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Autore: Jack Le Fleur    23/08/2013    3 recensioni
“Ma quello che spero più di ogni altra cosa è che tu capisca cosa intendo quando dico che anche se non ti conosco, anche se non ti conoscerò mai, anche se non riderò e non piangerò con te e non ti bacerò mai, io ti amo dal più profondo del cuore. Io ti amo.”
-V per vendetta
Non aveva più una casa, non aveva più una famiglia, non aveva più un'identità. Era solo un numero. Un numero. Tutto ciò che era stato fino a quel momento non esisteva più. Non era niente più di una semplice accozzaglia di cifre. 2723. Quello era il suo nome.
[AU. Germania nazista]
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ma quello che spero più di ogni altra cosa è che tu capisca cosa intendo quando dico che anche se non ti conosco, anche se non ti conoscerò mai, anche se non riderò e non piangerò con te e non ti bacerò mai, io ti amo dal più profondo del cuore. Io ti amo.”

-V per vendetta

 

La guerra divorava la Germania da tempo. Anni erano passati dall'ultima volta che aveva potuto bere un caffè o mangiare una tavoletta di cioccolato. Niente era più come prima. Tutto era grigio, buio, morto. Tutto quello che aveva era stato spazzato via. Non aveva più una casa, non aveva più una famiglia, non aveva più un'identità. Era solo un numero. Un numero. Tutto ciò che era stato fino a quel momento non esisteva più. Non era niente più di una semplice accozzaglia di cifre. 2723. Quello era il suo nome. L'aveva imparato al suono delle frustate e l'avevano marchiato perché non potesse mai dimenticarlo.

Vedeva i suoi amici morire ogni giorno, ma lui non sarebbe morto, lui non si sarebbe arreso. Doveva tornare dal suo amato. Il suo piccolo Feliciano era riuscito a scappare in Svizzera e lo aspettava a casa di un amico quando l'avevano preso. Era ad un soffio dalla vita che desiderava e questa gli era stata strappata via.

Era stato caricato su un vagone come una sporca bestia insieme ad altre centinaia di persone, senza cibo né acqua per giorni.

Quel viaggio l'aveva cambiato. Si chiedeva come fosse potuto cambiare in soli tre giorni, ma l'aveva fatto. Aveva pianto e aveva tenuto per mano degli sconosciuti e aveva pregato. Non che credesse che Dio avrebbe fatto qualcosa o che la vicinanza con altre persone avrebbe fatto finire quell'inferno. Sperava solo di non rimanere da solo, perché sapeva che da soli si viene piegati più facilmente.

Arrivati al campo li denudarono, li fecero rasare e li separarono da tutti i loro oggetti. I vecchi e i bambini vennero uccisi di fronte a loro fra le urla delle madri, le donne massacrate o costrette a prostituirsi. Lui aveva un buon fisico ed era finito ai lavori forzati. Gli avevano inciso a fuoco sul braccio il suo nuovo nome e dato i suoi nuovi vestiti. Il suo fazzoletto era contrassegnato dal triangolo rosa: omosessuale. Ricordava ancora la propaganda di poco tempo prima “Diverso è pericoloso.”. Diverso. Diverso da cosa?

 

L'unica cosa che lo spingeva ad andare avanti era il pensiero del suo Feliciano. Vash l'avrebbe tenuto al sicuro, ne era certo. Però faceva male. La stanchezza faceva male. La fame faceva male. La paura faceva male. Paura di morire lì, come un animale, senza aver rivisto nemmeno una volta il suo amato. A volte piangeva, in silenzio, in mezzo ai corpi terrorizzati dei suoi compagni. Non poteva permettersi di essere sentito. Doveva sopravvivere.

 

Non sapeva per quanto ancora avrebbe resistito. Il terrore di essere uccisi nel sonno era palpabile e l'ipotesi verosimile. Non poteva morire. Non così.

 

Una di quelle notti aveva trovato una lettera incastrata nel legno del letto. Era una biografia di una donna. Si chiamava Valerie, ma per tutti era 322. Era finita al campo per i suoi stessi motivi, ma purtroppo la sua compagna era stata catturata e uccisa. Quando l'avevano presa non provava più niente. La sua ragione di vivere non esisteva più, ma voleva che nessun altro si arrendesse come aveva fatto lei. Loro non erano numeri. Loro erano uomini.

