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Autore: themostrandomfandom    23/08/2013    4 recensioni
Nell'estate del 1898, Santana Lopez si unì al J.P. Adams & Son Travelling Circus & Menagerie mentre viaggiava per gli stati americani del Midwest superiore. Inoltre si innamorò della figlia del lanciatore di coltelli. Traduzione.
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia appartiene all'autrice americana JJ, aka themostrandomfandom.
Qui il link della storia originale: http://www.fanfiction.net/s/7922642/7/The-Knife-Thrower-s-Daughter

Nota della traduttrice: ecco qui il nuovo capitolo! buona lettura!

CAPITOLO VI: UN GIORNO QUALUNQUE AL CIRCO

Giovedì 30 Giugno, 1898: Correctionville, Iowa

Santana non si ricorderà quando Puck rientra tardi e lei si sveglia e vede la sua sagoma contro la tela della tenda, che rimane parzialmente aperta, mostrando il cielo stellato. Non si ricorderà che respira in sbuffi umidi e freschi, la sua esalazione visibile contro lo sfondo dell’Orsa Maggiore e il Dragone. Vedrà il contorno del cappello, ma non i lineamenti del volto, e quel momento non rimarrà impresso nella sua mente. Non ricorderà nemmeno che lui si ferma vedendola muoversi o la loro conversazione successiva.

“Che ore sono?”

“È passata mezzanotte. Riposati, coccinella.”

“Tu non dormi mai.”

Il lungo silenzio in seguito alla sua osservazione non si stamperà nella memoria. Non ricorderà di voltarsi sulla branda o lui, ancora tranquillo accovacciato sulla soglia. Non rammenterà come attende, guardandola sospesa tra il sonno e la veglia, tra qualche luogo lontano e qui, con lui.

Non si ricorderà nulla – e di certo non la parte in cui richiude di nuovo gli occhi.

Invece, la sua prima memoria del giorno verrà insieme a quello che sembra solo un momento dopo, quando Puck poggia una mano sulla sua spalla.

“Sono le quattro, coccinella. È ora di svegliarsi,” dice.

(Si ricorda di Brittany come la terra secca ricorda la pioggia.)

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Le ha portato a letto del caffè e frittelle e siede sull’erba, osservandola mentre mangia, con un’espressione riverente. Il fatto che la sta guardando le dà sui nervi: Santana non sa perché Puck sia così interessato a lei oggi, come se non riuscisse a decifrarla, per quanto a lungo rimanga ai suoi piedi. Si sente grata per l’oscurità, che li occulta uno all’altra, nascondendo fra le ombre il suo rossore imbarazzato, perché Santana sa di aver ferito l’autostima di Puck ieri, ignorandolo mentre le parlava dei pilastri di luce e dei luoghi turistici di Parigi.

La cosa strana è che sembra averla perdonata adesso – o per lo meno se n’è dimenticato. Infatti, l’inaspettata tranquillità di Puck attorno a lei la fa sentire ancora più a disagio del solito.

Puck è mite nell’oscura mattinata. Raccoglie il piatto e il bicchiere di Santana quando finisce il pasto e li sistema delicatamente sull’erba prima di piegarsi sulle ginocchia, e avvicinarsi a dove Santana siede sulla branda.

“ ‘Giorno, coccinella,” dice, il suo calore che riscalda lo spazio, il suo corpo che preme vicino a lei. “Hai fatto dei sogni d’oro? Continuavi a sorridere mentre dormivi.”

Non attende una risposta prima di imprimerle un bacio sotto l’orecchio, labbra roventi sulla sua pelle, mento ruvido per la rasatura. Odora di mentolo, e, oltre quello, tabacco da masticare e sudore. Le sue labbra scendono dall’orecchio alla guancia, senza grazia, e Santana deglutisce appena sente il respiro di lui contro la sua pelle. La sua bocca si muove sulla tempia e lungo la mandibola, mentre lei rimane immobile come ciuffi d’erba senza vento a disturbarli. Qualcosa si chiude dentro di lei e non respira e non si abbandona a lui.

Puck sembra accorgersi della sua immobilità. Si raddrizza sulle ginocchia, più vicino al suo orecchio. “È normale che ti piaccia quello che ti piace, coccinella,” sussurra con voce roca, carica di qualcosa a cui Santana non vuole pensare.

Ha un odore pungente ed è più caldo di un momento prima. Santana non riesce a guardarlo in faccia. Fissa direttamente davanti a sé, un fremito animale che scorre lungo il suo petto, fino alle punte delle dita. C’è troppo Puck dappertutto: il suo odore e calore e corpo travolgono Santana e la fanno quasi soffocare.

Appena Puck si sposta per baciarle la bocca, la campana mattutina suona, allontanandolo da lei.

Santana libera tutto d’un colpo il respiro che stava trattenendo.

La porta dentro di lei rimane chiusa e serrata.

(Puck non avrà mai la chiave.)

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Ovviamente, Santana cerca Brittany lungo la via per la stazione e, ovviamente, non la trova. Quasi non importa – dal momento che il circo impiega meno di quaranta minuti per raggiungere in treno Correctionville, Iowa da Cherokee e dato che Santana sonnecchia per la maggior parte della tratta, stanca fino alle ossa.

Puck definisce Correctionville un piscio di città, e, nonostante la sua volgarità, Santana non può fare a meno di essere d’accordo.

La via principale di Correctionville vanta negozi, un ufficio postale, numerose aziende e una farmacia, ma poche strade secondarie. Nel complesso, il luogo sembra rado e meno popolato delle altre città che Santana ha visitato dopo essersi unita al circo.

In effetti, da quello che Santana osserva, Correctionville di per sé include circa una ventina di case in tutto – anche se, a giudicare dalla folla che affianca la strada, Santana non si stupirebbe se la popolazione di Correctionville comprendesse anche gli abitanti di qualche fattoria di campagna oltre la cittadina vera e propria.

Nonostante l’ora, numerose dozzine di persone occupano la via principale lungo l’itinerario della parata e gridano e acclamano il circo appena lo vedono. Lo stupore e l’intenso entusiasmo sui loro visi dice chiaramente che entro i suoi confini Correctionville non ha mai incontrato nulla di così elettrizzante quanto il Circo Itinerante & Serraglio J.P. Adams & Figlio: Santana percepisce uno strano senso di orgoglio nel portare alla massa tale eccitazione, sebbene sappia di avere una parte relativamente secondaria nel creare il fascino del circo.

Santana non si aspettava che accadesse nulla di favoloso durante la parata di oggi – e in particolare considerando il fatto che non ha nemmeno il privilegio di parteciparvi insieme a Brittany, come ieri – quindi è letteralmente stupita quando un’acuta campana trilla al di sopra della marcia trionfale e una mezza dozzina di carri che non appartengono al circo si riversano nella strada proprio davanti alla sfilata.

I carri emergono da un largo casotto di legno a lato di un edificio in mattoni ed occupano la strada in una folle corsa. Inizialmente, Santana pensa che i nuovi carri debbano essere un’intrusione e un errore, ma poi capisce che nessun altro circense sembra allarmato nel vederli mentre si uniscono alla fila. Invece, proseguono come prima, come se si fossero aspettati la loro apparizione.

Ad una seconda occhiata, Santana si accorge che appartengono ai pompieri di Correctionville, o per lo meno così vi è scritto in bei caratteri dorati sui fianchi delle botti tra le attrezzature più grandi.

I carri non assomigliano a nulla che Santana abbia mai visto prima, perfino viaggiando insieme a un circo che trasporta ogni genere di animale e gli attrezzi necessari per costruire un’intera città di tende ovunque debba stabilirsi: tutti i carri dei pompieri sembrano un bizzarro mosaico totalmente estraneo, quasi come fossero qualcosa ideato da uno dei folli inventori di Verne durante uno stordimento causato dall’oppio, composti da scale, accette, secchi ricoperti di pelle, ed ebanisteria attaccati sopra.

Il carro alla testa della processione ricorda a Santana un landau aperto sul retro, tranne per il fatto che presenta quella che sembra un’enorme caldaia in ottone spuntare dal carro, invece che posti per i passeggeri. Varie leve e valvole sporgono dalla caldaia, che risplende in contrasto col bagliore mattutino così tanto da non permettere a Santana di guardarla direttamente, per paura di essere accecata, come fosse un piccolo sole.

Un grande tamburo rivestito in pelle affianca il conducente, girando su un gancio, così da poter muoversi qui o lì, ma Santana non riesce assolutamente a determinarne la funzione. Allo stesso modo, una campana a forma di elmetto penzola a lato del carro, trillando mentre quello si muove allegramente lungo la strada irregolare.

Tre cavalli da tiro marroni trascinano il carro e il conducente indossa un’uniforme di un grigio limpido, completata da berretto con visiera con un distintivo sopra. Le persone che occupano la via paiono tanto entusiaste di vederlo quanto di vedere i clown del circo che fanno capriole o perfino i possenti elefanti che camminano scompostamente dietro di lui: la gente saluta energicamente l’uomo e fischia mentre direziona il carro verso di loro. Santana ha la sensazione che sia il comandante dei vigili del fuoco.

Due carri muniti di scale seguono il primo, tutti composti da gradini e pioli, con spesse ruote di legno dipinte di rossi e gialli brillanti – vivide quanto il trucco da clown di Sam.

Numerosi uomini in uniforme rimangono appesi ai lati, e un peloso cane sorridente ansima in cima al vagone munito di scale più lontano sulla coda della parata, il suo pelo fulvo splendente contro la fioca luminosità della mattinata. Delle ruote dentate e girandole girano ai fianchi e una pompa di tela è avvolta come un pitone in una cassa del carro che dà sul lato sinistro della strada.

Dietro i carri muniti di scale vi sono i due veicoli che catturano maggiormente l’attenzione di Santana: ossia, i carri dell’acqua, che entrambi dispongono di enormi botti sul retro, ognuna rotonda e voluminosa quanto il tronco di Matusalemme; devono contenere svariate centinaia di galloni d’acqua ciascuno. Un rubinetto sporge dal retro delle botti, pronto ad attaccarsi alla pompa. Per ogni veicolo c’è bisogno di sei cavalli da tiro a trainare i carri.

I pompieri rimangono alla testa del circo lungo tutta la via principale, suonando campane e fischietti sopra il fracasso della musica del circo e suscitano l’applauso sfrenato della folla. La parata si svolge fino all’uscita della cittadina, oltre le ultime case, fino a un ampio spazio di terra verde che confina con un fiume e una rada boscaglia. La città bianca è solo parzialmente eretta nel mezzo della natura.

In qualche modo, Santana suppone che i pompieri si voltino e tornino in città una volta scortato il circo al campo, ma non è quello che succede. Invece, i carri dei pompieri si fermano sull’erba vicino a quelli del circo e i vigili del fuoco scendono come se intendessero rimanere con la compagnia.

Santana sarebbe forse più sconvolta dal fatto che i pompieri si uniscano al circo per la mattinata se non fosse per qualcosa che la distrae dal guardarli il momento in cui salta dal rambler su cui lei e Puck hanno seguito la tratta dalla stazione – ossia, una bella voce.

“Ehi, tesoro!”

(La voce più bella.)

Prima che riesca a voltarsi, Brittany arriva da dietro e appoggia il mento sulla spalla di Santana, braccia che l’avvolgono in vita. Santana avvampa di una calda, familiare veglia, ricordandosi quella sensazione suscitatole ieri da Brittany e abbandonandosi a lei, veramente grata. L’odore di Brittany è quello del vento, dei falò e dell’aria aperta, del più indistinto accenno di sapone di sego, e di calore animale e vita. Il respiro di Santana si blocca in gola, solo per il leggero tocco della guancia di Brittany che sfiora la sua. A Santana sembra che Brittany si sia collocata proprio al suo posto.

“Ti ho sognata questa notte,” Brittany mormora nell’orecchio di Santana. “Ti piace la salsapariglia, tesoro?”

“Cosa?” dice Santana, che quasi si dimentica di respirare.

Brittany ridacchia. “Cosa ne pensi dei pompieri?” chiede, lasciando la stretta sulla vita di Santana e muovendosi per averla di fronte. Sorride col suo impertinente sorriso felino, veramente contenta di vedere Santana così presto. Le sue dita accarezzano il braccio di Santana fino a che i loro mignoli si uniscono.

“Cosa ci fanno qui?” chiede Santana stupidamente.

“Sono qui per lavare quei dannati elefanti,” si intromette Puck, mentre scende dal rambler, atterrando pesantemente a terra, e si mette a fianco di Santana.

Santana si irrigidisce: si era dimenticata di Puck appena Brittany ha fatto la sua comparsa. Adesso si sente più in trappola che distratta.

Ripensa a quello che sta dicendo. “Lo fanno spesso?” chiede, aggrottando la fronte all’immagine di pompieri professionisti che impiegano la loro attrezzatura per annaffiare un elefante africano allo stesso modo in cui lo farebbero con una casa in fiamme.

“Certo, tesoro,” dice Brittany con dolcezza, facendo oscillare le mani tra di loro.

Gli occhi di Puck si spostano da Santana a Brittany, bramoso della prima e sospettoso della seconda. Santana non ha idea del perché sia così diffidente nei confronti di Brittany, che per lei sembra del tutto giusta, ma vorrebbe che la smettesse di accigliarsi di fronte a lei, qualunque sia il suo motivo. Santana gli lancia uno sguardo d’avvertimento, ma lui la ignora.

“Vado a sistemare le nostre cose nella tenda e poi mi recherò in città per comprare dell’altro dopobarba,” dice Puck in modo burbero, “Se Ken chiede di me, digli che non ci sarò per un’ora o due.”

“Va bene,” dice Santana, circospetta sotto la sua attenzione.

Si sofferma a guardarla per un altro po’ prima di voltarsi in direzione della loro tenda e allontanarsi verso di essa, abbassando l’orlo del suo cappello prima di andare.

(Santana si sente più serena subito dopo la sua partenza.)

Dà una piccola stretta al mignolo di Brittany.

“Come va il tuo orecchio?” le chiede, con voce abbastanza sottile da non essere udita, ma abbastanza alta perché Brittany comprenda le parole.

Brittany scrolla una spalla. “Abbastanza bene. Un’infermiera bravissima me l’ha pulita ieri sera,” risponde scherzosamente, con un sorrisetto che in qualche modo riesce ad apparire anche incredibilmente affettuoso e dolce.

“Beh, la tua infermiera vuole che te la prenda con calma,” dice Santana seriamente.

Dà un occhiata all’orecchio ferito di Brittany, ma non riesce a vederlo sotto lo splendente sipario dei suoi capelli. Vorrebbe andare insieme a lei in qualche luogo tranquillo per parlare, ma è conscia del fatto che Ma Jones e Theresa Schuester troveranno presto dei lavoretti da farle fare. Si accontenta di avvicinare a sé la mano di Brittany.

“Te l’ha detto lei questo?” la punzecchia Brittany.

“Già,” dice Santana, “e mi ha fatto promettere di prendermi cura di te.”

Brittany morde il labbro e guarda Santana davvero, davvero attentamente. “È proprio gentile da parte sua,” dice, una strana riverenza nella sua voce.

(Le sue parole suonano tantissimo come qualcos’altro.)

Proprio allora, un acuto trillo risuona nel campo e Santana si volta per vedere i tre elefanti in agitazione, mentre i loro addestratori li indirizzano verso una zona rada, i carri dei pompieri che li circondano. Santana osserva con meraviglia i pompieri agganciare le pompe alle botti sui carri dell’acqua, assicurandoli al loro posto con mani forti e grande sforzo.

Appena l’attrezzatura dei pompieri è assemblata e pronta per l’uso, vari sovrintendenti venuti dal campo, giungendo dalla direzione della mensa, si fanno largo nel cerchio dei carri. La maggioranza porta dei secchi riempiti d’acqua, pesanti tra le mani, e uno di loro trasporta un cesto pieno di barre di sapone di sego, della stessa tinta ambrata di quello che Santana aveva trovato alle docce il giorno del suo turno per il bagno.

Sebbene lavare gli elefanti sembri qualcosa di consueto, la maggior parte della compagnia viene comunque ad assistere all’evento. Numerose donne, tra cui le sarte di Theresa Schuester e la signora Evans, si presentano coi loro figli, che paiono veramente affascinati dall’equipaggiamento antincendio più che dai “soliti elefanti”.

Il fratellino e la sorellina di Sam strattonano la gonna della madre e indicano i distintivi brillanti sui cappelli dei pompieri, stupiti, e Santana scopre di condividere il loro sentimento appena gli addestratori e i sovrintendenti inzuppano il sapone di sego e si avvicinano agli elefanti con esso.

Santana non aveva mai pensato che gli elefanti avessero bisogno di essere strofinati, figurarsi con del sapone, e deve sorridere al pensiero perché Brittany le dà un colpetto ai fianchi, sorridendo a sua volta con entusiasmo.

“Aspetta di vederlo, tesoro,” dice concitatamente.

I sovrintendenti e gli addestratori circondano gli elefanti, tre o quattro di loro attorno ad ogni animale, e iniziano a strofinare le barre di sapone lungo le loro zampe arboree e fianchi a forma di scafo. Della bianca e spessa schiuma si distende sulla pelle degli elefanti, che è dello stesso colore di un penny corroso, verde-marroncino inacidito. Gli uomini al lavoro massaggiano in profondità il sapone, nelle rughe delle rotule nodose degli elefanti e i risvolti a marsupio del collo. Sfregano il retro delle enormi orecchie a sventola e proseguono il lavoro sulle loro code.

