Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: mahidevran    23/08/2013    1 recensioni
“ In ogni caso, devi sempre ricordare che tu hai il potere di fare cose che nessuna di noi può fare. ”
Madoka sgranò gli occhi, terrorizzata e spiazzata allo stesso tempo dalla nuova possibilità che le si apriva dinnanzi.
Era una possibilità incerta, piena di incognite e probabilmente destinata a fallire, eppure era l'unica rimasta.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Homura Akemi, Kyoko Sakura, Madoka Kaname, Mami Tomoe, Sayaka Miki | Coppie: Homura/Madoka, Kyoko/Sayaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  E d è soprattutto per questo che ti consiglio di pensarci bene, Kaname-san. Non vorrei che per qualche assurdo capriccio tu fossi costretta a pentirtene, un giorno. —
Madoka non aggiunse altro. Rimase in silenzio a fissare la tazza di tè e la fetta di torta impeccabilmente servite in un raffinato servizio di porcellana scintillante. Si sentiva la testa scoppiare e le guance andare a fuoco per l'imbarazzo. 
Sarebbe volentieri scoppiata in lacrime, ma non voleva assolutamente farlo. 
Voleva mostrare a Mami-san quanto anche lei potesse essere forte e sopportare l'amarezza di un rifiuto.
Sayaka, seduta al suo fianco, la guardava con occhi divertiti ed impietositi al tempo stesso. 
La sua ingenua amica aveva appena esposto senza più trattenersi tutta l'ammirazione che nutriva per la sua senpai, confessandole di voler diventare una ragazza magica proprio come lo era lei al più presto, in quella che aveva tutte le caratteristiche di una vera e propria dichiarazione d'amore.
Per quanto avesse provato a distoglierla dal tentare una mossa tanto azzardata, quella stupida non aveva proprio voluto saperne di cambiare idea, e perciò si era presa la ramanzina che tutti credevano inevitabile. 
Poco dopo lasciarono l'appartamento solitario ed elegante di Mami, per far ritorno a casa. 
La senpai rivolse ad entrambe un ultimo sorriso e, dopo essersi date appuntamento per il giorno seguente, rientrò.
Sayaka impiegò gran parte del tragitto a punzecchiare la sua miglior amica, che per la prima volta era stata rifiutata.
Madoka, dal canto suo, non faceva altro che arrossire e giustificarsi, affermando che la sua non era una dichiarazione di quel tipo.
Nella calda luce del pomeriggio, la studentessa più alta e allegra fra le due si impuntò improvvisamente sul marciapiede che stava percorrendo al fianco dell'altra. Kaname, dopo aver fatto qualche altro passo, si accorse di non udire più quelli di Sayaka, pertanto si voltò nella sua direzione. 
Il suo repentino cambio di espressione la fece allarmare. Quel viso sempre vispo adesso era rilassato, ogni suo lineamento reso duro dalle risate sembrava essersi sciolto sotto la luce del tramonto. Gli occhi blu come l'oceano erano persi al di là del parapetto che separava la strada da una vallata di terra incolta che portava al fiume che scorreva al centro di Mitakihara.
Ogni traccia dell'ilarità di qualche secondo prima era sparita, per lasciare posto ad un viso sognante ma anche terribilmente serio. 
— La verità è che ti invidio, Madoka. 
Anche io vorrei essere in grado di confessare i miei sentimenti come hai fatto tu ma... —
La giovane studentessa dai capelli rosa rimase in silenzio per qualche istante. 
Non aveva mai visto la sua miglior amica parlare in quel modo, né agire in quella maniera così pacata e matura. 
Inoltre, non le era mai giunta voce circa una sua eventuale cotta, il che contribuiva a rendere quel suo discorso ancora più surreale.
— Beh, non ho la forza di superare un rifiuto come hai fatto tu. Sono proprio senza speranze, eh? —
Aveva abbassato progressivamente il tono di voce, tanto che la sua interlocutrice udì a stento le sue ultime parole.
Madoka le si avvicinò, circondò il busto ben proporzionato dell'amica con le sue esili braccia, dopodiché posizionò il proprio viso sulla spalla dell'altra. Con un movimento impercettibile del capo confutò tutto quello che Sayaka aveva appena affermato.
— Non è vero, Sayaka-chan. Tu sei forte, molto molto più di me. Tu non ti arrendi mai. —
Passò poi a ricordarle di quando, all'asilo, l'appena conosciuta Sayaka-chan picchiava senza pietà tutti coloro che facevano piangere la piccola Madoka, e di come nessuno osasse più prenderla in giro quando lei era nei paraggi. 
La giovane dai capelli azzurri sembrò sollevata dai racconti della sua amica, tanto che scoppiò di nuovo a ridere, ricacciando indietro le lacrime che cominciavano a farsi strada verso le sue iridi blu.
— E poi tu hai la possibilità di essere ancora più forte. Kyuubey ha detto che tu ne sei capace! —
Sayaka arrestò la propria risata e ripensò alle parole che il piccolo alieno le aveva rivolto qualche giorno prima. 