 

Ma quello che spero più di ogni altra cosa è che tu capisca cosa intendo quando dico che anche se non ti conosco, anche se non ti conoscerò mai, anche se non riderò e non piangerò con te e non ti bacerò mai, io ti amo dal più profondo del cuore. Io ti amo.

 

Non la conosceva, non l'avrebbe mai conosciuta, eppure lei lo amava. Lei non lo aveva abbandonato. Non aveva abbandonato nessuno di loro e non l'avrebbe mai fatto. Non sapeva se e come era morta e non lo voleva sapere. Forse un po' sperava che fosse riuscita a scappare.

 

I prigionieri russi dicevano che la guerra stava giungendo al termine. L'America si era messa in moto e non mancava molto prima che arrivasse a liberare dei campi secondari come quelli. Sorrise senza farsi vedere. Non credeva nemmeno di esserne ancora capace. A volte non ricordava il suo nome. Dovevano fare in fretta.

 

Quasi un mese più tardi il campo fu spazzato via. I Russi avevano ragione: l'America si stava dando da fare. Fu uno dei primi a venire visitato dai dottori perché ormai si trovava nel campo da un anno e tre giorni. Un record secondo loro. Lui non ne era poi così felice. Normalmente venivano uccisi molto prima, ma lui si era dimostrato utile ed obbediente. Lui aveva una ragione per vivere.

Gli vennero offerti cibo e acqua e lui mangiò lentamente, senza ingozzarsi. Aveva visto altri farlo e si erano tutti accasciati a terra morenti. Doveva lasciare che il suo stomaco si abituasse di nuovo a qualcosa di sostanzioso.

 

In una settimana riuscì a farsi mandare in Svizzera dal suo amico. Da Feliciano. Il suo piccolo italiano sapeva che lui era vivo: Roderich, un vecchio amico di suo fratello, si era unito al movimento Nazista e aveva passato informazioni alla Resistenza e al suo compagno, Vash. Loro non lo avrebbero mai ammesso, ma si amavano.

Suonò alla porta e la paura lo colse all'improvviso. E se Feliciano avesse trovato qualcun altro? Se si fosse dimenticato di lui? Beh, come biasimarlo?

 

La porta venne aperta con violenza e un ragazzo dai capelli castani e gli occhi lucidi rimase a fissarlo per qualche secondo.

Ludwig...” sussurrò.

Oh, ecco. Aveva dimenticato il suo nome. Era così abituato ad essere 2723 che non ricordava più cos'era stato prima.

Ludwig sorrise.

Feliciano...”

L'italiano gli gettò le braccia al collo piangendo e Ludwig ricambiò la stretta, tanto quanto i suoi muscoli stremati gli permettevano.

Un altro incontro di sguardi e le loro labbra si scontrarono. L'aveva sognato per tutti quei mesi, ogni singola notte. Era sopravvissuto per lui.

 

 

Qualche anno dopo fu invitato ad una manifestazione in ricordo delle vittime del Nazismo. Tenne un discorso e lesse i nomi di tutte le persone che erano state rinchiuse nel suo stesso Lager.

Dopo aver letto l'ultimo nome, chiese di poter leggere una lettera che aveva trovato un giorno, incastonata nel legno del letto. Era una lettera d'amore e d'odio, di una vita e di una morte. Era la lettera di Valerie.

 

 

Che tu sia bianco, nero, ebreo, cristiano, islamico, gay, etero, bello o brutto, sappi che non sarai mai solo. Chiunque tu sia, io ti amo.

 

 

 

Salve a tutti. Per prima cosa ci terrei a dire che la frase proviene dalla lettera di Valerie in V per vendetta (visto che c'ero ho direttamente detto che l'ha scritta lei anche nella storia) che si può trovare anche qui http://www.youtube.com/watch?v=kE_lLlYeMKM e che è semplicemente bellissima. Non ho messo Cross-over o come si scrive fra gli avvertimenti perchè non ritenevo fosse necessario. Se invece lo fosse, sentitevi liberi di farmelo sapere. Parlando della storia, devo dire che è piuttosto brutta e poco sensata. Non ci si capisce un gran che, ma ci tenevo comunque a metterla perchè quella lettera e quella musica mi hanno colmata di feels e vorrei farvi vedere che cosa mi è venuto in mente. Detto questo, mi dileguo. (andatevi a vedere V per vendetta se non l'avete già fatto! *pubblicità occulta non poi tanto occulta*)
M.J.V.

  
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