la mia bella storia? È un po’ toccante per i deboli di cuore, ti avverto».
Thad si sentì letteralmente preso per il culo. «Fa’ come ti pare», fece, secco.
«All’accademia c’era Logan, un cadetto che mi faceva impazzire. Eravamo buoni compagni, ma questo cadetto, gay come me, aveva la corte di un altro, un certo Jason, perciò l’ho trattenuto negli spogliatoi e ho scambiato quattro paroline con quest’intruso che si è intromesso nel nostro rapporto. Forse lui non mi ha voluto prestare attenzione perché continuava sfacciatamente a frequentare il mio Logan, perciò gli ho dato una bella lezioncina. Lo sai, Thad, questo Jason ti somiglia terribilmente».
Thad deglutì. «Va’ avanti», chiese, quasi timoroso: «C’è dell’altro, immagino».
«Acuto, Thaddino», Hunter dovette sorridere: «Nonostante i miei avvertimenti e nonostante la bella lezioncina che gli ho impartito, dopo un certo periodo di tempo ha continuato a frequentare Logan. Ha cercato di nascondersi, di essere più cauto, ma l’ha fatto. Un bel giorno avevamo la simulazione di volo e ho corretto la sua bevanda con delle sostanze. Sei mai stato in un cimitero del Colorado? Ah no, aspetta, non sei di quelle zone, non puoi sapere che c’è una lapide con su scritto Jaso…».
«Adesso basta!», lo fermò Thad, mentre il suo stomaco si stava contorcendo.
«Prendi un bel respiro, tesoro, che non è ancora finita».
Ci fu un breve silenzio che Hunter subito spezzò. «Nessuno aveva sospetti su di me dal momento che Jason aveva sempre taciuto sulla cosa. Con il passare del tempo, ottenni una borsa di studio per questa scuola in Ohio. La situazione si è ripetuta anche lì, ma questa volta sono stato più sfortunato. Anche lì c’erano uno pseudo Logan e uno pseudo Jason che ho ucciso senza pietà davanti agli occhi di alcuni studenti che avranno senz’altro riferito l’informazione al personale docente. Ora eccomi qui già da qualche annetto. Thad, ho già ucciso due ragazzi che mi stavano sul cazzo. Non c’è due senza tre. Pensi davvero che mi spaventi aggiungerne un altro alla lista?».
Thad respirò, pesantemente. In che cazzo di guaio si era cacciato?
Sebastian era il suo compagno di stanza finito in riformatorio, e Thad voleva soltanto assicurarsi che stesse bene.
Era da sempre innamorato di lui, cazzo, e si era cacciato in quella situazione terribile: non avrebbe mai immaginato che quegli eventi avessero preso una piega del genere.
Hunter non si faceva scrupoli. Thad l’aveva ormai capito. Forse troppo tardi.
«Sei proprio come Jason e come Will, l’altro malcapitato che ho ammazzato. E Sebastian è proprio come Logan e Scott», continuò l’ex cadetto.
«Non posso credere che Sebastian stia a contatto con un essere così spregevole come te», Thad strinse i denti, inorridito.
«Sebastian non sa niente. E non lo saprà mai perché mio carissimo Thaddino, sai già cosa accadrebbe se mai ne venisse a conoscenza. Sarà il nostro piccolo segreto, d’accordo, tesoro?».
Thad trattenne un conato di vomito; non sapeva se era dovuto alla terribile storia che le sue orecchie avevano sentito, a quelle spaventose minacce o a quel tesoro.
«Hunter? Che ci fai con il mio cellulare?».
Thad sgranò gli occhi: poté udire la sua voce.
 
Sebastian era fuori alla porta, con un asciugamano addosso, i capelli ancora bagnati e la pelle cosparsa di goccioline d’acqua.
Decisamente una goduria per gli occhi.
«Sebastian, il tuo cellulare stava squillando e ho risposto al posto tuo. Scusami se sono stato troppo invadente!», recitò Hunter.
Sebastian lo guardò, in cagnesco. «Avresti potuto portarmelo in bagno. Ora dammelo, forza».
Hunter glielo restituì, tranquillo, sicuro che Thad non gli avrebbe svelato niente.

 



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :)
Non aggiorno dal 26 aprile, lo so, e la ff non è morta. Ma credo che ormai mi conoscete xD Mi scuso tantissimo, so di essere pessima. ç__ç
Come vedete, abbiamo un capitolo decisamente intenso che ho scritto di getto ;) (l'ispirazione... santa cosa! xD :D).
Abbiamo una scena Huntbastian, come ben vedete, e una telefonata Claringwood(?) (Clarington/Harwood).
Hunter è stato palese: è un tipo pericoloso, da come avrete ben capito. Come reagirà Thad? Cosa accadrà? c:
Ringrazio tutti coloro che leggono e tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che leggono o recensiscono!
Al prossimo capitolo! :) (sperando di essere più puntuale) :)

P.S: Ah, da come avete potuto notare ho cambiato un po' la grafica e ho aggiunto il banner che era pronto da tantissimo tempo ma solo ora mi sono decisa a mostrarvi xD Non è niente di che, è semplice, però a me piace c:
P
 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: SmartieMiz