Impiegano un buon quarto d’ora a coprire quanto più possono e sono costretti ad utilizzare delle spazzole dal manico lungo dal retro dei carri muniti di scale per raggiungere il dorso degli animali e il retro delle loro teste. Santana osserva l’intero procedimento, riverente, e Brittany la guarda allo stesso modo. Quando gli uomini concludono il loro lavoro, gli elefanti hanno un’aria spettrale, fantasmi di loro stessi, soprannaturali sotto il sole mattutino.

Matusalemme allunga la sua proboscide verso il cielo e la sua vista, lucidato di bianco e possente contro l’orizzonte, toglie il fiato a Santana.

Brittany deve sentirla rimanere a bocca aperta dato che risponde con una risatina.

“È bellissimo, non trovi?” sussurra.

(Santana è d’accordo con tutto il suo cuore.)

Una volta che i lavoratori finiscono di insaponare gli elefanti, i pompieri allentano le valvole sui veicoli dell’acqua. Erompono getti d’acqua, bianca e pressurizzata, dalle pompe, raggiungendo quasi i venti piedi di gittata in lunghi, lievi raggi. Nel frattempo, la compagnia esulta e chiacchiera. I bambini applaudono e lo fa anche Santana, prima di ricordarsi di badare a se stessa.

A quanto sembra, a Brittany piace la reazione di Santana.

Le fa un ampio sorriso come se fosse la cosa più importante del mondo.

L’acqua schizza verso i duri fianchi degli elefanti, rimbalzando da essi in uno spruzzo piovigginoso, che viene catturato dalla luce solare, disperdendo prismi sull’erba, arcobaleni che sbrilluccicano qui e lì. Il vento raccoglie qualche goccia, sparpagliandola dove si trovano Santana e Brittany. Bagna la loro pelle, le rinfresca, una briciola di paradiso nel crescente calore del giorno. Gli elefanti odorano di terriccio umido e vitalità. Santana si mette in punta di piedi, per avere una visuale migliore di quelli e dei pompieri.

Quando uno degli addestratori urla un Hup! Hup! agli animali, i tre elefanti si piegano in avanti sulle zampe anteriori, in modo da mantenersi in equilibrio più che altro sulle loro proboscidi e ginocchia, le loro zampe posteriori all’aria così da ricordare improvvisamente delle teiere capovolte. Mentre gli elefanti mettono in scena la loro acrobazia, i vigili del fuoco puntano le pompe in direzione dei loro ventri esposti e le loro code. Deborah emette gemito di gratitudine.

Anche se Santana li ha visti esibirsi in questo trucco prima, la fa comunque rimanere a bocca aperta adesso, per il modo così fiducioso con cui viene eseguito e per un motivo così insolito.

“Non è mai un giorno qualunque al circo,” osserva Brittany, dando voce ai pensieri di Santana.

Una volta che gli elefanti si riappoggiano su tutte e quattro le zampe, Santana distoglie lo sguardo da loro per guardare Brittany: le sta sorridendo come se avesse un segreto.

“Ti va di aiutarli nella parte migliore, tesoro?” le chiede con fare cospiratorio.

“Aiutare chi? Gli elefanti?” chiede Santana, non comprendendo.

“Beh, non ce la fanno a lavarsi da soli le proboscidi,” spiega Brittany, come se fosse comune buonsenso.

(Forse lo è, al circo.)

Brittany inizia ad avviarsi verso gli elefanti, facendo cenno a Santana di seguirla.

Quella preoccupazione apprensiva che Santana aveva provato guardando Brittany arrampicarsi sul recinto degli elefanti riaffiora immediatamente nel suo petto. Santana scuote la testa, tenendosi indietro, e lascia andare la mano di Brittany. Sebbene trovi gli elefanti stranamente meravigliosi da una distanza di sicurezza, non le piace troppo l’idea di avvicinarsi a qualcosa di così immenso e potente.

“Penso che questa volta mi limiterò a guardare,” mormora.

Brittany le offre un sorriso gentile, non sorpresa e nemmeno triste per il fatto che Santana preferisca mantenersi distante da quei grandi animali. “Va bene, tesoro,” dice Brittany, dirigendosi verso gli elefanti, intrepida e felice più che mai.

Santana si agita mentre guarda Brittany che si allontana. Nonostante creda che a Matusalemme e le sue donne piaccia molto Brittany, continua a preoccuparsi della sua incolumità in loro presenza. Osserva con ansia ed eccitazione mentre Brittany cammina dove stanno lavando gli elefanti, chinandosi per cogliere delle margherite lungo la via.

I pompieri e gli addestratori non sembrano fare troppa attenzione a Brittany mentre si avvicina: infatti, molti la salutano quando giunge a qualche passo di distanza da dove Matusalemme ondeggia, accoccolandosi al getto d’acqua come un gatto a una grattatina d’orecchio.

Appena lei si avvicina, molti bambini le corrono dietro, inclusi il fratellino e la sorellina di Sam. I bambini recitano in coro il nome di Brittany e le indicano i pompieri, come se non li vedesse. Brittany ha un sorriso chiaro come la luce del giorno dipinto sul suo viso e ride quando la sorellina di Sam la prende per mano.

(Qualcosa si tende nel petto di Santana, seguendoli, anche se rimane ferma in un punto.)

Brittany guida i bambini a cinque o sei passi da Matusalemme e gli offre le sue margherite. Matusalemme emette un suono riconoscente ed estende la proboscide per mangiarle direttamente dalla sua mano.

Santana trattiene il respiro, elettrizzata e in ansia, appena Matusalemme avvolge la punta della proboscide attorno alle dita di Brittany, accettando i fiori con un’abilità e gentilezza sorprendenti. Mentre tiene la proboscide distesa, i pompieri rivolgono le loro pompe verso di lui, innaffiando il suo naso con una cascata d’acqua, che prende in pieno anche Brittany e i bambini. La sua pelle muta da un bianco insaponato ad uno scuro grigio ardesia.

Santana riesce a sentire la risata dorata di Brittany, anche da lontano.

(Qualcosa si tende, si tende, si tende di nuovo.)

Quando Brittany si sposta in avanti per sfregare il sapone sulla proboscide di Matusalemme con le mani, Santana posa una mano sul cuore, controllando per assicurarsi che non sia balzato fuori dal petto. Brittany si muove come acqua e luce, con levità e grazia, mettendosi in punta di piedi per massaggiare il volto rotondo di Matusalemme e ridendo quando arrotola la sua proboscide attorno ai suoi fianchi per tenerla dritta e stabile. Solletica con le sue dita le profonde rughe sul volto di Matusalemme, grattando come un ragazzino farebbe con il suo cane da caccia. Le sue braccia si muovono in profondi, precisi cerchi, toccando ogni parte.

(Brittany è molto di più di un non-bersaglio umano per il circo.)

I bambini ai fianchi di Brittany ripetono il suo trucco con Deborah e Bathsheba, dando loro da mangiare dell’erba e dei fiori mentre i pompieri li bagnano da una certa distanza. Gocce d’acqua inzuppano i loro vestiti e costellano i loro volti e loro sguazzano nelle pozzanghere formatesi ai piedi degli elefanti, felici nell’erba, felici sotto la luce del sole, felici al circo, felici insieme a Brittany.

Santana si sente come loro.

(Il suo cuore si tende, si tende, si tende.)

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Ci impiegano un’ora e mezza a lavare gli elefanti.

Alla fine, della schiuma bianca finisce sull’erba e pozzanghere fangose riempiono i solchi nella terra dove si sono immersi coloro che hanno lavato i pachidermi. Gli addestratori li spostano in direzione del suolo asciutto e rimuovono l’acqua dalle loro zampe con asciugamani di spugna. Gli elefanti barriscono in risposta, rilassati e riconoscenti.

Grazie a tutte le attenzioni che gli addestratori riservano loro, Matusalemme, Deborah e Bathsheba quasi brillano, senza polvere e ben curati come il tavolino da caffè in legno di ciliegio di sua nonna al cottage, la loro pelle dello stesso colore di una pietra modellata dalle onde su una spiaggia, le loro protuberanze ruvide lavate, addolcite e stranamente eleganti. Se Santana non avesse alcuna idea al riguardo, direbbe che gli elefanti siano consci di quanto siano belli, osservando come tengono alte le loro teste e come srotolano regalmente le proboscidi sullo sfondo blu del cielo.

Al contrario dei suoi amici elefanti, Brittany esce dal bagno più sporca che pulita, il suo sottile prendisole usurato zuppo d’acqua così tanto da rimanere completamente appiccicato alla sua figura smilza, i suoi capelli lisciati e parzialmente bagnati, con una ciocca asciutta di seta bionda come il granturco qui e un’altra umida lì. Dell’erbaccia e germogli sparsi d’erba sono attaccati alle sue gambe nude. Non potrebbe apparire più felice per quello scompiglio, però.

“Forse dovresti chiedere il permesso al signor Matusalemme di prendere in prestito uno dei suoi asciugamani,” scherza Santana appena Brittany viene verso di lei.

“Forse dovrei usare te come asciugamano,” ribatte Brittany. “La tua gonna sembra così bella e asciutta…”

Finge di acchiappare Santana in vita e lei urla, scappando, sentendosi tutto d’un tratto eccitata e più dolce che mai per Brittany. Santana ride appena Brittany riesce ad afferrare solamente uno dei foulard infilati in cintura.

“Pensavo che la mia infermiera ti avesse detto di prenderti cura di me,” si lamenta Brittany.

“Quello era prima che tu decidessi di diventare una strigliatrice di elefanti. Adesso che hai accettato un mestiere così pericoloso, non c’è nulla che possa fare per te – di sicuro la tua infermiera capirebbe,” Santana fa un sorrisetto e la bocca di Brittany si spalanca per la sorpresa.

(Sorride ancora, però.)

“Vieni qui!” dice Brittany, agguantando un’altro foulard e Santana strilla, schivandola nell’erba alta.

“Aiuto!” grida Santana, ridendo così tanto che quasi non riesce a parlare. “Aiuto, polizia! Pompieri!”

“Potrebbero sentirti, tesoro,” la avverte Brittany e volge lo sguardo verso dove i pompieri arrotolano le pompe in cima ai carri muniti di scale. “Non vuoi fare una scenata, o no?” insegue Santana allontanandosi dalla compagnia riunita, i suoi occhi che brillano di risate.

“Sei tu che mi stai inseguendo!” le ricorda Santana. “Brittany Pierce! Se le tue impronte fangose finiranno sul mio costume, Theresa Schuester riempirà di botte la mia pelle olivastra!”

“No, non lo farà. È Ken a picchiare qui intorno – nel mentre, Theresa Schuester rimarrà semplicemente lì a fissarlo coi suoi occhi da pazza,” Brittany fa un sorrisetto, afferrando di nuovo Santana ai fianchi.

Entrambe ridono e Santana urla. Prendono delle alte, grandi falcate sopra l’erba, correndo sempre più lontane dalla zona dei carri, sempre più nel profondo del campo, e sorridono così ampiamente che le loro guance quasi dolgono. Santana sa che Brittany potrebbe facilmente prenderla se volesse, ma il piacere sta nella caccia, quindi lei si tiene coscienziosamente indietro, entrambe saltellano lungo la prateria fino ad imbattersi nella città bianca, ancora alle sue fondamenta.

Corrono lungo quelle che presto saranno le file di tende, evitando ammassi di tele e pali, ridendo come pazze a ogni passo, e si dirigono inconsciamente verso la sezione di tre tende dove avevano parlato per la prima volta, trovandole erette, anche se solo un paio di tende lì intorno lo sono. L’ombra le cattura, cospargendo di frescura la loro pelle, dipingendo gli angoli dei loro visi sorridenti. Santana si ferma e Brittany la afferra per le mani, facendola ruotare in un cerchio vorticoso.

“Ti ho presa, tesoro!” canticchia Brittany, serrando lo spazio fra loro.

Prima che Santana riesca a dire qualcosa al riguardo, Brittany si piega in avanti e imprime un veloce, leggero bacio sulle labbra di Santana.

Dopo tutti i baci di ieri, questo bacio rapido è diverso – come una singola zolletta di zucchero in una tazza di caffè, dolce e speciale, animando Santana dalla testa ai piedi. Entrambe si separano sorridendo. Le labbra di Brittany sono meravigliosamente fresche e umide in contrasto con il calore arido della giornata.

(Per l’ennesima volta, Santana si chiede se verrà mai il giorno in cui Brittany Pierce non la coglierà di sorpresa.)

“E quello per che cos’era?” chiede Santana stordita.

“Volevo salutarti senza che le mie impronte fangose finissero sulla tua gonna, tesoro,” dice Brittany con dolcezza – con così tanta dolcezza che, in effetti, il cuore di Santana collassa del tutto al suono della sua voce.

Prima che Santana riesca a rispondere, Brittany la fa piroettare di nuovo, indirizzandole sempre più nel profondo delle ombre tra la tenda più larga e quelle più piccole a lato. Danzano fino alla tenda degli affari del signor Adams, fermandosi a qualche passo di distanza. Brittany fissa Santana con la stessa perspicacia di sempre e Santana rabbrividisce, chiedendosi quanto riesca veramente a vedere in lei, sentendosi come se potesse essere veramente qualsiasi cosa, solo grazie allo sguardo di Brittany.

Santana quasi raccoglie il coraggio di porre la domanda con un bacio sulle labbra di Brittany, ma il suono di una conversazione nei paraggi la distrae.

“… e tu dovresti sul serio ascoltare la mia Lucy mentre canta e suona il pianoforte. Quando torniamo all’albergo in serata, potrebbe mettere in scena un’esibizione per te e tuo figlio,” dice Russell Fabray.

“Papà!” si intromette Quinn allo stesso modo superficiale e forzato che aveva adottato il giorno in cui Santana aveva letto i tarocchi per il padre. “N-non penso che gradirebbero ascoltare la piccola, povera me o – ”

“Sciocchezze!” giunge il tuono leonino del signor Adams. “Il mio Arthur adora la musica! Proprio l’altro giorno, ha determinato una nuova serie armonica utilizzando delle complesse formule matematiche, qualcosa che ha che fare con gli intervalli. Sono certo che troverebbe di suo gradimento un’esibizione.”

“F-fa lo stesso a dire il vero,” balbetta Arthur, delicato e con la stessa voce da pittore di ieri. “Non c’è bisogno che canti se non –”

“A Lucy non dispiace!” dice il signor Fabray. “Voi due dovreste abituarvi l’uno all’altra. Lucy, tu canterai per Arthur e suonerai anche il pianoforte dell’albergo. Magari un inno? Lo sai quanto mi piace quando canti ‘Luce Gentile.’ ”

“Sì, papà,” acconsente Quinn in un sussurro.

Brittany e Santana non riescono a vedere nessuna delle persone coinvolte nella conversazione – le sentono e basta attraverso i muri sottili della tenda degli affari del signor Adams. Dai suoni tintinnanti di cucchiai d’acciaio che si posano su fine porcellana a odori di focaccine dolci, uova salate, pancetta stagionata, e tè che si spandono attraverso la tela della tenda, Santana ipotizza che le famiglie Fabray e Adams si siano date appuntamento per un brunch. Suppone anche che né Quinn né Arthur trovino questo pasto gradevole.

“Non penso che io e Lucy assisteremo allo spettacolo pomeridiano oggi,” dice una nuova voce – una donna che Santana può solo supporre sia la signora Fabray. “C’è questo piccolo e adorabile negozio di cappelli in città e vorrei che Lucy disponga di un nuovo cappello per il giorno dell’indipendenza. Pensavo che fosse pittoresco comprarne uno in una di queste città di frontiera, mentre viaggiamo insieme al circo.”

Il signor Fabray risponde con una risata di scherno. “Ormai il Minnesota e l’Iowa non sono più la frontiera, dolcezza! Ma sono d’accordo: Lucy dovrebbe avere un cappello nuovo. Assicurati di comprarlo con un nastro verde – lo sai quanto mi piace quando i nastri richiamano i suoi occhi. Ti manderò con un po’ di soldi da spendere mentre io e il signor Adams rimarremo qui. Dobbiamo trattare qualche condizione.”

“Sì, sugli itinerari ferroviari,” interviene il signor Adams.

Durante questa fase della conversazione, Santana immagina Quinn e Arthur seduti nel mezzo di un silenzio indifferente, senza osare guardarsi o parlare mentre masticano deliziosi bocconi di omelette e sorseggiano il tè dalle tazze. Il solo pensare a quanto le regole gravino su di loro fa indietreggiare Santana; trema e Brittany pare accorgersene.

Brittany dà uno strattone alla mano di Santana, tirandola verso la tenda degli affari. All’inizio, Santana tenta di resistere, chiedendosi cosa intenda fare Brittany portandole più vicine ad un luogo che non dovrebbero violare, ma poi nota la sua meta: una borsa a tracolla in semplice tessuto appoggiata contro la parete esterna della tenda, con vari libri che spuntano da essa. Occupa lo stesso spazio dove ieri Quinn Fabray sedeva per origliare la discussione del padre con il signor Adams riguardo il suo imminente fidanzamento.

Prima di riuscire a trattenersi, gli occhi di Santana si spalancano d’entusiasmo. Brittany deve accorgersi dello sguardo perché sul suo volto sorge un sorriso malizioso.

“C’è qualcosa che ti piace, tesoro?” chiede a bassa voce.