 Sembra che anche tu possegga il potenziale adatto. 
Se dovesse venirti in mente un desiderio non hai che da farmelo sapere! 

Scosse la testa bruscamente, come a voler allontanare la vocina dalla sua mente, poiché subito dopo le parole di Mami sopraggiunsero a metterla in guardia e a raccomandarle prudenza. 
— Non pensiamoci più. Ce la farò con le mie sole forze! —
Portò i pugni in alto, agitando le braccia in modo tanto buffo quanto vigoroso, mentre cacciava urla da vera guerriera. 
Madoka scoppiò a ridere, e dovette ricorrere alle proprie dita per asciugarsi le lacrime che quello spettacolo le aveva provocato.
— Se non fossi in grado di fare una cosa così sciocca come potrei pretendere di proteggere te, dopotutto. —
 



 
La pioggia non dava segni di voler cessare. Da giorni Mitakihara era chiusa in una bolla grigia che non voleva scoppiare, bloccata in una dimensione senza più spazio né tempo.
La lapide scura usciva dal terreno come un sinistro presagio. 
Era circondata da molte altre, eppure sembrava essere l'unica su cui valesse la pena di versare tante lacrime di dolore poiché nessun'altro defunto era morto in circostanze tanto orribili. 
Madoka sembrava inconsolabile. I suoi occhi sempre distratti e dolci erano ormai solo varco per le calde lacrime del suo pianto, che pure non le lasciava alcun sollievo una volta terminato.
Si era abbandonata ai piedi del sepolcro della sua miglior amica quasi priva di sensi, poiché gran parte delle sue forze erano state prosciugate dalla disperazione. 
Una mano calda sulla sua spalla le intimava con tenerezza di lasciare quel posto, poiché la sua sola vista le avrebbe provocato ancora altro dolore. Altro dolore che lei non meritava affatto. Questo le aveva detto.
— Lei... Lei lo ha meritato? —
La voce rotta dal pianto fece risultare quelle parole quasi incomprensibili. Erano state pronunciate con rabbia, provocata dalla consapevolezza che quell'animo giusto e gentile era infinitamente migliore del suo, e pertanto non meritava nulla di simile. 
La ragazza alle sue spalle sospirò duramente, come se un peso sullo stomaco le impedisse di prendere aria.
Guardò coloro che si erano poste ad una certa distanza da loro due, in rispetto e timore del dolore di colei che più era vicina alla povera Sayaka. Sui loro volti scorse dispiacere, oltre che smarrimento. 
Persino Kyouko Sakura, che più delle altre aveva mostrato ormai di non avere più nulla di umano, teneva il viso basso per la vergogna e il rimorso. Era segretamente convinta di aver iniziato lei stessa la trasformazione in strega di Sayaka, respingendo la sua dichiarazione qualche giorno prima. 
Poco distante da loro ancora c'era l'unico che umano non era mai stato, l'unico che non poteva capire nulla di ciò che stava accadendo in quella scena di afflizione, pur essendone la causa principale.
Troppe volte Homura Akemi aveva visto gli eventi prendere la piega desiderata da lui. Troppe volte, per permetterlo ancora.
Afferrò il braccio di Madoka con forza e con uno strattone la strappò dall'oggetto del suo dolore. 
Mami, osservando un atto così violento nei suoi confronti, si riscosse subito dallo stato di torpore in cui era precipitata dopo gli ultimi eventi, ed avanzò verso di lei per farla desistere immediatamente. 
Kyouko la fermò con una debole stretta sul suo polso, riportandola al proprio fianco. Il suo sguardo mesto e greve fece il resto.
— Non puoi lasciare che la disperazione ti vinca. Tu non sei ancora morta! —
Homura la scuoteva, come nel tentativo di risvegliarla da un incubo che la tormentava. Madoka aveva smesso persino di ribellarsi e di piangere. Adesso rivolgeva solo lo sguardo perso e sconfitto verso l'immagine della Sayaka sorridente affissa sulla pietra sepolcrale. 
— Vorrei tanto essere morta al posto suo, allora. —
L'aria ferma fu falciata istantaneamente da un suono sordo che, nonostante la brevissima durata, provocò un vistoso eco.
Madoka era di nuovo a terra, con il viso voltato nella direzione opposta a quella della tomba di Sayaka. 
Il braccio di Homura era ancora sospeso nell'aria. Il volto era chino e, mentre le prime lacrime cominciavano a rigarle la pelle diafana, diede finalmente libero sfogo alle sue pene.
— Sei una stupida egoista! Non capisci quanto sei preziosa per la vita degli altri? 
Non permetterò che tu faccia la stessa fine, mai e poi mai! —
Mami si liberò finalmente dalla presa di Kyouko per correre verso Madoka, ancora in terra, ma che aveva ripreso a piangere unitamente ad Homura.
La più grande rivolse uno sguardo di astio alla ragazza dai lunghi capelli neri ma non parlò. Si rivolse invece a Madoka.
— Faremo tutto ciò che è in nostro potere per fermare Walpurgis. Non saranno necessari altri sacrifici, te lo prometto. 
In ogni caso, devi sempre ricordare che tu hai il potere di fare cose che nessuna di noi può fare. —
Quella sembrò credere alle parole della senpai, eppure non riusciva a fermare le lacrime.
Mami la condusse lentamente via da quel luogo, al fianco della ragazza dai capelli rossi, sfruttando il momento di relativa tranquillità che la giovane Kaname stava attraversando. 
Kyouko, prima di seguirle, lanciò un'ultima occhiata a quello spettacolo degno delle tragedie più struggenti. 
La lapide di Miki Sayaka era di nuovo sola ed immersa nel silenzio e poco distante, in un'immobilità quasi allarmante, se ne stava Akemi Homura, colei che probabilmente soffriva più di chiunque altro in quella faccenda ma per motivi che ancora non era riuscita a comprendere.
— Perdonami... Sayaka. —
 


