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Autore: MikaMika    23/08/2013    2 recensioni
Questa storia racconta di un momento che vorrei tanto ci facessero vedere perchè ci ho fantasticato su davvero tanto.
è un piccolo momento, niente di eccessivamente importante, ma mi strappa ogni volta che ci penso un sorriso. Spero di riuscire a strapparlo anche a voi...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Non è possibile che a settembre faccia ancora così caldo!- la piccola stanza del college di Mystic Falls sembrava una sauna. È vero, ero un vampiro e tecnicamente ero infaticabile. Inoltre tecnicamente i cambiamenti climatici non avrebbero dovuto infastidirmi, ma forse questo aspetto era più una leggenda metropolitana che altro. Certo, non potevo morire di freddo o di caldo, né tanto meno avrei dovuto sentire fatica nel trasportare tutte le mie cose per quattro rampe di scale ad una temperatura di 40 gradi all’ombra, ma nonostante questo non riuscivo a non sentirmi spossata. Niente, lavorare sotto il caldo mi aveva fatta soffrire da umana e continuava a perseguitarmi anche dopo la mia morte.
Sbuffai sonoramente quando raggiunsi il mio letto e guardandomi intorno mi accorsi dell’incredibile numero di scatoloni che io ed Elena avevamo portato lì. –Davvero abbiamo tutta questa roba?- le chiesi quando mi raggiunse, con l’enorme televisore al plasma che Damon le aveva regalato.
Da quando Elena e Damon stavano insieme stentavo a riconoscerla. Ok, litigavano almeno tre volte al giorno, ma mai nella mia vita l’avevo vista più felice e serena di così. Addirittura lui era riuscito a convincerla ad accettare quel regalo costosissimo, anche se lei fino all’ultimo si era opposta.
Probabilmente le mie minacce di toglierle la parola se non lo avesse accettato potrebbero aver influito.
Lui si era offerto di aiutarci con il trasloco, ma eravamo state categoriche al riguardo. Nessun infiltrato. Quello doveva essere un momento nostro, e lo sarebbe stato, punto e basta.
Quando mi voltai per parlare nuovamente con lei, le parole mi morirono sulle labbra. Stava guardando il terzo letto nella nostra stanza. Vuoto, tranne che per la mia borsetta. Non c’erano valige, non c’erano oggetti, ma soprattutto non c’era Bonnie. Era dal giorno del diploma che non si faceva né vedere né sentire. Jeremy continuava a dirci di stare tranquille, che aveva solo voluto staccare un po’ la spina. Ma non riuscivo a convincermi. Eravamo preoccupate, molto preoccupate.
Nonostante ciò non volevo che la nostra giornata divenisse triste all’improvviso. Volevo godermela.
-Allora, pronta per la nostra prima serata da studentesse universitarie????- le chiesi saltellando al centro della stanza. Elena si voltò verso di me aprendosi in un sorriso radioso.
-Non vedo l’ora!- rispose dimentica della malinconia, con il mio stesso entusiasmo –Ma credo che prima dovremmo mettere un po’ di ordine- disse guardando il marasma che avevamo intorno, quasi spaventata.
-Allora animo! E dopo via col vento, patatine e birra, sdraiate sul letto, con il nostro nuovo, magnifico, bellissimo, perfetto schermo al plasma!- dissi facendo le fusa mentre accarezzavo rapita quell’oggetto che già amavo profondamente.
Da parte sua Elena sbuffò sonoramente, ancora non le era andato giù il fatto che l’avessi costretta ad accettare quel costoso regalo da parte di Damon.
Passammo un altro paio d’ore a sistemare la camera, non  che in realtà avessimo bisogno di così tanto tempo, ma avevo tutta l’intenzione di rendere quella stanza perfetta, dunque costrinsi me e la mia amica a cambiare la disposizione delle cose almeno una cinquantina di volte.
Quando finalmente tutto fu pronto, guardai Elena lasciarsi cadere sul letto sbuffando sonoramente, mentre io continuavo a guardarmi intorno compiaciuta dalla meraviglia che avevo creato. Non c’era assolutamente niente che non andasse in quella stanza. Era tutto perfetto. Avevamo esattamente tutto quello di cui potevamo sentire il bisogno.
Continuai a guardarmi intorno girando su me stessa, incurante degli spostamenti della mia amica. A mala pena mi accorsi di quando lanciandomi uno sguardo esterrefatto iniziò a scuotere vigorosamente la testa davanti al mio atteggiamento eccessivamente entusiasta.
In una situazione normale, ovvero qualora non fossi stata in un brodo di giuggiole, totalmente assorbita dalla contemplazione del mio capolavoro, mi sarei offesa a morte. Ma niente e nessuno, nemmeno l’atteggiamento apatico di Elena Gilbert, avrebbe potuto rovinare la perfezione di quel momento.
-Bleah, che schifo!- come non detto. Mi voltai stizzita verso la mia amica, dopo il suo urlo e la trovai a sputacchiare nel lavandino del bagno, mentre una birra a metà appena aperta era rimasta sulla mensola.
-Che c’è?- cercai di calmarmi ma dalla mia voce si percepiva il fastidio provocato dal suo disfattismo. Non riuscivo proprio a capire cosa ci fosse da lamentarsi in un momento così perfetto.
-Che c’è?- chiese lei una volta che ebbe smesso di sputare –Assaggia quella birra Caroline, e dimmi se ti viene in mente cosa abbiamo dimenticato di comprare..- lanciandole un ultimo sguardo omicida, per averla sentita alludere alla possibilità che nella nostra stanza potesse esserci qualcosa di imperfetto, presi la bottiglia tra le mani e senza fare storie ne ingurgitai una generosa sorsata.
Non appena mandai giù sul mio viso si disegnò un’espressione disgustata.
-Che schifo!- dissi cercando di non replicare tutte le scene fatte da Elena –è calda!- mi lamentai.