(Santana è colpita da come Brittany riesca a suonare perfettamente birichina, anche in un sussurro.)

Appena si avvicinano alla borsa a tracolla, Santana capisce che appartiene a Quinn Fabray. Middlemarch spunta dalla borsa e c’è un altro libro lì vicino: Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, con una copertina in tessuto color lavanda, titolo cucito in caratteri dorati sul fronte. Entrambi i libri sembrano consumati.

(Amati.)

Santana non ha mai letto Middlemarch, ma ha letto due volte Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie quando aveva dodici anni. Ricorda la storia con molto affetto: le riversò un po’ di frivolezze nella sua vita in un periodo in cui niente di essa le sembrava abbastanza frivolo.

Brittany osserva l’espressione di Santana mentre guarda il libro, i suoi inimitabili occhi azzurri che si fanno stranamente delicati. Brittany sfoggia ancora quel sorrisetto combina guai quando si china per afferrare il libro color lavanda, capovolgendolo con un gesto plateale.

Santana vorrebbe protestare, dire a Brittany che non dovrebbero toccare qualcosa che non appartiene loro – che appartiene a qualcuno di rango superiore, qualcuno che ha le regole dalla sua parte – ma Brittany scuote la testa.

“Lo rimetteremo a posto prima che qualcuno si accorga che non c’è, tesoro,” sussurra Brittany. “Leggerlo e basta non farà del male a nessuno.”

In ogni altra situazione, il primo istinto di Santana sarebbe quello di seguire le regole – di non deludere nessuno o combinare guai, di integrarsi e rimanere in silenzio, e non essere più invadente della tappezzeria o un tappeto in una stanza ben arredata – ma lo sguardo scaltro sul volto di Brittany smuove qualcosa di coraggioso e diabolico dentro di lei.

Prende il libro dalle mani di Brittany e le sorride, dirigendola verso il confine nord del campo. Santana pensa che sia meglio trovare un luogo privato dove andare insieme perché, sul serio, se hanno intenzione di prendere in prestito il libro di Quinn Fabray, sarebbe meglio leggerlo, e se vogliono leggerlo, dovrebbero farlo in un luogo dove possono farlo ad alta voce.

I primi passi sono moderati e silenziosi per poi trasformarsi in una piena corsa e allora – una volta che si allontanano a sufficienza dalla tenda del signor Adams – un attacco di risolini eccitati riempie l’aria, mentre loro corrono compiaciute per la loro audacia ed ebbre per aver piegato e trascurato le regole che altrimenti confinerebbero le loro giornate. Santana dà un’occhiata a Brittany e vede il suo volto, luminoso come il sole e adornato dal sorriso più spensierato. Ride e qualcosa si capovolge nello stomaco di Santana, eccitandola.

Tra il lavare gli elefanti e rubare un libro, Brittany non è mai stata bella quanto oggi. I suoi capelli hanno iniziato ad asciugarsi nel vento, ondulati come nastri, e i suoi occhi brillano di qualcosa che Santana trova familiare, ma che non riuscirebbe a definire, nemmeno per un premio di cento dollari. Brittany indossa la felicità come il vestito più raffinato e non potrebbe essere più libera nemmeno se fosse un uccello che prende il volo.

Attraversano l’ultima parte del suolo del circo in un baleno prima di emergere dall’ultima fila di tende in un vuoto grande spiazzo naturale, dal quale si estendono delle collinette. Brittany alla fine supera Santana e la conduce ad una distesa in pendenza ornata di fiori selvatici e ricoperta di erba verdeggiante. Primule bianche, campanule viola slavato e valeriana greca punteggiano la distesa, schiacciati dai piedi delle ragazze, che crollano a terra sulla cima dello spiazzo, senza fiato ma ridendo ancora.

Santana apre il libro su una pagina a caso.

“Sai cosa direbbe il signor Carroll riguardo a tutto questo, eh, Britt?” la punzecchia, recuperando il respiro.

Brittany la fissa, bocca aperta in un sorriso.

“ ‘ Forse tu non sei vissuta a lungo sott’acqua’ —‘ Certo che no,’ disse Alice — ‘e forse non sei mai stata presentata a un’aragosta’ – Alice stava per dire ‘Una volta assaggiai...’ ma troncò la frase e disse: ‘No mai’ — ‘così tu non puoi farti un’idea della bellezza d’una quadriglia di aragoste!’ ” legge Santana e lei e Brittany ridono.

“Quadriglia di aragoste?” ripete Brittany dopo essersi abbastanza ripresa dalle risate, inarcando un sopracciglio, tastando il suono delle parole sulla lingua.

“Quando lo lessi la prima volta,” ammette Santana, “pensavo che una quadriglia dovesse essere una specie di cibo francese. Chiesi ad abuela cosa fosse e mi disse che è una danza.”

Arrossisce un po’ nell’ammettere la gaffe a Brittany, ma lei la guarda come se avesse appena detto qualcosa di dolce.

“A me sembra più un gioco di carte,” dice Brittany. Sposta lo sguardo da Santana al libro aperto. “Hai già letto questo libro?”

Lo stupore nella sua voce fa arrossire Santana.

Rileggere un libro più volte non era così inusuale al cottage, ma probabilmente sembra strano per chi vive al circo, circondato da colori ed elefanti e pubblico, con più cose a intrattenerla di semplici parole stampate su una pagina.

“Non è il mio preferito,” spiega Santana, abbassando lo sguardo sui fiori all’altezza dei suoi gomiti, piuttosto che rivolgerlo a Brittany, la cui affettuosa attenzione la farà solo arrossire di più. “Ma è bizzarro. È una storia divertente da immaginare.”

“Quindi ti piace leggere?” le chiede Brittany con gentilezza, curiosa quanto Alice di scoprire la risposta di Santana.

Di fronte a qualcun altro, Santana sarebbe troppo in imbarazzo per ammettere quanto ama leggere, ma di fronte a Brittany, arrossisce un po’ e scrolla le spalle, timida ma non a disagio.

“Mi piace tantissimo leggere,” risponde dolcemente, guardando la copertina consumata tra le sue mani. “Io ed abuela andavamo d’accordo al cottage, ma spesso ci si poteva sentire sole in due e a volte tre col giardiniere. I libri mi facevano compagnia – mi sentivo come se stessi andando da qualche parte insieme a qualcuno quando avevo qualcosa da leggere.”

Controlla la reazione di Brittany e scopre che la sta guardando con gli occhi più penetranti che Santana abbia mai visto, sembrando in qualche modo distante, come se stesse ricordando qualcosa, ma anche davvero, davvero vicina a Santana, come se, più che sentirle, riuscisse a percepire il significato dietro alle sue parole.

“Devi aver letto un migliaio di libri,” commenta Brittany, e non è una domanda, ma un’osservazione. Suona totalmente riverente.

Santana sorride. “Più o meno,” afferma.

“Allora hai vissuto un migliaio di avventure,” dice Brittany e Santana quasi sussulta nel sentire all’improvviso la ragazza che è la figlia del lanciatore di coltelli comparare qualcosa così incredibilmente ordinario come un libro a qualche genere di avventura.

(Per qualcuno cresciuto al circo, la mondanità del cottage deve in qualche modo sembrare un mistero.)

(Per qualcuno cresciuto al cottage, la ragazza cresciuta al circo è essa stessa un mistero.)

Del calore fiorisce sulla pelle di Santana e si sente strana perché Brittany la sta guardando da vicino. Infila una ciocca di capelli dietro l’orecchio e ride un pochino fra sé e sé per essere così agitata.

“Alice ha una bella avventura,” dice, sperando di dirigere l’attenzione di Brittany verso il libro e non su di lei, se può. “Ecco,” va al sesto capitolo e sfoglia le pagine fino a quando non trova un passaggio particolare. Passa il libro a Brittany affinché lo controlli. “Leggi questo.”

Brittany non accetta il libro. Invece, sposta lo sguardo tra il dito di Santana che tiene la pagina e il suo volto – gli occhi, poi la bocca, e infine di nuovo gli occhi – espressione ancora stranamente riverente.

“Leggilo tu, tesoro,” dice a bassa voce.

In qualche modo, suona come se non avesse mai desiderato altro che ascoltare Santana mentre legge. Fissa il viso di Santana, vedendola nello stesso modo incommensurabile come mai nessuno prima, che è però sua abitudine quotidiana. Umetta le labbra e aspetta.

Sotto la sua attenzione, il momento si fa caldo e denso, come miele sciolto.

Santana deglutisce e stacca gli occhi da Brittany per osservare la pagina. La luce del sole colpisce la carta, così che Santana deve strizzare gli occhi per leggere.

“ ‘Stregatto,’ cominciò con un certo timore, siccome non sapeva se gli fosse gradito essere chiamato così: comunque, quello allungò un poco il sorriso. ‘Bene, fin qui è contento,’ pensò Alice, e soggiunse, ‘Mi vuoi dire, per favore, quale strada devo prendere per uscire di qui?’
‘Dipende in gran parte da dove vuoi andare’ rispose il Gatto.
‘Non mi importa dove –’ disse Alice.
‘Allora non importa nemmeno quale strada prendi’ replicò il Gatto.
‘- purché io arrivi da qualche parte’ aggiunse Alice come spiegazione.
‘Ma da qualche parte ci arrivi di sicuro’ disse il Gatto, ‘se vai sempre avanti senza fermarti.’”

Santana si ferma per vedere la reazione di Brittany al passaggio e scopre che la sta osservando attentamente con la stessa insolita espressione adorante di ieri dopo che Santana ha starnutito sul treno, la bocca aperta in una piccola o e gli occhi così teneri che Santana potrebbe affondare dentro di essi.

Quando Santana cattura gli occhi di Brittany, lei ride silenziosamente, divertita da qualcosa, e distoglie velocemente lo sguardo, troppo timida per continuare a fissare. Le sue lunghe, leggiadre dita si avvolgono intorno a svariate valeriana greca e coglie i fiori dallo stelo.

“Sei veramente brava,” si complimenta ancora una volta con naturalezza.

(Qualcosa si comprime nel petto di Santana.)

“Grazie,” risponde Santana inebetita.

Brittany fa un sorrisetto. “Alice non dovrebbe chiedere consigli ad un gatto, comunque,” dice con praticità, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Davvero? Tu credi?” Santana ride, desiderosa di ascoltare il ragionamento di Brittany.

Brittany annuisce. “I gatti sono degli enigmi a quattro zampe,” spiega. “Non puoi aspettarti che qualcosa così sinuoso possa darti una risposta chiara su qualsiasi cosa. Avrebbe dovuto chiedere a un mulo piuttosto. Oppure a una mucca del Jersey – sono robuste.”

Santana quasi non sopporta di adorare Brittany così tanto, e cade all’indietro dove siede, crollando in un letto di fiori selvatici.

“Britt!” geme, lamentandosi perché Brittany è così perfetta.

Brittany continua a giocherellare con la valeriana greca, attorcigliandoli tra le dita. “Che c’è?” dice innocentemente, anche se sa bene di aver divertito Santana e addirittura arrossisce. Tenta di sopprimere il suo sorriso compiaciuto, ma fallisce miseramente.

“A volte sei proprio impossibile,” Santana mette il broncio.

“Dovresti continuare a leggere,” dice Brittany, scuotendo i capelli sul volto in un vano tentativo di nascondere le guance rosee e l’espressione elettrizzata.

Per un secondo, Santana pensa di alzarsi a sedere per baciare Brittany – sul naso e sulla guancia e alla fine sulle labbra – ma poi si sente troppo timida per farlo, anche se l’ha già baciata ieri dentro la tenda. Si accontenta di dare un colpetto con le dita dei piedi alle sue gambe, stuzzicando Brittany e allo stesso tempo desiderosa di essere più coraggiosa. Con riluttanza ricomincia a leggere e si ripromette di trovare il coraggio di baciare Brittany prima di risistemare il libro nella sua borsa, agitandosi un po’ al pensiero.

Brittany intreccia ghirlande di fiori selvatici mentre Santana le narra gli eventi del tè del Cappellaio Matto, l’eccentrica storia del Ghiro, e i giardinieri della Regina che dipingono di rosso le sue rose. Appena Santana arriva alla riga dove appare la Regina e i giardinieri vanno nel panico, Brittany allunga le braccia verso di lei, incoronandola con la sua creazione, il suo buffo sorriso felino agli angoli della bocca.

“Sua maestà la regina Cleopatra,” annuncia Brittany regalmente.

Santana ride e serra il libro, tenendo il pollice come segno. I fiori sono freschi e leggeri sulla sua fronte. Riesce a vedere piccoli ciuffi blu e bianchi oltre le ciglia quando alza lo sguardo. Raddrizza il collo, per mantenere la corona in testa e Brittany sembra felice.

“Ti va di leggere un po’?” chiede Santana, porgendo il libro a Brittany, invitandola ad accettarlo. Posa il libro sull’erba di fianco alla mano.

(Santana ama ascoltare Brittany parlare di qualsiasi cosa.)

(Riesce solo a immaginare quanto le piacerebbe sentirla parlare di folli partite di croquet e tartarughe finte.)

Gli occhi di Brittany si spostano da quelli di Santana alla sua bocca al libro e di nuovo agli occhi di Santana. Morde il labbro, facendolo arrossire, e scuote la testa, in imbarazzo.

“Non so leggere, tesoro,” dice con voce debole, dita che si avvolgono intorno a dei ciuffi d’erba all’altezza del suo gomito. Non guarda Santana, ma le proprie ginocchia, ancora distesa di lato, come se si fosse adagiata su un divano.

Anche se Santana conosce Brittany solo da pochi giorni, la conosce abbastanza bene da capire che è imbarazzata. In qualche modo, l’imbarazzo di Brittany alimenta quello di Santana – non perché Brittany dovrebbe essere in imbarazzo del fatto che non sa leggere, ma perché Santana non avrebbe dovuto chiederle qualcosa che l’avrebbe fatta sentire a disagio. Il padre di Santana le aveva insegnato di non dare mai per scontato che tutti avessero ricevuto la sua stessa istruzione.

Santana tenta di dire qualcosa, come una bambina che scatta a raccogliere delle biglie uscite da una borsa prima che si disperdano in direzioni diverse, scomparendo sotto i mobili e infiltrandosi negli angoli.

“Potrei insegnarti un giorno,” non riesce a trattenersi, ma poi crede di suonare altezzosa, “ – se ti va,” si corregge velocemente.

Brittany guarda Santana come se fosse un qualche miracolo, con così tanta devozione nei suoi occhi che Santana pensa che potrebbe sciogliersi.

“Mi piacerebbe molto, tesoro,” dice Brittany con un tono basso e appassionato che Santana non ha mai sentito prima. Dà un altro strattone a quel luogo nel petto di Santana. Per un po’, Santana e Brittany si fissano, dimentiche del sole sopra di loro, del libro a terra e di qualsiasi cosa tranne del fatto che hanno appena promesso qualcosa l’una all’altra.

(Che Santana insegni a Brittany a leggere.)

(Sembra quasi qualcos’altro.)

“Ridatemelo.”

Il suono della voce gutturale di Quinn Fabray fa tornare Santana in sé, richiamandola al mondo al di fuori della loro promessa, ricordandole che c’è un circo e delle persone che ci vivono e che lei e Brittany hanno rubato il libro di Quinn.

Il suo cuore batte così selvaggiamente che crede che potrebbe scappare via da lei.

“Presumo che voi due pensiate di essere divertenti, a rubare il mio libro, non è vero?” dice Quinn, giungendo alla sommità dello spiazzo, tenendo la sua gonna alzata alle caviglie e con un’espressione affilata come un coltello sul suo viso mentre fissa Brittany e Santana, sdraiate su un letto di fiori selvatici ed erba. “Beh, non lo siete affatto. Ridatemi il libro.”

Allunga una mano verso di loro, come il custode di un ponte che attende il pagamento del pedaggio da parte di qualche viaggiatore.

Per un secondo, Santana rimane distesa e stupefatta a terra, sentendosi tremendamente in trappola e in colpa per aver rubato dalla figlia dell’uomo che intende comprare il circo, ma poi Brittany si alza di scatto in piedi al suo fianco e Santana si rende conto di quanto sia ridicolo rimanere seduta quando una persona in piedi richiede la tua attenzione: si alza anche lei, la corona di fiori di Brittany che scivola oltre l’orecchio destro, ma rimane altrimenti al suo posto.

Se Quinn raccontasse al padre o al signor Adams dell’indiscrezione di Brittany e Santana, potrebbero licenziarle dal circo, o farle finire in prigione. O per lo meno potrebbero farlo con Santana.

“Avevamo intenzione di rimetterlo al suo posto!” si affretta a dire Santana, per ricordarlo a se stessa e per chiarirsi con Quinn Fabray.

Quinn alza una delle sue perfette sopracciglia, espressione di ghiaccio. Studia Santana dalla testa ai piedi, riconoscendola come un’entità per una delle prime volte da quando si sono incontrate a Worthington.

“Fammi indovinare,” dice Quinn in tono piatto, “voi due avete trovato per caso la mia borsa a tracolla fuori dalla tenda e avete pensato di prendere in prestito il mio libro senza chiedere il permesso così che la signorina Pierce potesse leggertelo mentre marinavate qualunque genere di lavoro dovreste fare prima dello spettacolo pomeridiano. È così?”

Suona totalmente scettica e accusatoria e ha ragione su quasi ogni cosa, tranne una.

“Non stavo leggendo a Santana,” dice Brittany, come se la distinzione facesse tutta la differenza del mondo. “Lo stava leggendo lei a me.”