 
 
Hai mentito! Erano tutte bugie! —
Madoka indietreggiò di fronte al corpo ormai senza vita di Mami. Kyouko lo adagiò ai suoi piedi, poi tornò a combattere, ricoperta di sangue.
Il viso sereno di Mami era irrazionalmente bello anche in quello scenario di disastro e morte, mentre il suo era solo straziato dalla disperazione più nera. Persino nella morte la sua senpai rimaneva un esempio.
Dopo essersi allontanata di qualche passo, Madoka crollò sulle proprie ginocchia e pianse senza lacrime, abbandonandosi piuttosto a violenti singhiozzi ed urla strazianti.
Quando trovò il coraggio di avvicinarsi al cadavere di Mami lo fece stendere sulle proprie gambe, mentre con la mano le accarezzava delicatamente i bellissimi capelli biondi.
— Stavi mentendo in quel momento, vero? Non era vero che non ci sarebbero più stati sacrifici... —
Il suo mormorio appariva privo di senso persino a sé stessa, poiché mai più la senpai avrebbe potuto risponderle. 
Forse stava davvero impazzendo.
Alzò lo sguardo e vide il campo di battaglia colmo di macerie dove Homura e Kyouko ancora combattevano con le loro ultime forze. La strega più potente di tutte distruggeva tutto ciò che incontrava sul suo cammino, inarrestabile.
— Davvero un disastro, eh? Un vero peccato. Avevano buone possibilità con Mami, ma ora... —
Madoka fu come ridestata da una voce che irruppe all'interno della sua mente senza preavviso. 
Non fu sorpresa tuttavia di scorgere Kyuubey al suo fianco. 
— Vuoi dire che non ce la faranno? —
Il piccolo alieno bianco agitò la coda voluminosa, senza distogliere lo sguardo cremisi dalla scena di battaglia che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
— Guarda tu stessa, Madoka. —
Un nodo insopportabile ed opprimente le impedì il respiro. 
Adesso la verità era così chiara e palese da risultare dolorosa, ed era resa tanto più dolorosa quando le ritornavano alla mente i momenti in cui avevano rifiutato quella conclusione con tutte le loro forze, in cui si erano illuse di potercela fare, tutte insieme.
— Ma io... cosa posso fare? —
Chinò il proprio busto sul corpo esanime di Mami, e versò le sue ultime e silenziose lacrime.
 
