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Autore: Sophie Pratt    23/08/2013    2 recensioni
Il campanile vicino iniziò i dodici rintocchi che lo separavano dalla mezzanotte.
“Senta, sappiamo che ha fatto un patto, dieci anni or sono. Non sappiamo il perché, ma non importa. Tra poco i cerberi le saranno alle calcagna..."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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I suoi passi affrettati  risuonarono  violentemente nello stretto cunicolo deserto.
Erano le 23:57 del 13 settembre.
Sherlock correva a perdi fiato in cerca di una via di fuga.
Si fermò ansante. Il cuore gli martellava selvaggiamente nel petto, tanto che per un momento temette che sarebbe esploso.
Altri passi risuonarono dietro di lui.
Passi umani.
Si voltò di scatto, la rivoltella alla mano.
Due uomini si stagliavano davanti a lui.
Uno alto, con folti capelli castani, che l’uomo tentava di sistemare dietro alle orecchie rotonde, con scarso successo. I capelli ricadevano infatti in morbide ciocche sul volto bronzeo dell’uomo, celando due sottili occhi verdi. Era vestito di una semplice camicia a quadri e un paio di jeans. Celata dalla camicia si notava, sporgente,  una pistola carica.
L’altro era poco più basso. I capelli, sempre castani, erano rasati ai lati e sistemati in una piccola cresta sulla fronte. Il naso appuntito e i brillanti occhi verdi , accompagnati da una buona dose di lentiggini gli conferivano una parvenza di delicatezza, smentita dal modo di fare da sbruffone.
Al contrario del primo teneva la pistola carica nella mano destra, ben in vista, il manico bianco decorato riluceva nella tetra penombra. Portava un ciondolo dorato appeso al collo, una t-shirt scura e una camicia blu aperta sul ampio torace, un paio di jeans e degli anfibi.
“Sherlock…Holmes, giusto?”
Fece il più piccolo.
“Dipende da chi lo chiede.”
Il più alto prese la parola, sopprimendo  lo sbuffo spazientito del secondo.
“ Io sono Sam, e lui è Dean, Winchester. Vogliamo soltanto aiutarla, mi creda.”
Una risata rassegnata sgorgò dalla gola di Sherlock.
“E come?! Nessuno può, ormai!”
Il campanile vicino iniziò i dodici rintocchi che lo separavano dalla mezzanotte.
Sherlock li guardò allarmato.
“Senta, sappiamo che ha fatto un patto, dieci anni or sono. Non sappiamo il perché, ma non importa.
Ora: tra poco i cerberi le saranno alle calcagna. Non è il primo uomo che aiutiamo. Ci sono stati altri tre patti in città. Per i primi due siamo arrivati tardi. La prego. Si lasci aiutare.”
“ D’accordo… Io-”
Non riuscì a terminare la frase che un urlo a metà tra il disperato e lo speranzoso li raggiunse.
“ SHERLOOOCK!”
All’imbocco del vialetto in cui si trovavano una figura vestita di nero entrò nel cono di luce.
Si avvicinò zoppicando.
Non si potevano scorgere le fattezze dell’uomo da quella distanza, ma Sherlock non ebbe il minimo dubbio. Era John.
Si lasciò sfuggire un gemito strozzato. Gli occhi gli si inumidirono e, suo malgrado, un sorriso gli increspò le labbra.
“Sherlock! Ma che diavolo…”
I fratelli li guardarono con aria interrogativa.
“Signori… Il mio coll… amico. Il mio migliore amico, John Watson.”
Un ululato lontano lo fece voltare di scatto. Erano i mastini.
Nessuno sembrò notarlo.
“ Sono qui.”
La sua voce non era che un sussurro.
“Via! Via!”
Dean  si parò davanti a John e Sherlock, e li condusse, senza mai voltarsi, verso un capannone abbandonato.
“ Forza, entrate!”
Subito richiusero la porta alle loro spalle ed iniziarono a spargere una polvere nera.
Sherlock vacillò e cadde.
“Ma che diavolo succede?!” La voce di John ruppe il silenzio.
Dean lo guardò, ci avrebbe giurato, con pietà, poi il suo sguardo ricadde su Sam, ed infine su Sherlock. Ma non disse nulla.
“Io… Vedi, io…” le parole non riuscivano ad uscire dalla sua gola “John, ho fatto un patto. Dieci anni fa. Un patto…demoniaco.”
Egli strabuzzò gli occhi, poi rise, come per una battuta che solo lui poteva cogliere, e si girò a guardare i due fratelli, che osservavano attentamente la sua reazione. Quando notò che nessuno rideva guardò con fare incredulo i presenti.
“ Vedi  John” disse Sam, calmo “so che è difficile da credere, ma talvolta… gli incubi sono reali.”
John guardò Sherlock, incredulo, che ricambiò con uno sguardo addolorato.
“Non vi state prendendo gioco di me?” chiese, sospettoso.
“No, affatto” ribadì Dean, con fare divertito.
John prese un profondo respiro, e con fatica riuscì a dire semplicemente “Okay… Che siate pazzi o no ora non ha importanza. Che devo fare?”
“Non morire” replicò Dean sarcastico, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del fratello.
“Per ora non puoi fare molto. Resta con Sherlock, se lo desideri.” Si voltò, come per concedergli intimità.

John avvicinò il suo volto a quello dell'amico.
“Perché lo hai fatto, Sherlock?”
La sua voce era più supplicante che arrabbiata.
“Io… Io non volevo restare solo!”
John lo guardò, senza vederlo realmente. Sherlock sapeva più che bene dov’era stata riportata la sua mente: al loro primo incontro.
Il 13 settembre di dieci anni prima.
“Dieci anni…” sussurrò, incredulo.
“Il nostro primo incontro. Sì, John.”
“Ma questo non c’entra nulla! I miei sentimenti non sono dovuti ad un patto! “
Lui abbassò lo sguardo, avvilito.
Un raspare sulla porta riportò la loro attenzione al presente.
“Non reggeranno a lungo” sentenziò Sam.
Sherlock annuì.
John lo guardò dolcemente.
“D’accordo…”
Le sue labbra si avvicinarono alle sue.
Era un bacio semplice, ma scaturì in lui una miriade di emozioni: amore, passione…gratitudine…
John prese il suo volto tra le mani delicate e lo guardò negli occhi blu ghiaccio.
“Non importa come andrà a finire, Sherlock. Qualsiasi cosa accadrà, la affronteremo insieme.”
Si lanciarono uno sguardo d’intesa e si alzarono, fianco a fianco, lo sguardò fisso sull’entrata.
Pochi secondi dopo la porta si aprì di scatto, e un ringhio feroce squarciò l’aria...
  
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