A quanto pare, fa qualche differenza, per lo meno, perché la bocca di Quinn si spalanca come quando Brittany si era rifiutata di farsi intervistare alla sezione delle tre tende. Quinn rimane stupefatta, come se non avesse mai visto Santana o qualcuno simile a lei prima.

(Forse è così.)

“Tu sai leggere?” chiede Quinn a Santana, meravigliata.

Sembra chiaramente impressionata.

Prima che Santana possa rispondere a Quinn, Brittany si affianca a lei.

“Santana ama leggere,” dice in quel suo modo un po’ così. “Ha letto un migliaio di libri e riesce ancora a ricordarsi le parti migliori, anche di quelli che non sono i suoi preferiti.”

È il genere di osservazione che solo qualcuno che guarda con attenzione una persona per lungo tempo e conosce i suoi segreti può fare. Una strana nota risuona attraverso la voce di Brittany. Santana la chiamerebbe quasi orgoglio, eccetto che non riesce a trovare una ragione per cui potrebbe esserlo.

“È vero?” chiede Quinn, non in tono di sfida, ma cercando sinceramente conferma. Guarda Santana e Brittany, colpita.

“Adoro leggere,” dice Santana con voce sommessa, fissando le dita dei piedi incastrate tra la valeriana greca e campanule viola slavato.

“È veramente brava,” conferma Brittany.

(Suona tantissimo come qualcos’altro.)

Quinn non potrebbe sembrare più timorosa nemmeno se avesse scoperto che Santana fosse in realtà una principessa spagnola scomparsa da lungo tempo. I suoi graziosi occhi verdi si posano di nuovo su Santana, vedendola sotto una nuova luce: ricorda una bambina ai primi passi che riconosce il suo riflesso nello specchio per la prima volta in vita sua. Quinn indietreggia da Brittany e Santana, spostandosi più in là lungo lo spiazzo.

“Non sapevo che la tua gente potesse… ,” inizia a dire Quinn, ma poi si interrompe, forse ricordando l’indignazione di Brittany quando aveva fatto riferimento a tali convenzioni prima.

Brittany si piega, recuperando Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie dall’erba, e lo offre a Quinn, del tutto docile.

“Grazie per averci prestato il tuo libro,” dice Brittany con gentilezza. “Mi è piaciuta la parte del gatto parlante.”

Quinn prende il libro, fissando la copertina come se si trovasse nel paese delle Meraviglie e il suo libro fosse l’unica cosa che ha portato con sé quando è caduta nella tana del coniglio. I suoi soliti muri paiono in rovina: Santana riesce a leggere ogni emozione di Quinn scritta chiaramente sul viso.

“Grazie, signorina Fabray,” mormora Santana, e quello sembra infrangere l’incantesimo.

Quinn sussulta.

“Buona giornata,” taglia corto, rivolgendo a Brittany e Santana un brusco cenno prima di ritirarsi lungo lo spiazzo e scomparire tanto velocemente quanto è apparsa, sembrando più piccola nell’andare che nel venire.

(“Bevimi.”)

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Santana viene colta di sorpresa quando, subito dopo la partenza di Quinn, Brittany la abbraccia, poggiando il capo sulla sua spalla come un vecchio cane che sistema il muso sul portico in entrata, e avvolgendo un braccio attorno ai suoi fianchi.

Tutto d’un tratto, dappertutto c’è Brittany – il profumo del vento, i punti duri e morbidi del suo corpo, e la vaga umidità trattenutasi sui vestiti e sulle punte dei suoi capelli. La abbraccia da dietro, respirando profondamente contro di lei, e si rilassa leggermente. È la seconda volta di oggi che Brittany l’ha tenuta in questo modo.

Inizialmente, Santana si irrigidisce, pensando alle regole e non avvezza a condividere con nessuno il suo spazio personale, e forse specialmente con Brittany, che ha un effetto così intenso su di lei che Santana riesce a malapena a spiegarselo, ma poi si lascia andare a questa vicinanza, trovandola meravigliosamente piacevole.

(Si sente incredibilmente a casa.)

“Non avevo intenzione di spaventarti, tesoro,” mormora Brittany, labbra così vicine alla pelle di Santana che riesce quasi a sentirle su di lei.

“Spaventarmi?” Santana ripete, intontita a causa di tutta quella Brittany attorno a lei.

“Pensavo che saremmo riuscite sul serio a rimettere il libro nelle borsa prima che si accorgesse della sua mancanza,” spiega Brittany, accoccolandosi di più a Santana. “Lo so che non ti piace finire nei guai con nessuno, tesoro. Sei così dolce che quando qualcuno è acido con te, non sai come comportarti.”

Sebbene nessun altro tranne Brittany chiamerebbe Santana dolce – o per lo meno nessuno al circo, o nessuno in vita – Santana riesce quasi a credere di esserlo, solo grazie al suono delle parole di Brittany nel suo orecchio. Quel senso di tensione nel petto di Santana si fa più insistente, come se Brittany tenesse il cuore di Santana attaccato ad un filo e lo portasse con sé ovunque vada.

“Non volevo che la signorina Fabray si arrabbiasse con noi. Proverò a non farci finire nei guai così spesso,” continua Brittany, facendo una promessa a Santana proprio come Santana ha fatto con lei.

(Sembra tantissimo qualcos’altro.)

(Santana accarezza l’anello di filo al dito, sovrappensiero.)

“Va tutto bene,” sussurra Santana, chiudendo gli occhi, solo per un secondo, e affonda sempre di più dentro Brittany, memorizzando la sensazione delle sue braccia attorno a lei, mentre Brittany la tiene al sicuro. “Non hai fatto niente di sbagliato. Sono io quella che ha letto troppo, comunque.”

La coglie di nuovo alla sprovvista quando sente Brittany rabbrividire dietro di lei, come se avesse trattenuto qualche preoccupazione dentro di lei e Santana l’avesse appena nominata, liberandola.

“Sei sicura?” chiede Brittany in una piccola voce.

Santana si volta un pochino tra le sue braccia e si accorge che Brittany ha un’aria triste, così preoccupata e desolata che Santana si chiede se il suo cuore potrebbe spezzarsi solo vedendo il suo viso. Chiaramente, Brittany pensa che quello che ha detto Quinn l’abbia agitata più di quanto abbia fatto in realtà.

“Oh, Britt,” dice Santana. “Va tutto bene – sul serio. Penso che Quinn comunque non farà la spia.”

Ed è la verità.

Quando all’inizio Quinn ha approcciato Brittany e Santana, era sul piede di guerra, ma quando se n’è andata, sembrava essersi mitigata. A questo punto Santana sarebbe sorpresa se Quinn menzionasse il libro preso in prestito al padre o al signor Adams. Vorrebbe che Brittany non si preoccupasse e cerca di dirglielo guardandola negli occhi.

Dapprima, il broncio di Brittany rimane fermamente al suo posto, perfino quando Santana le rivolge un sorriso rassicurante, ma poi nota il più indistinto fantasma di un sorriso agli angoli della sua bocca. Santana incrocia gli occhi per Brittany, facendo una faccia buffa, e alla fine le labbra di Brittany si contraggono, tradendola.

Ora che Santana sa che è capace di far sorridere Brittany se vuole, si finge seria. “Britt,” dice con solennità, “lo sai che finisco nei guai qualsiasi cosa faccia qui intorno.”

Ed è grazie a quello.

Il broncio di Brittany si trasforma in un sorriso a trentadue denti e ride contro i capelli di Santana, dita che premono sui suoi fianchi, solleticandola.

“Sei un guaio vivente, tesoro!” la punzecchia Brittany.

Santana strilla e si dimena, la sua corona di fiori che scivola quasi sopra gli occhi appena si gira di lato.

“Sei impossibile!” urla, sgusciando via.

“Ma non è vero, tesoro! Ti ho dato un vantaggio!”

E così corrono.

Il loro scatto le porta giù dallo spiazzo e continuano lungo il terreno erboso, correndo così velocemente che a malapena sfiorano i fiori selvatici a terra. A un certo punto, la corona di Santana cade a terra, ma né lei né Brittany si fermano a raccoglierla.

Rientrano al campo di corsa, la città bianca molto più costruita adesso di quando prima sono fuggite col libro di Quinn. Alla fine, si fermano di scatto appena fuori la mensa, probabilmente perché sanno che dovrebbero sul serio svolgere qualche lavoretto adesso che si sono divertite e anche perché Brittany ha promesso a Santana che sarebbero state lontane dai guai.

(E anche perché hanno il fiatone.)

“Ti va bene se aiutiamo a preparare il pranzo?” ansima Brittany, piegata in due, mani sulle ginocchia, guance di un rosso vivido.

Santana annuisce semplicemente, senza fiato e incapace di fornire una vera risposta.

Ma Jones non riesce a nascondere la sua incredulità quando Brittany e Santana si presentano alla mensa chiedendo del lavoro da fare.

“Volete aiutarmi a preparare il pranzo?” ripete, come se le loro parole non avessero senso.

Alza gli occhi dalla pentola di ferro che sta sfregando con una spazzola a setole spesse, guardando Brittany e Santana come se non le avesse mai viste prima.

“Una mucca del Jersey darebbe una risposta chiara ad Alice?” risponde Brittany, la sua espressione come sempre vuota quando dice una battuta.

(Santana ride; Ma Jones no.)

Ma studia attentamente Brittany e Santana, cercando qualche accenno di scherno. Quando non lo trova, si alza dalla panca. Anche se Santana potrebbe aspettarsi che Ma chieda dove siano rimaste nascoste quella mattina, non lo fa. Invece, indica loro un cesto poggiato su uno dei tavoli e mostra alle ragazze il contenuto: ossia, una gran quantità di carote.

“Beh, un po’ di mani in più potrebbero fare al caso mio,” dice secca. “Se non vi dispiace pelare queste, vi sarei molto grata.”

Tira fuori dal carro dispensa un paio di coltellini e un secchio in alluminio.

“Potete sedervi lì,” dice.

Indica una panchina lontana da lei e le ragazze della cucina, poi si ferma un attimo, rimuginando. Il suo sguardo si sposta tra Brittany e Santana, soffermandosi sull’orecchio ferito di Brittany, appena visibile fra i suoi capelli, prima di fissare i loro volti.

“Avete ricevuto la cena ieri sera, vero?” chiede Ma.

(Se Santana non fosse sicura, direbbe che Ma suona preoccupata.)

“Sì,” conferma Brittany. “Sam ce l’ha portata.”

“Grazie,” aggiunge Santana.

Ma scruta Brittany e Santana per un altro momento. L’ombra di qualche innominabile emozione passa sul suo viso e sembra quasi che voglia porre un’altra domanda. Però, annuisce semplicemente e ritorna a sfregare la pentola, facendo capire a Santana e Brittany che dovrebbero iniziare a lavorare. Santana forse se lo immagina, ma giurerebbe che Ma borbotta a bassa voce un Prego appena Santana e Brittany si allontanano da lei.

Santana attribuirebbe alla ferita di Brittany quest’improvvisa nuova gentilezza verso di loro, però il buonumore di Ma pare essere legato a qualcos’altro. Appena Brittany e Santana sistemano il loro cesto di carote e il secchio di alluminio sulla panca designata, Ma ritorna al suo lavoro, canticchiando.

(Per essere una persona che passa così tanto tempo a rimproverare la gente, ha una voce sorprendentemente gradevole.)

Mentre Ma normalmente rimane piuttosto indifferente ai pettegolezzi delle ragazze, oggi si unisce a loro allegramente, blaterando di come il signor Adams ha mandato così in grande stile un gruppo di stallieri a Correctionville con un intero giorno d’anticipo per chiedere ai pompieri di aiutare a lavare gli elefanti, suonando leggera e pimpante mentre parla. Santana non ha mai visto Ma Jones così piacevolmente colpita prima: può solo concludere che deve essere successo qualcosa che l’ha messa così di buon umore – o, piuttosto, che sia stata opera di qualcuno.

Vedere Ma di buon umore diverte Santana. Sorride mentre affonda il coltellino nella pallida buccia di una carota, rimuovendola e gettandola nel secchio. Sotto la panca, le dita dei suoi piedi e quelli di Brittany si danno dei colpetti nell’erba. Brittany le sorride di fronte a lei. Ritorna quel senso di tensione nel petto di Santana. Non centra il secchio pelando la prima carota, facendo cadere la scorza a terra.

(Brittany semplicemente ride un po’.)

Un affettuoso, bramoso sentimento la inonda al suono della voce di Brittany. Non riesce a credere di aver trascorso due mattine di fila insieme a lei. Tutto quello che succede sembra più bello quando Brittany è coinvolta. Vorrebbe che potessero stare sempre insieme e che Brittany non dovesse mai scomparire ovunque lei vada tra uno spettacolo e l’altro e durante i pasti.

“Hai intenzione di pranzare insieme alla compagnia?” chiede Santana, improvvisamente apprensiva e nervosa.

Brittany inclina la testa, leggendo Santana nel suo tipico modo profondamente pensieroso. Arriccia il naso e Santana sente una dolce stretta risuonare dentro di lei.

“Se ti fa piacere, sì,” dice Brittany e Santana annuisce perché le piacerebbe molto, sentendosi del tutto rapita da Brittany e interamente dolce per lei. Santana non riesce a pensare niente di meglio di stare insieme a Brittany a pranzo. Sorride, ricolma di un sentimento che non riesce proprio a definire.

In a cavern, in a canyon,
excavating for a mine,
dwelt a miner forty-niner
and his daughter Clementine

Quando Ma Jones inizia a cantare, sussulta – più che altro perché si era dimenticata che esistesse qualcun altro oltre a lei e Brittany.

Ma Jones ha la voce di una dea.

Mentre Rachel Berry trae evidentemente beneficio da anni di allenamento, il canto di Ma non è rifinito e sembra un caso fortunato. Santana non sapeva che Ma sapesse cantare, figurarsi in questo modo – come il rombo del tuono, dal profondo del suo petto. Mentre Rachel Berry ha l’acuta, leggera voce di un soprano, Ma Jones canta come fuoco, voce carica e dal timbro robusto.

(Santana non sapeva che due cose simili potessero essere così differenti, eppure così belle a modo loro.)

La canzone di Ma suona triste e felice allo stesso tempo. Narra la storia della figlia di un minatore – era la luce, e simile ad una fata – che finisce in qualche laghetto per far nuotare degli anatroccoli e affoga perché il suo amato non giunge in tempo a salvarla. Sebbene all’inizio la canzone sembri seria, Santana presto si accorge che è una parodia, intesa ad avere un effetto comico. Non le è per nulla familiare.

Oh my darling, oh my darling
Oh my darling, Clementine!
Thou art lost and gone forever
Dreadful sorry, Clementine*

Ma è quasi inconsapevole del suo canto, ma chiunque altro si ferma a quel suono, paralizzato.

Due sovrintendenti entrano nella mensa proprio appena Ma conclude il ritornello, portando una panca. La sistemano a fianco del fuoco, sbuffando per lo sforzo.

“È una canzone veramente bella, Ma,” dice uno di loro – Shane, il conducente del carro.

Shane la saluta col cappello dopo che lui e il suo compagno – il sovrintendente dalla pelle olivastra che aveva contrastato il predicatore sulla via centrale – trascinano la panca al suo posto. Ha un sorriso affabile, gli angoli dei suoi baffi sottili rialzati. Ma Jones gli rivolge un sorriso, ma non è luminoso.

“Grazie mille,” mormora Ma.

I sovrintendenti lasciano la mensa una volta finito il loro lavoro e Ma riprende a cantare, anche se lo fa a più bassa voce di prima. Santana cerca di ascoltarla tra il baccano del campo – i risolini pettegoli delle ragazze della cucina, lo schioccante crepitio del fuoco della mensa, il ronzio frettoloso di ali d’insetto, voci fantasma portate dal vento, uccelletti cinguettanti, i rintocchi dei martelli che risuonano da distante, vicino al tendone – e quasi li percepisce più di sentirli. La canzone risveglia qualcosa dentro Santana: pensa di non aver mai sentito niente di così splendido, nemmeno quando Rachel canta durante il suo atto.

Alla fine, Brittany pare accorgersi di dove Santana ha rivolto la sua attenzione. Dà un colpetto al suo piede, scherzosa, invitando Santana a guardarla. Quando Santana lo fa, trova che Brittany la sta fissando con un sorriso felice.

(Luminoso.)

“Com’è il paese delle Meraviglie, tesoro?” la punzecchia Brittany.

“Magnifico,” dice Santana, completamente seria.

“Canta quasi sempre meglio di Rachel,” dice Brittany rispettosamente, ed entrambe ascoltano, rapite dalla canzone di Ma.

Ma riesce a cantare altre due strofe prima che compaia nientedimeno che Sam Evans al limitare della mensa, tenendo il cappello fra le mani, già truccato e con un’aria particolarmente allegra ed entusiasta.

Piuttosto che annunciare subito la sua presenza, Sam fa qualche passo verso Ma, che gli dà le spalle, e inizia a cantare insieme a lei, prestando la sua voce alla melodia.

One day de wind was blowing awful
I took her down some old rye wine
and listened to the sweetest cooings
of my sunflower Clementine

Oh, my Clema! Oh, my Clema!
Oh, my darling Clementine
Now you are gone and lost forever
I'm dreadful sorry Clementine**

Quando la voce di Sam si aggiunge a quella di Ma, lei si raddrizza dove siede, ma non si volta o smette di cantare. Le ragazze ridacchiano, chiacchierando come storni. La canzone di Sam sembra diversa da quella di Ma, di un tono più basso, e racconta una storia simile alla sua, ma non la stessa. Sorprende Santana come le due differenti melodie si fondano bene insieme, la calda voce da baritono di Sam con il piacevole tuono di Ma.