In ogni caso, devi sempre ricordare che tu hai il potere di fare cose che nessuna di noi può fare. 
 
Madoka sgranò gli occhi, terrorizzata e spiazzata allo stesso tempo dalla nuova possibilità che le si apriva dinnanzi.
Era una possibilità incerta, piena di incognite e probabilmente destinata a fallire, eppure era l'unica rimasta.
Kyuubey sembrò percepire quel cambiamento nel suo animo, perciò le si parò davanti, pronto ad accogliere qualsiasi richiesta da parte sua.
La ragazza sorrise a Mami, accarezzandola un'ultima volta, poi trovò la forza di mettersi nuovamente in piedi.
Guardò Homura e Kyouko, che erano pronte a morire pur di mettere fine a quell'incubo che le aveva coinvolte tutte senza preavviso. Si rivolse infine ad Incubator, poiché finalmente aveva in mente ciò che voleva più di ogni altra cosa.
Ciò che solo lei poteva fare, l'unica soluzione che avrebbe reso tutte loro felici.
— Allora, Kaname Madoka, qual è il desiderio per cui pagherai con la tua anima? —
— Voglio rinascere insieme a loro, per poterle rincontrare in un mondo... privo di streghe. —



 
 
Madoka, svegliati! Hitomi e Sayaka sono arrivate! —
La voce squillante di Junko Kaname attraversò in men che non si dica tutta la casa,
arrivando fino alla camera di sua figlia. 
Questa si lamentò sommessamente sotto le coperte, ma non appena udì i nomi delle sue amiche, si buttò immediatamente giù dal letto.
Cercò di essere pronta nel minor tempo possibile, dopodiché uscì di corsa di casa.
Sempre di corsa percorse il tragitto che separava casa sua dall'istituto Mitakihara, scusandosi con le altre due per aver causato anche il loro ritardo, col poco fiato di cui ancora disponeva.
— Accidenti, ti eri dimenticata che le vacanze finivano oggi!? —
Sayaka, che tra le tre era la più atletica, stava loro davanti
e poteva prendersi il lusso di indulgiare in ramanzine e lavate di capo
volte a rimproverare ulteriormente la sua miglior amica.
Quando arrivarono a destinazione erano rimaste completamente senza fiato, tanto che Hitomi fu costretta ad appoggiarsi al cancello del cortile per sostenersi ancora. Sayaka punzecchiava quest'ultima, scherzando sulla scarsa probabilità di trovare un uomo interessato a sposare una donna così poco atletica.
In quel momento una ragazza dai capelli neri e dalla pelle bianchissima passò proprio davanti a loro. 
Madoka ebbe l'impressione che quella bellissima sconosciuta si fosse fermata a guardarla per qualche istante,
ma non osò confessare il suo sospetto alle due amiche poiché temeva potessero ridere di lei.
I suoi capelli accarezzavano l'aria e quest'ultima li ringraziava accompagnandoli e avvolgendoli in un'aura di impalpabile armonia.
— Che bella ragazza! La conosci? —
Sayaka dovette ripetere la domanda una seconda volta e con un tono più acceso per far sì che Madoka le rivolgesse finalmente la sua attenzione.
— N- No... cioè, io-.... —
Hitomi cacciò un urlo avvilito quando vide l'ora sul gigantesco orologio posto sulla torre dell'istituto, proprio per permettere a tutti gli studenti di tenere d'occhio l'orario, dopodiché corse via come in preda al panico.
Madoka e Sayaka, che in parte condividevano il suo stesso timore, le corsero dietro subito dopo senza, tuttavia, riuscire a trattenere le risate.
   
 
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