-E già, è calda! E per la nostra fantastica serata non abbiamo niente di fresco perché TU ti sei preoccupata di portare di tutto tranne che un minifrigo!- mi accusò Elena.

-Sarebbe colpa mia? – risposi piccata –Cosa avevi da fare di tanto importante tu da non poterci pensare?- finsi di ragionarci su –Ah, è vero! La maratona di sesso selvaggio con Damon!-
-Non  provare a rigirare la frittata! Sei stata tu a dire che se mi fossi lasciata regalare il televisore al plasma avresti pensato a tutto tu!-
-Era un modo di dire, non pensavo che mi avresti presa alla lettera!- sputai tra i denti mentre la fronteggiavo. Ci stavamo guardando entrambe in cagnesco, assetate senza né acqua, né sangue, né alcool fresco per poterci calmare. Effettivamente l’assenza di un frigo era abbastanza grave, soprattutto per il sangue, e non riuscivo a capacitarmi che il college non ce ne mettesse a disposizione uno per stanza. Ero veramente irritata, al punto che le ringhiai contro e lei fece lo stesso con me. Per un momento pensai che fossimo sul punto di attaccarci, e probabilmente lo avremmo fatto se un leggero bussare alla porta non ci avesse interrotte.
Rimasi nella mia posizione e mi rilassai solamente quando Elena mi diede le spalle per raggiungere la porta.
-Ciao- una voce femminile, allegra e cordiale, mi raggiunse.  –Sei tu Caroline Forbes?-
Richiamata dalla voce mi portai dietro le spalle di Elena. La ragazza era carina, bassa con lunghi capelli rossi leggermente schiariti dal sole estivo. Gli occhi verdi spalancati su di noi, in attesa di una risposta che tardava ad arrivare. Entrambe eravamo distratte dal pacco abbastanza pesante che la ragazza portava.
-Tutto bene?- ci chiese dopo una manciata di secondi.
Entrambe annuimmo. –Sono io Caroline!- dissi infine ricordando la sua domanda.
-Molto bene- ansimò mentre cercava in maniera maldestra di passarmi il pacco. Elena le venne in soccorso e glielo tirò via –Attenta è pesantissi..- tentò di dire lei, ma si bloccò quando vide la mia amica tirarlo su senza battere ciglia. –Wow, complimenti!- osservò con gli occhi ancora più spalancati. –Se avessi saputo prima della tua forma fisica ti avrei chiamata subito invece di incollarmelo per tutte le scale. Ho rischiato di farlo cadere una cinquantina di volte- sorrisi della sua espressione sbalordita, ma contemporaneamente mi preoccupai di non attirare immediatamente l’attenzione su di noi. Eravamo appena arrivate, e non era una buona idea attirare sospetti già dal primo giorno.
-Oh, basta un po’ di esercizio fisico- mi lasciai sfuggire, rendendomi conto solo quando era troppo tardi che avrei potuto offenderla.
-Beh allora dovrete suggerirmi la vostra palestra..- commentò con leggerezza mentre tornava a guardare me con un sorriso che ricambiai prontamente.
-Comunque, lo hanno lasciato in portineria, è per te-
-Grazie..- dissi distrattamente, mentre cercavo d’immaginare cosa il pacchetto potesse contenere.
Stavo per richiudere la porta quando la ragazza si diede una pacca sulla fronte e tornò indietro di corsa –Che sbadata, dimenticavo, c’era anche questo biglietto- mi lasciò in mano una busta prima di sparire dietro l’angolo, senza che facessi nemmeno in tempo a ringraziarla ancora.
Rientrai nella stanza mentre Elena studiava incuriosita il pacco che aveva poggiato a terra. Mi rigirai la busta tra le mani e sul dorso trovai il mio nome e cognome scritto in un elegante calligrafia, probabilmente con una penna stilografica. Tremai appena mentre con le dita percorrevo distrattamente il solco del mio nome, laddove era passata la penna. L’umore ilare e spensierato del pomeriggio era sopito, e anche il nervosismo di poco prima si stava rapidamente trasformando in un ansia diversa, quasi dolciastra.
-Posso aprirlo?- chiese Elena divorata dalla curiosità e le feci cenno di sì senza alzare gli occhi dalla busta mentre lentamente, finalmente l’aprivo.
Improvvisamente una sensazione di malinconia e nostalgia si impadronì di me rendendomi il cuore pesante. Sentii gli occhi pizzicare, e mentre riconoscevo nitidamente quel modo di scrivere, sia la calligrafia, che lo stile. Leggevo e nella mia testa una voce familiare, calda, suadente , ripeteva una ad una ogni parola con un accento inconfondibilmente suo.
Il biglietto era breve, all’interno non c’erano svelate grandi verità, ma comunque era meglio del nulla che c’era stato fino ad allora. Era comunque qualcosa che lui aveva toccato mentre pensava a me.

 “ Ciao dolcezza,
ho pensato che fosse doveroso farti avere un regalo di diploma come si deve. In realtà mi piace l’idea che tu abbia qualcosa di materiale sempre sotto gli occhi che in qualche modo ti ricordi me, fino al giorno in cui non ci rivedremo.
Sento la tua mancanza.” 

Mi interruppi nella lettura, distratta da un gridolino estasiato di Elena.
Sorrisi mentre mi perdevo nella contemplazione del mini frigo ultimo modello al centro della nostra stanza, e sentii una lacrima di commozione sfuggirmi dagli occhi.
 

“Per sempre tuo, Klaus” rilessi la firma più volte. Non che ne avessi bisogno.
  
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