All’ultima nota, Ma finalmente si volta per guardare Sam.

“Ken dice che servirebbe un po’ d’aiuto per spostare le botti,” dice lui con dolcezza, stropicciando il cappello tra le mani.

(Suona completamente come qualcos’altro.)

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Mentre Ma indica a Sam come sistemare i vari barili di fagioli a suo piacimento e Sam quasi inciampa sulle sue scarpe da clown fuori misura per poi riprendere il lavoro, Brittany inventa un gioco in cui lei e Santana tentano di lanciare le bucce di carota nel secchio da una certa distanza, dimostrandosi molto più abile di Santana.

“Sei sicura di tenere tutti e due gli occhi aperti, tesoro?” la prende in giro quando Santana finisce col far cadere un’altra scorza ai suoi piedi invece che nel secchio d’alluminio posato a terra a due piedi di distanza.

Brittany scaglia la buccia nel secchio con semplicità.

Santana mette il broncio. “Qual è il tuo segreto, Britt?”

Brittany scrolla le spalle, un sorriso malizioso stampato sul suo viso. “La buona mira è un tratto di famiglia, credo,” dice astutamente. Qualcosa balugina dietro i suoi occhi e poi si dilegua.

Santana sarebbe in disaccordo, ma la risposta di Brittany sembra abbastanza ragionevole.

Lancia un’altra scorza, mancando miseramente il bersaglio.

“È più difficile per i mancini,” si lamenta e Brittany semplicemente ride e ride.

Ci impiegano più tempo del necessario a pelare le carote e giocare, così che quando Brittany e Santana finiscono di lavorare, è quasi ora di pranzo. Ma ordina loro di raccogliere gli scarti ribelli da terra prima di permettere loro di lavarsi le mani per mangiare e le rimprovera – sebbene meno duramente del solito – per aver perso tempo col loro gioco.

Sam muove l’ultima botte dal carro dispensa proprio appena Brittany e Santana raggiungono la tinozza d’acciaio per ripulirsi le mani dagli umidi rimasugli di carota. Lo ascoltano mentre chiede a Ma Jones se può fare qualcos’altro per aiutarla in cucina e lei lo punzecchia accusandolo di voler rimanere nei paraggi per rubare del cibo prima che suoni la campana.

Santana si sente stranamente colpevole ad origliare Sam e Ma mentre parlano, anche riguardo qualcosa così innocente come il pranzo. Guarda a terra per non intromettersi, concentrandosi sui piccoli scarabei che strisciano tra l’erba mentre cerca di dimenticarsi il modo intenso in cui Sam e Ma si guardano e si ricorda invece le regole.

Quando la compagnia alla fine si raduna per il pasto, Brittany e Santana sono tra i primi a riempire i loro piatti. Oggi, Ma Jones serve un purè di cavoli, patate, carote, e mele essiccate, che nel complesso ha un colore spento, di un bianco slavato, tranne per le rondelle di carote che Brittany e Santana hanno pelato. Le ragazze occupano il loro posto sulla panca lontana e si siedono una di fronte all’altra, mescolando il cibo e aspettando che si raffreddi.

“Non mi hai preso un piatto, coccinella?”

Santana si era dimenticata dell’esistenza di Noah Puckerman fino a che non ha sentito la sua voce.

Sobbalza appena Puck siede sulla panca al suo fianco, un broncio sul suo viso, e guarda con invidia il suo piatto e quello di Brittany. Strizza gli occhi a causa dell’intensa luce del sole di mezzogiorno, sudando attorno alla fronte e agli occhi.

“Dove sei stato?” chiede Santana, voce che esce più aspra di quanto intenda.

Brittany guarda Puck e Santana, graziosi occhi felini vividi di una reazione che Santana non riesce a leggere.

“Sono appena tornato dalla città. Te l’ho detto prima di partire,” risponde seccamente. “Ti informo che sei famosa qui intorno, coccinella.”

“Famosa?”

Puck annuisce, soddisfatto di aver catturato l’attenzione di Santana. “Già. Ho sentito la gente al negozio e al bar parlare della ‘mistica Madame Rossetti’ che ha predetto la morte del milionario del Minnesota.”

Alle parole di Puck, del panico inizia a crescere dentro Santana: il battito del suo cuore accelera e si sente vacillare. “Stavano veramente parlando di me?” chiede, sperando che Puck intenda semplicemente prenderla in giro.

“Certo,” dice Puck, in apparenza soddisfatto, come se trovasse vantaggiosa questa nuova fama di Santana.

Santana impiega un po’ a ricordare che per Puck – e per il signor Adams e per il circo, in generale – la fama che lei guadagna significa un incremento degli affari. Puck non attende alcuna risposta da parte sua prima di alzarsi dalla panca, posando un palmo pesante sulla sua spalla.

“Vado a prendermi un piatto,” dice, allontanandosi dalla panca senza nemmeno un cenno a Santana o Brittany.

“Stai bene, tesoro?” chiede Brittany appena Puck scompare tra la folla. “Sembri pallida.”

Santana tenta di sopprimere la sua apprensione, ma quando parla, la sua voce trema un po’: “Dovrò leggere le carte oggi,” bisbiglia. “Dovrò dire a qualcuno che morirà.”

La bocca di Brittany si spalanca in una piccola o. Di certo la allarma sentire Santana parlare così francamente delle carte e del loro effetto. I suoi occhi guizzano tra quelli di Santana, come se Brittany non sapesse dove guardarla. Dopo un momento, si stabilizzano. Brittany chiude la bocca e fissa Santana con uno sguardo sicuro.

“No, non dovrai,” dice, stranamente certa.

Santana sa che Brittany vuole confortarla e la adora per la sua gentilezza, ma non può però scacciare il suo terrore per le parole di Brittany. La folle di Correctionville reclamerà la lettura dei tarocchi, e oggi non ci sono molte possibilità che dei predicatori violeranno come ieri il viale centrale e appariranno per salvare Santana dal suo destino. Santana dovrà leggere e, quando lo farà, pescherà la Morte. Quando pescherà la Morte, il suo cliente morirà.

All’improvviso, Santana non ha più fame.

“Invece sì, Britt. Va sempre a finire così,” dice Santana tristemente.

Brittany scuote il capo e inizia a sorridere leggermente. Il suo improvviso cambio di atteggiamento sorprende Santana, che non riesce a capire perché al momento sembri così compiaciuta di sé. Brittany colpisce il ginocchio di Santana contro il suo a lato della panca.

“Non deve andare a finire così, invece,” dice Brittany con entusiasmo. Si avvicina a Santana – lei ansima per questa nuova vicinanza e per un momento si chiede se Brittany abbia intenzione di baciarla, anche con così tante persone intorno – e abbassa la voce. “Adesso fai parte del circo, tesoro. Perché non metti in scena uno spettacolo?”

Santana corruga la fronte. Brittany sembra avere un’idea, e sebbene Santana non capisca ancora di cosa si tratti, sente un fremito comprendendo che tuttavia Brittany abbia comunque un’idea.

“Che genere di spettacolo?” chiede Santana, sussurrando come Brittany.

Brittany ha un sorriso da combina guai in viso e si avvicina ancora di più a Santana, che le loro guance quasi si sfiorano. “E se tu perdessi le tue carte oggi?”

Non è tanto una domanda, ma un suggerimento.

La comprensione giunge a Santana.

“Brittany, non posso!” obietta. “Il signor Adams le ha pagate – ”

“Non dovresti perderle veramente,” la interrompe Brittany. “Potresti semplicemente nasconderle e fingere di perderle quando arrivi alla fiera. Ken e il signor Adams non lo scoprirebbero mai. Potresti fingere che qualcuno te le abbia rubate – in quel modo, nessuno potrebbe prendersela con te,” dice scaltramente. Solleva una spalla, “Non puoi leggere le carte se non le hai, giusto?”

Santana cerca di analizzare le potenziali falle nel piano di Brittany, non perché vuole rifiutare, ma perché è nella sua natura preoccuparsi e non voler finire nei guai.

Certo, Santana mentirebbe raccontando al signor Adams e agli altri che qualcuno ha rubato le carte quando in realtà le ha solamente nascoste. Ma comunque, ognuno al circo sembra portarsi dietro una menzogna di vario genere tranne Brittany, e questa menzogna si rivelerebbe particolarmente innocua – quasi a fin di bene – forse ancora di più di quella per cui Santana finge di essere la moglie di Noah Puckerman.

(Puck dice che la verità ormai non ha più importanza.)

Per un momento, Santana si chiede cosa accadrebbe se il signor Adams venisse a sapere della sua bugia, ma poi arriva alla conclusione che non lo scoprirebbe mai, se nascondesse per bene il mazzo dentro la sua borsa da viaggio dove nessuno guarderebbe tranne lei – nemmeno Puck.

Almeno, fingere di perdere i tarocchi risparmierebbe a Santana di leggerli oggi, e quello potrebbe di per sé salvare una vita. Di sicuro Santana si sentirebbe giustificata nel dire una menzogna se le impedisse di pescare la Morte per un giorno.

“Giusto,” dice con calma, il sorriso combina guai di Brittany che si forma anche sulle sue labbra.

Per un lungo momento, lei e Brittany si fissano e basta, sorridendo come pazze alla genialità di Brittany e alla rinnovata speranza di Santana.

Solo quando Puck ritorna col piatto Santana si accorge che la mano di Brittany è scivolata sopra la sua sulla panca e si sottrae al suo tocco, improvvisamente conscia delle regole, regole, regole. Puck le osserva, sospettoso di qualunque segreto nascondano, ma non fa domande.

(Quello che non chiede non può ferirlo.)

“Ruberai la scena, tesoro,” le promette Brittany. Ha un’espressione deliziata, come la bambina che è riuscita a rubare delle caramelle da un barattolo di Natale senza che i suoi genitori se ne siano accorti. Santana scopre di riuscire a respirare di nuovo solamente guardandola.

Grazie al cielo Brittany l’ha salvata.

(Grazie ad ogni stella nel cielo.)

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Pranzare a fianco sia di Puck che di Brittany si rivela stranamente divertente per Santana. Mentre Puck ciarla su come l’emporio di Correctionville tenga solamente due marche di dopobarba, una delle quali secondo lui odora di “piscio di cavallo”, Brittany e Santana per lo più ignorano il suo sproloquio, e Brittany disegna figure sull’erba con le dita dei piedi mentre Santana cerca di indovinare cosa sono, mimando con la bocca le risposte a Brittany mentre Puck dà loro le spalle.

“Così chiedo al bottegaio se hanno qualcos’altro oltre alla roba sullo scaffale – ”

Un gatto?

Sì.

“ – e dice che può controllare nel retrobottega. Salta fuori che hanno la marca che preferisco, solo non avevano ancora rifornito gli scaffali. Mi ha fatto pagare un dollaro intero per quello, ma direi che ne è valsa la pena se significa che non devo puzzare come un’aia – ”

La luna?

No.

“ – allora l’ho pagato onestamente. Te lo dico, coccinella, a volte è dispendioso, essere civilizzato.”

Un cuore?

Sì.

“Coccinella, mi stai almeno ascoltando?”

(No, no, no.)

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Salutare Brittany è un evento tragico, anche se lei e Santana promettono di rivedersi allo spettacolo, se ce la fanno, e anche se hanno trascorso l’intera mattinata l’una in compagnia dell’altra. Rimangono all’ombra del carro dispensa mentre Puck porta per loro i piatti alla tinozza, e Brittany getta le braccia attorno al collo di Santana, affondando il volto nei suoi capelli.

“Sono gelosa del fatto che puoi trascorrere tutto il giorno in tua compagnia. Mi manchi prima ancora di essertene andata,” mormora.

Santana si abbandona al corpo di Brittany, caldo perfino all’ombra del carro dispensa, e respira l’odore di Brittany di un giorno estivo, volendolo memorizzare, per portarselo sempre con lei.

Annuisce, “Anche io.”

Quando la campana d’avvertimento suona e Puck viene a portare via Santana, Brittany fa scivolare la mano lungo il suo braccio, unendo i loro mignoli, e offre una piccola stretta a quello di Santana.

“Ricorda: ruberai la scena, tesoro,” dice nel suo modo un po’ così.

Santana spera che Brittany abbia ragione e che il suo piano funzioni.

(Brittany non ha mai dato un cattivo consiglio a Santana.)

Puck guida Santana lungo le file di tende, tenendola per il gomito con mano rude. Il suo tocco è spento, come se non vi appartenesse, ma Santana non lo scrolla via: continua semplicemente a camminare. Santana borbotta a Puck che ha bisogno di sistemare il costume prima dello spettacolo e quindi Puck attende fuori dalla tenda, lasciandola entrare da sola, probabilmente per cambiarsi i vestiti.

(Quello che Puck non chiede non può ferirlo.)

Santana serra i lembi della tenda dietro di lei. Si immerge nell’oscurità e nella privacy della tenda. Con respiro tremante, si china a fianco delle sue cose, togliendo il mazzo di tarocchi dalla sua sacca decorata con delle perline e poi nasconde le carte nel profondo della borsa da viaggio al di sotto dei suoi vecchi abiti civili e dentro una delle sue scarpe. Nel farlo, si sente come se stesse violando qualche luogo in cui non dovrebbe trovarsi, e trema d’agitazione, lasciando che Puck rimanga fuori il tempo necessario per macchinare l’inganno.

Con le carte ormai definitivamente “perse”, Santana afferra la sacca variopinta, respirando profondamente tra le labbra mentre si prepara a mettere in scena uno spettacolo abbastanza brillante da ingannare Puck, da ingannare Ken,da ingannare i clienti, e da ingannare l’intero circo.

“Sei pronta, coccinella?” chiede Puck appena Santana esce dalla tenda, sacca variopinta in mano, e lei annuisce, più speranzosa che assertiva.

A quanto pare per Santana risulta sorprendentemente semplice convincere Ken e il pubblico che qualcuno ha rubato le carte.

Santana sfrutta al massimo il tempo prima della fiera, mettendo a posto il padiglione, aprendo la sacca e stendendola come tovaglia, posando il sacchetto decorato con perline ormai vuoto all’angolo del tavolo, lisciando la gonna, sistemando i braccialetti al polso, e alla fine si siede per leggere proprio appena i primi clienti si affollano in coda di fronte al padiglione. Sopprime la sua apprensione, occhi che scattano tra Ken e la folla.

Fa parte del circo adesso.

Oggi Santana attira una fila così lunga che si estende lungo il viale centrale. Probabilmente include più di trecento persone – un numero del tutto impressionante, considerando la modesta grandezza di Correctionville.

Proprio come ha riferito Puck, la folla ciancia di quello che è accaduto a St. James, sussurrando il nome del signor Hammond e facendo menzione dei poteri di Santana come divinatrice del futuro. La fissano con occhi spalancati, guardinghi, controllando il diavolo sulla sua spalla e l’angelo dietro di lei. Santana si domanda cosa vedano: lei sa cosa prova.

Soy una actriz,” mormora a se stessa appena il primo cliente si presenta per la lettura.

Quando le chiede di leggergli i tarocchi, annuisce con il dovuto rispetto e prende il sacchetto con le perline al margine del tavolo. La mano scivola sulla stoffa, schiacciandola. Il sacchetto chiaramente non contiene nulla. Santana corruga la fronte, dipingendo confusione sui suoi lineamenti come si dipingerebbero dei campioni di acquerello su una tela. Solleva il sacchetto dal tavolo e lo mostra, evidentemente vuoto. Quando parla, si ricorda di fare attenzione al suo accento.

“Cosa? le carte!” dice, lanciando uno sguardo impotente a Ken mentre la folla attorno a lei inizia a borbottare.

“C’è qualcosa che non va, signorina?” chiede il cliente.

“Le carte!” ripete. “Le mie carte – sono sparite!”

La folla erutta in un chiacchiericcio interessato, ogni cliente che guarda il vicino con grandi occhi curiosi. Ken ondeggia fino al tavolo di Santana e le strappa di mano il sacchetto, per controllare che sia vuoto. I suoi piccoli occhi suini si restringono e controlla sotto il tavolo, come se il mazzo potesse essere semplicemente caduto a terra senza che Santana se ne fosse accorta.

“Cosa hai fatto?” la accusa, fissando Santana con un’occhiataccia furiosa.

“Non ho fatto nulla!” mente Santana, facendo del suo meglio per fingersi scandalizzata e spaventata da questa nuova e inaspettata serie di eventi. Spalanca gli occhi e dà un colpetto alla tovaglia, come se le carte potessero essere strisciate sotto di essa come un topo che si nasconde sotto una coperta.

“Dove sono?” grida Ken.

“Non lo so! Non lo so!”

“Le hai lasciate nella tua tenda?” chiede, avvicinandosi a Santana dal tavolo, parlando a denti serrati.

“Prima erano nel sacchetto!” dice freneticamente. “Qualcuno deve averle rubate!”

Alle parole di Santana, la folla trabocca di esaltazione, sussurri eccitati che si trasformano in urla e strilli esagitati. Il prospetto di un furto pare ancora più intrigante della cartomanzia. Le persone si mettono in punta di piedi e fissano a bocca aperta Santana, Ken, e il sacchetto vuoto che dovrebbe contenere le carte. Colpisce Santana quanto velocemente la loro attenzione sembra cambiare direzione. La colpisce ancora di più quando iniziano a raccontare la menzogna meglio di lei, i pettegolezzi che circolano tra la folla come del fuoco che si espande sull’erba secca.

“ – ho visto un tipo losco girare attorno al padiglione – ”

“ – è corso giù per il viale centrale – ”

“ – avrei dovuto capirlo che c’era qualcosa sotto, dato il suo aspetto – ”

“ – un tipo straniero – ”

“ – il suo amante respinto, tornato per rubare il suo mezzo di sostentamento – ”

Ken sposta lo sguardo tra Santana e la folla, valutando la gravità della situazione. Pare contento dell’interesse della folla nei confronti di Santana, ma agitato riguardo la prospettiva di quale effetto potrebbero avere le carte rubate per gli affari di Santana. Dà al sacchetto un’ultima stretta incerta e lancia a Santana uno sguardo d’avvertimento.

“Leggerà comunque i palmi!” urla al di sopra delle chiacchiere. “La sua fama come lettrice di palmi giunge fino al vecchio continente! Venite a farvi predire il vostro futuro, anche senza le carte!”

(Santana lascia andare il respiro che non si era resa conto di trattenere.)

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Santana non ha mai trascorso una fiera più piacevole. La notizia delle carte rubate si diffonde rapidamente lungo il viale centrale così nessuno le chiede di leggere i tarocchi. I suoi clienti sembrano trovarla perfino più misteriosa del solito, adesso che la considerano una potenziale vittima di un crimine: pendono dalle sue labbra, una certa paura interrogativa e intrigo che luccicano nei suoi occhi, e ascoltano affascinati il suo accento e le sue vaghe promesse con intensa attenzione.

La campana dello spettacolo suona.

Brittany.

Si sbarazza del personaggio di Madame Rossetti tanto velocemente quanto vi era entrata, diventando l’eccitata Santana Lopez, la ridicola ragazza che non vuole nient’altro che trovare Brittany Pierce, la figlia del lanciatore di coltelli.

Un fremito cresce dentro di lei, che si gonfia e trabocca, trasportandola velocemente dal padiglione attorno alla curva del tendone fino a dove si aspetta di trovare Brittany dietro le quinte. Il suo cuore batte al ritmo di Brittany, Brittany, Brittany, e sente così tanto e intensamente che si chiede se il suo petto semplicemente non si apra dal tentativo di contenere tutto. Vuole raccontare così tanto a Brittany del suo successo sul viale centrale e vuole così tanto Brittany che non riesce a fare a meno di sorridere, vibrando di felicità dalla testa ai piedi.

Quando si imbatte in Brittany che la sta aspettando al centro del backstage, quel sentimento nel suo petto diventa troppo grande e troppo brillante e troppo meraviglioso.

“Ehi, tesoro,” Brittany sorride, indossando il suo costume per lo spettacolo e con un’aria incredibilmente timida, un piede infilato con grazia dietro l’altro. “Ho sentito che hai avuto un grande successo alla fiera.” Le sue guance si tingono di rosa come se avesse detto qualcosa di sfacciato.

E, improvvisamente, sebbene Santana abbia pensato di avere un migliaio di cose da dirle, scopre di non riuscire a dirne nemmeno una. Adora troppo Brittany e le parole paiono così insignificanti di fronte a un sentimento così vasto. Si dirige verso di lei e le afferra i polsi.

Brittany le sorride. “Ha un’idea, tesoro?” la punzecchia e Santana annuisce e basta, trascinandola dietro di lei, verso i camerini, e si muove velocemente sopra l’erba ombreggiata, ebbra di così tanta eccitazione che riesce a malapena a gestirla.

Indirizza Brittany nella viuzza tra i camerini maschili e femminili – proprio la stessa in cui Brittany ha baciato Santana a St. James.

“Tesoro?” dice Brittany, perplessa.

Ma poi Santana la bacia, tenendola ancora per i polsi, il battito del suo cuore così forte che sa che Brittany riesce a sentirlo attraverso la sua pelle. All’inizio, la bacia goffamente, la sua bocca che cattura più il mento che le labbra di Brittany mentre rimane in punta di piedi e si avvicina, ma poi Santana annuisce e muove le labbra contro quelle di Brittany, abbandonandosi a quella sensazione umida, calda, morbida e dolce. Il bacio le manda un brivido perfetto attraverso tutto il corpo e anche Brittany deve sentirlo, perché si lascia sfuggire un piccolo debole ansito, come se Santana l’avesse sorpresa nel miglior modo possibile.

Brittany tiene la bocca leggermente aperta e il bacio separa del tutto le sue labbra. Si anima come reazione al tocco di Santana e risponde al bacio. Esala tremante nella bocca di Santana, come se avesse dimenticato di respirare fino ad adesso.

Santana fa scivolare la lingua nella bocca di Brittany, muovendola contro la sua di velluto, e ritorna quel senso di accensione di ieri sera, divampando come la fiamma in un barattolo di una lampada a kerosene. Brittany sembra apprezzare il bacio e libera un sospiro attutito in risposta, affondando sempre più dentro di lei, fino a che Santana si dimentica quasi di ogni cosa tranne Brittany.

Si separano solamente quando hanno bisogno di respirare.

“E quello per che cos’era?” chiede Brittany inebetita e Santana sorride.

(Perché Brittany è assolutamente perfetta.)

“Grazie,” dice Santana senza fiato, portando le mani sui fianchi di Brittany, avvolgendola in un abbraccio, così che i loro corpi finiscono l’uno contro l’altro.

(È una cosa così insignificante da dire quando Santana vuole dire così tante cose infinite.)

Brittany deve comprendere il suo sentimento perché la bacia di rimando, catturando il labbro inferiore di Santana tra le sue e mordicchiandolo.

“Dobbiamo andare a esibirci, tesoro,” dice contro la bocca di Santana, probabilmente più per ricordarlo a se stessa che a lei.

“Certo,” dice Santana.

(Rimangono dove sono finché Ken urla i loro nomi, la sua voce che dal retroscena giunge fino ai camerini.)

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Se Santana ieri ha trovato divertente il numero dei cavalieri, oggi lo è ancora di più, dato che ha il piacere di parteciparvi insieme a Brittany. Dopo che Theresa le veste, Brittany porta un velo di un blu reale e Santana rosso. Entrano saltellando nel tendone, unite mignolo in mignolo.

Brittany tiene in mano una campanula – della stessa tonalità del blu smorto tendente al viola di una vena che scorre sotto la pelle pallida – e Santana un ammasso di fiori che brillano come bianche stelle sopra un cielo di campagna.

Rachel Berry rivolge uno strano sguardo a Brittany e Santana appena entrano in pista, come se quasi non le riconoscesse. I suoi occhi guizzano sulle loro labbra, poi sui loro occhi, e Santana sente improvvisamente di doversi spiegare, sebbene non capisca il perché.

Tiene più stretto il mignolo di Brittany appena piroettano sotto i riflettori, il pubblico che le acclama nei loro graziosi colori e con le gonne che si aprono a ventaglio attorno alle gambe fino a che i cavalieri neri si gettano su di loro e l’intero tendone rimane stupefatto, allarmato.

Santana non si accorge che Puck tenta di attaccarla, vestito di nero, fino a che gli occhi di Brittany le indicano dove guardare, e poi Santana grida e anche Brittany, entrambe che schivano Puck, che porta il suo sorrisetto demoniaco, soddisfatto del loro finto orrore.

Solleva la spada di legno verso il cielo e Brittany afferra completamente la mano di Santana invece che tenerla solo per il mignolo. Si aggrovigliano e il pubblico strilla per loro e corrono per il gusto di farlo fino a che i cavalieri blu fanno la loro comparsa per respingere i loro nemici.

Santana si diverte di più a osservare Brittany che guarda la battaglia piuttosto che guardarla, sorridendo ogni volta che Brittany saltella sulle punte dei piedi, e ridendo mentre fa le facce più comiche in risposta a un colpo o una parata.

“Woo-hoo! Buttalo giù!” grida Brittany.

“Butta giù chi?” chiede Santana, stringendo la sua mano, i loro fiori attorcigliati tra le dita intrecciate.

“Chiunque!” esulta Brittany, sorridendo e sollevando un pugno in aria.

(Quel senso di tensione nel cuore di Santana si fa così potente che resta senza fiato, sorpresa.)

I cavalieri neri sconfiggono i loro nemici uno ad uno e poi la musica cambia. I cavalieri neri si alzano da terra e si inchinano di fronte ai vincitori e la folla li acclama così rumorosamente che Santana si chiede se il baccano la renderà sorda: percepisce il suono oltre a sentirlo, urla che vibrano attraverso il suo petto, applausi che rimbombano sulla schiena e sulle tempie, diventando parte di lei, affondando nel suo sangue.

Brittany balza al suo fianco e porta Santana con sé.

Per un brevissimo istante, sente che potrebbero volare.

Ridono, mentre le luci del circo catturano il bianco dei loro occhi, illuminano le loro guance rotonde e scintillano sui braccialetti di Santana. Sente il suo cuore battere contro la pelle di Brittany e chiude gli occhi proprio appena raggiungono la massima altezza col loro salto, cercando di ricordarsi ogni cosa come se la sua mente fosse la macchina di un fotografo e lì potesse scattare un’immagine di questo momento per sempre.

Quando tutti i cavalieri, blu e neri, si mettono in fila e se ne stanno a spalle larghe fianco a fianco, tutti in ginocchio di fronte alle “bionde fanciulle,” Puck fissa Santana con il suo sguardo bramoso e lei si spaventa, non sapendo cosa farsene.

Fortunatamente, Brittany la salva, dandole uno strattone con la mano verso Sam nel suo bel costume blu. Entrambe offrono i loro fiori a lui, che sorride ampiamente in risposta, inebetito e canino. La bocca di Puck si spalanca per l’indignazione e Santana ride e Brittany con lei. Se la svignano per unirsi alla sfilata, ridendo per lo scherzo e per tutto il resto.

Santana si sente così, così felice che pensa di poter piangere di gioia.

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Il resto dello spettacolo pomeridiano procede senza intoppi e senza alcuna eccitazione tranne per quella solita del circo. Santana danza con una particolare grazia attorno a Puck e Rachel durante il numero dei gitani e poi guarda Brittany dall’apertura sul retro del tendone fare facce buffe per il pubblico mentre suo padre mira al bersaglio dietro di lei, tracciando la sagoma di Brittany coi coltelli senza una singola esitazione nel lanciare.

Dopo lo spettacolo, Santana ritorna alla zona residenziale del campo insieme a Puck e Rachel, cercando di non sorridere troppo mentre Puck si lamenta del fatto che ha donato il suo favore a Sam invece che lui.

“Beh, Sam si è battuto meglio di te, Noah,” dice Rachel gentilmente.

“Ma Brittany gli aveva già dato il suo!” si lamenta Puck.

(Santana tenta, ma non riesce a sopprimere il suo sorriso.)

“Ti ha battuto di brutto,” si corregge Rachel.

(Santana ride così rumorosamente che i clienti che stanno lasciando il viale centrale probabilmente la sentono fino al campo.)

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Puck aspetta fuori Santana mentre lei ripone gli attrezzi di scena e si lava il viso nella tenda. Una volta che Santana esce, Puck le viene incontro, la prende per mano e le bacia nocche, romantico quanto Oak di Hardy, eccetto con meno grazia e più saliva.

“Ken ha bisogno di me e dei ragazzi per riparare i recinti delle zebre,” dice, a mo’ di scusa. “Odio lasciarti sempre da sola.”

“Non sono sola,” non riesce a trattenersi Santana, così risoluta che sembra spaventare Puck, che la guarda come se fosse pazza. Santana fatica a dire quello che intende. “È solo… per dire che… non sarò da sola. Posso sempre andare insieme a Brittany. E sono sicura che Ma Jones o la signora Schuester avranno del lavoro per noi. Staremo da qualche parte,” farfuglia.

Puck studia Santana, preoccupazione impressa sulla fronte, come se pensasse che potrebbe fingersi coraggiosa per lui. Pare essere riconoscente nei suoi confronti in un modo che fa sobbalzare Santana sotto la sua attenzione.

(Non è sua moglie, per quanto lui pensi il contrario.)

(Giocherella con l’anello di filo al dito, sovrappensiero.)

“Brava coccinella,” dice Puck, accarezzando il gomito di Santana col pollice prima di avviarsi lungo la fila di tende. “Ci vediamo allo spettacolo serale,” le promette. Abbassa il cappello sopra gli occhi e li strizza contro la luce del sole pomeridiano, rivolgendo a Santana un ultimo sguardo attento prima di scomparire in una viuzza laterale.

Santana si dimentica di lui appena se ne va e torna invece a pensare a Brittany.

(Santana non riesce a ricordare a cosa pensava prima di incontrare Brittany.)

(Doveva essersi sentita sola allora.)

Vorrebbe essersi messa d’accordo con lei per incontrarsi da qualche parte dopo lo spettacolo, perché, a quanto pare, non riesce a trovarla, non importa quanto la cerchi. Dopo aver controllato la sezione delle tre tende e la partizione dei manifesti, Santana osa perfino inoltrarsi nella fila della tenda di Brittany, chiamandola per nome senza curarsi del fatto che il signor Pierce potrebbe sentirla o meno.

Dopo aver urlato il suo nome più volte senza ricevere risposta, Santana è abbastanza coraggiosa da premere l’orecchio contro la tenda dei Pierce, per controllare se sono in casa: quando non sente nulla all’interno della tenda – solo i suoni all’esterno – non può fare a meno di chiedersi dove potrebbero essere finiti il lanciatore di coltelli e la figlia. Decide di esplorare la mensa, speranzosa di trovare Brittany lì ad attenderla.

Brittany non è lì.

Però Ma Jones sì.

“Ragazza, o raccogli da terra la tua mandibola allentata e inizi a lavorare o fai sparire dalla mia cucina il tuo pigro didietro!” dice Ma, accorgendosi di Santana in piedi al margine della mensa, delusa e confusa nello scoprire che Brittany non si veda da nessuna parte. Quando Santana non si muove subito, Ma aggrotta la fronte, irritata. “Cosa pensi di fare?” chiede, incrociando le braccia sopra il grembiule.

Santana balbetta, “Io stavo… uh… cercando Brittany.”

Ma alza gli occhi al cielo, come se si fosse aspettata quella risposta da Santana e la disapprovasse. “Beh, la signorina Brittany ora non è qui, quindi è meglio che tu inizi a pelare queste patate per la cena” – indica un sacco di iuta pieno di protuberanze appoggiato a un tavolo vicino – “oppure vattene di qui e smettila di occupare spazio che potrebbe essere usato per lavorare.”

(Santana è sorpresa del fatto che Ma le offra una scelta.)

(Santana non riesce a fare a meno di notare che Ma suoni mite, come stamattina.)

Santana considera brevemente di lasciare la mensa mentre ne ha la possibilità, ma poi pensa che a volte è meglio rimanere in un luogo quando si spera di incontrare qualcuno perduto. Brittany ha sempre avuto più fortuna a trovarla di lei, comunque.

“Pelerò le patate, signora,” mormora Santana e Ma annuisce, chiaramente lieta.

Non è poi così male, lavorare in cucina – non quando Ma Jones e le ragazze la lasciano da sola, concedendole il tempo di pensare e aspettare Brittany. Santana siede da una parte del tavolo, loro dall’altra, senza parlare tra loro, sebbene le ragazze spettegolino tra loro e Ma come al solito.

Santana pela le patate in un secchio di alluminio, come sempre, attenta a far girare il coltello sulle curve del tubero, togliendo le radici e tagliando via quelle macchie marrone pallido dalla bianca superficie viscida.

(Se Quinn Fabray intervistasse Santana riguardo la sua occupazione nel circo, potrebbe rispondere chiromante, ballerina gitana e pelatrice di verdura professionista.)

Anche se Santana maneggia il coltello con attenzione, il lavoro attuale non richiede molti ragionamenti da parte sua, e finisce velocemente e facilmente a sognare Brittany ad occhi aperti.

Da quando si è concluso il numero dei cavalieri, Santana si è sentita assolutamente ridicola a causa di Brittany, come se non riuscisse più a smettere di sorridere perché lei è il suo segreto. Non riesce ancora a credere che qualcuno così perfettamente incantevole come Brittany voglia essere sua amica, e di certo non un’amica così cara, a cui dedica così tanto tempo.

Più Santana pensa a Brittany, più quel grande, luminoso, meraviglioso sentimento nel suo petto minaccia di fuoriuscire dal suo spazio, di oltrepassare il suo giardino e riversarsi fuori come dei fiori entusiasti che cercano di raggiungere il sole.

I looked on the singer fair,
my heart was at her feet
She sang of love, the old, old theme
in accents low and sweet
And then she sang a song
that made the teardrops start
She sang a song, a song of home,
a song that reached my heart

Home, home, sweet, sweet home
She sang the song of "Home, Sweet Home,"
the song that reached my heart***

Santana non si accorge che sta cantando fino a quando si piega per raccogliere una buccia di patata smarrita che le è accidentalmente caduta a terra e si raddrizza per scoprire che Ma Jones le sta sorridendo dall’altro lato del tavolo.

“Il signor Puckerman è proprio un ragazzo fortunato,” dice Ma, improvvisamente interessata a Santana come mai prima. Ha quel genere di sorriso che illumina tutto il volto, fossette profonde sulle guance, labbra graziose contratte come se nascondesse qualche delizioso segreto.

Santana sussulta, imbarazzata per aver iniziato a cantare ad alta voce senza rendersene conto – papà le diceva sempre che aveva una bella voce e così faceva anche il vecchio giardiniere, ma Santana sa che esiste un enorme grado di differenza tra intrattenere gli amici e la famiglia nel salotto al cottage e cantare come Rachel Berry o anche Ma Jones per l’intero circo – e confusa dal perché il canto abbia qualcosa a che fare con Noah Puckerman, che non l’ha nemmeno mai sentita cantare.

“Cosa rende Puck fortunato?” chiede, guance che si riscaldano di fronte al sorriso insistente di Ma.

Ma ride insieme alle ragazze della cucina come se Santana avesse posto una domanda sciocca e Santana arrossisce ancora di più. “Perché sei proprio cotta!” canticchia Ma e le ragazze della cucina ridacchiano rumorosamente a spese di Santana.

“Cosa?” chiede Santana, sentendosi terribilmente confusa.

Ma le rivolge uno sguardo significativo, gioendo della sua conoscenza superiore a quella di Santana. Sorride ampiamente e praticamente canticchia, “Ragazza, solo una pazza innamorata canta una canzone con un sorriso ebete come quello sul volto! Sei follemente innamorata e non c’è bisogno di negarlo! Sei innamorata di tuo marito!”

Sono innamorata di Brittany Pierce.

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Il canto degli uccelli sembra rimanere sospeso nell’aria. Il sibilo del fuoco svanisce. Il sangue nelle sue vene quasi smette di scorrere e il suo cuore finisce per arrestarsi all’improvviso, fermo durante la gara che ha corso tutto il giorno. Se il mondo si ribaltasse, se ne accorgerebbe a malapena.

Santana Lopez ama Brittany Pierce.

Tutt’un tratto, Santana ha in mano la risposta a tutte le domande che non ha mai nemmeno pensato di porre e sa di amare Brittany come conosce il proprio nome. Non è la semplice devozione di un’amicizia, ma un amore fiabesco come quello di Shakespeare e Malory – sebbene in qualche modo più profondo e migliore e più reale, al punto che Santana non riesce nemmeno a ricordarsi un tempo in cui non abbia amato Brittany, anche se si sono incontrate solamente quattro giorni fa.

Tranne che Santana non può amare Brittany.

Non può essere innamorata di lei – non come nelle fiabe – perché Brittany è una donna, proprio come lei.

Le donne non si innamorano di altre donne.

Come il cuore di Santana sa con tanta sicurezza di amare Brittany, la sua mente non riesce a comprendere questo fatto. Non ha mai sentito parlare di nessuna donna che ne amasse un’altra oltre all’amicizia, non l’ha mai letto in nessun libro, o nemmeno immaginato in una delle sue notti più febbrili. Una donna non offre a un’altra mazzi di fiori o le dona dei graziosi anelli.

(Tranne.)

Una donna non ne corteggia un’altra.

Le donne non si sposano tra di loro nelle chiese o in qualunque altro posto.

Santana deve essere la donna più dissennata e mal funzionante della storia del mondo, per essersi innamorata di un’altra. Deve essere l’unica a ritrovarsi in una situazione così difficile. All’improvviso, si sente come Alice che cade a testa in giù nella tana del coniglio, confusa da quale sia la retta via e certa che potrebbe non toccare mai più del terreno solido.

“Stai bene?”

Santana si era dimenticata che esistesse una persona come Ma Jones, o che qualcun’altro oltre a lei e Brittany esistessero, a dire il vero. Alza lo sguardo e trova Ma Jones che la sta fissando con un’espressione preoccupata, sopracciglia interrogative e bocca leggermente socchiusa: le ragazze della cucina siedono dietro di lei, in un silenzio turbato.

“Sei un po’ pallida,” dice Ma, studiando il viso di Santana.

“Non mi sento bene,” riesce a dire Santana, sebbene quella non sia nemmeno una mezza verità.

Il volto di Ma si fa più gentile di quanto Santana l’abbia mai visto. “Beh, hai pelato abbastanza patate. Perché non vai a riposarti prima dello spettacolo? Ken avrà qualcosa da ridire se pensa che ti ho fatto lavorare fino a star male prima dell’esibizione di questa sera,” dice, nascondendo solo parzialmente la sua gentilezza dietro un tono secco.

“Grazie,” mormora Santana, posando il coltello sul tavolo e alzandosi, i suoi movimenti meccanici come i trucchi a molla di Robert-Houdin.

Si accorge vagamente di lasciare la mensa o procedere a passi incerti verso la sua tenda, così immersa nei suoi pensieri che può solo combatterli, il suo cuore un nodo nel petto, il suo stomaco ribaltato ancora e ancora.

Una donna non ne ama un’altra.

Santana non si è mai sentita così stupida in vita sua. Come ha potuto il suo cuore tradirla con così tanta perfidia? Come ha potuto tradire Brittany, che ha sempre mostrato a Santana la più pura bontà cristiana?

Oh Dio.

Brittany.

Santana ha appena iniziato a immaginare cosa significherebbe per lei il suo amore per Brittany, ma si domanda all’improvviso cosa potrebbe significare per Brittany. Se scoprisse che Santana si è scioccamente innamorata di lei, cosa penserebbe? Come reagirebbe? Il fatto che Santana la ama è la cosa più inconcepibile del mondo. Come saprebbe Brittany dire qualcosa al riguardo? Il suo stomaco si stringe e per un secondo pensa che potrebbe star male.

Mentre i pensieri le passano per la testa, Santana svolta all’angolo in una delle viuzze della città bianca e vede un lampo di seta bionda come il granturco e blu cobalto usurato.

Brittany.

Santana quasi si getta nella via da cui è venuta, muovendosi così velocemente che non lascia nemmeno tracce sull’erba. Il cuore le balza in gola e il battito pulsa sulle tempie come le grancasse della banda del circo. Le vengono in mente nomi di tutti i santi di sua nonna.

San Isidro de La Guardia, El Santo Niño Labrador, Nuestra Señora el Abad, San Antonio de la Candelaria.

Santana non respira mentre ascolta i movimenti di Brittany – il fruscio dei suoi piedi sull’erba o il suono della sua voce che la chiama tesoro.

(Santana sente una stretta al cuore.)

Sebbene si sforzi ad ascoltare, Santana scopre solo il frenetico battito del suo cuore nel petto, il suo respiro – affannato come un uragano – e i suoni del campo e il vento estivo. Non può permettere che Brittany la trovi, non quando ha così tante cose da spiegare che non potrebbe mai spiegare.

In un giorno qualunque al circo, Santana non riesce a trovare Brittany da nessuna parte, per quanto la cerchi, ma oggi non riesce ad evitarla nemmeno per quell’attimo in cui venderebbe l’anima per farlo.

Deve correre.

Con il suo intero corpo all’erta, Santana inizia ad avanzare lentamente verso la via da cui proviene, verso la mensa. Una volta che arriva a metà della via, scappa, lasciando che i piedi la portino in cerchio attorno alla città bianca invece che attraverso di essa. Delle lacrime sorgono agli angoli dei suoi occhi e la gola si serra per la vergogna e confusione e rabbia, ma soprattutto per l’amore per Brittany, che fiorisce vasto, intenso, e profondo nel suo petto, impossibile da ignorare, per quanto Santana preghi Dio e tutti i suoi diavoli di poterlo sopprimere.

Brittany la odierà.

Brittany odierà Santana, proprio come fanno tutti quanti alla fine. Capirà che lei ha una maledizione – la più sciocca, impossibile maledizione che abbia mai colpito un’anima – e la chiamerà maledetta proprio come chiunque altro.

Santana si lascia sfuggire un singhiozzo appena raggiunge la tenda, aprendola con forza e incespicando fino alla branda, dove si accascia, esausta.

Brittany era amica di Santana – la migliore e la prima e l’unica – e poi lei ha dovuto rovinare tutto innamorandosi di lei.

Santana soffre internamente, come l’incavo di un osso ferito.

Riesce a malapena a respirare.

Il suo corpo trilla come una campana, ogni parte di lei tremante, anche se tenta di immobilizzarsi e tenere ferme la mandibola e le mani. Si sistema nella branda lentamente, come una madre metterebbe il bambino appena nato nella culla, e si volta sulla schiena, sudando attraverso la camicetta e deglutendo e deglutendo e deglutendo invano, cercando di rimuovere il gonfio nodo in gola.

“Sono innam – ,” inizia a dire, ma non riesce a concludere la frase, per paura che le parole lo rendano reale, come uno degli incantesimi fatati di Malory. Serra gli occhi, bloccando fuori ogni cosa e tentando di respirare.

Si sente come una donna pazza o qualcuno sperduto in mare.

Se solo Santana potesse schiarirsi le idee, penserebbe a qualcosa da fare in questa situazione, ma a quanto pare, riesce solo a pensare in cerchio, ogni cosa che ritorna al fatto che ama Brittany Pierce e non riesce più a immaginarsi di non amarla come non riuscirebbe a immaginarsi un mondo senza regole. Desidera dormire, esausta fino alle ossa. Si chiede se potrebbe scivolare nel sonno se tenesse gli occhi serrati e si concentrasse a calmare il suo respiro irregolare.

Sono innamorata di Brittany.

Sono innamorata di Brittany.

Sono innamorata di Brittany.

Giocherella con l’anello di filo al dito, sapendo che dovrebbe toglierlo e gettarlo via e dimenticarsi che Brittany gliel’ha donato perché era inteso ad essere uno scherzo, per quanto sia stato importante che gliel’abbia donato.

(Per quanto sembri così tanto qualcos’altro.)

Per un brevissimo istante, si chiede se forse non sia poi così male, amare Brittany, dato che niente di così felice potrebbe essere sbagliato, ma poi il pensiero le serra di nuovo la gola appena ricorda tutti quei momenti trascorsi con Brittany in cui si stava innamorando e poi improvvisamente era innamorata e si odia per non aver compreso che il suo cuore avesse già compiuto una scelta prima di potersene minimamente accorgere.

“Sono innam – ,” prova a dire di nuovo, ma le parole si soffermano sulle labbra, come tutti quei baci non dati che aveva intenzione di dare a Brittany negli ultimi giorni.

Un singolo singhiozzo strozzato esce dalla gola di Santana.

(Non ricorderà di addormentarsi e poi improvvisamente essere addormentata.)

(Non ricorderà il sogno che fa.)

(Non ricorderà di sognare baci per Brittany.)

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Quello che sembra solo un momento dopo, Puck poggia una mano sulla spalla di Santana.

“Sono le sei e un quarto, coccinella. Ora di svegliarsi,” dice con gentilezza, scrollandola dal letto.

(Si ricorda subito Brittany, indisposta e combattuta come quando era andata a dormire prima.)

Il momento successivo, Puck tira fuori una borraccia da qualche luogo che non riesce a vedere e la porta alle labbra di Santana, tenendola in mano mentre beve. Mette il broncio e corruga la fronte, un ampio, attento palmo posato sulla sua coscia.

“Come ti senti, coccinella?” chiede con dolcezza. “Ma Jones ha detto che ti sei sentita male dopo lo spettacolo pomeridiano. Se non stai ancora bene, dirò a Ken che non ce la fai a esibirti stasera e lo prenderò a calci se tenta di venire a prenderti.”

Santana ha raramente sentito qualcosa così dolce e stupido in vita sua.

Quasi inizia a piangere per quello e per Puck, dato che capisce per la prima volta che dovrebbe amare lui e non Brittany perché è la persona più vicina ad un marito che riuscirà mai ad avere ed è sempre stato gentile con lei – o almeno tanto gentile quanto Puck possa essere – dal giorno in cui suo padre è morto.

Perché quando lo guarda non prova nulla?

“Sto bene,” riesce a dire, anche se non è vero, più che altro perché non può sopportare di rimanere nella tenda sola coi suoi pensieri. Allunga la mano verso Puck e si lascia guidare da lui fuori dal letto.

Puck tratta Santana con incredibile gentilezza mentre la accompagna dalla tenda, portando con sé il sacco variopinto e il tamburello e la indirizza tenendola per il gomito allo stesso modo in cui aveva fatto il suo primo giorno al circo – prima ancora di incontrare Brittany Pierce e prima che accadessero tutte queste sciocchezze dell’innamorarsi di lei.

Le lancia delle occhiate preoccupate ogni volta che svoltano e la protegge per metà col suo corpo quando entrano nel viale centrale, assicurandosi che nessuno degli altri circensi la spingano mentre si dirigono al padiglione.

Quando lo raggiungono, Puck tira indietro la sedia per lei e la invita a sedersi, poi si reca da Ken, avvicinandosi a lui, per rivolgersi in un rude duro sussurro. I piccoli occhi neri di Ken si spalancano per qualsiasi cosa Puck gli dica e sposta lo sguardo fra Puck e Santana.

Sebbene Ken paia avere intenzione di discutere con lui, sopprime la lite appena Puck lo lascia con un’ultima parola feroce e scuote il pugno. Una minaccia. Paura sorge sul suo viso come dell’inchiostro che fuoriesce da una penna stilografica rotta. Il suo solito colore rossastro si dissipa e annuisce a Puck, che si allontana con solamente un cenno del capo.

Puck lancia un ultimo sguardo a Santana.

“Se hai bisogno di qualcosa, fai un fischio, coccinella,” dice seriamente.

Puck parte e Ken occupa il suo posto dietro al cartello di Santana, ma non le rivolge la parola, nemmeno quando suona la campana della fiera serale.

Il tempo sul viale centrale passa in uno stato di confusione per Santana. Fortunatamente, dal momento che le carte sono ancora “scomparse”, non deve leggere i tarocchi a nessuno, sebbene la sua reputazione di St. James e la sua straordinaria esibizione della fiera pomeridiana attraggano una ampia folla al padiglione per la lettura dei palmi.

Mormora ogni volta che parla coi clienti, promettendo assurdità e, peggio, bloccandosi nel mezzo delle frasi e dimenticandosi completamente di usare un briciolo dell’accento di sua nonna. Crede che qualcuno alzi la voce una volta, ma non sente una parola del rimprovero, sempre che lo fosse. Quando guarda tra la folla, si chiede se riescano a vederlo su di lei – che la misteriosa Madame Rossetti ami la figlia del lanciatore di coltelli – e si spaventa.

Santana offre uno spettacolo ancora più misero al tendone che sul viale centrale.

Proprio prima che la campana dello spettacolo suoni, dando il segnale ai cavalieri di salire sul palco, Santana si immagina che Brittany la trovi sotto i riflettori e sente il suo stomaco ribellarsi. Dato che non vuole vomitare davanti a tutti, si precipita dalla zona di backstage al recinto degli elefanti, piegandosi in due e stringendo lo stomaco tra le braccia. Qualcosa si muove dentro di esso e la sua gola brucia, ma non esce nulla.

“Santana?”

Non è Brittany perché non ha detto tesoro.

(Santana sente una stretta al cuore.)

Si volta e trova Rachel Berry dietro di lei, indossando già un velo rosso scuro e tenendo in mano un gambo cadente di un’aquilegia rossa come una bambina stringerebbe al petto una bambola durante un temporale notturno. Studia Santana con quegli occhi dietro ai quali si vede la solitudine del circo e allunga la mano, come se volesse posarla sulla sua spalla, ma poi la ritrae, perdendo coraggio.

“Puck ha detto che non ti sentivi bene,” dice Rachel a bassa voce. “Vuoi che chiami la signora Evans perché si prenda cura di te? È la migliore infermiera del campo.”

Santana si sente come se stesse correndo un passo dietro rispetto agli altri in una gara. Fissa Rachel. “Abbiamo perso la seconda campana dello spettacolo? E i cavalieri – ?”

Rachel la interrompe. “Se non stai bene, non devi continuare.” Si avvicina a Santana, entrando nell’ombra che la palizzata di legno del recinto getta sul suolo. Ha ancora un’espressione timida, come se Santana fosse un animale ferito che potrebbe morderla se si avvicinasse troppo.

“Ma cosa dirà Ken?” ribatte Santana, raddrizzandosi e pulendosi la bocca, anche se non ha alcuna ragione per farlo. Si sente stordita per essersi mossa così velocemente.

“Come minimo non sentirà la nostra mancanza durante il numero dei cavalieri. Con il gruppo delle cavallerizze nello spettacolo, abbiamo comunque più fanciulle che cavalieri, quindi nessuno sentirà la mancanza di noi donne gitane, per lo meno non fino al nostro numero,” dice Rachel con gentilezza.

Se si perde l’atto dei gitani, Brittany verrà a cercarla dopo lo spettacolo. Verrà a cercarla perché è troppo premurosa e troppo generosa e troppo preoccupata di come si sente Santana. Deve continuare così Brittany non si preoccuperà per lei, per evitare di parlarle.

“Mi esibirò – ,” dice Santana con risolutezza, zittendo Rachel quando tenta di intervenire. “ – sto bene!”

Rachel sussulta quando Santana parla seccamente, paura che in un istante sostituisce la sua apprensione.

“Beh, abbiamo già perso il numero dei cavalieri e la parata,” mormora, guardando dappertutto tranne che verso Santana, la tristezza nel suo viso più evidente di un momento prima.

“Chiamami quando è ora del numero dei gitani,” ordina Santana e Rachel annuisce, obbediente.

Rivolge a Santana un ultimo sguardo ferito prima di andarsene.

Santana rimane all’ombra del vuoto recinto degli elefanti per un bel po’, provando a respirare e tornando in sé. Si poggia contro le palizzate e cerca di pensare al percorso di fuga dal tendone più veloce per dopo lo spettacolo. Se salta la cena, forse Brittany non le parlerà – forse potrebbero sempre mancarsi per caso d’ora in poi.

Dopotutto, a volte il circo sembra il luogo più grande e solitario del mondo.

(Quella parte di Santana che sente ma non parla vuole solamente Brittany.)

Santana non sa se passano minuti o ore prima che Rachel Berry la chiami, facendole cenno da lontano di venire verso il tendone, ma quando ritorna in sé, scopre che il cielo ha assunto un colore rosso sangue, ombre che conquistano rapidamente il firmamento. Degli insetti punteggiano l’aria e dei grilli cantano canzoni tristi dal prato. Da qualche parte lontana, Matusalemme o una delle femmine emettono un barrito afflitto in attesa nel retroscena del tendone.

(Santana si ricorda di come Brittany sia mossa come luce e acqua, con grazia e agilità, nell’aiutare a lavare gli elefanti.)

(Il suo cuore soffre e prova la solitudine del circo per la prima volta da giorni.)

Giunge all’entrata del tendone appena in tempo per unirsi a Puck e Rachel per il numero. Puck le offre delicatamente il tamburello appena Ken li dirige verso il palco attraverso la porta. Puck la fissa come il ragazzino che si risveglia sempre in lui nei momenti più gentili.

Anche se Santana può dire che gli piacerebbe farlo, Puck non ha l’occasione di chiederle come si sente prima che entrino nel tendone sulla scia di un fragoroso applauso e favolosa musica tonante e si fermino al centro della pista voltando le spalle al pubblico.

“Signore e signori, dalle più misteriose regioni dell’Europa, vi presento un paio di gitani estremamente esperti nell’arte della pirotecnica! Per loro, il tocco di una fiamma non è altro che un’amorevole carezza! Si nutrono di fuoco e si lavano nello zolfo! Non preoccupatevi per quello che state per vedere. I nostri gitani sono a prova di fuoco! Guardateli domare le fiamme!”

Calano le tenebre e parte una nuova musica, misteriosa e sinuosa, come un serpente. Santana si muove al segnale, piroettando con un fruscio della sua gonna da gitana per avere di fronte gli spalti e scuotendo il tamburello, e si sente all’improvviso sbilanciata, come se non ci fosse nulla che vada bene in lei.

(Come se cercasse troppo ardentemente di volere una cosa quando in realtà vorrebbe qualcos’altro.)

I piedi sotto di lei si attorcigliano e un ginocchio cede, tutto d’un tratto instabile. Non ha il tempo di urlare prima che il fuoco passi quasi sulla sua faccia, così vicino che riesce a percepire il contatto e sentire l’odore caldo e metallico del kerosene nel naso e in gola. Un lampo furioso di rosso e giallo tinge l’aria proprio sopra i suoi occhi e lei cade attraverso la scia di calore, atterrando duramente sul polso e sopra il tamburello, che tiene ancora stretto, come se fosse importante.

La folla urla e Puck si precipita verso i secchi sul retro della pista, spegnendo in un baleno la torcia. Giunge a fianco di Santana prima che lei si accorga di essere caduta, mani che la prendono ai gomiti, mettendola in piedi.

“Tutto bene, coccinella?” chiede, puramente preoccupato e per nulla irato.

Santana si chiede se sta bene.

Le mani e i polsi le dolgono e il ginocchio brucia per il nuovo graffio. Le sue interiora balzano per la caduta, ma non sente scottature. Il fuoco no l’ha toccata. L’immagine della sua coda rossa si imprime nella sua mente e la odia e odia se stessa per essere stata così sciocca.

(Odia perché ha paura.)

“Sì,” dice con voce tremante, e sebbene il pubblico non riesca a sentire la debole risposta, la acclamano comunque vedendola in piedi, e soprattutto quando fa un cenno con la testa.

“Che ne dite di applaudire per i nostri gitani? Sta bene!” Will incoraggia la folla.

(Santana non sa se sta bene.)

Puck la guida fuori dal tendone, praticamente trascinandola.

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Santana si maledice per non aver capito di essersi innamorata di Brittany e per non riuscire nemmeno a capire come disinnamorarsi di lei.

La verità è che una certa ostinazione dentro di lei non vuole disinnamorarsi di Brittany e quella è la parte peggiore: che Santana vuole sempre troppo, troppo tutto, perfino quelle cose che non può avere.

Per quanto si senta sciocca per amare Brittany quando dovrebbe essere impossibile una cosa del genere, si sente anche profondamente e instancabilmente affezionata a lei, e più cerca di rimproverare il suo cuore per essere stato così incauto, più il silenzioso spirito ribelle in lei controbatte che non c’è più speranza, non ce n’è, ce n’è, quindi perché non può arrendersi?

Sul serio, come si potrebbe fare altro se non innamorarsi di Brittany Pierce dato che lei è migliore dell’eroe di qualsiasi libro e così bella e gentile? Sebbene Santana forse desideri poter dire altrimenti, non rinuncerebbe mai al suo tempo con Brittany, nemmeno se significasse poter fuggire da questo strano e impossibile amore per lei.

(Santana non riesce a ricordare chi era prima di amare Brittany.)

(Deve essersi sentita sola, allora.)

Anche se Santana lo negherebbe, prova ancora quella tensione persistente al cuore che la connette a Brittany, come se vi fosse qualche filo invisibile – che è forse il motivo per cui si ritrova diretta all’apertura del tendone per vedere il numero del lancio dei coltelli, sebbene sappia che non dovrebbe assolutamente farlo, non dovrebbe occupare il solito posto sul retro del tendone, rivestita di tenebre, ad aspettare Brittany, anche se farebbe meglio a correre via.

“Grazie, grazie! Grazie alla nostra Piccola Malibran! Adesso che abbiamo avuto la nostra musica, che ne dite di un po’ di pericolo? Signore e signori, lasciate che vi introduca a un pioniere specializzato nell’arte del lancio del coltello, la cui precisione è ineguagliabile nei nostri Stati Uniti! Vi presento il signor Daniel S. Pierce e la sua meravigliosa figlia, Brittany, direttamente dal cuore dell’Appalachia fino al Circo Itinerante J. P. Adams & Figlio!”

Per la disperazione di Santana, Brittany stasera è più bella che mai. Mentre di solito i suoi graziosi capelli biondi ricadono lisci attorno al volto, stasera sfoggiano una lieve onda perché si sono asciugati sotto il sole in giornata. Brillano sotto i riflettori, illuminandole il volto. Il più tenue rossore del calore del sole punteggia le sue guance e lei mostra un vero sorriso invece che il sorrisetto di scena, pura felicità che scintilla negli occhi, tanto che Santana riesce a vederla da lontano.

(Come si potrebbe fare altro se non innamorarsi di Brittany Pierce, la ragazza più meravigliosa del mondo?)

La tensione nel cuore di Santana è un dolore quasi insopportabile. Desidera così tanto senza sapere esattamente cosa.

E poi.

Brittany si rivolge al pubblico, compiendo una graziosissima riverenza, e infine si volta per occupare il suo posto al bersaglio – si volta verso il retro della tenda e manda un bacio verso l’oscurità.

Un bacio per Santana.

La fitta più dolce risuona nel suo cuore, nota vibrante e triste come un violino. Brittany le rivolge il suo sorriso più vittorioso e dorato – il vero e autentico sorriso di Brittany – un rossore che tinge le sue guance mentre si precipita a prendere posto per l’atto.

Santana scopre la sua mano posata sul cuore.

Ansima.

(Pensa che sia perché è sorpresa.)

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Santana riesce a compiere la sfilata finale solo perché Puck la tiene per il gomito con una mano mentre con l’altra fa roteare pigramente il correggiato acceso. Ogni volta che il correggiato si avvicina a lei, sussulta, odiando le fiamme come un prete odia il peccato e desiderando di poter essere in qualsiasi altro posto tranne il Circo Itinerante & Serraglio J.P. Adams & Figlio, anche solo per una notte.

Dopo lo spettacolo, Puck accompagna Santana all’aperto.

“Respira,” le ordina.

(Non si era accorta di aver smesso di nuovo.)

Puck la guarda con sincera apprensione e si domanda se non la sta vedendo davvero per la prima volta. Scosta una ciocca di capelli dal suo volto e posa un ampio palmo piatto sulla sua nuca, attirandola a sé così che lei si appoggi contro il suo petto, abbastanza vicina da riuscire a sentire l’odore muschiato del suo sudore e il suo calore sulla pelle. Preme un bacio nei capelli di Santana.

“Respira e basta, coccinella,” dice. “Domani chiederò alla signora Evans di occuparsi di te mentre mettiamo in scena lo spettacolo. Ti faremo stare meglio in un batter d’occhio – ”

“Non sono malata,” dice Santana ad un tono di voce abbastanza alto da zittirlo. La mano di Puck si immobilizza contro i suoi capelli, ma non dice nulla. “Sono solo stanca,” dice Santana. “E voglio tornare alla tenda.”

“Va bene,” risponde Puck confuso. “Posso accompagnarti alla tenda e puoi andare direttamente a letto, o ti potrei portare la cena – ”

Santana pensa che Puck non capisca.

“No,” dice fermamente. “Voglio tornare alla tenda con te.”

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Una ragazza non si innamora di un’altra ragazza, ma va bene che ti piaccia quello che ti piace.

Il paradosso si ripete ancora e ancora nella mente di Santana, come la canzone che non vuole abbandonarti, anche dopo che la banda ha smesso di suonare e sono trascorse ore senza musica. Guida Puck per mano attraverso il prato, la nuova oscurità della notte che li accerchia da ogni lato. Sorpassano le ombre degli altri circensi, ma per fortuna non Brittany. Santana percepisce una bruciatura dove la pelle di Puck tocca la sua.

Santana si è innamorata di un’altra ragazza, ma non le può piacere quello che non le piace.

Eppure.

Ha bisogno di innamorarsi di Puck tanto velocemente e facilmente quanto come ha fatto con Brittany. Se la casa nel suo cuore accogliesse un nuovo proprietario, allora potrebbe respirare e imparare a vivere di nuovo e non dovrebbe più preoccuparsi del fatto che Brittany la odi. Se si disinnamorasse di Brittany, allora loro due potrebbero rimanere amiche, se Santana imparasse ad amare l’uomo che sarebbe suo marito.

Puck è il ragazzo che ha salvato Santana da una vita sulla strada, che ha fatto in modo che gli avvocati di suo padre non avessero l’occasione di sfrattarla dal cottage prima che lei trovasse un altro luogo in cui stare, e che ha pianificato per lei il viaggio, il nuovo lavoro e nuova vita e nuovo nome – il suo nome.

È il ragazzo che vuole viaggiare con lei fino a Parigi e si mostra gentile con lei, anche se è strano per lui prendersi cura di qualcun altro oltre a se stesso.

È il ragazzo che ama il circo e il signor Adams più di quanto riesca ad ammetterlo.

È il ragazzino col sorriso ebete, con un aspetto tonto nel suo nero cappello floscio e abiti da gitano.

E Santana dovrebbe amarlo perché Puck è la persona che dovrebbe amare facilmente.

(Ma non è così.)

Quando raggiungono la loro tenda, Santana apre i lembi e trascina Puck dentro con lei, spingendolo profondamente in un’oscurità priva di colore e non preoccupandosi di chiudere i lembi della tenda dietro di lei prima di gettarlo sulla branda dalle spalle, provocandogli un grugnito sorpreso a causa della sua forza. Sebbene Santana si lamenti con Puck più di chiunque altro al mondo, l’ha raramente trattato così duramente.

“Coccinella?”

Se Santana si è innamorata di Brittany baciandola, può innamorarsi anche di lui allo stesso modo.

Posa le mani contro il suo petto, sentendo il gonfiore del suo respiro, e lo spinge ancora di più sulla branda, fino a quando lui si siede sul margine. Senza parlare, si posiziona sopra di lui, sedendo sul grembo, mani che afferrano il suo gilet da gitano. Sente l’odore acido e sporco e pepato del sudore su di lui.

Apre la bocca per parlare di nuovo, ma Santana non aspetta e preme la bocca contro la sua con così tanta forza che i loro denti si scontrano e un fremito di dolore scorre lungo la sua mandibola. Puck emette un gemito rumoroso in risposta, ma Santana lo zittisce, infilando la lingua nella sua bocca, dove non assapora per niente la dolcezza di Brittany – solo tabacco da masticare stantio a base d’erbe e calore vegetale.

(Il suo corpo è silenzioso come una biblioteca e chiuso quando si preme più vicino a lui.)

Sebbene Puck si animi in fretta e inizi a rispondere al bacio, bocca umida che si muove contro quella di Santana, lingua che entra nella sua bocca e mani che scivolano ai fianchi a tenere stretta Santana, attaccata a lui, Santana non sente affatto nello stomaco o da altre parti quel senso d’accensione che le provoca Brittany. Cerca di ricrearlo, baciando Puck con ancora più fervore, concentrandosi sulla sensazione della sua lingua contro la sua e i suoi sommessi gemiti di piacere sulle sue labbra, ma non importa quanto si sforzi, Santana non riesce ad accendere quel fuoco dentro di lei.

(Serra ancora di più gli occhi.)

(Non si era nemmeno accorta di averli chiusi.)

“Coccinella,” dice Puck in un profondo rantolo selvaggio.

E poi.

Percepisce pressione e calore contro l’interno della sua coscia, che non proviene da lei, ma da lui – un calore solido che la sfiora attraverso il tessuto. Le anche di Puck balzano per incontrare le sue dove sta a cavalcioni sopra di lui e quel calore solido si muove insieme a lui, pungolando la sua gamba.

Santana si ferma.

All’inizio, Puck sembra non accorgersi della sua reazione. Continua a spalmare baci sulle sue labbra e sulla sua mandibola, facendo scorrere il labbro umido contro la sua guancia e portando la sua vita ad incontrare quella di lui mentre ansima a pezzi la parola coccinella, la sua voce un ringhio in gola. Inizia a guidare Santana sulla branda, stendendola come una principessa addormentata sotto di lui, ma si ferma all’improvviso quando le nocche sfiorano le sue guance.

“Coccinella, stai piangendo? Cristo! Stai tremando.”

Santana non se ne era accorta fino a quando ha parlato.

Puck solleva il dito sul volto di Santana e toglie una lacrima. Non riesce a vederlo attraverso gli occhi serrati stretti, ma sente qualcosa che cede in lui.

“Per favore non piangere, coccinella,” la supplica, improvvisamente di nuovo quel ragazzino che piace così tanto a Santana.

“Mi dispiace,” Santana singhiozza e intende molto più di quello che riesce a dire – più cose di quante parole abbia per spiegare. Un tremore passa attraverso di lei e si accascia sulla branda, avvolgendo le braccia attorno a sé per impedire che quello che vi è nel suo petto si sveli. Le sue gambe formano nodo goffo sopra il grembo di Puck.

Vuole solo Brittany.

“Vado a prenderti un bicchiere d’acqua, coccinella. Che ne dici?” dice Puck, una nota di impotenza nella sua voce. Si scosta da dove si trova sotto Santana senza aspettare una risposta. “Torno subito,” dice in modo rassicurante e Santana apre gli occhi per sbirciare mentre si alza dalla branda, facendo scivolare le gambe per occupare il suo posto.

Lo vede offuscato attraverso le lacrime, profilo sullo sfondo di Castore e il Cancro attraverso l’apertura della tenda. Si piega più del solito nella tenda e le dà le spalle.

“Dammi solo un minuto,” dice in una buffa voce acuta e Santana chiude di nuovo gli occhi, scossa ancora fino alle ossa.

L’ultima cosa che Santana ricorderà è il fruscio della tenda di tela che si chiude dietro di Puck un po’ dopo quando emerge da essa, e poi il profondo tremito che scorre lungo tutto il corpo, dalla testa ai piedi. Soffoca un pianto doloroso e stringe con ancora più forza, sentendo freddo anche nella notte calda.

(Quando Puck ritorna con l’acqua che aveva promesso, trova che Santana si è addormentata.)

(E sta sognando.)

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*Oh my Darling, Clementine (Traduzione)

In una cava, in una gola
scavando in una miniera
dimorava un minatore nato nel ‘49
con la sua figlia Clementine

Oh mio tesoro, oh mio tesoro
oh mio tesoro, Clementine
sei perduta per sempre
sei andata via per sempre
sono così afflitto, Clementine

**Down by The River (Traduzione)

Un giorno il vento soffiava insistentemente
Le portai del vecchio vino di segale
e ascoltai i più dolci sussurri
della mia splendida Clementine

Oh, mia Clema! Oh, mia Clema!
Oh, mio tesoro Clementine
Adesso te ne sei andata e ti ho perduta per sempre
Mi dispiace così tanto Clementine

***The Song That Reached My Heart (Traduzione)

Guardai quella cantante bionda,
Il mio cuore era ai suoi piedi,
cantava d’amore, una vecchia, vecchia melodia
con un accento profondo e dolce
e poi cantò una canzone
che mi fece piangere
cantò una canzone, una canzone di casa
una canzone che toccò il mio cuore

Casa, casa, dolce, dolce casa
Cantò la canzone “Casa, Dolce Casa”
Quella canzone che toccò il mio cuore

  
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